L’inventore degli embrioni chimera: «La Chiesa mi ascolti, amo la vita»

«Il Papa mi ascolti, io rispetto la vita, anzi la tutelo. Cerco solo di usare i doni che Dio mi ha dato per aiutare l’umanità». La spina nel fianco del Vaticano si chiama Stephen Minger, 52 anni, jeans e giacca neri, i capelli lunghi legati in un’elegante treccia che scende lungo la schiena e l’aria da pensatore eccentrico. È lui lo scienziato britannico che ha ottenuto, con i colleghi di Newcastle ed Edimburgo, l’autorizzazione alla creazione degli embrioni chimera, più correttamente definiti ibridi, cioè ovociti animali in cui sarà inserito Dna umano. Il suo laboratorio, al King’s College di Londra, è tra quelli all’avanguardia nella ricerca sulle cellule staminali, quelle, per intenderci, che dovrebbero curare malattie come il Parkinson, l’Alzheimer, la fibrosi cistica. «So che in Italia siete molto preoccupati per il mio progetto», dice mentre passiamo attraverso una serie di porte di sicurezza che dividono il tranquillo campus universitario del Guy’s Hospital dal suo laboratorio. «Mi ha chiamato persino un deputato del vostro Paese per invitarmi a Roma».
L’ufficio dell’uomo che vuole guarire il mondo è una semplice stanzetta a piano terra: un computer, un telefono e un paio di sedie. Neppure l’ombra di una segretaria. «Capisco che la gente salti sulla sedia a sentire la parola clonazione. Pensa forse a un ibrido, mezzo uomo e mezzo animale. Ma gli embrioni che produrremo non saranno mai impiantati in un utero, non diventeranno mai un essere umano. Il nostro unico obiettivo è sviluppare una linea di cellule che ci consenta di studiare come si sviluppano certe malattie degenerative».
All’obiezione che uno scienziato privo di scrupoli possa usare la sua ricerca per clonare l’uomo o, peggio ancora, dare vita a una creatura «mista», il ricercatore, solitamente placido, alza leggermente il tono di voce: «Ma lo stanno già facendo! Non in Gran Bretagna, naturalmente, dove si rischiano venti anni di galera. E noi che cerchiamo di fare le cose nel rispetto delle regole e della legalità veniamo contestati». Da quando la notizia dell’autorizzazione data dalla Human Fertilisation and Embriology Authority (Hfea) è diventata pubblica il pc di Minger è intasato di email. Molte sono di critiche, alcune di insultimaprevalgono quelle di appoggio. «Mi scrivono anche persone credenti chiedendomi di non dare ascolto alla Chiesa». Cresciuto in una famiglia cattolica, il ricercatore ora si definisce buddista. «Non sono religioso nel senso classico ma in un modo più spirituale. Credo che quello che faccio sia importante. Non voglio irritare nessuno, tanto meno il Papa. Mi interessa usare scienza e tecnologia perché tutti ne abbiano beneficio. Non lo faccio per i soldi o per il successo. Il mio scopo è umanitario». […]
Gli ha chiesto perché la Chiesa si oppone all’uso di embrioni che, comunque, verrebbero distrutti. E lui ha risposto che il «fine non giustifica i mezzi ». «Ma lo sa — dice indignato — quanti ne vengono buttati nel cestino in un anno solo negli Usa? Migliaia ». Il problema, secondo la Chiesa, sta nel fatto che l’embrione è una vita nascente che, quindi, non può essere manipolata. «È qui che non sono d’accordo. Sono delle cellule in un piattino. Una vita allo stato potenziale. Anche il mio sperma potrebbe diventare una vita ma non finisco in prigione se ne muore un po’». Però Minger lo ammette: quando l’ovocita viene fecondato e comincia a dividersi «inizia la vita». Solo che senza il trasferimento in utero non può diventare un essere umano. Ma perché allora non usare ovociti umani? Per tutta risposta il ricercatore stampa una serie di documenti. «Guardi qui. Non sappiamo quanti ovuli ci vorranno per fare una linea di cellule. In Corea non ne sono bastati duemila. Sarebbe immorale sottoporre centinaia di donne a una stimolazione ormonale per una procedura così sperimentale. […]
Per ora, comunque, il progetto del King’s College non è ancora partito. «L’autorità britannica ha dato un primo assenso, ora aspettiamo l’autorizzazione definitiva, che dovrebbe arrivare a fine novembre. […]

Fonte: Corriere 

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2 commenti

Il Filosofo Bottiglione

ormai non lo capiscono solo gli imbecilli: per sperimentazione o per finalità mediche, è meglio usare un ovocita non umano, visto che il suo prelievo può produrre qualche conseguenza sgradevole sul donatore.
se poi lì dentro ci metto, addirittura, il DNA di una mia cellula somatica, me lo vogliono impedire in virtù della difesa dell’univocità della mia cellula somatica?
altra cosa che non capiscono gli imbecilli: il fatto che scienza e tecnologia possano essere usate per fare dei danni, non implica che scienza e tecnologia vadano fermate. faccio un esempio, ma per quelli che proprio non vogliono capire: se devo spaccare della roccia, la dinamite può essere molto utile, se poi viene usata per ammazzare della gente, non è colpa della dinamite, nè del suo inventore.

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