In nome di Dio si può andare contro Dio

Se si è fermamente persuasi che abortire, in caso di concepimento a seguito di stupro, oppure nel caso in cui il concepito sia portatore di gravissime malformazioni, vada contro la volontà di Dio, automaticamente ci si libera della responsabilità morale verso la donna che non desidera portare avanti una gravidanza diventata per lei una tormento. La sua sofferenza non ci riguarda; è Dio che vuole così, e la responsabilità in qualche modo è di Dio. Ugualmente, se si è persuasi che interrompendo le cure ad un malato terminale, oppure procurando la dolce morte a colui che la invoca disperatamente, si vada contro la volontà di Dio, non ci sente moralmente responsabili del protrarsi della loro inutile sofferenza. Così può avvenire che un Testimone di Geova possa lasciar morire un figlio, essendo fermamente persuaso che Dio non voglia trasfusioni di sangue, e non sentirsi responsabile della sua morte. In passato non ci si sentiva responsabili delle sofferenze immani di eretici torturati e mandati al rogo: non torturarli e non condannarli avrebbe significato andare contro la volontà di Dio. Certo, tra lasciar soffrire in nome di Dio, e far soffrire in nome di Dio, c’è differenza, ma l’atteggiamento è identico: ci si sottrae al problema morale nei riguardi di colui che soffre. Oggi accade ancora, presso popoli d’altre religioni, che si possano compiere azioni crudelissime e non sentirsene minimamente responsabili. Tutti in buona fede. Tutti persuasi di fare la volontà di Dio. Intanto però nei riguardi delle vittime si calpesta il comandamento dell’amore verso il prossimo. Si va contro la volontà di Dio. Certo non per malvagità, Angelo Bagnasco può affermare tranquillamente che una donna stuprata non debba abortire; che un malato terminale debba continuare a soffrire inutilmente fino alla morte, e via di seguito. E’ in buona fede. E’ persuaso che Dio così voglia. In nome di Dio si può andare contro Dio. La dannosità delle religioni è direttamente proporzionale alla loro distanza dalla ragione; maggiore è la distanza, e maggiori sono i danni che possono comportare. I benefici sono inversamente proporzionali alla distanza dalla ragione.

Lettera di Renato Pierri pubblicata su Il Riformista 19 settembre 2007; La Stampa 19 settembre e pervenuta a ultimissime

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11 commenti

Michele Bakunin

“Angelo Bagnasco può affermare tranquillamente che una donna stuprata non debba abortire”

L’importante è che sia sua sorella, sua nipote o forse anche sua figlia

Alberto Quercetti

Magistrale Pierri! Lo segnalerei al quotidiano Repubblica: mi sembra più confacente alla sua bravura e acutezza rispetto al modesto giornale dove attualmente scrive.

Francesco

dio padre, che genera un figlio (che è però dio) da una madre che è sua figlia che però è anche madre di suo figlio che è però egli stesso dio condito con una salsa di spirito santo che è dio, figlio di dio padre ..il tutto per spiegare la trinità di un dio in una religione monoteista (che però a questo punto è “monotreista”).
E’ ovvio che dio può andare anche contro dio ma restando fermo sul volere di ido che fa il contrario e lo stesso di quello che dio padre/figlio/spiritosanto uno e trino vuole.
Che raffinato teologo sarei…..

claudio r

Dostoevskij ebbe a dire che “senza dio tutto e’ permesso”:
e’ vero il contrario, in nome di dio tutto e’ permesso.

pietro

@ Michele Bakunin dice “L’importante è che sia sua sorella, sua nipote o forse anche sua figlia.”

io, invece, non auguro mai del male a nessuno. Si può essere d’accordo o contrari ad un parere, ma augurare uno stupro è ….. beh scegliete voi il termine.

matteo

Ma più la religione si avvicina alla ragione più svanisce, quindi il massimo beneficio che la religione può dare è non esistere.

Francesca by Toscana!

Bellissimo articolo e sono pienamente d’accordo. Sperare che la religione con le sue malefatte sparisca dalla Terra è un’utopia ma ci spero..sono idealista..

Stefano Chiaudano

@pietro
scusa ma Michele non ha augurato a nessuno di venire stuprata. Ha solo detto, metaforizzando, che il pensiero del cardinale che le donne stuprate non debbano abortire sia rivolto a chi la pensa come lui e non venga imposto a chi non la pensa come lui.

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