Miracolo all’italiana: è in coma irreversibile, ma si sposa

Lorenzo D’Auria, l’agente del Sismi in coma irreversibile, e la compagna Francesca sono stati uniti in matrimonio, giovedì sera, all’ospedale Celio di Roma. Lo riferisce il Quotidiano Nazionale – Il Resto del Carlino. Il matrimonio “in articulo mortis” è contemplato dal diritto canonico per urgenza di morte del coniuge quando è nota l’intenzione di sposarsi di un moribondo. Il padre del militare ha confermato la volontà del figlio. La cerimonia, che ha valori anche civili, è stata agevolata sia dalla Chiesa che dallo Stato. “E’ stato un grande atto d’amore unire Francesca a Lorenzo – ha detto il padre del militare al giornalista del Carlino, ribadendo le parole dello sfogo contro i politici di destra e di sinistra “che sbagliano e sanno che lì si muore”. “Poi è stato anche giusto, perché ha sancito che la compagna di mio figlio potrà avere la pensione come vedova di un militare morto, fra l’altro in servizio, facendo il suo dovere”. Al matrimonio non hanno assistito testimoni. Oltre a Francesca, secondo quanto si è appreso, sarebbe stato presente solo il cappellano officiante e la madre del sottufficiale. La Chiesa ammette una deroga ogni volta che un moribondo abbia espresso, per iscritto o anche a voce, la volontàdi unirsi in matrimonio con la propria compagna prima di non essere più cosciente. Il matrimonio è stato ritenuto valido anche civilmente. A quanto si è appreso, lo stesso ministro della Difesa Arturo Parisi si sarebbe dato da fare affinché venissero accellerate le pratiche civili. La coppia ha già tre figli, l’ultimo dei quali di soli due mesi. Il 33enne è tenuto in vita solo grazie a un respiratore artificiale.

Fonte: TGCom

E’ sempre triste dover commentare le vicende di una persona in fin di vita. E ancora più triste è dover fare delle critiche in occasioni come queste. Ma, a costo di ricevere una tonnellata di insulti, mi dichiaro personalmente indignato, molto indignato, per questa ennesima soluzione all’italiana. Se c’era bisogno di un’ultima prova dell’ipocrisia che regna nei vertici politici, ebbene, l’abbiamo appena avuta. E’ evidente che questo matrimonio è stato celebrato solamente per assicurare alla convivente dei benefici cui, proprio in quanto convivente, non aveva alcun diritto. Questo matrimonio di comodo aggira la legge: sembra evidente che l’agente non sia stato in grado di esprimere alcuna volontà. Ma qui entrano in gioco la Chiesa, il cui codice autorizza simili prodezze, e gli effetti civilistici del Concordato, che obbligano lo Stato italiano a riconoscere un atto basato su un consenso inesistente. In municipio, un matrimonio del genere non si sarebbe potuto celebrare. In chiesa sì: anche se il cappellano militare, che qualche scrupolo di coscienza deve averlo avuto, lo ha subito accantonato affrettandosi ad aggiungere (fonte “Repubblica”) di “aver percepito una volontà del moribondo”. Una bugia pietosa che, per quanto pietosa, resta sempre una bugia. La stessa Chiesa, ricordiamolo, sposa solo ecclesiasisticamente coppie di vedovi affinchè uno di loro o entrambi non perdano la pensione di reversibilità. Lo Stato non ha nulla, non ha mai nulla da dire in merito.

Sia chiaro: ritengo giusto che i parenti stretti delle vittime in servizio siano tutelati economicamente dalla perdita del loro congiunto. Ma questo deve avvenire a prescindere dal loro stato civile. La ‘fortuna’ di Francesca, se così si può definire, è che, a differenza di Adele Parrillo, il suo uomo sta morendo lentamente, mentre quello di Adele è morto prima che si potesse architettare un matrimonio di comodo. Urge una legge che regolamenti i diritti dei conviventi, e urge anche una legge che regolamenti seriamente il valore civile del matrimonio canonico. Ma quando si legge che il ministro Parisi “si è dato da fare” per trovare la soluzione all’italiana di cui sopra, si può essere certi che non muoverà alcun dito per dare risposte europee alle rivendicazioni delle coppie di fatto.

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