Flamigni, la scienza non ha bisogno di nessun Dio

I dettati di Benedetto XVI, la ricerca e la morale «condivisa». L’ennesima verità del pap.a Senza riferimenti divini gli scienziati possono distruggere l’uomo e il mondo. Si può rovesciare il ragionamento e dimostrare il contrario.

Le verità di papa Benedetto XVI stanno diventando sempre più numerose, e tenendo conto dello spazio che trovano sui nostri giornali e sulle televisioni sarà sempre più difficile contestarle tutte: qualcuna finirà per sfuggirci e a quel punto sarà tutto finito, lui andrà trionfalmente a dama e a noi poveri laici resterà solo la consolazione del suo inevitabile, odioso perdono. Per il momento, però, la parola d’ordine è ancora «resistere, resistere, resistere…».
Tra le molte verità delle quali ci ha gratificato durante il suo viaggio in Austria, ne colgo due che sono un po’ più delle altre alla mia portata: la prima afferma che l’uomo per il quale la verità non esiste non può distinguere tra il bene e il male e che il cattolicesimo si oppone a questa rassegnazione; la seconda verità riguarda i rischi che derivano da una scienza che non riconosce la morale e non vuole fare riferimento a dio, rischi che possono giungere fino alla distruzione dell’uomo e del mondo. L’uomo, dunque, ha bisogno della verità. Di quale, potete immaginarlo.
Direi che questo è un robusto attacco portato ai principi della laicità, almeno a quelli sostenuti da Abbagnano, Calogero, Jemolo, Lecaldano, Mori, Giorello. La cultura laica è nata dalla confluenza di molte forme di pensiero che hanno ritenuto necessario affrancare la filosofia e la morale dalla religione positiva: sono le stesse idee che hanno percepito come una forte istanza civile il diritto alla libertà di coscienza e che hanno consentito il progressivo distacco del pensiero politico dalle richieste della religione, costruendo quella nuova mentalità alla quale dobbiamo la prevalenza della ragione sul mistero. […]
Un grande maestro della filosofia laica, Carlo Augusto Viano, ha ripetutamente affermato che da questa propaganda il cittadino ha il diritto di essere difeso. Ha scritto Viano: di fronte alla pretesa di imporre a tutti, con mezzi spesso discutibili, comportamenti giustificati da considerazioni di ordine religioso e per giunta spacciati per argomentazioni razionali, la cultura indipendente dovrebbe avere il coraggio di dire che queste convinzioni private proposte come base per decisioni pubbliche sono imposture.
Non è cosa di poco conto: le imposture possono essere propagandate con successo se non sono state scoperte, possono essere propagandate e basta se sono state riconosciute come tali. Per difendere i cittadini dalla propaganda religiosa bisogna anzitutto riconoscere che quella religiosa è propaganda, che significa ammettere di sapere che si basa su presupposti gratuiti e surrettizi, ispirati a un sapere fittizio e attinti da libri pieni di falsi. […]

Fonte: il Manifesto dell’11 Settembre

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