«Non c’è alcuna iscrizione nel registro degli indagati dell’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani». Secca smentita, nel corso di una conferenza stampa, del sostituto procuratore della Repubblica di Siena, Nicola Marini a quanto pubblicato oggi da due quotidiani, fra i quali il Corriere della Sera.
I due organi di informazione hanno parlato di un coinvolgimento del prelato nell’inchiesta relativa ad un incendio doloso, scoppiato nei locali della curia, nell’aprile del 2004, che vede coinvolto don Giuseppe Acampa, economo della curia, per il quale il magistrato ha chiesto il rinvio a giudizio per incendio doloso e calunnia. L’udienza si terrà il prossimo 22 gennaio. Marini ha inoltre aggiunto che «è falso parlare di festini a luci rosse», puntualizzando che non esistono collegamenti con le vicende fiorentine. Di più il magistrato non ha voluto dire riguardo l’inchiesta di cui è titolare. «Si soffia sul fuoco – ha però precisato – senza essere bene informati. Ho fatto questa affermazione perchè sono state dette cose false e io amo la verità», ha puntualizzato. La delicata inchiesta che vede coinvolto don Giuseppe Acampa è partita dall’incendio dei locali della curia, nel quale sono andati distrutti documenti di cui non si conosce ufficialmente il contenuto. Per quell’episodio, in un primo momento, era stato indagato l’archivista professor Franco Nardi, che svolgeva il suo lavoro volontariamente. Le successive indagini hanno portato il procuratore a controllare la posizione di don Acampa, con la successiva richiesta di rinvio a giudizio e a scagionare il professor Nardi.
Il pm: l’arcivescovo di Siena non è indagato
11 commenti
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L’ arcivescovo di Siena non è indagato ?!
Ah … meno male ! Sia lodato iddio . Che sospiro di sollievo .
Scusate ma ero preoccupato per lui
Deo gratias
Caro Massimiliano ero preoccupato anche io per lui… delle vittime chi se ne frega… avranno il paradiso… ti pare 😉
Ma la spiritualità e la carità cristiana dove sono finite? Dove è finito il ruolo di buon pastore di tutte le sue pecorelle del buon vescovo?
L’arcivescovo Buoncristiani non doveva parteggiare per mons. Acampa né nella querstione estersione, né nella questione incendio (come ha fatto con troppo vigore e in modo troppo smaccato), né doveva/poteva rifiutare di ricevere il primo accusato Franco Daniele Nardi che per trenta anni come volontario aveva tenuto aperto l’archivio diocesano (anzi verso di lui ha usato troppa asprezza e un tono quasi minatorio). Non doveva neppure ‘minacciare’ i vari preti che avevano rilasciato liberamente le loro testimonianze (evidentemente avevano qualche cosa da dire…).
Doveva stare super partes e attendere che la giustizia degli uomini facesse il suo corso. Pronto con carità ad ascoltare tutte le sue ‘pecorelle’.
L’avere preso una posizione così decisa ha indotto molti a sospettare (speriamo a torto) che si fosse ‘compromesso’ o almeno avesse concesso prima troppo potere al suo economo.
Non mi interessano poi le insinuazioni di natura sessuale sui rapporti tra i vari personaggi: sono in maniera assoluta per il matrimonio dei preti alla maniera anglosassone e ortodossa, proprio per evitare queste situazioni (se queste situazioni ci siamo o state o no nel caso senese, non fa parte di questa storia se non a latere. Ma non è colpa amarsi tra uomini o amare una donna, almeno fino a che non c’è pedofilia; allora è colpa grave).
Soprattutto mi chiedo: ma perché non vogliono dire esplicitamente quali documenti sono bruciati? cosa hanno da nascondere?
ORAMAI E’ COME UNA VALANGA DI SCANDALI CHE LI TRAVOLGERA’ ..
SI STANNO ACCENDENDO IN TUTTA ITALIA …CON BUONA PACE DEL CARDINALE
CHE DICE CHE L’IATLIA E’ INVASA DALLA IMMORALITA????
CENCIO CHE DICE MALE DI STRACCIO…………
potremmo passare dall’ 8 per mille al 16 per mille, cosi’ avranno soldi per patteggiare tutto quanto
il PM probabilmente ha ritenuto che per quato riguarda l’incendio doloso è da ritenersi responsabile satana in quanto custode delle fiamme dell’inferno.
Comunicato stampa 21.09.2007
Comunicato Stampa
21 settembre 2007
Tenuto conto della prolungata “tempesta mediatica” relativa al grave episodio dell’incendio doloso avvenuto in alcune stanze degli Uffici della Curia Arcivescovile di Siena, ed il fatto che sia stato reso conto dell’Assemblea del Clero del 19 c.m. con informazioni del tutto distorte date alla stampa, perché non si continui ad alimentare il disagio dell’opinione pubblica con grave danno di immagine della Chiesa Senese, si ritiene opportuno rompere in parte la riservatezza richiesta dalla vicenda giudiziaria tuttora in corso, rendendo note alcune considerazioni lette dall’Arcivescovo in quella occasione. Il giornalista e il lettore potranno rendersi conto personalmente della realtà di quanto detto e in cosa sia realmente consistita la cosiddetta “rabbia” del Vescovo.
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A proposito della vita del presbiterio, mi rendo ben conto di alcune difficoltà di rapporti che ci hanno “lacerato” specie in questi ultimi anni. La logica del mondo dice che «la miglior difesa è l’attacco», ma non coincide con l’insegnamento evangelico [«a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» Mt 5,40] che in ogni vicenda, anche ecclesiale, vede manifestarsi una Volontà di Dio che va letta anzitutto nel mistero della grazia ed anche del male che può essere vinto solo abbracciando la croce, anche se con riluttanza ed acuta sofferenza. La verità, nel momento di tensione, rischia di accrescere divisioni e conflitti. Solo la carità è capace di ricreare legami e convergenze. È indispensabile che la possibile arroganza della verità non possa mai uccidere l’umiltà della carità.
È in tal senso che a chi mi ha chiesto solleciti interventi chiarificatori ho risposto che la complessità della situazione ci richiede speranza e lacerante pazienza in attesa della Verità e del Giudizio, perché gli animi avversi si disarmano tacendo e soffrendo, ed ogni polemica affrettata rischia solo di uccidere la carità.
Il Vescovo deve essere segno di Comunione, favorendo l’Unità in ogni situazione e maniera possibile, senza esitazioni per timore di mettere in gioco la propria dignità anche quando è attaccata pesantemente.
Credo nel presbiterio e sono convinto che una diocesi è adeguata al progetto di Dio, solo nella misura in cui si concretizzano comunione e corresponsabilità a partire dal rapporto dei sacerdoti e dei religiosi con il vescovo e tra di loro. È un cammino in salita, ma non ne vedo altro. Ed è in gioco la nostra credibilità e il nostro amore per Gesù Cristo e per la Chiesa. Talvolta può significare rinunciare a qualcosa di noi stessi e delle nostre idee e dei nostri progetti, ma il rischio del contrario è quello di girare a vuoto solo attorno a noi stessi. E dobbiamo essere coscienti che l’avvenire della nostra Chiesa è soprattutto qui.
Permettetemi di chiedervi umilmente e con tutta carità, di «lasciarmi fare il Vescovo» con serenità, dando la necessaria fiducia di fede, non tanto a me personalmente quanto al Sacramento che ho ricevuto per il bene comune della Chiesa che il Signore mi ha affidato. Ciò dovrà avvenire responsabilmente nel dialogo e nell’ascolto reciproco, ma senza preclusioni irremovibili e pregiudizi, lasciandomi il peso, non lieve ma inevitabile, delle decisioni che ritengo necessarie e delle quali debbo assumermi la responsabilità anzitutto dinanzi a Dio e alla Chiesa.
Incendio in Curia
Non nascondo che ne parlo malvolentieri perché ho fatto esperienza, sin dagli inizi del mio episcopato senese, del rischio di essere facilmente mal compreso ed equivocato con deduzioni improprie tanto da far nascere polemiche sofferte e dannose. Per il resto mi sono limitato a scrivere il “Comunicato” che conoscete e che è scaturito dal fatto che si è dato alla Stampa parte degli atti dell’indagine che, in qualità di “parte lesa”, avevo potuto leggere dettagliatamente ritenendoli una ricostruzione contraria alla realtà dei fatti e gravemente lesivi della stessa immagine della Chiesa Senese. Ciò non toglie che continuo, sino a prova contraria, ad essere fiducioso nella Giustizia.
Lasciando agli imputati di difendersi adeguatamente per proprio conto, ho preso coscienza che non potevo comunque non intervenire separatamente a tutela del buon nome dell’Arcidiocesi e dell’Arcivescovo e mi sono rivolto ad un esperto, qualificato Docente universitario al quale ho sottoposto ad esame tutta la documentazione. Quanto ora vi leggerò è soprattutto qualche breve estratto dalla memoria da lui preparata, escludendo volutamente ogni riferimento alle persone.
«Da quanto depositato si ricava con grande evidenza che, all’interno dello schema accusatorio nei confronti degli imputati, sono inseriti dei giudizi generali, e delle frasi specifiche, sull’organizzazione della Diocesi di Siena. Si tratta di giudizi, e frasi, pesantemente lesivi dell’immagine della Diocesi, della persona del Vescovo (che peraltro figura parte lesa nei procedimenti in atto), e che sono destituiti da ogni fondamento. Emergono due tesi. La Diocesi di Siena sarebbe un luogo affaristico che non assomiglia affatto a quella sede religiosa, di cura delle anime e di sostegno ai più bisognosi, che si potrebbe immaginare e l’Economo sarebbe il “dominus” incontrastato della gestione economica e affaristica, senza che il Vescovo possa controllarlo e dirigerne l’azione».
La procura generale rilasciata dal Vescovo all’Economo.
A norma del Diritto Canonico, l’Amministrazione diocesana è governata da un Consiglio per gli Affari Economici, presieduto dal Vescovo, incaricato di predisporre ogni anno, secondo le indicazioni del Vescovo, il bilancio dei proventi e delle spese, che si prevedono per l’anno seguente in riferimento ala gestione generale della diocesi, e inoltre approvare, alla fine dell’anno, il bilancio delle entrate e delle uscite. Inoltre «il Vescovo diocesano per porre gli atti di amministrazione che, attesa la situazione economica della diocesi, sono di maggiore importanza, deve udire il Consiglio per gli Affari Economici e il Collegio dei Consultori; ha tuttavia bisogno del consenso del medesimo Consiglio ed anche del Collegio dei consultori, oltre che nei casi specificamente espressi nel diritto universale o nelle tavole di fondazione, per porre atti di amministrazione straordinaria».
A Siena, negli anni del mio episcopato dopo l’inevitabile periodo di assestamento, tali norme sono state osservate scrupolosamente ed ogni atto d’amministrazione straordinaria è stato discusso dal Consiglio che si riunisce regolarmente sempre con la presidenza del Vescovo che ha anche ritenuto opportuno nominare i Revisori dei Conti che controllano il bilancio consuntivo annuale.
Deve essere tenuto nel debito conto che la “procura generale”, alla quale spesso si è esageratamente fatto riferimento come “delega totale”, prevede l’obbligo del rendiconto, e va esercitata nell’ambito degli indirizzi generali di amministrazione, e in ogni caso non può eccedere le questioni relative all’ordinaria amministrazione. Inoltre, tale procura generale è prevista dalla “Istruzione in materia amministrativa” (2005) promulgata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ed i singoli atti devono essere preceduti da un apposito Decreto episcopale. In realtà il rilascio di una Procura generale non soltanto non è evento eccezionale, ma risponde soprattutto all’esigenza di liberare il Vescovo da quelle incombenze pratiche, a volte quotidiane, inerenti alla gestione ordinaria che implicherebbe di doversi occupare di questioni amministrative particolari, comportando l’inevitabile distrazione dalle incombenze più propriamente pastorali.
I danni dell’incendio
La Stampa afferma con insistenza che l’incendio ha recato danni gravi e irreparabili all’Amministrazione della Diocesi, ma questa visione apocalittica non corrisponde affatto al vero. Dei bilanci del 2005 esistono altre copie, così come è stato fatto e approvato regolarmente il bilancio del 2006. Dei testamenti esistevano copie e registrazioni negli Uffici notarili, così come nelle Banche sono stati rintracciati gli estratti conti. L’inventario dei beni immobili della Diocesi è stato ormai ricostruito. La Diocesi non si trova affatto in una situazione di caos gestionale perché sono andati distrutti chissà quali e quanti documenti. Di questi documenti si è già recuperato quasi tutto e la gestione economica della Diocesi è tornata alla normalità già dopo 20 giorni quando gli uffici sono stati riaperti al pubblico. Dopo i due giorni di sequestro giudiziario, l’attività amministrativa è stata subito ripresa in altri locali, dato che non era andato distrutto niente che lo impedisse. È da tener conto che l’Archivio diocesano è altra cosa rispetto agli uffici di Economato che custodiscono soprattutto le pratiche correnti.
Indiscrezioni di stampa hanno citato l’esempio del testamento “Monaci Derna”, senza precisare che la sua esecuzione era stata affidata alla Caritas che ne possedeva tutta la documentazione. Esso è stato riportato per notare che uno dei cinque coeredi non aveva ancora ricevuto la somma che gli spettava. Ma proprio questo riferimento dimostra l’assoluta inconsistenza del sospetto avanzato. Di fatto esso porta la data del 2000, cioè di un’epoca precedente addirittura all’episcopato attuale, e, dai riscontri effettuati, è risultato che l’errore allora commesso era stato quello di inviare l’informazione ad un indirizzo errato. Essendo rimasta regolarmente accantonata la somma relativa, si è già rimediato a tale grave ritardo.
La presunta reticenza del Vescovo
Sempre dalla Stampa, non si manca di rilevare che, misteriosamente, la Curia si è ben guardata dal diffondere notizie sull’incendio, quasi che dovesse essere il Vescovo ad additarne il responsabile o a pronunciarsi anticipatamente sul risultato provvisorio delle indagini.
In realtà il Vescovo, specie dopo l’attenta lettura dei relativi documenti, ha constatato con sofferenza un certo desiderio smodato di sollevare ad ogni costo un polverone che avrebbe potuto produrre danni gravi all’immagine della nostra Chiesa e del suo presbiterio, mostrando lacerazioni dolorose che avrebbero disorientato e scandalizzato, incrinando la nostra credibilità. Tra il silenzio ed una verità sofferta, gli è sembrato, più prudente pastoralmente, di limitare al minimo indispensabile le sue reazioni, proprio per non produrre rotture insanabili di cui si sarebbe poi sentito responsabile. Quanto sta accadendo sulla stampa nazionale anche per Firenze e per altre situazioni ecclesiali, mostra con sufficiente chiarezza una strumentalizzazione pubblica anticlericale che va evitata e non favorita mancando ai principi basilari della lealtà e della comunione ecclesiale. Si deve prendere coscienza come Chiesa che non si risolvono le nostre difficoltà interne, di carattere amministrativo o interpersonale, portandole in piazza. La strada autentica è quella di un responsabile confronto dialogico svolto in spirito di umiltà, per il vero bene comune e nel rispetto dei ruoli di ciascuno
Conclusioni
Le conclusioni sono molto semplici. Il Vescovo, al momento opportuno e se necessario, si sentirà obbligato ad intervenire autorevolmente per difendere l’immagine della Chiesa Senese e del suo Pastore contro ogni possibile affermazione gratuita e giudizio unilaterale, offensivo e destituito di fondamento. Egli ha l’obbligo morale, «qualora alcuni giudizi e affermazioni vengano reiterate, di doversi tutelare sia in campo penale con gli strumenti previsti dall’ordinamento giuridico, sia in sede civile attraverso la richiesta di risarcimento dei danni».
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Non vi nascondo che ho fatto fatica a dirvi quanto sopra, ma l’ho ritenuto doveroso perché prima ancora di difendere me stesso [che grazie a Dio, posso assicurarvi in serena coscienza di non aver “alcun scheletro nell’armadio”] ho il dovere di proteggere l’immagine di questa Chiesa che il Signore mi ha affidato. Sono convinto di condividerne l’amore con tutti voi, ed è per questo che faccio appello al senso ecclesiale e di responsabilità di ciascuno che si deve manifestare anzitutto nella necessaria discrezione su quanto vi ho detto con profonda sofferenza e su quanto potrà emergere da questa Assemblea. Una ulteriore “fuga di notizie” sarebbe del tutto irresponsabile, ma è un rischio che ho deciso di correre per mostrare fiducia e chiudere, almeno tra noi, questa triste vicenda.
Spero che sia ancora possibile rimediare ai conflitti iniziali, rendendoci conto di essere stati “usati” per gettare discredito sulla Chiesa. Credo che dobbiamo sentire il dovere di perdonarci, ritrovando quella serenità necessaria per servire il Signore non solo con le parole ma con la testimonianza della nostra vita. In tal senso non esito ad inginocchiarmi per chiedervelo, perché sono convinto che solo “insieme” possiamo andare avanti con dedizione fruttuosa nel nostro servizio alla Chiesa, come anche sarebbe grave colpa il restare piegati su noi stessi con serio danno per il Popolo di Dio al quale, anche, dobbiamo rendere conto. Confido nel responsabile coinvolgimento di tutti voi.
Ufficio per le Comunicazione Sociali
Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino
bisogna solo ringraziare le persone che come il Prof Nardi trovano la forza di andare sino in fondo contro la prepotenza della chiesa per dimostrare di essere stato vittima di un sistema corrotto e senza scrupoli. le denunce sempre più frquenti nei confronti della chiesa sono certamente sintomo della presa di coscienza da parte della gente che c’e qualcosa che non va, il quale non puo continuare a passare inosservato come il clero vorrebbe che fosse.
si fa un gran parlare con accuse e controaccuse, illazioni e supposizioni; ma se qualcuno/a sa realmente qualcosa di più e di certo sui vizi privati (se illeciti) e le pubbliche virtù (se lecite) dei personaggi di questa squallida tragedia “metropolita” perchè non va a dirlo al giudice?
Non sono parole mie, ma concordo pienamente con chi le ha scritte (Lucia Annunziata). Mi rivolgo all’Arcivescovo di Siena, che ha dedicato (e i giornali a lui glielo hanno consentito) due intere pagine sul Corriere di Siena, per difendere con tanta asprezza la sua Chiesa:
“……..il complotto è un’arma perfetta, perché lascia tutto in dubbio. Il complotto è lo strumento, in realtà, per non chiarire nessuna responsabilità. Il complotto è, insomma, lo strumento con cui una società si rende opaca…….”
Caro Vescovo, pastore di anime. Abbiamo capito che non vuoi entrare nel merito delle indagini. E per questo ti rispettiamo. Però spiegaci una cosa, perchè ci è davvero poco chiara: in cosa consiste tecnicamente il complotto di cui parli? cioè, facci capire in che modo l’inchiesta si è servita di componenti ecclesiali contrarie alla riforma operata dal tuo monsignore. Facci capire gli inquirenti in cosa hanno sbagliato, facci capire in cosa hanno distorto la realtà dei fatti. Facci capire da chi sono gestiti e chi li manovra. Se i nostri giudici e i nostri poliziotti sono così corrotti (perchè mi sembra che il dubbio a questo punto sia da sollevare su di loro…), per favore dimostralo, prove alla mano. Dacci la possibilità di capire in che modo gli inquirenti hanno minato la credibilità della tua Chiesa, come hanno falsificato le prove, se hanno preso mazzette di soldi dai nemici della tua Curia, quali e quante assurdità hanno scritto e soprattutto a quale scopo. Aiutaci a capire, se sei davvero convinto di quello che dici. Se complotto è, complotto deve essere fino alla fine, ora non puoi più tirarti indietro. Dicesi complotto quando più persone uniscono le loro forze per raggiungere uno scopo, generalmente illecito, macchinando congiure e piani strategici ai danni di qualcuno. Se un’indagine è frutto di un complotto, allora non si vive più in uno stato democratico, perchè le istituzioni non operano per il bene comune o nell’interesse della giustizia, ma operano per se stesse e per favorire coloro che li assoldano nel raggiungimento di fini illegali. Se è vero che questa indagine è frutto di un complotto, allora è necessario un colpo di Stato per sovvertire quest’ordine di cose,ed io scenderò in piazza con te e con tutta la Chiesa per protestare contro questa vergognosa ingiustizia. Non vogliamo uomini dello Stato che si prostituiscono a interessi di parte. Se invece la tesi del complotto, l’hai tirata fuori perchè non riesci a difenderti in altro modo e non sai cosa dire…forse perchè non hai più argomenti a cui la gente possa credere…. le conclusioni allora si traggono da sole, e quindi, in questo caso, faresti meglio a metterti da parte.
bisogna solo ringraziare le persone che come il Prof Nardi trovano la forza di andare sino in fondo contro la prepotenza della chiesa per dimostrare di essere stato vittima di un sistema corrotto e senza scrupoli. le denunce sempre più frquenti nei confronti della chiesa sono certamente sintomo della presa di coscienza da parte della gente che c’e qualcosa che non va, il quale non puo continuare a passare inosservato come il clero vorrebbe che fosse.