Eugenetica, ignoranza e il Blocco 10 di Auschwitz

In questi giorni il riferimento all’eugenetica è quasi onnipresente, ossessivo direi. E completamente sbagliato. A ripeterlo per l’ennesima volta si ha l’impressione di essere tocchi (ma forse lo sono di più quelli che iniziano e ai quali si è tentati di rispondere, no?). A testimonianza dell’abisso riporto un paragrafo del capitolo che avevo scritto sulla eugenetica e che è decisamente scioccante (è il capitolo nono, per intero sta qua).

Auschwitz: il Blocco 10
La visione biomedica e l’ideologia razziale sono alla base di una espressione dell’eugenetica negativa per alcuni aspetti ancora più atroce delle uccisioni dirette: la sterilizzazione. […]. La Legge sulla Sterilizzazione (14 aprile 1933) aveva giustificato la sterilizzazione chirurgica di mezzo milione di cittadini tedeschi indegni di riprodursi; […]. L’obiettivo era di trovare un metodo economico e veloce per la sterilizzazione di massa. I campi di concentramento erano il luogo ideale […].
Il Blocco 10 di Auschwitz era composto principalmente da prigioniere; […]. Le condizioni di vita nel Blocco 10 erano migliori delle condizioni del Lager, perché altrimenti il materiale da esperimento non sarebbe stato adatto. Le cavie non dovevano morire prima di avere svolto il compito assegnato loro. […]. La principale autorità medica in questo settore era Carl Claunberg, […]. Claunberg usava un metodo sperimentale: iniettava una sostanza caustica nella cervice uterina allo scopo di ostruire le tube di Falloppio. […]. Molte delle donne morivano a causa di infezioni. […].
Un altro programma di sterilizzazione di massa venne portato avanti da Horst Schumann tramite i raggi X: in poco tempo e con una spesa molto bassa potevano essere sterilizzate molte persone. […].
[…]. Molti morivano in poco tempo. Un gruppo di giovani polacchi dovette essere sottoposto a dosi particolarmente massicce di raggi X, tanto che i loro genitali marcirono.
Il delirio di sperimentazione godeva di assoluta libertà in assenza di ostacoli morali: la più potente arma di assoluzione si radicava nell’idea che quelle persone erano comunque condannate a morte, e pertanto non si stava procurando loro alcun danno.

Il testo integrale dell’articolo di Chiara Lalli è pubblicato sul blog Bioetica

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5 commenti

lik

Il nazismo viene utilizzato in continuazione per squalificare tutti i dibatitti su aborto, legge 40 ecc. , ma lo usa spesso anche chi paragano in continuazione gli israeliani ai nazisti. Tutto questo maschera la povertà di argomentazioni. Complimenti comunque a Chiara, magari permette a certe persone di rendersi conto di che cosa stanno parlando quando utilizzano quel termine.

lorenzo a.

penso che prendere come esempio di eugenetica l’operato di “medici” di un campo di sterminio sia grottesco e ideologicamente falso e fuorviante.
la realtà è che se si devono usare esempi beceri come questi per opporsi a qualcosa vuol dire che non esistono altre argomentazioni valide.

Francesca

Io credo che la pochezza del dibattito politico sia dovuta in gran parte all’incapacità del pubblico di seguire un discorso argomentato.
La demagogia è il tono preferito anche da chi un discorso lo ascolta (e lo subisce), la semplificazione vince su tutto e ti fa credere di essere informato.

ren

Io credo che anche il livello culturale dei politici, in genere molto basso, vedi anche l’indagine burla delle iene ma veritiera, contribuisca alla pochezza del dibattito politico. E’ anche vero che non capisco perchè lo standard culturale della TV debba fare solo riferimento a coloro che hanno solo la licenza elementare o il diploma di scuola media ignorando il resto del target audience. Le ragioni della semplificazione non sono unilaterali.

Francesca

@ren

Perchè quelli con istruzione bassa sono molti di più. I programmi televisivi, soprattutto da quando la rai si è abbassata a rincorrere mediaset, non sono altro che contenitori che servono per vendere pubblicità, e lo spettatore analfabeta ha lo stesso peso del premio nobel.
Finchè non si migliora la qualità dell’informazione televisiva da questo empasse non ne usciamo, anzi l’emotivizzazione dei dibattiti, qualunque dibattito, non può che aggravarsi.

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