ECLISSI dei diritti? Molte iniziative vanno proprio in questa direzione, e si sta creando un clima che li considera un ostacolo. Nell’agenda della politica la questione dei diritti precipita agli ultimi posti, sopraffatta da altri imperativi, la sicurezza e l’efficienza in primo luogo.
Non sorprende, allora, che circolino dichiarazioni di resa, come quelle di uno dei leader della sinistra, che ha liquidato la questione delle unioni di fatto perché non vi sarebbe consenso neppure nella maggioranza.
Questa settimana sarà decisiva per capire gli orientamenti su un tema centrale per la libertà delle persone – la tutela dei loro dati. Si definirà il disegno di legge sulla banca dati del Dna, invocato per ragioni di sicurezza. […]
Una normativa sull’uso dei dati genetici da parte di polizia e magistratura è necessaria. […] I principi da osservare sono ben definiti dal Codice sulla privacy – finalità, necessità, proporzionalità.
Se il fine per il quale si costituisce una Banca dati nazionale del Dna è quello di rendere più efficace l’azione anticrimine, non è ammissibile che questa iniziativa si trasformi in schedature di massa, secondando una tendenza verso la nascita di “nazioni di sospetti”. […]
La bozza del disegno di legge tiene conto in parte di queste esigenze, ma la loro traduzione in specifiche norme non è sempre adeguata, sì che appare indispensabile considerare i rilievi contenuti in una nota inviata a Governo e Parlamento dal Garante per la privacy. Ma tre questioni meritano particolare attenzione: 1) le modalità degli eventuali prelievi obbligatori di campioni del Dna, poiché si tratta di limitazioni della libertà personale, garantita dall’art. 13 della Costituzione; 2) la cancellazione dei dati raccolti, essendo inaccettabile che si conservino per quarant’anni le informazioni su chi è stato prosciolto o assolto; 3) il rigore delle misure di sicurezza e il controllo sul loro rispetto, trattandosi di dati personali di straordinaria delicatezza.
Il tema delle misure di sicurezza ci porta alla discussione in corso al Senato. Già alla Camera, modificando l’originario testo del decreto sulle liberalizzazioni, è stata inserita una norma che esonera le imprese con meno di 15 dipendenti dal rispetto delle misure minime di sicurezza per il trattamento dei dati personali in casi impropriamente ritenuti di ordinaria amministrazione. Questi, invece, possono riguardare quantità ingenti di informazioni provenienti dalle più diverse fonti, rilevanti per la stessa vita delle persone, con rischi che prescindono dalla dimensione dell’impresa. Ora un pacchetto di emendamenti propone di estendere l’esonero a tutte le imprese e comprendere nell’esenzione anche i dati sensibili, relativi a opinioni politiche, religione, salute, vita sessuale.[…]
I parlamentari soffrono di paurosi vuoti di memoria. Dovrebbero sapere che l’affare Telecom mise in luce che pure le gravi negligenze nelle misure di sicurezza consentirono utilizzazioni abusive dei dati raccolti, tanto che il Garante impose a Telecom di adeguare le misure agli standard previsti dalla legge. Oggi si propone di eliminare queste garanzie, sì che la scandalosa vicenda Telecom potrà ripetersi su larga scala. Altro vuoto di memoria: i senatori sembrano ignorare l’art. 41 della Costituzione, dove si dice che l’iniziativa economica privata non può svolgersi “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
E si ignora che molte esperienze hanno messo in luce come la privacy non sia soltanto un costo, ma una risorsa: perché l’offerta di forti garanzie dei dati può attribuire un vantaggio competitivo, inducendo i consumatori a preferire le imprese che forniscono, insieme, beni, servizi e privacy; e perché investire in sicurezza produce innovazione.[…]
Torniamo alla questione iniziale. Ministri dichiarano in pubblico che, di fronte alla sicurezza, gli altri diritti devono fare un passo indietro, e un economicismo senza principi spinge nella stessa direzione. Ma la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea prevede che la protezione dei dati personali debba essere considerata un diritto autonomo della persona, escludendo che si possa alterarne il contenuto essenziale.[…]
Commentando la decisione che ha confermato la multa inflitta dalla Commissione europea a Microsoft, Mario Monti ha giustamente detto che questo è un buon segno della capacità dell’Europa di essere “potenza”. Deve continuare ad esserlo proprio sul terreno della forte tutela dei diritti, perché questa è una vocazione che le permette di parlare al mondo con voce limpida e ascoltata. La decisione Microsoft ha aperto anche negli Stati Uniti una discussione sulla necessità di limitare il potere di Bill Gates. E i più diversi paesi guardano al modo in cui l’Europa prevede la tutela dei dati come ad un modello: una responsabilità impegnativa, viste le cattive notizie che vengono dagli Stati Uniti. Tenendo ferme le garanzie, il Parlamento italiano contribuirebbe a far sì che l’Europa rimanga un luogo al quale possano guardare tutti quelli che non si rassegnano all’eclissi dei diritti.
Testo integrale dell’articolo di Stefano Rodotà pubblicato su La Repubblica
Speriamo che ci sia una ricostruzione da zero del parlamento e dei politici sull’oda di quanto iniziato da Grillo perchè gli attuali rischiano di portare l’Italia in una condizione di disperazione di massa e già in buona parte ci stanno riuscendo!
Purtroppo credo che i politici italiani non vareranno mai una legge sulle unioni civili, dato che, grazie ai privilegi di cui godono, a loro non serve.
Fra i molti spunti interessanti dell’articolo prendo quello relativo all’abolizione per le aziende private dell’obbligo di adottare misure minime per la tutela dei dati personali.Decisione semplicemente pazzesca e presa d’intesa fra i due poli.Personalmente non ho la minima stima di Grillo, ma quando leggo notizie di questo genere capisco perchè un mediocre demagogo faccia la figura dell’insigne statista in confronto al nostro mondo politico.
Purtroppo mi pare proprio che abbia ragione nrc. Deputati e Senatori hanno già una legge sulle unioni civili fatta su misura per loro e i loro conviventi. Perchè mai, secondo i loro ragionamenti, dovrebbero farne una per un altro paio di milioni di persone che ne hanno bisogno?
Sulla unioni civili la classe politica italiana la considera un fatto autonomo fuori del bene e’ del male, inutile legarla sempre al pensiero etico laico, loro sono fuori alla comune morale piu’ al pensiero religioso deformazione che e’ il cosiddetto male ” mediterraniun nostrum “.