Birmania: oscurata internet, militari divisi sul pugno duro

Un Paese oscurato. In Birmania la giunta militare ha tagliato i collegamenti ad internet. Continua durissima la repressione contro la protesta: ma secondo alcune fonti, all’interno dell’esercito si starebbero creando le prime fratture. Ieri alcuni soldati hanno deposto le armi e si sono inginocchiati in segno di rispetto davanti ai monaci. Ma nonostante le proteste della comunità internazionale, interi villaggi sarebbero stati distrutti; il numero dei morti sarebbe molto più alto di quello diffuso ufficialmente.
All’undicesimo giorno della protesta lanciata con determinazione dai monaci buddisti, la giunta di Rangoon ha bloccato il web (secondo un responsabile locale delle telecomunicazioni a causa di “un danno ad un cavo sottomarino”), per tentare di non far più trapelare all’estero le immagini delle violenze. E i gruppi editoriali privati hanno deciso di sospendere le pubblicazioni sostenendo che nella capitale è diventato impossibile assicurare la distribuzione dei giornali. Ma i blogger anche fuori dal paese continuano a far sapere al mondo cosa sta succedendo nel paese asiatico, facendo circolare filmati e foto della protesta e della repressione. Come Ko Htike, che da Londra lavora senza sosta al suo sito per non far calare il buio su quanto sta avvenendo in Birmania.
“Siamo isolati”, è riuscito a dire all’Agi un cooperante italiano che per pochi minuti ha avuto a disposizione un computer con connessione satellitare in un ufficio dell’Onu nell’ex capitale, “il regime sta facendo pulizia di tutti i suoi nemici. Gli scontri in strada non si contano. I militari presidiano le zone nevralgiche della città e a ogni incrocio sono state posizionate mitragliatrici”.
I monaci sono assediati. Il regime ha intensificato la repressione contro i sacerdoti buddhisti con arresti e pestaggi. Ma proprio la repressione contro i monaci avrebbe creato, stando a quanto riferisce ‘Mizzima’, sito internet dell’opposizione birmana in esilio, una spaccatura tra il capo della giunta militare, Than Shwe, e il suo vice, generale Maung Aye, che è contrario all’uso della forza contro i religiosi.
Khin Maung Win, vice direttore della radio Voce democratica della Birmania, che trasmette da Oslo, riferisce che alcuni soldati hanno deposto le armi e si sono inginocchiati in segno di rispetto davanti ai monaci ieri a Mandalay. Truppe si sono rifiutate di sparare almeno in un’altra occasione a Rangoon. La radio non ha potuto intanto confermare le voci secondo le quali familiari della leadership militare stanno cominciando a fuggire, verso Macao e Singapore. […]
Secondo quanto riferito da ‘Mizzima’, aerei della base di Matehtilar si sono alzati oggi in volo, mentre reparti militari dal centro del Paese si sarebbero mossi in forze verso Rangoon, “non si sa se per unirsi alle unità schierate contro i manifestanti o per opporsi a questi”. Anche la radio Eco di Mosca ha rilanciato indicazioni in questo senso. […]
“I monaci hanno fatto il loro lavoro. Adesso bisogna proseguire con il movimento”, ha detto uno dei giovani leader studenteschi da Rangoon. “Questo è un movimento non violento”, ha gridato mentre i dimostranti tentavano di avanzare verso la pagoda.
La protesta si è estesa anche a Mandalay, la seconda città del Paese: migliaia di giovani hanno guidato la protesta. I cortei, divisi su due strade, si sono poi dispersi quando i soldati hanno iniziato a sparare colpi di avvertimento e anche proiettili di gomma. L’esercito e la polizia hanno bloccato le vie che conducono ai monasteri della città per impedire ai bonzi di partecipare alle proteste e almeno quattro di loro sono stati arrestati e numerosi monasteri rastrellati.
A conferma della brutale repressione della giunta militare birmana giungono alcune foto satellitari che mostrano “la distruzione di interi villaggi nel Myanmar orientale” e il “trasferimento forzato (degli abitanti)”. Lo sostiene l’associazione statunitense ‘American Association for the Advancement of Science’ (Aaas) che ha analizzato una serie di immagini ad alta risoluzione prese prima e dopo la diffusione delle prime notizie dalla Birmania. […]

L’articolo completo è raggiungibile su Repubblica.it 

Archiviato in: Generale

Un commento

Arcibaldo

Può darsi che la giunta militare caschi presto. Pare gia schricchioli.

Commenti chiusi.