Un’ampia sezione del n.4/07 di Micromega è dedicata a questo tema: “Che fine hanno fatto i cattolici democratici?”. Si apre con una lettera aperta di Mauro Pesce – “È possibile un cattolicesimo adulto?” […].
Dalla lettera riprendo questo interrogativo: “Come è possibile fare opera di formazione, divulgazione, trasmissione culturale tra le masse in modo che la fede dei credenti sia nutrita di riflessione critica e non aderisca alla deriva fondamentalista che sta spingendo le religioni di oggi verso l’intolleranza e i conflitti? Chi sarà in grado di presentare una teologia criticamente illuminata che formi personalità autonome di credenti, capaci di pensare liberamente e costituire una ossatura democratica solida per la nostra società?” (Mauro Pesce, È possibile un cattolicesimo adulto? Lettera aperta, in Micromega, 4/07 p.22) […].
Paolo Prodi ci avverte subito che “prima di procedere oltre si debba tentare di approfondire la diagnosi perché dalla diversità della diagnosi possono nascere diversi percorsi”. E aggiunge: “Non possiamo pensare ad un pensiero teologico di tipo accademico staccato dalla vita cristiana: siamo di fronte ad uno squilibrio che non può essere sottaciuto o sottovalutato ma che deve investire la spiritualità, la devozione, l’arte, la musica… Abbiamo tante teologie per ogni realtà terrena, ma non abbiamo più un discorso teologico… Il problema non può però essere posto come possibilità di resurrezione di un ’cattolicesimo democratico’, ma per me il problema consiste proprio nella possibilità di un cristianesimo senza aggettivi”.
La sfida è proprio quella di “un cristianesimo senza aggettivi” […] “Per cui, prosegue Melloni, la ’possibilità’ di un cattolicesimo ’moderno e democratico’ può essere certo un nodo: ma ciò che ferisce una sfera più ampia e più amorfa di credenti è la riduzione del cattolicesimo a un sindacato dei valori, la trasformazione della partecipazione alla divina liturgia in un’occasione per schierare ideologicamente la proprie nostalgie pseudotridentine, la sostituzione di una tradizione di erudizione e cultura con una serie di ideogumeni dietro i quali l’ignoranza pigra s’accomoda serena: il tutto accompagnato da una drastica riduzione dell’atto di fede a test di una passività interiore, nella quale la fede non può alla lunga resistere, la carità dissecca in fund raising e la speranza s’eclissa”.
Sempre su questo filo conduttore, Aldo Maria Valli precisa che “il problema della Chiesa probabilmente più che la modernità è la credibilità. […] Tornare ad una fede semplice, che non teme di mostrarsi disarmata sul piano intellettuale ma ricca di umanità, potrebbe riallacciare il rapporto con tante persone che oggi quasi ne sono spaventate”.[…]
Ettore Masina così conclude la sua risposta a Mauro Pesce: “È stato il grande teologo luterano Jurgen Moltmann a scrivere che la Chiesa può (e deve) scegliere tra la risonanza (l’evidenza sociale delle strutture, l’importanza del suo potere mondano eccetera) e la significanza (cioè il risultato di una sempre più profonda fedeltà al vangelo). Se è così possiamo e dobbiamo, come ci esorta a fare l’apostolo Pietro, rispondere a chi ci chiede ragione della nostra identità, ma tra noi dobbiamo ricordare che il nostro peculiare contributo alla società, dev’essere quello di spenderci nella massa come sale e lievito piuttosto che cedere alla tentazione di trasformarci in indigeribili blocchi di lievito o di sale”.
Come si vede, sono tutti motivi ricorrenti nel nostro cammino e nei nostri discorsi, sono le motivazioni di un impegno che dura da anni senza risonanza ma con perseveranza, e che richiede ora un supplemento di convinzione e di dedizione, anche se senza gratificazioni e sempre in perdita: in questo anno vogliamo semplicemente accompagnare questo cammino e darci l’aiuto necessario, sapendo che ciascuno ha un contributo di partecipazione e di riflessione da dare.
Testo integrale dell’articolo di Alberto Bruno Simoni pubblicato su Il Dialogo
Date le premesse NO e il motivo è semplice. Innanzitutto cercando di nutrire meno la fede e più la razioanalità ammesso e concesso che la fede si possa nutrire di riflessioni critiche e poi non presentando teologie che non servono ad una pippa ma idee concrete ammesso e concesso che possano esistere teologie criticamente illuminate.
Un’altra prova PESCE? basta leggere le risposte dei tuoi colleghi per farti gettare completamente la spugna e desitere nella tua ricerca.
Ti ricordo che fino a pochi giorni fa Melloni, tanto per dirne una che vale per tutti, ha affermato al TG1 che “In Italia gli unici obbligati a voler bene agli zingari sono i cristiani per il Vangelo e gli ebrei per la storia comune nei lager. Gli altri si possono anche limitarsi ai diritti, ma non possono illudersi che i problemi che loro pongono siano semplici… etc etc”.
Ora se anche Melloni si mette alla ricerca del cattolicesimo adulto,….. bracolate nel buio più totale
Chi sarà in grado di presentare una teologia criticamente illuminata che formi personalità autonome di credenti, capaci di pensare liberamente e costituire una ossatura democratica solida per la nostra società?”
certo non questo papa nè i vari bagnasco della bisogna fondamentalista
Cattolicesimo “adulto”?
ma le risposte a pesce sono tutte inconcludenti, e che hanno detto? Niente di rilevante, ma parlate in modo chiaro senza ambiguità.
”L’immagine di un cattolicesimo moderno non e’ possibile il dialogo con l’altro” “Chi e’ il diverso” innazitutto una ampia maggioranza dei italiani e culturalmente cattolica, la laicita’ e di norma in Francia, Germania Regno unito Olanda paesi nordichi,ec, solo ambiguita’ in nostra democrazia controllata.
Io penso che “cattolicesimo” e “moderno” siano due termini inconciliabili.
Si parla di catolicesimo ‘adulto’ perché l’età media dei cosiddetti ‘cattolici democratici’ si aggira sugli ottant’anni. Spiacevole constatarlo, soprattutto per le sorti della laicità italiana…
Non so perchè ma nell’articolo ho percepito lo stesso vuoto pneumatico di quando sento parlare Veltroni.Sarà un caso?