La Svezia rischia una guerra delle caricature con il mondo musulmano, simile alle polemiche che esplosero quando, all’inizio del 2006, in Danimarca furono pubblicate le vignette su Maometto. La situazione è simile: un disegnatore, Lars Vilks, si è visto censurare da diversi musei svedesi alcuni suoi disegni, uno dei quali raffigurava il Profeta dell’Islam come un monumento a un cane piazzato al centro di un grande incrocio. I tre maggiori quotidiani del paese e una testata locale allora le hanno pubblicate per protesta.
Il clima è teso. I musulmani cominciano a scendere in piazza. Le loro prime manifestazioni di protesta si sono svolte a Oerebro, dove è pubblicato Nerikes Allehanda, uno dei giornali “colpevoli”. Nuovi cortei sono attesi, o temuti, per oggi. I governi iraniano e pakistano hanno protestato convocando al ministero degli Esteri i rispettivi rappresentanti dell’ambasciata reale. Ma il governo di Stoccolma ha reagito con calma: “In Svezia vige la libertà di stampa, quindi le autorità non vogliono e non possono per legge immischiarsi nella vicenda”.
Non si registrano, o almeno non ancora, violenze contro media o istituzioni pubbliche svedesi, ma il timore è forte. Al Riksdag, il Parlamento di Stoccolma, il partito liberale popolare ha chiesto con un’interrogazione come voglia reagire al caso della vignetta di Maometto ridotto a cane, cosa pensa della libertà dell’arte e al tempo stesso come vuole garantire l’ordine pubblico. Cecilia Wikstroem, vicepresidente della commissione Cultura, ha detto che dopo il caso danese l’autocensura è diventata un riflesso automatico esagerato. Ha ricordato la cancellazione dell’Idomeneo a Berlino, in una messa in scena in cui il re di Creta decapitava Maometto, Gesù e Buddha.
Tutto è cominciato quando Vilks ha cercato di organizzare mostre delle sue vignette. Molti musei le hanno rifiutate: troppo pericoloso, hanno detto. Ma i media cartacei hanno reagito indignati: il Dagens Nyheter, il quotidiano più influente, e i tabloid Expressen e Aftonbladet, hanno pubblicato le vignette. A Teheran il presidente Ahmadinejad ha minimizzato, parlando di “stupido errore di un giornale insignificante”. Ma ha anche avanzato il sospetto di una “congiura sionista”. Vilks, forse per smentirlo, ha allora pubblicato vignette antisemite.