Un genoma dentro l’altro come matrioske

Scienziati della Rochester University e del J. Craig Venter Institute (Usa) hanno scoperto una copia dell’intero genoma di un parassita batterico, il wolbachia, all’interno del genoma della specie ospitante il microrganismo, un moscerino della frutta (Drosophila ananassae). Uno dentro l’altro come matrioske. I risultati dei loro studi, riportati su “Science”, suggeriscono che il trasferimento dei geni fra specie diverse, ad esempio fra batteri e organismi multicellulari, può accadere molto più frequentemente di quanto si pensasse in passato e gettano nuova luce sulla storia dell’evoluzione: la più importante implicazione è che questo “passaggio” di geni permette alle varie specie di acquisire nuove funzioni in maniera estremamente veloce.
Il team di esperti ha sottoposto a screening sistematici un campione di moscerini, rilevando che quasi tutti i geni del wolbachia si erano fusi con quelli degli insetti. A questo punto, per isolare il genoma dei moscerini da quello dei parassiti, gli studiosi hanno sottoposto i primi a una cura antibiotica con l’obiettivo di uccidere i wolbachia.
Per confermare l’efficacia della terapia, è stato effettuato un test su campioni di Dna degli insetti: con loro grande sorpresa, gli scienziati hanno rilevato ancora la presenza di diversi geni appartenenti ai parassiti. «Questa ricerca – evidenzia Jack Werren, che ha guidato gli esperimenti – mostra un fenomeno che fino a poco tempo fa i genetisti negavano. Ora, però, non potranno fare a meno di prendere atto di questa scoperta» […]
La Wolbachia, spiega Novelli, è un parassita diffusissimo tra gli insetti ed è stato talmente abile nel creare il rapporto di simbiosi con le mosche da aver addirittura acquisito la capacità di regolarne i rapporti riproduttivi. Infatti la Wolbachia, che infetta anche gli organi riproduttivi degli insetti e riesce a passare da una generazione all’altra, ne ha straordinariamente sconvolto la vita riproduttiva.
«Anche nel nostro Dna – ricorda Novelli – ci sono molte tracce di Dna di antichi retrovirus che sono rimasti integrati nei nostri geni e hanno anche assunto funzioni regolatorie per noi vantaggiose, ma la vera novità qui è che un intero genoma si è integrato, ed è stato accettato dal Dna dell’insetto nonostante le sue dimensioni non indifferenti». «Quindi vuol dire – continua Novelli – che il Dna di Wolbachia non ha creato danni all’insetto, anzi potrebbe avergli trasmesso delle nuove vantaggiose funzioni». Ed è quello che l’equipe di Werren sta ora cercando di scoprire. Quel che è certo, rileva Novelli, è che questo trasferimento di geni tra specie potrebbe essere una forza evolutiva non indifferente, capace di accelerare l’evoluzione e l’emergenza di nuove specie.

Fonte: laStampa 

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8 commenti

Azathoth

strano ma carino 🙂

chissà come se lo spiegano quelli dell’ “intelligent” design… forse che un tizio ha indotto mutazioni per portare miglioramenti attraverso agenti infettivi o parassiti, che invece di ammazzarci, mossi da pietà ci hanno regalato acidi nucleici?

Nifft

Allora quel geniaccio egoista di Dawkins aveva proprio ragione…

Giona

Questa e’ una scoperta assolutamente straordinaria.
I TG oggi parlano di politici, traffico, omicidi, papa e calcio, ci scommetto una scarpa rossa di prada

Daniela

ai tg parlano solo del papa e dei “500.000” giovani, dei progressi della conoscenza non frega niente a nessuno, la povertà culturale dei nostri organi di informazione è disrmante, ma questo già lo si sapeva

Magar

@Daniela
Mentre scrivevi il tuo intervento saranno già arrivati a 600.000…

DING! 700.000!

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