“Chiudete quella madrassa terrorista” Il caso della scuola araba di New York

[…] A guidare il raduno di benvenuto, leader ebraici […] decisi a difendere il diritto di esistere della scuola […], la prima della città dedicata all’insegnamento della lingua e cultura arabe.
Ma dall’altra parte del ponte […] la musica era ben diversa. “Chiudete quel covo di Al Qaeda”, strillava dentro il megafono Dov Hikind, deputato democratico di Brooklyn e leader della “Stop the Madrassa Coalition”, un’associazione nata per impedire l’apertura della Gibran […]
La controversia ha letteralmente spaccato in due la città, mettendo musulmani contro ebrei, ebrei contro ebrei, media liberal contro testate neocon, e il sindaco della città Michael Bloomberg contro il proprio ex compagno di partito, Daniel Pipes.
Tutto inizia lo scorso 12 Febbraio, quando il provveditore agli studi […] annuncia la creazione della nuova scuola, diretta da Debbie Almonstaser. Una preside di origine yemenita e musulmana, dall’impeccabile pedigree patriottico: suo figlio Yousif, membro dell’Army National Guard, lavorò tra i soccorritori a Ground Zero […]
Le critiche sono però immediate e violentissime. “Spero che bruci fino alle fondamenta, portandosi all’inferno studenti, professori e preside” tuona il blog anti-immigranti Modern Tribalist. […]
A dar loro una mano è la stessa preside, che in un’intervista al New York Post, all’inizio di agosto, loda gli artisti islamici che vendono magliette con la scritta “intifada” di fronte alla sua scuola. Apriti cielo. “Quel termine significa “scrollarsi di dosso” ed è un’esortazione femminista contro l’oppressione delle nostre donne” si giustifica […].
In sua difesa accorrono subito luminari dell’ebraismo newyorkese come il sindaco Bloomberg, […] “Ribelliamoci alla formula secondo cui arabo è sinonimo di musulmano, cioè di terrorismo” le viene in aiuto il rabbino Michael Feinberg.
Ma la crociata anti-Gibran […] è ormai inarrestabile. Due settimane fa la Almontaser si è dimessa ed è stata sostituita da Danielle Salzberg, una rispettata educatrice di origine ebraica che però non parla una parola d’arabo. Persino Randi Weingarten, presidente del potente sindacato dei professori, applaude. […]

L’articolo completo di Alessandra Farkas è stato pubblicato sul Corriere della Sera di oggi

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16 commenti

lik

“Ribelliamoci alla formula secondo cui arabo è sinonimo di musulmano, cioè di terrorismo”

Il 70% degli arabi negli USA è di origine cristiana e in Colombia circa il 10% della popolazione ha origini arabe come Shakira.

Chris

Gli USA stanno diventando (sono diventati) una nazione intollerante, chiusa a chiunque sia e voglia essere diverso dagli standard accettati… su questa strada non può che peggiorare…

Chris

Un centro di cultura araba non è un covo di terroristi.
Così come un centro di cultura italiana non è un covo di mafiosi.

lik

@ Chris

Gli statunitensi pensano esattamente la stessa cosa degli Europei, comunque qui il sindaco di new york che è repubblicano ha preso posizione in favore della scuola quindi…
Credo al contario che sia molto più facile costuire moschee e scuole islamiche negli USA e gli stessi musulmani spesso dicono di trovarsi meglio con la mentalità statunitense dove la religione è molto importante. Che poi vi siano delle restrizioni all’immigrazione islamica più o meno ufficiali dopo l’11 settembre è vero, ma adesso esistono pure in Olanda e anche la Spagna velatamente favorisce l’immigrazione latinoamericana.

Peppe

@lik
Dipende da cosa si intende per “arabo”: un “arabo di origine cristiana” mi sembra una contraddizione in termini… gli arabi (penisola arabica) sono essenzialmente musulmani.

Kris

mi verrebbe da dire che qualunque cosa sia dedicata a un poeta come Gibran non può assolutamente essere qualcopsa di malvagio o terrorista, ma non voglio fare troppo il superficiale trasportato dai sentimenti. Vero è che si sta arrivando a punte di paranoia preoccupanti: è come se facesssero chiudere le scuole e gli istituti culturali italiani in usa per paura della mafia….

lik

@ Peppe

Non vedo nessuna contraddizione, la religione fortunatamente non è iscritta nel DNA, un arabo della penisola arabica potrebbe benissimo convertirsi al cristianesimo o al buddismo. Comunque oggi con arabi si intende generalmente le persone che sono di discendenza linguistica araba anche se poi in realtà i magrebini che si identificano come arabi spesso non lo sarebbero, piuttosto meticci arabo-berberi.

Eude

Da 1400 anni quella cultura é solo e puramente religiosa. Per la stessa natura
di quella religione, che non accetta di essere vissuta come fatto privato, né conosce
pace e tolleranza (se non alle sue condizioni). “Cultura araba”, ci provano in tutti i
modi… Se gli USA sono diventati intolleranti, chissà allora che sono i paesi arabi…

lik

@ Peppe

Gli stessi arabi cristiani si identificano in quel modo, come lo fanno i magrebini non berberi, anche se non sarebbe propriamente corretto. Prendila come un’identità linguistica.

lik

Boh peppe mi sembra un sofismo. Sono loro stessi a definirsi arabi cristiani, il termine non sarà corretto e comunque la religione non è nel DNA delle persone, un arabo potrebbe pure convertirsi al cristianesimo o al buddismo no?

Maria

Mi permetto di contraddirvi per i toni di intolleranza che avete sollevato verso New York. 1) Se a New York c’e’ intolleranza, in Italia siete alla frutta. 2) Questo articolo e’ solo un articolo che espone un punto di vista e a New York ci sono molti punti di vista che vengono liberamente espressi. 3) Bloomberg, il sindaco di New York, non e’ piu’ repubblicano (e forse non lo e’ mai stato veramente): ha ufficialmente lasciato il partito repubblicano un paio di mesi fa. E’ indipendente e si sta dando da fare per eliminare le divisioni politiche in campo nazionale. E’ pro immigration, against global warming, pro gay marriage, pro business, per la liberta’ di espressione e di religione. Una contraddizione avere qualche politico cosi’ in Italia, ma pragmaticita’ la spunta su tutto in una citta’ come New York. E’ stato rieletto con un consenso di voti incredibile e ha ancora uno stato di gradimento altissimo. Lavora con 1$ di stipendio all’anno e prende la metropolitana ogni giorno per andare a lavoro come me. Non ha impiegato amici, ma persone competenti al municipio e i risultati si sono visti. Ha preso in mano la citta’ subito dopo l’11 settembre. Ve l’immaginate i nostri politici a fare questo?

La scuola molto probabilmente si fara’. Magari prendera’ piu’ tempo, ma penso si fara’.

Il problema e’ che dopo 8 anni di un presidente cosi’ polarizzante come Bush, questa nazione si e’ smarrita. Comunque, vi prego non parlatemi di intolleranza. Si’ c’e’, non lo posso negare, ma quando ritorno in Italia, non mi sembra piu’ la nazione che ho lasciato sette anni fa. New York, in confronto, e’ tollerantissima.

Magar

@lik e Peppe
Se, come fanno loro stessi, per “Arabi” non intendiamo solo i cittadini della Penisola Arabica o dell’Arabia Saudita, bensì tutti coloro che parlano la lingua araba (vedi “Lega Araba”), non è necessario essersi convertiti dall’Islam (cosa assai faticosa, da quelle parti): esistono da secoli varie comunità cristiane di lingua araba, sparse tra Nordafrica e Medio Oriente: basti ricordare i Maroniti del Libano, i Copti d’Egitto, gli Assiro-Caldei in Iraq, i Siriaci in Siria, i Melkiti in Palestina. Anche se usano varianti di antico egizio, aramaico e greco antico come lingua liturgica, la lingua che i fedeli usano ogni giorno per comunicare tra loro è l’arabo, il rapporto è simile a quello italiano-latino in Italia prima del Concilio. (Per lo meno questo è vero per le comunità più urbanizzate, i Maroniti di Beirut e i Copti di Alessandria).

Magar

Intendevo: non è necessario essersi convertiti per essere Arabi Cristiani.
(Ah, per inciso, mi pare che il livello di conservazione di quelle lingue semi-morte sia ben peggiore di quello dei dialetti berberi nel Maghreb: Boutros-Ghali è “più arabo” della mamma di Zidane.)

Liberale Liberista Libertario

Ultimamente nel GOP si stà risvegliando la corrente libertaria alla Goldwater….

Kull

peppe,

esistono tanti arabi cristiani,

caldei, copti, maroniti…

sono diffusi soprattutto in Siria, Iraq, Libano, Palestina ed Egitto.

Kull.

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