Ha scelto la festa del patrono del paese per togliersi dalla coscienza il peso del suo segreto. Dopo le mille voci che lo indicavano come padre di un bimbo di nove mesi, don Sante Sguotti, 41 anni, parroco da otto a Monterosso, paesino vicino a Padova, ha usato una metafora per rivelare il suo mistero: “Il frutto della propria fecondità – ha detto – è una cosa che deve dare gioia”.
In città la voce che il sacerdote avesse un figlio correva da tempo ma nessuno, a Monterosso, ha voltato le spalle al suo parroco: una petizione con 800 firme, tanti quanti sono i residenti del paese, è stata inviata al vescovo Antonio Mattiazzo per sospendere l’ordine di dimissioni inviato al sacerdote. Tutti gli striscioni sono per il loro parroco: “Se il parere dei fedeli non interessa Mattiazzo, ai fedeli non gliene frega niente”, era scritto su un telo bianco affisso lungo la strada principale del paese.
Nella chiesa gremita per i festeggiamenti riservati a San Bartolomeo, i parrocchiani hanno indossato magliette con la scritta “Don Sante è mio padre”. “Sono pronto ad aiutarlo nel caso avesse la necessità di trovarsi un lavoro per mantenere la famiglia”, ha confessato uno stretto collaboratore del sacerdote, Guido Barison del Consiglio per gli affari economici della parrocchia. E Raffaele Faralosso, segretario del Fondo di solidarietà parrocchiale è stato ancora più esplicito: “Mi offro di fare da padrino al battesimo del bambino”. […]
Mai ha pronunciato nell’omelia la parola “papà” don Sante, ma i riferimenti sono stati fin troppo chiari: “Non voglio fare come Adamo ed Eva che si nascosero al richiamo di Dio dopo il peccato originale”, ma ha anche ammesso: “Forse hanno ragione quelli che dicono che i preti sono tutti falsi. Io mi sento falso perché non è facile percorrere da soli la strada della ricerca della verità. A volte bisogna trovare qualcuno con cui camminare insieme”.
Il parroco-papà si confida ai fedeli: “Il frutto della propria fecondità è gioia”
22 commenti
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Può dare gioia agli altri in questo cammino sulla terra solo chi ha gioia in sè!
E come possono averla quei poveri cristi dei preti mortificati nel loro corpo!
Problemi di clero. Problemi della fede. Problemi della chiesa. Problemi dei fedeli.
Auguro a tutti buon lavoro per risolverli nel migliore dei modi.
Ma soprattutto auguro a quel bambino che possa avere una vita normale senza che il primo “mestiere” del padre possa influenzare la sua esistenza.
sinceramente spero che la chiesa non distrugga questa felicità con tutto il suo marciume e poi mi domando: se il prete fosse stato omosessuale e magari sposato all’estero, i parrocchiani avrebbero dimostrato la loro solidarietà? e il vescovo avrebbe taciuto e acconsentito come in questo caso? Due pesi due misure… da sempre contraddistinguono la chiesa cattolica… la doppiezza è il loro stendardo
Finalmente un pò di verità e di onestà intellettuale in questa storia: “Forse hanno ragione quelli che dicono che i preti sono tutti falsi. Io mi sento falso perché non è facile percorrere da soli la strada della ricerca della verità. A volte bisogna trovare qualcuno con cui camminare insieme”.
L’apostolo Paolo dava questo consiglio: “Se non si contengono, sposino; perché è meglio sposarsi che ardere” (1 Corinzi 5,7). Egli non faceva differenze fra chierici e laici, che allora nella chiesa non c’erano, avvenendo allora i raduni nelle case (Romani 16,5.11.15s.23), senza un’organizzazione piramidale o gerarchia. Ai conduttori delle singole “chiese in casa” Paolo raccomandava al suo collaboratore Timoteo: “Bisogna dunque che il sorvegliante [o episcopo] sia irreprensibile, marito di una sola moglie, […] che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione e in tutta riverenza” (1 Timoteo 3,2.4). Similmente si legge nelle direttive date da Paolo a Tito: “Che tu costituisca degli anziani [= responsabili]per ogni città, come t’ho ordinato; quando si trovi chi sia irreprensibile, marito d’una sola moglie, avente figliuoli fedeli, che non sieno accusati di dissolutezza né insubordinati” (Tito 1,5s).
Si fa quindi bene a distinguere fra ciò che afferma la sacra Bibbia e ciò che ordina la gerarchia cattolica da alcuni secoli. Nel mondo ci sono milioni di cristiani che non si riconoscono nella curia vaticana, e tra di loro migliaia e migliaia di cattolici (cfr. le cosiddette “chiese di base”). Essi si radunano nelle case e in locali pubblici, senza gerarchia. Laddove hanno dei responsabili (anziani, pastori, ecc.), essi non sono “chierici” rispetto a una massa di “laici”, ma semplicemente dei “fratelli” fra “fratelli”. Tali responsabili sono eletti e messi periodicamente a verifica nella singola chiesa locale, sulla base non di un diritto canonico, ma delle Parola di Dio. Nella stragrande maggioranza dei casi, tali responsabili di chiesa sono sposati e hanno famiglia. Nessuno lo proibisce loro e nessuno li costringe. L’unica loro autorità (e della singola chiesa locale) è la Parola di Dio.
Nicola Martella (http://www.puntoacroce.altervista.org/)
eccheccazzo! crescete e moltiplicate l’ha detto il barbuto mica uno qualsiasi…L’astinenza fottendi se la sono inventata quattro papocchi libertini; a sua eccellenza Mattiazzo(ma dove cazzo va co’ sto nome?) ricordiamo pedissequamente che UBI MAIOR MINOR CESSAT!
Perciò se ha qualcosa da ridire se la prenda col rintronato del “piano di sopra”.
Vai Sguotti e trombale tutte!(almeno quelle della prima fila)………….
Prova
Ma su smettetela di fare i romantici 😉 altro che ” A volte bisogna trovare qualcuno con cui camminare insieme” questa è voglia di scopare . Le storie dei preti sono storie di sesso lo aveva capito già la Deledda. Poi loro sono capaci di colorarle in modo tutto carino per renderle presentabili a se stessi. Come del resto colorano tutto la loro vita per rendersela presantabile, dato che farsi prete è una delle scelte più assurde che esistano
Il segnale positivo che vedo da questa faccenda è il fatto che i fedeli, con la loro reazione, esprimano in sostanza il loro desiderio che la chiesa cambi.
Se si deve fare una critica razionale, bisogna osservare che la ricerca della fede in solitario è obbligatoria solo per alcune religioni, tra cui il cattolicesimo, e questo prete è un prete cattolico, quindi obbligato, visto che ha fatto una scelta, ad essere coerente, o quanto meno a non rivendicare la sua incoerenza, visto che uno dei tratti fondamentali del cattolicesimo è l’obbligo di aderenza almeno formale alle posizioni delle gerarchie.
Se vuole cercare la verità in compagnia, può giocare con le regole dei protestanti che ammettono già da qualche secolo il fatto che i pastori possano sposarsi, con tutto ciò che ne consegue.
@ francesca
E’ vero e logico che per coerenza chi si iscrive ad un partito ne deve accettare tutte le regolette dello statuto di chi lo ha registrato,anche le più ridicole. E io mi auguro che invece di chiedere cambiamento in senso democratico , i cattolici fai date (praticamente tutti) rispediscano la “tessera” ai “concessionari del marchio” che troneggiano boriosi dalle parti di Roma. Se così fosse, in men che non si dica ,il vaticano resterebbe una “location” abbandonata ai rovi …………….Ma cio non accade e non accadrà mai perchè l’incoerenza e la contraddizione è la quintessenza del cattolicesimo, sic et simpliciter.
Io sono contrario al matrimonio dei preti: già ci tocca mantenerne circa 50.000 di questi parassiti e non vorrei che dovessimo mantenerne anche le mogli e i figli. Se si vogliono sposare che vadano a lavorare!
Prima ha negato, ora ammette perchè costretto. Prima ha fatto voto di castità, poi si è pentito. Niente da eccepire, però un po’ più di maturità a 41 anni potrebbe averla! Deve solo decidere cosa vuole fare da grande: vado a lavorare e mantengo il povero innocente o mando a cagare lui e sua madre e me ne resto a fare il mantenuto? Non è una scelta difficile!
@ rossotoscano
” prete fosse stato omosessuale e magari sposato all’estero, i parrocchiani avrebbero dimostrato la loro solidarietà?”
Magari se lo vai a chiedere allo stesso don sguotti ti dice che quello non è amore fecondo. Sinceramente io diffido della gente che si sveglia quando viene colta con le mani nel sacco, cosa faceva prima questo prete? Predicava contro la morale sessuofoba della chiesa? Militava per il matrimonio dei preti?
D’accordo con Lik: facile piegare la morale a cui si aderisce quando si è colti in fallo. Morale che però si vorrebbe imporre ai laici: eh no!
già mi immagino che tra qualche anno oltre all’8×1000 il governo ci farà pagare un’altra tassa per mantenere le famiglie dei preti… che lasci la tonaca e vada a lavorare come facciamo tutti e se è solo capace di fare figli allora cambi religione e diventi pastore protestante… è comodo avere la botte piena e la moglie ubriaca… godere di tutti i privilegi che il suo stato gli conferisce e godere dei piaceri terreni …e chiamalo fesso!!!
Può chiedere la dispensa e, finalmente, lavorare come me e come tutti.
Il paese si è schierato con il sacerdote, ciò significherebbe che ha lavorato bene, che fosse adatto a realizzare le aspettative di quella comunità, però, a parte le magliette e gli striscioni, non è chiaro se lo abbia fatto anche con la di lui compagna e per il loro figlio.
Se si fossero schierati per tenerseli tutti e tre, beh, sarebbe una piccola rivoluzione. Se invece volessero solo lui, sarebbe una delle ennesime manifestazioni di misoginia della Chiesa ed un atto di irresponsabilità verso quel bimbo e verso quella donna.
Certo, a tenerseli tutti e tre sorgerebbero vari problemi tecnici, come minimo, i compaesani non più potrebbero dirsi cattolici, ma, al di là del titolo, potrebbero dirsi umani e giusti.
L’evoluzione di noi tutti passa per molte e differenti tappe, quest’uomo, al pari di noi tutti evolve, e che abbia capito di aver bisogno di scopare o di amare, va benissimo, che si sia riprodotto in quel modo, un po’ meno, perchè se va male, dovrà renderne conto al bambino, ma rendergli conto non significherà cancellarne gli eventuali traumi. Esperienze di questo tipo, le conosco da vicino
Due miei carissimi amici, un tempo rispettivamente sacerdote e suora, ora felicemente coniugati e genitori di due splendidi giovani, pur senza mai commentare, da tempo mi hanno dato modo di capire quanto sia difficile la vita di chi trasgredisce. Soprattutto lei, prima di scapapre dal convento, venne lungamente angheriata e quasi dava di matto. La dispensa può essere richiesta molte e molte volte, ma non illudetevi che arrivi velocemente, prima si viene tenuti in sospeso, talvolta ricattati, spesso si vive con tale paura l’idea del proprio avvenire da non arrivare fino in fondo e si recede. Trovare lavoro, beh, è davvero difficile, per dirne una, i titoli di studio conseguiti nell’ambito dei seminari, non vengono presi in considerazione, e spesso questi uomini, non avendone appresa alcuna, non hanno abilità manuali; in base alle vicissitudini dei miei amici, a volte sono giunta a pensare che qualche “pezzo grosso” soffiasse contro, affinchè il lavoro non lo trovassero e tornassero sui propri passi, certo, non ne ho le prove, ma ci sono voluti vari trasferimenti in luoghi nei quali fossero sconosciuti e quasi 10 anni affinchè si affrancassero da tutte le pressioni ed i problemi che avevano incontrato. A parte il problema dell’8‰ che credo non si porrà mai, per noi tutti sarebbe più vantaggioso lottare per una società che non remerà loro contro, nella quale possano avere fiducia e così poter affrontare quello che per loro è un grande passo, accompagnato da molte paure.
Concordo pienamente con Sandra, e faccio notare che la dispensa i preti la ottengono, a costo di infiniti ricatti, solo nella metà dei casi. Solo che quando all’origine ci sono violazioni della castità il Vaticano richiede di evitare lo scandalo e obbedienza assoluta, cosa non facile in questi casi.
Da notare che le statistiche vaticane non includono tra chi ha abbandonato il sacerdozio chi non ha ottenuto la dispens a, anche se in realtà conduce una vita del tutto incompatibile col suo status.
La dispensa serve a due scopi, potersi sposare in chiesa (nonostante tutto molti ex preti ci tengono) e a cercare lavoro.
La dispensa serve a conservare il diploma di teologia, che spesso è l’unico titolo di studio spendibile per lavorare, come educatori in scuole o istituti cattolici o insegnanti di religione.
In genere i sacerdoti che lasciano il loro incarico non hanno alcuna attitudine pratica al lavoro, perché i lunghi studi giovanili li hanno avulsi dal mondo del lavoro o gli hanno precluso gli studi universitari o questi studi sono ormai inadeguati alla realtà o semplicemente sono degli inetti che non hanno fatto altro che pregare e studiare.
Per queste ragioni molti sacerdoti che abbandonano il loro status si sottopongono all’assoluta obbedienza pur di ottenere la dispensa.
Sul sito del “Il dialogo”, giornale del dissenso cattolico, c’è una rubrica dedicata agli annunci degli ex preti che cercano lavoro ed è desolante constatqare che questi poveracci, lasciata la tonaca si ritrovano a 40 anno senza arte ne parte e sono disposti a fare tutti i lavori possibili per cercare di rifarsi una vita.
Dovremmo creare un gruppo di sostegno per gli ex preti, per fargli trovare lavoro.
Sono le stesse ragioni che costringono molti sacerdoti a non abbandonare il loro status, che assicura una casa e un lavoro, preferendo viver relazioni clandestine.
Molto semplicemente, vedremo come si comporterà il vescovo: darà peso ai suoi fedeli o darà la priorità alla propria immagine per il rispetto delle regole.
Comunque, bellissime le parole di Sguotti sul cammino di un uomo, che necessita sempre di qualcuno, sulla falsità del prete. Forse lui è molto più vero di altri…
Come ebbi già a dire per Cosimo Mele…
Son tutti casti, col belino degli altri.
don Sante Sguotti papa e santo. Subito! :lol
Volevo dire 🙂