La Chiesa e il suo futuro, l’eterna sfida tra luci e ombre

ETICA
La difesa della famiglia, la questione sessuale, il relativismo etico dell’Occidente, l’interventismo in politica, il lavoro e la globalizzazione, le nuove sfide bioetiche lanciate dalle conquiste scientifiche in materia di procreazione, la guerra, lo scontro tra religioni, il diritto alla vita anche quando qualcuno chiede di morire. E’ l’agenda del pontificato di Benedetto XVI, appuntamenti che a ogni occasione il Papa, la Santa Sede o la Conferenza dei vescovi pubblicamente ripassano. E’ la Chiesa post-Wojtyla, quella che qualcuno ha definito della “riconquista” dell’Europa e dell’Occidente, militante sia nell’offensiva dottrinale del “Papa filosofo” sia nella vita delle parrocchie mobilitate sui grandi temi etici che piovono addosso all’opinione pubblica. Secondo Giovanni Filoramo, uno dei più grandi studiosi italiani di storia del Cristianesimo, c’è una parola per definire questa situazione: scontro. Ma tra chi è lo scontro? Leggendo La Chiesa e le sfide della modernità (Laterza, 16 euro) ci si rende conto che, come è spesso accaduto – soprattutto dal Concilio Vaticano II – la Chiesa è impegnata su più fronti.
Da un lato ci sono gli avversari classici, gli illuministi, i laici, gli uomini che sanno tante cose ma nessuna grande come quella che ritiene di sapere la Chiesa. E questo è il solito scontro. Dall’altro ci sono le pulsioni all’interno della Chiesa che, e Filoramo lo racconta bene, non è (non è mai stata) un blocco monolitico. La Chiesa è permeabile ai cambiamenti sociali e per un Papa che tiene la barra dritta sulle questioni ritenute irrinunciabili, esistono infinite posizioni più morbide, più aperte, che hanno messo in moto un confronto più complesso con la modernità che non sia la semplice dicotomia tra tradizione e progresso. E’ il libro di un laico, che non fa sconti. Ma ha il pregio di raccogliere e raccontare anche quello che il rumore dello scontro quotidiano in atto non ci fa sentire.

TEOLOGIA
E’ uno dei primi bilanci del pontificato trentennale di Giovani Paolo II e del primo corso del suo successore Benedetto XVI. Si intitola In difesa della fede (Rizzoli, 21 euro), lo ha scritto Giovanni Miccoli, un altro grande esperto di questioni legate al Cristianesimo. E’ quasi un manuale di storia per la precisione documentale utilizzata e per la minuzia di particolari raccontati sui nostri ultimi trent’anni. Scorrono tra le pagine esperienze irripetibili e dolorose come la teologia della liberazione e l’impegno dei gesuiti nelle lotte contro le ingiustizie, la caduta del Muro, la potenza pastorale planetaria, il carisma di un gigante della storia.
Ma anche l’opposto di tutto questo, i preti sudamericani freddamente lasciati soli perché in odore di marxismo, la normalizzazione della Compagnia di Gesù, la visione del Concilio Vaticano II ridimensionata in un’ottica di ubbidienza. Il pontificato delle contraddizioni, come venne definito da qualcuno quello di Wojtyla, in cui la grande figura del Papa riusciva a tenere in secondo piano le questioni non risolte. E ora che il testimone è passato di mano? Come si comporterà e come sta agendo colui che era collaboratore ascoltato e braccio teologico del suo predecessore? Ma anche in questo caso, comunque la si pensi, questo libro aiuta a mostrare una visione della Chiesa a tutto tondo, comprese le cose che si credono di sapere e che invece sono molto, infinitamente e nei secoli dei secoli, più complesse.

SACRESTIA
Un pugno nello stomaco. Questo è il libro di Vincenzo Ceruso, Le sagrestie di cosa nostra, sottotitolo: inchiesta su preti e mafiosi (Newton Compton, 9,90 euro). La premessa è scontata ma giova ripeterla: ci sono uomini di Chiesa che hanno pagato con la vita la loro fedeltà al Vangelo e la loro lotta per liberare la Sicilia dall’abbraccio mortale della mafia. Altri hanno fatto sentire forte la loro voce nelle stagioni delle grandi guerre in cui cadevano uno dopo l’altro i servitori dello Stato. E molti ancora sono l’orgoglio e l’onore della Chiesa sulla frontiera calda delle zone grigie o delle zone in cui lo Stato ha fatto le valigie da anni.
Però ce ne sono altri. Altri che confessano i boss, che benedicono e celebrano matrimoni, che ricevono offerte di denaro sporco di sangue, che fanno da tramite coperti dal loro abito. Quella di Ceruso è una ricostruzione di storie emblematiche che corrono accanto agli ultimi decenni di storia di mafia “ufficiale”. La mafia dei preti. E riesce anche a rispondere a una domanda: ma perché la mafia ha bisogno della religione?

L’articolo di Dario Olivero è stato pubblicato da Repubblica.it

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4 commenti

Daniela

quando ho visto il libro di ceruso alla feltrinelli mi è venuto un colpo, ho pensato come mai non si è ancora levato uno scudo in difesa della chiesa? I vari volontè, giovanardi, buttiglione? Credo che si faranno presto sentire, se e quando il libro avrà successo, io lo comprerò la settimana prossima.

ciceracchio 2la vendetta

VOLONTE E GIOVANNARDI, BUTTIGLIONE gente al servizio di uno stato estero che campa sulle spalle del popolo italiano e pure loro come parlamentari vivono con la modica cifra di circa 15 mila euri annui vanno in penzione con 5000 euri ecc… 45 mila euri di liquidazione a fine legislatura pero’ obbediscono al papa e alla cei che siano eletti nel concistoro’????
MAHH E DANIELA ;MAI QUESTO POVERO PAESE L’IATALIA VFEDRA’ LA VERA LIBERTA’ COME GARIBALDI AUSPICAVA….CI SARANNO SEMPRE SERVI DI UN DIO INESISTENTE A FARE I PARLAMENTARI .

Arcibaldo

Lo stipendio di questi signori è di 15 mila euro mensile non annuo. Mica sono italiani comuni… sono italiani che vivono nel mondo aureo della Casta.

pietro

@ ciceracchio 2la vendetta

“VOLONTE E GIOVANNARDI, BUTTIGLIONE gente al servizio di uno stato estero che campa sulle spalle del popolo italiano e pure loro come parlamentari vivono con la modica cifra di circa 15 mila euri annui vanno in penzione con 5000 euri ecc…”

15.000 € annui di paga
5000 € annui di pensione

… e poi parlano di costi della politica….. non è che sono forse mensili ….

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