Da quattro anni viveva sotto scorta, minacciato dalla camorra che voleva farlo fuori per le sue prediche “sovversive”. Don Luigi Merola, fino qualche settimana fa era parroco di Forcella, una delle zone più degradate di Napoli. La sua è una di quelle storie che iniziano già nel segno del destino. Racconta Don Luigi che fu assegnato dal cardinale Giordano alla parrocchia di Forcella «per punizione»: aveva aiutato una famiglia a uscire dall’usura senza chiedere «l’autorizzazione» al vescovo. Quindi, via, a educare le anime della Napoli più difficile. Alla prima messa, nell’ottobre del 2000, in Chiesa ci sono 3 persone. Ma Don Luigi sa farsi amare e conquista molti ragazzi: a Forcella si apre una ludoteca, una sala teatrale, un laboratorio di antichi mestieri. Il quartiere, insomma, torna a vivere nelle mani dei giovani che hanno trovato in Don Luigi un nuovo punto di riferimento. Ma alla camorra non piace questo prete che vuole togliere i ragazzi dalla strada,
dallo spaccio, dal loro destino criminale. E neanche alla Chiesa va giù questo parroco ribelle, che rompe gli equilibri, che vuole «fare il poliziotto e l’assistente sociale», per usare le parole del cardinale Giordano. E qualche ora prima di celebrare il funerale di Annalisa Durante, la giovane ammazzata per caso durante un agguato proprio per le strade di Forcella, un fax arrivato dalla curia gli intima, invano, di non recitare l’omelia. I sette anni di Don Luigi Merola a Forcella sono una lunga odissea fatta di minacce e intimidazioni. Oggi, a 34 anni, l’incarico in parrocchia è finito. «Ho detto al mio vescovo, il cardinale Sepe, che se si voleva continuare a lavorare occorreva farlo alzando ancora di più la voce, urlando, altrimenti non saremmo stati credibili e a quel punto sarebbe stato meglio cambiare e fare nuove esperienze. Di certo – ha spiegato Don Luigi – il 90% dei miei confratelli a Napoli non mi vuole bene e allora forse il ca
rdinale Sepe ha ritenuto opportuno creare un certa armonia tra i sacerdoti. E dopo le ultime minacce – conclude – avrà anche pensato che era meglio avere un prete vivo piuttosto che uno morto». Ma per Don Luigi da oggi si apre un’altra strada, quella di raccontare il suo patrimonio di storie, la sua testimonianza di vita ai giovani delle scuole italiane. L’idea è venuta al ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, e molti docenti si sono già messi in fila per organizzare la visita di Don Merola nei loro istituti. In una video intervista disponibile sul sito www.diregiovani.it, il parroco ha spiegato che il suo sogno rimane quello di tornare a Napoli, per continuare il suo lavoro con i ragazzi, per costruire insieme a loro delle alternative, per decimare l’esercito della criminalità organizzata. Comunque vada, non c’è dubbio. Le sue lezioni di legalità faranno bene agli studenti italiani. Anche a quelli che vivono lontano da Napoli.
Via da Napoli, ora il parroco insegna legalità
2 commenti
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qualcosa di buono i preti a volte lo fanno….qui ce ne bisogno di gente come lui..
già e regolarmenete l’intellighenzia ecclesiale mette i bastoni fra le ruote a questi uomini.
Sarò maligna: ma se ti impegni così tanto a mettere i bastoni fra le ruote ad un prete che combatte la mafia e che riesce a tirare fuori giovani dal giro, qualche cosa da nascondere ce lo devi avere.