[…] Ha 91 anni, Arnoldo Foà, ma non ci fa caso. Solo, dice, davanti allo specchio. Per il resto fa le cose che ha sempre fatto. Anche amare: la quarta moglie, Anna. Foà somiglia al protagonista di Il vecchio è scappato, lo spettacolo scritto e diretto da Luis Gabriel Santiago che porta in scena domenica 26 agosto a Spoletoestate 2007, in corso nella città umbra fino al 7 settembre. La storia di un vecchio, appunto, che trova aperto il cancello dell’ospizio, esce, “e pensa, e parla, e racconta, e ricorda…”. Di ricordi, l’attore ne ha un baule pieno, settant’anni di carriera fra teatro, soprattutto, ma anche televisione e cinema. E scrittura: commedie, poesie, racconti, pensieri. Come Recitare, del 1998, in cui spiega il mestiere. “Fare l’attore è difficilissimo, di una serietà infinita, assoluta”.
Arnoldo Foà, lei si sente vecchio?
“No. Però me ne accorgo. Uno, quando vive, vive, poi si ferma e capisce che qualcosa è cambiato. L’aspetto fisico, ad esempio. Guardarmi allo specchio è terribile”.
Non dica così.
“Guardi, proprio oggi ho scritto una poesia. Gliela leggo. Quando mi vedo nudo / mi faccio pietà / perché 91 anni / sono una bella età / ma vederti la pelle cadente e tutta grinze / e i capelli sfoltiti, bianchi come la neve… Alla fine mi chiedo: io, che ho campato a fare?”
Ha avuto una vita ricchissima, le sembra così inutile?
“No, anzi, mi sembra tanto lunga, se ricordo i posti dove sono stato, le mogli che ho avuto…”. […]
Come si ama a 91 anni?
“In tutti i modi. Non le sto a descrivere quali, ma ci sono anche quelli. Un desiderio fisico che è amicizia, amore, bellezza, ammirazione, simpatia, mille cose”. […]
E la vecchiaia?
“Ma la testa è la tua, quella di sempre. Scrivo una poesia oggi come la scrivevo quand’ero ragazzo. In teatro, lavoro come lavoravo prima. Sono gli altri che ti vedono vecchio e ti giudicano come tale”.
Una convenzione?
“Direi di sì. Anche se qualche abitudine è cambiata. La notte può succedere che mi svegli alle quattro. Allora giocherello col computer, verso le sei faccio colazione, mi rimetto a dormire e mi alzo alle 11”. […]
Viaggia anche quando non lavora?
“Le racconto cosa mi disse un impiegato di mio padre. Era nato vicino Firenze, figlio di uno stradino, un uomo intelligentissimo che nella vita non aveva visto nulla. Prima di morire disse: ‘Arnoldo, faccia la fame ma veda il mondo’. Mi ha cambiato la vita. Ho fatto l’attore per vedere il mondo. Un mestiere di una serietà infinita: devi saper fare tutto, leggere molto, conoscere tutto”.
Prossimo viaggio?
“Non faccio progetti. Mi piacerebbe visitare la Grecia, ho visto solo Atene. Ma soprattutto vorrei finire una commedia alla quale lavoro da anni. Una difficoltà bestiale”.
Perché?
“E’ la storia di Joshua, un ebreo della Palestina, seguace di Cristo e contrario alla Chiesa cattolica apostolica romana, che disprezza in modo assoluto. Come me. Anch’io disprezzo la Chiesa cattolica romana, si interessa di cose di cui non dovrebbe interessarsi. Dovrebbe essere umile, com’era Gesù. Invece non lo è più. Anzi, non lo è mai stata”.
Arnoldo Foà: “La vecchiaia? Solo una convenzione”
2 commenti
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Una convenzione cazzi! Vorrei avere, a 31 anni, la vitalità del novantunenne foà, brillante come suo solito.
Meraviglioso esempio di una testa brillante e libera da qualunque tipo di convenzione…