Pensieri di un ateo che muore

Navigando su YouTube tra i video che portano la parola “atheist” nel titolo, era assai improbabile non imbattersi in almeno uno dei video del brano dei Muse : Thoughts of a Dying Atheist (Pensieri di un ateo che muore).
Sicuramente lo avevo già ascoltato a RadioRock, dato che il motivo non mi era nuovo, ma rispetto alla mia adolescenza non ho certo più il tempo di tenere a mente nomi di band e di canzoni a meno che non mi colpiscano in modo particolare.
Il brano comunque non è male: belle sonorità e ritmica coinvolgente (un pezzo da trascinamento, anche se cupo), ma avendo scoperto in quel frangente che c’è un tema di base con evidente riferimento all’ateismo, non è mancata in me la curiosità di sapere come mai fosse sfuggito al curatore della nostra lista di canzoni a tema sul sito www.uaar.it.
Per cui, dopo aver preso nota del testo e della pagina web, l’ho spedito a chi di dovere.
Ma nel giro di un’ora mi arriva la risposta in cui mi si chiedeva se quel testo fosse stato scritto da atei o se per caso non si presenta in termini un po’ ambigui.
L’ho letto con attenzione e devo dire che sono rimasto un po’ inquieto.
Le parole sono sicuramente toccanti, ma da un certo punto in poi arrivano decisamente all’iperbole eccessiva, la voce struggente del cantante Bellamy non migliora certo la situazione.
L’ultima parte ricorda molto i versi dei “poeti maledetti” e ripete all’ossessione “Mi spaventa a morte … E la fine è tutto quello che posso vedere”.
Mi metto quindi a cercare un po’ di notizie in più sulla band (che non ho mai seguito troppo) per scoprire che, anche se è sicuramente più allegra dei Dead Can Dance, ha prodotto brani la maggior parte dei quali non esplode certo di gioia di vivere (anzi oserei dire che la fanno quasi passare senza poi lasciare la libertà di “vivere”, nel caso specifico, la morte come una liberazione).
In questo frangente però ho poco da dissentire: da che avevo 16 anni ho sempre ricercato le sonorità più cupe e angoscianti e ho sempre rifuggito la “disco anni 70” e il “poppetto commerciale”.
Mettiamoci poi che in genere chi fa musica per un certo pubblico giovanile mira a tirar fuori emozioni forti, anche se negative (così come ne ricercavo io tra i brani di punk ed heavy metal), mentre ora faccio parte della fascia di età a cui le emozioni forti arrivano dal quotidiano e non vado certo cercarle troppo nella musica (inizio ad aver superato gli anta ed anche i relativi limiti alla quantità giornaliera di adrenalina che posso tollerare senza compromettere la mia serenità).
Tra l’altro l’attuale pubblico giovanile a cui si rivolgono i Muse per alcuni versi appare ben più problematico di quanto non lo fosse stata la mia generazione quando avevamo quell’età e sarà forse anche per il fatto di essere stato anche io più problematico della stragrande maggioranza dei miei coetanei, che vedo la loro musica molto più vicina a me di quanto non possa accadere ad altri.
Gli stessi Muse ammettono l’ambiguità dei loro testi e qui la cosa si fa ancor più inquietante perché a volte fatico a capire dove vogliono andare a parare, dato che spaziano dalla tecnologia alla teologia.
Ma in questo caso nel testo del brano si fatica addirittura a capire chi è che parla: se “l’ateo morente” o chi gli sta di fronte… ok : mescolanza di emozioni che serve a confondere il tutto in un “unicum impressionista”.
Qualcuno che non dev’essere un loro grande estimatore osannante ha lasciato sul web anche un commento sarcastico in cui evidenzia quanto la band si distingua dalle due tipologie di tradizioni seduttive del rock individuate da Elvis Costello (“Scopami, ho un attrezzo enorme!” e “Scopami, sono un tipo sensibile!”); secondo l’estensore della nota i Muse infatti avrebbero creato la terza via (“Scopami, sta arrivando l’apocalisse!”).
La fine del mondo e la catarsi della realtà infatti sono temi anche troppo ricorrenti nelle loro lirica, e qui inizio anche a preoccuparmi perché i ragazzi devono aver avuto un’infanzia più difficile della mia : io, con i miei trascorsi, sono diventato uno “sporco non credente” mentre loro mi fanno anche morire con un lamento nauseante quasi a farmi rimpiangere di essermi sbattezzato, come se l’essere iscritti all’Opus Dei avesse mai migliorato la situazione di qualcuno quando leva il disturbo da questo mondo, anziché peggiorare il ricordo che posso avere di lui.
Però ragazzi, capisco che bisogna vendere dischi … ma diamoci una calmata !
Non vuole esser questo un invito per “Bellamy & compagni” a dare un taglio al loro narcisismo : ogni artista che si rispetti deve averne un buon bagaglio, quello loro (tragico e problematico) “va forte” e produce tanti bei soldi e molto successo; non voglio nemmeno sollevare un polverone circa la visione che i Muse possono avere dei pensieri di un ateo (l’espressione artistica è e “deve restare” libera); ma che piaccia o no, l’universo un giorno o l’altro farà a meno di tutti noi ed è inutile piangerci sopra con fare romantico-decadente (ve lo garantisce un agnostico ex-problematico che ha scoperto quanto è bella la vita alla tenera età di 37 anni!).
Tuttavia, guardando altri loro videoclip o leggendo testi di altri brani, la canzone inizia ad assumere una tinta decisamente diversa, e allora forse (così come quando si guarda un quadro più da lontano e considerando l’intera produzione dell’artista) si riesce a comprendere che quei “pensieri di un ateo che muore” non avrebbero potuto avere colori diversi se dipinti dai Muse, ma si evince anche il limite fin troppo definito della loro “poetica” che ci presenta con monotona regolarità questa realtà sempre prossima ad una catastrofe collettiva o individuale.
Se poi vogliamo anche prenderci la libertà di considerare che nella stessa pittura dall’impressonismo si passò al simbolismo (dove la metà del lavoro finisce per farla chi osserva l’opera e non chi l’ha prodotta, fornendone una propria interpretazione) ecco che allora i Pensieri di un ateo che muore assumono tutto un altro significato e diventano l’icona dietro cui si cela tutta l’angoscia dell’esistenza e della condizione umana; non è un caso infatti che lo stesso brano è stato riadattato in rete sulle immagini di Donnie Darko, Heroes fallout, Supernatural, Final Fantasy ed altri ancora.
Ma se si entra in quest’ottica il brano può essere accettato come rappresentativo di qualsiasi cosa passi per la mente a chi lo ascolta, anche se continua ad essere naturale il domandarsi cosa i Muse avrebbero tirato fuori se avessero dovuto dipingere gli ultimi pensieri di un cattolico o di un musulmano : il fatto di auto-illuderci che ci aspettino nuvolette dorate con angioletti oppure vergini pronte a soddisfare le nostre voglie in riva a torrenti di latte e miele, per poi scoprire che così non è, non mi metterebbe certo un umore migliore rispetto a quello che la rock-band inglese vorrebbe associarmi.

Passando sul piano escatologico e sempre sperando che (senza precipitare gli eventi) certi istanti arrivino quando sarà il momento, posso anche prendermi la libertà di immaginare quello che potrebbe passarmi per la testa quando “toccherà a me”, ma tutta questa paura mista a sofferenza sinceramente non la sento come parte della mia persona, soprattutto se sono consapevole che questa buffonata tragicomica che ci ostiniamo chiamare “esistenza” avrà una fine; perché quello che ci aspetta al “momento fatidico” non lo decidiamo noi scegliendo di essere credenti o meno: lo ha già deciso la natura al momento del big bang (molto prima che si formassero il Sole e il pianeta Terra) !
Diciamo che per descrivere con obiettività i pensieri di un ateo che muore occorrerebbero due caratteristiche fondamentali: “essere atei” ed essere passati per “il momento in cui…”.
La prima non sarebbe troppo complicata da realizzarsi (soprattutto se si è dotati della capacità di guardare la realtà in altro modo), la seconda forse è anche più semplice, però poi genererebbe alcune difficoltà oggettive nel realizzare qualsiasi altra cosa.
Addirittura non essendo ateo (ma agnostico) non mi pongo neppure il problema di sapere se veramente quella sarà la fine di tutto o se invece resteremo in un stato di semi-vita come ipotizza lo stesso Philip Dick nel suo celebre romanzo UBIK: semplicemente non mi interessa e non influisce nemmeno sugli ultimi istanti della mia presenza qui (forse mi preoccuperei un po’ se magari scoprissi di essere costretto dopo la morte a dividere il resto dell’eternità con un personaggio del calibro di Cesare Previti… ma da qui a disperarmi con quella voce agonizzante come Bellamy ce ne passa!).
Non posso comunque negare che Thoughts of a Dying Atheist sia un bel brano (dinamico, diretto e coinvolgente) almeno per chi, come me, annovera tra i propri gusti le sonorità dell’alternative rock.
Mi dispiace solo che, così com’è, mi appaia come una delle tante personali visioni tragiche e soggettive della realtà caratteristiche di quella band, visione che per caso ha un “ateo” come protagonista, ma non ha certo le carte in regola per diventare un manifesto musicale caratteristico degli atei (e forse non era neanche quella l’intenzione), a meno che un inconscio collettivo giovanile “poco attento” non lo abbia già eletto tale, ma quand’anche fosse già accaduto ciò, se non si è pronti ad accettarlo con tutta la vasta gamma di interpretazioni simboliche che ciascuno gli darà individualmente, è difficile affrontare un brano come quello (che è già diventato un cult) senza finire per collocarlo tra le opere naïf del nostro tempo che fondano la loro essenza più su luoghi comuni che non sulla sostanza dei fatti (in genere chi pensa che gli atei siano così infelici e disperati di fronte alla morte sono proprio coloro che “atei” non sono).
Non vedo per quale ragione tutta questa disperazione e questo struggimento di stampo adolescenziale debbano essere caratteristici per forza della morte di un ateo (anzi …!), da che sono al mondo paradossalmente li ho sempre visti come caratteristici della paura della vita di buona parte del genere umano ed indipendenti dalle convinzioni religiose di ciascuno.
Thoughts of a Dying Atheist (Live at Wembley – 2003)
Thoughts of a Dying Atheist (Live in Sidney – 2004)

Articolo di Francesco Paoletti, UAAR Roma, pervenuto a ultimissime

Archiviato in: Generale, UAAR

13 commenti

MuccaAtea

Nell’elenco delle canzoni atee mancano due canzoni notevoli del banco del mutuo soccorso:
Nudo, soprattutto, Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde: non ne ho !
I testi li trovate qui: http://www.bancodelmutuosoccorso.it/discografia/liriche.htm

Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde: non ne ho ! mi piace molto, forse perchè gli attribuisco una interpretazione personale e di parte. Una interpretazione forse errata.
Ma quel Meccanismo fatto di croci con i fantocci attaccati a che vi fa pensare?

Sempre del Banco la canzone Sirene se la prende con il papa.

Anche se la mia Hit in questo momento è Prete di Rufus/Cristicchi.

Rosalba Sgroia

Grazie Francesco! Ho scritto anche io una mia considerazione sul mio blog, rimandando i lettori a questo tuo articolo 🙂
Ros
una che ama la Musica dei MUSE ma che ora dovrà tradurre i testi!

Il Filosofo Bottiglione

@MuccaAtea

interessante l’immagine del “meccanismo fatto di croci…”.

nell’elenco delle canzoni non c’è “ed ora io domando tempo…”, però c’è “evoluzione”, tratta dallo stesso album (Darwin), con la potente frase: “Ed io che stupido ancora a credere
a chi mi dice che la carne è polvere”.

“Nudo” e “Sirene” non le conosco, cercherò di colmare rapidamente questa mancanza.

MuccaAtea

I testi del banco sono meravigliosi, per me sono poesie bellissime.

Come non citare il finale de l’evoluzione

Alto, arabescando un alcione
stride sulle ginestre e sul mare,
Ora il sole sa chi riscaldare.

Posto a compimento non della creazione, ma dell’evoluzione di un mondo grigio e avvolto dal fumo che è diventato quello che ora ammiriamo.
Un verso che mi da una incredibile pace interiore.

Leggeteli i testi delle canzoni del banco, iniziando da quelle contenute nell’album darwin.
Vale la pena.

cartman666

Beh i Muse mi sono sempre piaciuti molto, ultimamente come bellezza del testo mi ha sconvolto
God was never on your side dei Motorhead. Non capisco poi tanto i lamenti di Francesco, non vedo perche’ un ateo di fronte alla fine della vita non possa non avere paura, siamo esseri umani e la debolezza e’ insita nella nostra natura. Sempre meglio dell’arrogante baldanza del fanatico che si uccide credendo di arrivare in un paradiso con 70 vergini. (E poi magari appena arrivato si rende conto di non riuscire a soddisfarne neppure una)

Il Conte di Saint Germain

Io ODIO i Muse, li detesto! Sono lagnosi, hanno iniziato come copia dei Radiohead e i loro ultimi video e pezzi vanno bene solo per le pubblicità.
Inoltre mio fratello minore per anni è stato un fan così accanito di questa band da avermeli fatti venire a noia mortale (mi è toccato pure accompagnarlo ad un loro concerto!).
-MUSE +MOTORHEAD

Francesco Paoletti

Caro cartman666 : … lamenti ? … e chi si è lamentato ? … mica mi chiamo Bellamy … 🙂 … le mie erano semplici osservazioni.

L’unica cosa che mi sono permesso di fare sono dei distinguo tra i luoghi comuni e la sostanza dei fatti. Ribadisco : per quanto possa essere struggente l’idea della morte, l’universo un giorno o l’altro farà a meno di tutti noi.
A meno che (nel caso specifico) dietro il concetto di morte non si cela anche quello ben più vasto dell’apoteosi della coscienza e conoscendo i Muse non c’è neppure da escluderlo. Ma qui ritorniamo alla paura della vita e dell’esistenza che accumuna molti esseri umani (atei e credenti), paura che poi proiettiamo sulla morte.
Però se si entra in questa ottica si aprirebbe un discorso così vasto che forse è meglio se ci incontriamo da qualche parte e ne parliamo (prima di esaurire tutta la memoria del sito uaar con le considerazioni che ne verrebbero fuori)

Ti sarai accorto che quello che mi ha copito di più è stato l’uso che è stato fatto di quel brano per condire i video più disparati (e guarda che ne ho linkati pochi).
E’ la classica situazione in cui il pubblico ha estrapolato i contenuti dell’opera andando ben oltre le aspettative dell’autore, questo già dovrebbe dare un’idea di quello che può accadere quando si interpreta un quadro a tinte confuse (se non lo guardi da lontano e ti soffermi solo sui particolari, ne hai una visione parziale, ma se lo guardi da lontano ogni interpretazione può diventare legittima soprattutto se le sfumature sono così tante).

Comunque non sono un adoratore dei Muse, diciamo che li conosco poco ma non li detesto.
Forse mi trovo nella tipica posizione di chi li guarda dall’esterno e fa le sue considerazioni con una certa obiettività (diversa da chi li ama o chi li odia).

Silent Bob

D’accordissimo con l’autore dell’articolo.

I Muse mi piacciono molto, tecnicamente sono paurosi, certo qui se volevano farsi portavoce di una categoria sono andati abbastanza fuori strada. Certo, interpretando l’ “a daying atheist” del titolo come “*a particular* dying atheist”, anziché come “*every* dying atheist”, forse può passare. Ma certo non è così per tutti!

A proposito di canzoni su personaggi che stanno per morire, ascoltatevi il capolavoro Hallowed be thy name (il titolo è già un programma) dei grandissimi Iron Maiden, lì la tematica della religione è chiamata in causa in un modo più sottile:

“As the guards march me out to the courtyard
Someone calls from a cell God be with you
If theres a God then why has he let me die?”

http://www.lyricsfreak.com/i/iron+maiden/hallowed+be+thy+name_20067959.html

nopperabo

Non sono per nulla daccordo.
Posso capire che non ti piacca la canzone ma le tue giustificazioni mi danno l’idea di una persona fredda e cinica. Mentre il “lamento” di Bellamy mi fa pensare a qualcuno che ha paura, che non vuole lasciare la vita, qualcuno che è pieno di dubbi. Un essere come me e come, credo, tutti noi. Credo che i Muse volessero solo reinterpretare nel loro piccolo la morte del Don Giovanni …

Per quanto riguarda il fatto che su youTube sia stato usato come colonna sonora di diversi video … bhe questo capita a tutte le canzoni un po’ famose.

Alessandro Bruzzone

Non dico di adorare i Muse, ma francamente queste osservazioni lasciano il tempo che trovano. Una riflessione sulla morte è e sarà sempre confusa e dolorosa.

Silent Bob

Ok, ma le stesse cose non può pensarle un credente? Perché proprio un ateo?

Francesco Paoletti

Ragazzi intendiamoci : mi rendo perfettamente conto che la visione dei Muse possa essere parziale e limitata a quella del loro personale orizzonte (mi sembra di averlo anche sottolineato … se così non fosse, lo risottolineo ora).
Tra l’altro Nopperabo ha fornito un’altra interpretazione (quella della “Morte del Don Giovanni”) perfettamente legittima e condivisibile che va oltre il problema del rapporto con la morte fine se stesso (ecco perchè dicevo che testi così ricchi di sfumature sono facilmente interpretabili se si iniziano a considerare tutte le varie “tinte” che si possono associare al brano).
Con i testi dei Muse questo accade praticamentea 360 gradi (sono loro stessi che lo hanno dichiarato).

Sono anche d ‘accordo che il rapporto con la morte è sempre traumatico e doloroso (così come quello con la nascita).
Però questa è una questione che riguarda tutti gli esseri umani … non è esclusiva degli atei.
Forse il titolo più appropriato sarebbe stato “Thoughts of a Dying”.
In questo caso poi c’è la tragicità un po’ cronica dei Muse che ci mette il carico da 90 : quella magari (se mi è consentito) avrei qualche riserva asottoscriverla come caratteristica esclusiva dei non credenti, forse proprio perchè sono non credente e gestisco la tragicità del rapporto con la vita e con la morte in modo un po’ diverso.

Per il resto (in qualità di ateo militante) figuriamoci se non sono contento del fatto che un brano che è diventato un cult internazionale faccia pubblicità alla categoria ! … ma magari ce ne avessimo tutti i giorni !
Però … niente è perfetto (neppure i “favori” che ci fanno inconsapevolmente i Muse).

Circa i video, lo sapevo che ne esistevano versioni adattate ad ognuno dei pezzi più famosi, però in questo caso erano i vari abbinamenti che mi avevano colpito di più.
Quelli adattati alle immagini di Final Fantasy per esempio li trovo i più onirici ma anche i più antitetici all’atmosfera un po’ cupa del brano (in genere l’abbinamento musica-immagine genera sempre un qualcosa di diverso e più particolare del suono e dell’immagine separati tra loro) : il prodotto che ne viene fuori è decisamente singolare e apre le porte a nuovi ulteriori “voli pindarici”.

statolaico

Le prime tre canzoni atee che mi vengono in mente e non compaiono in lista: C’è chi dice no, vasco rossi – El diablo, litfiba – Preghiera, bisca/99 posse.

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