Prof.Ettore Cittadini: «Non c’è dubbio, la diagnosi pre-impianto va fatta»

Quando si chiede ad uno dei padri della fecondazione in vitro di fama internazionale come il professor Ettore Cittadini, che nel 1987 fece nascere nel suo centro di Palermo il primo bambino italiano generato da un embrione congelato, se è contrario alla legge 40 risponde: «Ma perché, c’è qualcuno che è favorevole?».

Cosa pensa della sentenza del tribunale di Cagliari che ha riconosciuto il diritto di una coppia di genitori portatori sani di talassemia a fare la diagnosi genetica preimpianto sul loro embrione per evitare di far nascere un figlio malato?
Sono d’accordo, anzi, mi chiedo come si faccia a negarglielo. Nelle coppie a rischio la diagnosi preimpianto va assolutamente fatta. In Sardegna poi la microcitemia era una malattia endemica e tuttora ha una grossa incidenza. Bisogna sapere che i bambini talassemici non arrivano a 13-14 anni senza un trapianto di midollo osseo e continue trasfusioni. E anche così non sempre sopravvivono mentre le famiglie si rovinano economicamente. La talassemia, o microcitemia, è un grave problema sociale. Piuttosto è triste che sulla fecondazione assistita si debba procedere sempre con ricorsi in tribunale. Non si può continuare così, bisogna trovare una via d’uscita. Anche noi abbiamo avuto il caso di una donna che voleva impiantare gli embrioni ottenuti col seme del suo uomo morto nel frattempo. La legge lo vieta ma il tribunale le ha dato ragione. E noi siamo stati felici per lei.

La Cei e la destra invece protestano e parlano di eugenetica, cosa ne pensa?
Penso che la Chiesa dice quello che vuole ed è giusto così. Ma il medico deve dire altro perché capisce cosa vuol dire far nascere un bambino talassemico.

Facciamo un bilancio della legge 40 a due anni dalla sua entrata in vigore. Cosa è cambiato per voi operatori e per le donne?
Noi medici da un giorno all’altro non abbiamo più potuto fare ciò che ci veniva suggerito dalle più recenti ricerche scientifiche. Ossia il congelamento quando era necessario, come nel caso di iperstimolazioni, o per più di tre embrioni fecondati. Né la diagnosi preimpianto per le coppie a rischio di alcune patologie gravi che si vorrebbero debellare. Soprattutto è cambiato il rapporto medico-paziente e le coppie, recependo questa difficoltà, in un certo numero ci hanno abbandonato. E infatti se si guarda il numero dei cicli di fecondazione in Italia si vede che dal 1985-86, da quando cioè i primi dieci gruppi medici cominciarono a lavorare, c’è stata una crescita nettissima e costante di anno in anno passando dai 4.000 cicli dei primi cinque anni fino ai 12-14 mila. Adesso invece la crescita si è arrestata benché la domanda sia notevolmente cresciuta anche a causa dell’età media delle donne che ricorrono alla fecondazione in vitro e che hanno bisogno di più cicli. Prendo ad esempio i dati dei 12 centri tra i più significativi d’Italia, tra cui il nostro, depositati al Registro nazionale: in totale nel 2003 i cicli erano circa 2800 e nel 2004 erano 2992. Un dato preoccupante se si considera che nel 2002 il nostro centro da solo faceva circa mille cicli l’anno. E ovviamente se da noi diminuiscono, negli altri paesi europei salgono.

Cosa ne è stato invece degli embrioni congelati prima della legge 40?
Quando abbiamo ricevuto le linee guida, nel maggio 2004, da noi c’erano circa 2 mila embrioni congelati di 510 donne. Abbiamo inviato loro una lettera per avvisarle che la legge le obbliga a decidere entro tre anni cosa fare dei loro embrioni. Solo il 59% ha risposto finora, e di loro il 90% ha deciso di tenersi gli embrioni per utilizzarli in futuro e il 10% ha deciso di non utilizzarli. Il Registro nazionale ci informa che ancora non si è deciso cosa farne di questi embrioni che la legge definisce «abbandonati». Ovviamente tra quelli che non hanno risposto ci sono anche pazienti che hanno embrioni congelati dal 1986. Bisognerà ora farne un elenco da consegnare alle autorità.

Molte donne che hanno ricevuto la lettera nella quale si chiede loro di comunicare cosa intendano fare degli embrioni congelati, pena considerarli in «stato di abbandono», l’hanno trovata molto invadente. Una violazione dell’intimità e una pressione psicologica inaccettabile. Un po’ come fu, per alcune, l’obbligo di sepoltura per i feti abortiti a spese della sanità regionale lombarda. Anche lei ha assistito a reazioni di questo genere?

Sì, certo, eccome. Ho sentito tante proteste per quella lettera. Tanto è vero che più della metà delle donne che hanno impiantato gli embrioni che avevano lasciato congelati, non l’hanno fatto per la legge, ma nei mesi precedenti ad essa.

Lei cosa ci farebbe con questi embrioni?
In alcuni casi, rari, previa autorizzazione, dovrebbero essere dati in adozione alle coppie che non hanno altre possibilità. E questo era un po’ nello spirito iniziale del processo di legge, quando Sirchia aveva ipotizzato la donazione embrionaria che non si è mai fatta nel nostro paese. Ma, siccome sarebbe azzardato donare embrioni congelati prima del 1997 su cui non sono state fatte analisi cromosomiche, sarebbe bene utilizzarli per la ricerca. D’altra parte quando si parla di chimere si suscitano reazioni inorridite, ma l’unica soluzione è utilizzare gli embrioni umani per la ricerca.

Qual è il costo oggi in Italia e all’estero di una fecondazione?
Consideriamo che per ogni impianto la percentuale di gravidanza è in media del 20% circa. Poiché è vietato il congelamento degli embrioni in eccesso per ottenere una gravidanza occorrono mediamente circa 5 o 6 cicli. Così da noi si arriva a circa 20 mila euro. A Londra invece un ciclo costa 5 mila euro e in Spagna 4 mila ma può arrivare a 9 mila euro perché da loro si fa moltissima diagnosi prenatale. Poi ci sono i costi altissimi delle medicine e qui c’è un problema: la nostra legge non ci consente di prescrivere farmaci se la fecondazione viene fatta all’estero. Una fiala di Gonal costa almeno 100 euro e se ne prendono 3 al giorno per 10-12 giorni: sono altri 3 mila euro di farmaci.

Ma lei che è così contrario alla legge 40 cosa fece per contrastarla quando, tra il 2001 e il 2004, era assessore alla sanità della Regione Sicilia governata da Cuffaro?
Ho girato l’Italia con la ministra Prestigiacomo e con Emma Bonino e a Palermo abbiamo portato a discutere 600-700 persone, al di là di ogni aspettativa perché era già forte la pressione della Chiesa. La verità è che questa legge non piaceva a nessuno.

Perché allora il referendum è fallito?
Perché è stato promosso da un piccolo partito come i radicali e spesso con personale poco qualificato. Ma la cosa più grave è stato aver mescolato due temi che non c’entravano niente, la fecondazione in vitro con le cellule staminali, creando così una grande confusione che ancora persiste.

Fonte: ilManifesto

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7 commenti

Daniela

se non piace a nessuno che diavolo si aspetta a cambiarla? I politici dovrebbero darsi una bella mossa.

Il Conte di Saint Germain

Bah, questa legge è davvero di un’idiozia unica ma preferiscono far finta di niente, che fastidio!

Arcibaldo

Il claudicante e impotente governo Prodi non potrà fare niente in materia.

Arcibaldo

Il claudicante e impotente governo Prodi non potrà fare niente in materia.

Giona

Causa bassa fertilita’, mia figlia e’ nata con fecondazione in vitro.
Sta benissimo e la mia scelta e’ stata ottima. Per il servizio, serio, professionale, avanzatissimo, ho pagato poco e ho disposto tutto io su cosa fare o non fare degli embrioni.
Naturalmente vivo all’estero.
In Italia sarei senza figli per colpa dei cattolici o avrei dovuto pagare enormi cifre e combattere in tribunale. Per queste ed altre ragioni, piu’ lontano sto dai cattolici meglio mi sento, dato che questa gente vive e vuole farci vivere secondo le norme igeniche di tribu’ ebraiche di 2000 anni fa. Liberatevene. In fretta.

Il Conte di Saint Germain

Beato te Giona, rimani dove sei se potessi mi trasferirei anch’io. Anche se non voglio figli l’idea di vivere in un posto dove spadroneggiano certe ideologie proprio non mi aggrada.

Be 85

Gennaro ovunque tu sia
ti ho risposto, è in attesa di approvazione; se vuoi copio ed incollo la mia risposta su un’altra ultimissima; altrimenti spero che entro un paio d’ore la troverai su quella in cui ci “stavamo affrontando”

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