«Tutto è cominciato con un libro che ho letto quando ancora ero un ragazzo. In quel libro, Fisica e filosofia di Werner Heisenberg, il grande scienziato, uno dei creatori della meccanica quantistica, sottolineava le profonde analogie della nuova fisica con le filosofie orientali». A parlare è Fritjof Capra, fisico ma anche guru indiscusso del movimento New Age grazie al celeberrimo Tao della fisica, pubblicato per la prima volta nel 1975 da una piccola casa editrice underground degli States e oggi tradotto in oltre venti lingue. L’allora trentaseienne professore resuscitava nella Berkeley scossa dalla crisi della sinistra a stelle e strisce quell’interesse per buddismo, taoismo e induismo che molti tra i fondatori della moderna teoria dell’atomo avevano professato apertamente. Basti pensare, oltre a Heisenberg, a Niels Bohr che per non lasciare dubbi sui suoi orientamenti filosofici si fece realizzare uno stemma familiare nel quale spiccava il simbolo del tai-chi, o a Erwin Schroedinger dedito per tutta la vita allo studio dell’induismo, o anche al padre della bomba atomica Robert J. Oppenheimer.
Fritjiof Capra è arrivato la settimana scorsa in Italia per presentare il suo ultimo libro, La scienza universale (Rizzoli, pp. 409, euro 23), dedicato alla figura di Leonardo da Vinci. Invitato a Sansepolcro, in Toscana, dall’azienda di prodotti erboristici Aboca, ha parlato a una platea piccola ma molto eterogenea, dall’imprenditore in gessato scuro allo studente di psicologia deciso a mostrargli la sua tesi su nuova scienza e medicina alternativa, dal fondatore di un noto centro per il benessere psicofisico al consigliere comunale verde.
Con il passare del tempo il suo stile è cambiato, così come si sono evoluti i suoi interessi. Trent’anni fa nel Tao della fisica così descriveva l’inizio, l’illuminazione: «In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca onda cosmica». Negli anni, il grande affresco tracciato dal fisico per descrivere la transizione verso una nuova scienza si è arricchito di nuovi elementi: teoria dei sistemi, caos, emergenza, complessità, tutte le idee innovative che tanto hanno mutato il panorama del dibattito scientifico-epistemologico sono state incorporate da Capra nel suo «sistema», che oggi prende la forma di un ecologismo radicale e spiritualeggiante, di cui egli resta figura di primo piano.
Quali sono state le principali linee di sviluppo del suo pensiero dopo «Il Tao della fisica»?
Ho continuato con Il punto di svolta (1982) a esplorare le conseguenze nelle altre scienze e nella società del cambiamento di paradigma avvenuto nella fisica. E poi questa nuova visione del mondo si è ulteriormente sviluppata in termini di descrizione dei sistemi viventi, di complessità, incorporata nella Rete della vita (1996). Per certi versi con Leonardo torno al Tao della fisica, all’indagine sulla natura della scienza, della conoscenza, dell’arte, dell’ecologia, e delle loro relazioni. […]
L’intervista completa è raggiungibile sul sito del Manifesto
Di Fritjiof Capra non conosco molto ma ne ho sentito parlare come di uno che cerca di trovare analogie o “affinità” fra scienza e religione, ma questa a mio avviso è una strada molto comoda il difficile sarebbe provarne il viceversa. Preferisco, come spiegazione alla manifestazione universale, di gran lunga quel “mostro sacro” del Nobel Ilya Prigogine con la sua rivoluzionaria Teoria delle strutture dissipative (dove riesce a coniugare legge dell’entropia e teoria dell’evoluzione di Darwin, in netta divergenza fino ad allora) a cui sicuramente si sarà ispirato, tra gli altri, Capra nel suo lavoro.
Ritengo che i libri di Fritjof Capra, per quanto possano risultare interessanti, non debbano essere confuse con publicazioni scientifiche. Definirei il titolo “tao della fisica” quanto meno un ossimoro. Consiglio vivamente a tal proposito la lettura del libro di Lucio Russo “La Rivoluzione Dimenticata – Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna”.
Quasi venti anni fa un ragazzo mi presto’ un libro di Capra (cioè…un libro scritto da Capra, non un tomo composto da materia ovina)…: potrebbe sembrare affascinante ma quando leggo che i cerchi sono rotondi (oibo’) in tutte le culture e che in vecchi testi sacri si trovano spiegazioni della meccanica quantistica mi viene male.
Le fascinazioni su rette, quadrati, circonferenze e ghirigori mi perplimono.
Ho letto di capra il Tao della fisica.Lo raccomando come esempio di umorismo involontario.Al pargone il disegno intelligente è un balsamo per la mente.
il cognome la dice lunga.
Werner Heisenberg è uno degli scienziati tedeschi che avevano lavorato sulle ricerche per l’atomica tedesca nel corso della seconda guerra mondiale. Ora è più chiaro il motivo per cui i tedeschi erano così lontani dal riuscire a realizzarla. Per fortuna, aggiungerei.
Sono tutti nomi di primissimo ordine, direi che fanno parte della storia della scienza.
Il fatto che abbiano anche avuto altri interessi e curiosità meno “razionali” non mi turba minimamente.
E’ segno di apertura mentale e me li rende oltremodo simpatici e umani.
Se la laicità diventa calvinismo razionalista non mi ispira troppo.
🙂
D’accordo con l’apertura mentale, ma un minimo di ragion critica. Altrimenti son valide tutte le scemenze: dall’omeopatia all’astrologia. L'”ecologismo radicale e spiritualeggiante” di Herr Capra mi sa di puro esoterismo falsamente scientifico.
D’accordo con Domixio… e poi basta co’ ‘sta storia del “razionalismo dogmatico”, per favore… Nel senso, se fosse una cosa ironica andrebbe pure bene, ma dato che Capra pretende di essere pure serio e di “rinnovare” la scienza infilandoci a forza lo spiritualismo, lì sorge un piccolissimo problema. Non si può continuare ad usare il sentimentalismo misticheggiante e la tesi dell’insufficienza della ragione per propagandare qualsiasi cosa fregandosene dell’attendibilità e di quelle minime garanzie di controllo che scienza e ragione offrono (anche se chiaramente, non sono “perfette”).
Per altre cose che dice sull’ecologia si può anche essere d’accordo.
Heisenberg, Bohr, Schoredinger non erano davvero dei cretini
(immagino che la moderazione UAAR mi passi il termine usato da Odifreddi nel suo libro)
e il fatto che si interessassero di cose
non “razionali” non mi destabilizza minimamente.
Un po’ di fantasia rende il mondo davvero più vario.
E IMHO la scienza “razionale” non può diventare l’Unica Religione ammessa.
Peraltro i fisici sono di solito poliedrici ed ecclettici e non danno nulla per scontato e spesso
neppure per impossibile
😀
Quoto Domizio
Possiamo anche fare un processo postumo a questi grandissimi scienziati,
ma il progresso ce lo hanno procurato, spiritualeggiante o non.
In fondo si può essere grandi fisici e mediocri esseri umani, come Einstein (pessimo padre) e Teller (un tantinello troppo a destra per i miei gusti).
Anche io ho letto il Tao della Fisica, qualche anno fa. Ho imparato qualcosa di nuovo (l’intepretazione di Copenaghen, che ancora non conoscevo) e il libro non mi e’ dispiaciuto. A me non e’ parso comunque di scorgere “profonde analogie” tra la fisica nucleare e le filosofie orientali; al massimo una coincidenza, e sull’unico punto (ripetuto all’ossessione) dell’uni(ci)ta’ dell’universo.
“Il tao della fisica” e’ un libro pieno di imprecisioni e interpretazioni discutibili. Ora non ricordo piu’ con esattezza, ma ci sono delle parti estremamente tirate per i capelli, in cui le analogie tra meccanica quantistica e pensiero orientale appaiono, a un lettore disincantato, delle mere coincidenze.
Gli scienziati citati (Bohr, Heisemberg, Schroedinger) furono dei grandissimi scienziati, ma non mi sembra che idololatrando le loro (molto discutibili e infatti ampiamente criticate) posizioni filosofico/religiose si renda un grande servizio al pensiero critico. Per altro, Schroedinger aveva posizioni piuttosto diverse da Heisemberg e Bohr sull’interpretazione della meccanica quantistica; mettere tutto in un grande calderone non e’ molto onesto.
Leggendo la vita di Newton si scopre come fosse fermamente e intimamente convinto di teorie che oggi definiremo esoteriche.Constatare come questo genio abbia resistito alla tentazione di infilare queste sue convinzioni all’interno della sua opera scientifica, anche al culmine della sua fama quando avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, me lo ha fatto considerare ancora più straordinario.Capra & Co. (nella company mettiamoci anche e sopratutto i teologi di ogni tipo) sono esattamente il contrario, non hanno prodotto un fico secco ma pretendono di infilare le loro credenze nella fisica.Non c’è che dire hanno una notevole considerazione di loro stessi. Ritengono di potersi permettre quello che Newton, Heisemberg, Schroedinger etc, si sono ben guardati dal permettersi.
Comunque, una cosa è fare il proprio mestiere di scienziato ipotizzando, cercando conferme, misurando, sperimentando…facendo scienza appunto con il carattere e la visione delle cose che ognuno ha proprie, altro è volere forzare il risultato della scienza secondo queste proprie visioni.
O mi mummificate la mosca sotto il fermacarte a forma di piramide?
Se un religioso può interessarsi di scienze (vedi Mendel) non vedo perché uno scienziato non possa interessarsi di religione.
W l’immaginazione, non sarà questa che mette in pericolo la laicità.
Sono più di trent’anni che mi occupo attivamente di filosofia e mi viene da dire una cosa:”Perché le persone non si dedicano al loro mestiere?” Quando si parla di filosofia uno dovrebbe avere in mente La Critica della Ragion Pura di Kant o La Fenomenologia dello Spirito di Hegel. Sono testi che presentano difficoltà pari alla lettura di qualsiasi altro testo scientifico. La filosofia insomma non si inventa. Oggi abbiamo matematici, fisici, architetti, economisti ecc. e fra poco avremo magari politici, attori, soubrette e calciatori che si danno al filosofico sapendo assai poco delle cose che scrivono – cose che vendono poi ai lettori che ne sanno meno di loro. I risultati di questa attività “divulgativa” è che coloro che vogliono avvicinarsi alla filosofia, invece di leggere i filosofi, vengono “catturati” da costoro che sparano tesi per fare “business”. Il caso Capra è emblematic e le sue tesi sono filosoficamente ridicole.
Lady, qui nessuno dice che un fisico/scienziato non si possa occupare di filosofia, ma se vuole farlo deve magari LEGGERE quello che hanno scritto gli altri filosofi prima di lui, non sparare a caso tesi strampalate. Ci furono dei grandi scienziati (per esempio Boltzmann, Leibnitz e Cartesio) che furono anche dei notevoli filosofi. Capra non e’ un grande fisico e fa pena anche come filosofo, tra l’altro filosofi e scienziati migliori di lui i sono gia’ occupati seriamente di cose come il caos o la complessita’. Inoltre non mi piace il tono oracolare che usa.
@ Carlo
ti quoto in pieno, Ilya Prigogine è uno fra quelli
X Carlo
concordo completamente con te.
Parlavo in generale.
Capra non lo conosco per nulla.
E non mi viene voglia di leggerlo
🙂