Sollecitatati a dare la nostra adesione a iniziative contro il DM 21 maggio 2007 del Ministro Fioroni, che riguarda l’assegnazione dei contributi alle scuole private per l’anno scolastico 2007/2008, riteniamo opportuno esprimere il nostro punto di vista sulla questione. Infatti, pur condividendo molte delle valutazioni espresse in questi giorni da associazioni laiche e da sindacati, pensiamo di non poterci identificare completamente con esse, né d’altra parte possiamo avallare il provvedimento del Ministro Fioroni, che riteniamo nel suo complesso quantomeno discutibile.
Prima di tutto siamo d’accordo con quanti sottolineano che temi delicati come questo non dovrebbero essere varati per decreto, ma dovrebbero essere oggetto di discussione in sede parlamentare, per il rilievo costituzionale e per le implicazioni politiche e giuridiche che comportano.
Sul quadro complessivo entro il quale il provvedimento va ad inserirsi, cioè l’assetto normativo sulla parità scolastica, anche noi denunciamo il progressivo cedimento dei successivi Ministri dell’Istruzione alla pressione della Conferenza Episcopale e dei gruppi di pressione a essa legati, nonché la pericolosa tendenza a clericalizzare settori sempre più ampi delle istituzioni e della società, di cui la scuola è parte fondamentale. In particolare, i finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie sono avvenuti stornando risorse fondamentali dalla scuola statale, necessarie al suo buon funzionamento, per devolverle principalmente alle scuole cattoliche, e tutto questo spesso in violazione delle norme relative allo status di scuola paritaria, come la pubblicità dei bilanci, il funzionamento di organi collegiali, l’accoglienza dei disabili, oltre che in pessime condizioni di lavoro per il personale impiegato.
In realtà sarebbe necessario ripensare “in toto” l’attuale sistema scolastico e in particolare l’argomento del finanziamento pubblico alle scuole parificate. Prima di tutto, occorre riportare i provvedimenti in materia all’osservanza della Costituzione, laddove all’Art. 33 afferma: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”; secondariamente, è necessario ripristinare la salute e la qualità della scuola statale e difenderla da quanti vorrebbero farla diventare un feudo cattolico, infine bisogna rivalutare la questione alla luce dei contributi provenienti da altre componenti culturali e sociali, oltre a quelle laicista o cattolica romana, fino ad oggi predominanti nel dibattito pubblico.
Qui infatti c’è uno snodo cruciale per il futuro dell’istruzione nel nostro paese, se cioè il sistema scolastico continuerà a costituire un territorio di conquista per l’una o per l’altra delle forze (clericale o laicista) di turno al potere, oppure se la società e con essa la scuola saranno in grado di aprirsi a una laicità compiuta e matura, capace di confrontarsi con tutte le componenti culturali e sociali e con le nuove istanze che da esse possono essere avanzate.
A questo riguardo, il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani vuole farsi promotore di una concezione dell’educazione cristiana e biblica, inserita in un contesto pubblico e democratico, che riconosce il diritto di tutti gli attori sociali (individui, famiglie, associazioni, Stato) a esprimere una propria concezione dell’educazione e ad agire di conseguenza, nella libertà sì, ma anche col senso del limite, cioè nel rispetto delle rispettive sfere di competenza. Nello specifico, noi crediamo che riguardo all’istruzione scolastica le famiglie debbano riappropriarsi della titolarità del diritto di educare, recuperando progettualità e iniziativa, e che sia un dovere dello Stato consentire ai genitori di educare i figli secondo la loro visione del mondo, nonché di iscriverli liberamente alla scuola che ritengono più consona.
Per parte sua lo Stato, rinunciando a ogni tentazione giurisdizionalista e alla pretesa di monopolizzare tutto il sistema di istruzione nazionale, ha il diritto di istituire e di mantenere scuole statali di ottima qualità e di promuovere tramite esse una cultura della cittadinanza attiva, dell’accoglienza, della libertà di coscienza, della legalità, della convivenza democratica in un clima di laicità matura.
Per questo non possiamo identificarci con quanti, per principio, sono contrari all’istituzione di scuole private; per quanto riguarda il loro finanziamento, crediamo che esse debbano attingere alle risorse provenienti dai loro sostenitori, e non pretendere finanziamenti statali. Lo Stato quindi dovrebbe a nostro avviso fare marcia indietro, rispetto alla direzione assunta negli ultimi anni, e revocare i finanziamenti pubblici alle scuole paritarie.
Tuttavia, per consentire alle famiglie, anche a quelle meno abbienti, la effettiva libertà di mandare i figli alla scuola che preferiscono, siamo favorevoli all’istituzione del tanto contestato buono scuola, purché sia esteso a tutte le famiglie, sia quelle che scelgono la scuola privata, sia quelle che preferiscono la statale.
In conclusione, aggiungiamo la nostra voce e la nostra iniziativa a quanti si battono per il ritiro del provvedimento di Fioroni, nei modi e nelle forme più attinenti ai principi che abbiamo esposto e che sono qualificanti della nostra Associazione.
Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani
l’Art. 33 della Costituzione italiana afferma: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”
C’è altro da aggiungere!
C’è poco da discutere, i finanziamenti pubblici vanno solo alle scuole pubbliche, le scuole private campino coi soldi dei privati che se le accollano.
certo che con fioroni ministro della pubblica istruzione c’è poco da stare allegri