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Il principe Harry è un ateo? (National Secular Society)

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13 commenti

Daniela

qualcuno potrebbe dirmi in poche parole cos c’è scritto nell’articolo di le monde sul papa in austria, grazie, purtroppo non conosco il francese

Silesio

X Daniela. Breve sunto articolo Le monde

Viaggio in un paese che, pur, cattolico, non è però la Baviera. L’Austria da segni di insofferenza nei confronti della chiesa. Per questo il papa lo usa come pulpito per parlare della crisi della religione in Europa. Poi c’è la cronaca degli impegni risaputa. Un tempo la chiesa austriaca era di vocazione progressista è rientrata sotto il dominio della curia romana. Si ricordano poi gli scandali per pedofilia e abusi sessuali che hanno devastato la chiesa austriaca. La chiesa austriaca rappresenta ancora il 68 % de la population, ma ha perduto 1,3 millioni difedeli a partire dal 1976, di cui solo 50 000 nel 2004, per via dello scandalo pedofilia.
La fede resta un valore importante ma le fede nella chiesa cattolica è diminuita. I giovani non riconoscono alla chiesa un valore morale, ma solo una impoertanza sociale.
Crisi delle vocazioni: nel 2006 solo 31 nuovi sacerdoti. Età media dei preti 65 anni con inevitabile raggruppamento delle parrocchie e conseguente risentimento dei fedeli.
Tre proteste sono state organizzate a Vienna per l’arrivo del papa. Si chiede l’abolizione del celibato dei preti e l’apertura del sacerdozio alle donne.

Laurence Monnot et Henri Tincq

lacrime e sangue

Sul velo: l’intervento in francese dice che le scuole si trasformano in ghetti quando accettano l’uso del velo, perchè le famiglie loe scelgono non per la qualità dell’insegnamento ma per tale permesso; inoltre le richieste si fanno sempre più pressanti contro un vivere laico che perde terreno (“se muent, de fait, en écoles ghettos. Ces écoles sont de moins en moins choisies pour la qualité de leur enseignement, leur projet pédagogique ou leur choix d’options, mais en raison du seul critère de l’acceptation du port du voile. S’ajoute à cela le fait que ces dernières années, d’autres revendications à caractère religieux se font jour en milieu scolaire : introduction de menus hallal à la cantine scolaire, contestation du contenu de certains cours, refus de participer à des voyages scolaires ou à des activités sportives mixtes, etc.”)
Sul velo ha detto parole sensate l’ex musulmana Chadortt Djavann: è il simbolo del mercato del sesso. Una femmina in età pre-puberale non lo indossa, quindi non è “consumabile” come moglie o utero da accoppiamento (il doppio matrimonio islamico: quello a tempo – ti sposo per un’ora, un giorno, un mese…, che serve per la prostituzione; il matrimonio standard: ti sposo finchè non mi stanco e ti ripudio). Nel momento del menarca, zac! Ecco il velo! La femmina è pronta per essere “consumata” in quanto adesso può essere ingravidata.
Il velo, inoltre, inventato dai cristiani (il sessuofobo pietro lo raccomanda), serve a ridurre le tentazioni del maschio che non può toccare la femmina coperta e non si eccita con il corpo che non vede. Una negazione totale del corporale femminile, in quanto il non visto non esiste (ricordate i talebani che uccidevano le donne coi tacchi perchè si sentiva dal rumore dei passi che esistevano?). Il velo è il marchio dell’inferiorità femminile e della sua subordinazione sessuale.
In Europa si associa il velo alla libertà religiosa, alla tolleranza, all’accetazione del diverso: io penso solamente alla mole spaventosa di testimonianze, dati degli obitori o dei tribunali – fatti, non opinioni – che dimostrano come la violenza islamica si scateni contro le donne non velate delle loro popolazioni.
Non accetto più discorsetti banali sulla libertà di scelta (le donne islamiche vogliono portare il velo e noi glielo concediamo) perchè le picchiate, le mutilate, le uccise sono troppo numerose per scavalcarle con un passo tollerante.
Conoscenza è potere: infatti, solo la conoscenza dei fatti permette di formulare giudizi coerenti con essi. Diffondo libri come caramelle perchè in essi si trovano raccolti fatti incontestabili. C. Djavann, Giù i veli! della Lindau; R. El Khayat, La donna nel mondo arabo, Jaka Book; per terminare con mostruoso Il libro nero della donna. Violenze, soprusi, diritti negati, a cura di Christine Ockrent, Cairo editore (non so se più terribili i capitoli sulle mutilazioni o sugli stupri o sul “femminicidio” in atto in Asia e sud America).
Chi però vuole sostenere che una religione tribale come l’islam, più arcaica del cristianesimo, sebbene successiva cronologicamente, debba essere lasciata libera di esprimersi perchè da noi c’è la democrazia e la libertà di pensiero, non ha mai visto una donna sfigurata dall’acido o picchiata a morte…

Daniela

per silesio,
grazie, eppure il 68% della popolazione mi sembra poco veriterio, ho come l’impressioe che siano di meno

Silesio

… Anche a me sembra un po’ poco. Prò l’originale dice che la Chiesa fa fatica a rimettersi in sesto “l’Eglise en Autriche peine à se rétablir.” E poi subito dopo: “Elle représente encore 68 % de la population”. Può darsi che ci sia un errore di stampa.

Raffaele Carcano

@Daniela e Silesio
I dati riferiti all’Austria sono veritieri, in quanto basati sul numero di cittadini che accettano di appartenere alla Chiesa cattolica, pagandoci le tasse sopra.

Daniela

per carcano,
potresti spiegare meglio il meccanismo? In austria c’è un meccanismo simile all’8xmille?

Raffaele Carcano

@Daniela
No, il meccanismo è molto più serio ed è simile a quello tedesco. In pratica, tutti i battezzati pagano le tasse alle chiese: attenzione, le *loro* tasse, non gli introiti discali dello Stato che poi ne gira una parte alle chiese, come succede da noi. Se non vuoi più pagare la tassa ecclesiastica è sufficiente che ti ‘sbattezzi’ (la pratica ha ovviamente un altro nome, ma è simile). Risultato: le statistiche sulle religioni sono molto più aderente alla realtà. E’ per questo che, personalmente, vorrei che il sistema tedesco venisse applicato anche in Italia: è decisamente più serio, per lo Stato e per la Chiesa, perché paga solo chi vuole, e quanto la Chiesa vuole.

Jean Meslier

A me sembra un meccanismo troppo impopolare (per la Chiesa) e poco “laico” (da parte dello Stato), se devo essere sincero.

Poco laico perché, se non ho capito male, è comunque lo Stato che si prende la briga di “prelevare” la tassa, ingerendo in questioni da cui dovrebbe tenersi alla larga. Altro conto sarebbe se fosse l’organizzazione Chiesa a pretendere una “quota d’iscrizione” direttamente ai fedeli, come avviene in ogni associazione di qualunque genere.

Meccanismo impopolare, è evidente, per la Chiesa Cattolica, che in Italia se la passa troppo bene, tra 8xmille, Concordato e privilegi vari, per rinunciare a tutto il “ben di Dio” e mettere direttamente le mani in tasca ai fedeli, col rischio di farli scappare.

Raffaele Carcano

@Jean Meslier
Per lo Stato non lo so: sicuramente sarebbe preferibile la soluzione francese, ma quantomeno con quella tedesca il bilancio pubblico non ne risente. Per quanto riguarda la Chiesa, tieni presente che la percentuale è l’8-9 per cento, quindi incassa molto di più (anche se poi raccoglie meno fedeli). Mi sembra un compromesso accettabile.

Nifft

@Raffaele Carcano

“Se non vuoi più pagare la tassa ecclesiastica è sufficiente che ti ’sbattezzi’ (la pratica ha ovviamente un altro nome, ma è simile). Risultato: le statistiche sulle religioni sono molto più aderente alla realtà.”

Si ma sono comunque falsate in eccesso, visto che il battesimo e quasi un “default”. (Non si è mai visto un bambino, figlio di cattolici, che si è rifiutato di battezzarsi 😉 )

In questo contesto, di pagamento automatico alla chiesa associato al battesimo, dovrebbero dichiarare illegale il battesimo fatto prima dei 18 anni. Comunque almeno in Austria hai una possibilità per tirartene fuori…

Jean Meslier

Che con il meccanismo della “tassa sulla religione” la Chiesa prelevi una percentuale maggiore del reddito del contribuente (addirittura 8-9%? mi sembra tantissimo) non è di per sé grave, finché la cosa avviene su base puramente e limpidamente volontaria (ovvero se io posso scegliere se contribuire o meno al finanziamento della mia chiesa).

Nel momento in cui cominciano a fluire soldi pubblici non va più bene.

Tuttavia rimango sempre dell’opinione che non sia compito dello Stato preoccuparsi di smistare le offerte.

Lamb of God

@Jean Meslier

Se lo stato ha precedentemente firmato un concordato non può astenersi dal rispettarlo, infatti l’Italia non è il solo paese ad aver stipulato un patto simile col Vaticano, in Europa siamo in tanti e su Wikipedia c’è l’elenco aggiornato.

Comunque quel che scrive Raffaele è vero, però l’ordinanza è provinciale e la quota di autotassazione variabile ma raramente scende sotto il 7% e altrettanto difficilmente supera il 9.

Inutile dirti che col passare del tempo, e soprattutto negli ultimi 15 anni, il numero di autotassati sia calato paurosamente.

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