Prima erano 30mila, poi 50mila. Adesso sono diventati 300mila. E continuano ad aumentare. I monaci birmani sono tornati in piazza a Yangon per l’ennesimo corteo di protesta contro la giunta militare al potere in Birmania, disobbedendo agli ordini impartiti loro dalle gerarchia buddhista ufficiale, controllata dal regime, affinchè rientrassero nei rispettivi monasteri e cessassero di manifestare. I religiosi invece hanno deciso di continuare a dimostrare pacificamente: all’inizio circa cinquecento si sono messi in marcia, poi sono diventati decine di migliaia, e si sono riversati nelle strade della vecchia capitale dell’ex Birmania, insieme a una torma di sostenitori.
Dalla Pagoda d’Oro di Shwedagon, il principale tempio del Paese asiatico, migliaia di persone si sono dirette verso il centro della città, sfilando davanti alla sede quasi in rovina della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, la maggiore forza di opposizione guidata da Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace 1991, segregata agli arresti domiciliari dal 2003. Esponenti della Lnd hanno dapprima assistito in silenzio alla dimostrazione, limitandosi ad applaudire e a inchinarsi in segno di rispetto mentre i monaci passavano davanti al loro quartier generale, intonando preghiere e canti per la pace; poi però si sono uniti anch’essi ai religiosi e alla popolazione, mettendosi in cammino.
Attualmente il corteo è composto da almeno 100mila persone. Che rischiano grosso: secondo un’organizzazione umanitaria che assiste i prigionieri politici in Birmania, almeno 218 persone che hanno partecipato alle manifestazioni degli scorsi giorni sono state arrestate e sottoposte a tortura.
Birmania: in 300mila sfilano contro il regime
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E c’è sempre da domandarsi dove sono imboscati i 544 preti cattolici della Birmania.
forse stanno con i militari
” I monaci birmani sono tornati in piazza a Yangon per l’ennesimo corteo di protesta contro la giunta militare al potere in Birmania, disobbedendo agli ordini impartiti loro dalle gerarchia buddhista ufficiale, controllata dal regime, affinchè rientrassero nei rispettivi monasteri e cessassero di manifestare”
Ma vi immaginate un comportamento simile da parte dei sacerdoti cattolici?
un ateo s’inchina di fronte ad un monaco, quand’esso compie un simile atto di coraggio.
e quando è una persona giusta e leale, e intellettualmente onesta, e aperta, e libera, che ama davvero il prossimo suo come se stesso.
purtroppo oggigiorno di preti così ce ne sono pochi, soprattutto più si sale nella gerarchia.
m’inchino di fronte a questi monaci birmani. rispetto e reverenza per il loro coraggio.
da ateo ho comunque un grande rispetto per il buddismo. Non è la prima volta nella storia che monaci si schierano dalla parte del popolo, come ricorda gli episodi di bonzi del vietnam che si autoincendiavano per protesta.
Chi si schiera per la democrazia e i diritti, specialmente se rischia la vita, e’ sempre degno di rispetto. Qualunque sia la sua religione, credenza o filosofia di vita.
Beh il buddismo è molto particolare come religione… l’unica improntata alla responsabilità personale, senza satanassi cu cui scaricare le proprie colpe.
Questi monaci sono veramenti degni di tutto il rispetto e l’ammirazione di cui siamo capaci.
Eh si, almeno avessimo monaci buddisti al posto del vaticano … Ci sarebbero maggiori armonia e “compassione” nell’aria qui in Italia …