E’ uno strumento piccolo e di colore verde. Lo ha mostrato al pubblico Roger Kusch, ex assessore alla Giustizia di Amburgo e fondatore di una lista civica alle prossime elezioni di ottobre. Il nome della macchinetta è “Sterbehilfe Automat”, dove […] “Sterbehilfe” significa “aiuto a morire”.
[…] la macchina è concepita per l’uso da parte di persone che si vogliono suicidare: una sorta di strumento automatico per l’eutanasia, che permetterebbe di aggirare i vincoli di legge esistenti in Germania […] basta premere anche debolmente un piccolo bottone per potersi fare un’iniezione letale.
“La mia intenzione è solo di mostrare quali siano le possibili opzioni per l’eutanasia” è stata la spiegazione del politico […] l’uso di quello strumento renderebbe la “dolce morte” in Germania perfettamente legale […]. A differenza che in Italia, il suicidio invece non è punibile. […]
l’uscita dell’ex ministro della Giustizia […] ha sollevato immediatamente una ridda di reazioni. Per ora, tutte negative.
Per l’arcivescovo di Amburgo Werber Thissen l’idea dell'”Automat” denota un “orribile smarrimento”. Anche il candidato sindaco della Sdp Michael Naumann ha definito l’uscita “immorale e scandalosa”. […]
Il dibattito però non finirà […]. In Germania operano infatti numerose associazioni favorevoli all’eutanasia. […]
L’articolo completo è stato pubblicato sul Corriere della Sera di oggi
Naumann sbaglia. E meno male che è della SPD…
l’arcivescovo e il politico strillano come isterici imbecilli, mai una volta che si riuscisse a fare una discussione pacata e razionale con questa gente.
Il problema dell’eutanasia non è un problema tecnico o di “macchinette”, ma di cultura. L’approccio alla morte va ripensato nella prospettiva di riscoperta del valore immanente della vita, superando una concezione della vita di tipo religioso-militare, per cui la nostra vita, come singola, appartiene intimamente al vivente e non ai disegni di un dio o di un generale (i quali paiono essere i soli soggetti a poter disporre della vita e della morte delle persone)
Quoto Silesio al 100%, questa macchinetta comunque la trovo utile, non capisco tutti questi soloni che si scandalizzano, che ci stiano loro a marcire sul letto squassati dalle piaghe da decubito.
Forse basterebbe ricordare che quest’idea ossessiva dell’esistenza ad ogni costo, storicamente non è stata sempre così. In Italia, nell’assolata isola di Sardegna, fino ai primi del 1900, ancora operava la figura detta “femina acabadora”; si trattava di una figura socialmente riconosciuta, che invitata dalla famiglia del malato irrecuperabile, cominciava il rito con delle parole solo a lei note, una sorta di benedizione, e poi, avvalendosi di un apposito martelletto, metteva fine alle sofferenze dell’ammalato. Esistono dei cartegi inerenti i processi intentati a qualcuna di quella donne, per le quali perfino il vescovo invocava clemenza trattandosi di “pratiche tradizionali”. In ogni parte del mondo, esistono esempi del genere, in area amazzonica anche contemporanei a noi. Eistere e vivere sono due circostanze differenti. Tutti coloro che mi sono vicini sanno quale è la mia volontà a tale proposito; non tanto nel caso che mi trovassi a poter agire per mio conto, quanto nel caso mi ritrovassi paralittica totale, perchè allora, è evidente, la macchinetta non funzionerebbe.