Avvenire: Myanmar, un indizio per i maestri dell’ateo-pensiero

Brutte notizie: giornali, telegiornali, blog, ­un vero e proprio ingorgo che impacca tutto nella melma o nell’orrore. C’è la politica logorroica e demotivante, ci sono i tenebrosi delitti di ‘famiglia’ (da quello di Garlasco in Lombardia a quello di Maddie in Gran Bretagna), sui quali il circo mediatico sguazza in maniera troppe volte indecente. E poi la tragedia nazionale del Myanmar, una rivolta pacifica contro la dittatura per la democrazia, ancora una volta brutalmente soffocata nel sangue. Davvero un panorama di fronte al quale è ­difficile ‘salvare’ un po’ di ottimismo che, per un cristiano, coincide col dovere di coltivare la virtdella Speranza. Eppure, questa possibilità c’è. Basterebbe cominciare a dare alle buone notizie lo stesso risalto e impegnarsi a mantenere di esse la stessa ‘memoria’ di quelle che non lo sono. Se il tema del giorno verte su tanti e tali esempi negativi forniti da istituzioni, politici e amministratori pubblici, non va dimenticato che, di amministratori, ve ne sono altri di diversa ‘qualit’ morale e civica: la ricostruzione dell’Umbria, realizzata al 90 per cento a dieci anni dal disastroso terremoto, lo dimostra. […]
Quanto alla tragedia che insanguina le strade del Myanmar, ne deriva certo una grande angoscia e tristezza: ma quale straordinario esempio di forza morale sta dando quel popolo! Si contano a centinaia di migliaia gli uomini e le donne che sono pacificamente scesi in piazza sfidando (e non di rado incontrando) la morte, la prigione, le percosse, le ferite, pur di ribellarsi all’ingiustizia, difendere i deboli contro i prepotenti, affermare i diritti umani pisacrosanti. Da buddista qual­, questo popolo sta cantando in maniera eroica un suo splendido inno alla libertà: una lezione che sarebbe colpevole ignorare, specie da parte di noi cristiani.­ bello, poi, che in prima fila, ci siano figure femminili di così gran rilievo, quali Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, da lunghi anni confinata agli arresti domiciliari per la sua tenace opposizione alla feroce dittatura al potere.
Non può sfuggire a nessuno, infine, che questa enorme, pacifica rivolta popolare che viene repressa nel sangue, ha il volto e le tonache di mille e mille religiosi, monache e monaci. Una rivolta popolare per il progresso umano che­ promossa, voluta, guidata da una religione: così come è ­accaduto altre volte in questo e in altri paesi. Bisognerà farlo sapere ai ‘maestri’ dell’ateo-pensiero oggi così in voga, Dawkins, Hitchens e compagni, ai tanti loro devoti allievi nostrani, così zelanti nel predicare ‘morte alle religioni, naturali nemiche del progresso’, e pertanto immancabilmente omaggiati a tutti i livelli, dalle librerie ai talk show, dai giornali alle manifestazioni ‘culturali’ di piazza. Come quel signore che, in una di queste manifestazioni settembrine, si è piazzato a spiegare al popolo, come suole, che ‘cristiano’ vuol dire ‘cretino’: lo ha fatto, con notevole sprezzo del ridicolo, in una piazzetta dominata da uno splendido campanile trecentesco. Uno dei mille e mille capolavori dovuti ad uno di quegli sconosciuti ‘cretini’ che, nei secoli, hanno fatto le basi e l’anima della nostra cultura. E che, del progresso, come ancora ci sembra, è ­parte fondante.

Fonte: Avvenire

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40 commenti

Kris

questo articolo vince il premio “UNISCI DUE ARGOMENTI CHE NON C’AZZECCANO L’UNO CON L’ALTRO” e ha ricevuto la nomination per il premio “Il chiodo fisso d’oro”.

Ale

Il buddismo infatti non é una religione,ma una filosofia di vita. Le religioni di solito stanno dalla parte dei dittatori.

F.Dolcino

Che cos’hanno al posto della materia grigia ‘sti catto-talebani, mah… dovrebbero sapere che il buddismo non è una religione ma una filosofia, che cmq non è affatto accettato dalla chiesa ed anzi è stato più volte criticato dallo stesso papa. Che i campanili trecenteschi e non, furono costruiti affamando il popolo derubandolo di quel poco che aveva, soltanto per soddisfare la vanità di vescovi e papi, ma quando le decime e gli strozzinaggi vari non portavano abbastanza denari, allora la chiesa dichiarava intere famiglie eretiche si impossessava del loro patrimonio e bruciava tutti, bambini compresi. Infine anche un cieco vede che l’europa moderna, la nostra civiltà occidentale, il nostro progresso, la nosta cultura, non è affatto stata fondata sull’intolleranza o sull’irrazionale, anzi siamo usciti dalla barbarie medioevale quando abbiamo iniziato a criticare e combattere la cultura criminale del vaticano.

chiericoperduto

“Una rivolta popolare per il progresso umano che­ promossa, voluta, guidata da una religione: così come è ­accaduto altre volte in questo e in altri paesi”
Ditemi quali per favore! ditemi in quale paese la religione ha salvato l’umanità che ci prendo subito casa!
Ma forse l’articolista pensava all’Iran: una teocrazia perfetta. il sogno di B16.

Eddy Rossi

“Una rivolta popolare per il progresso umano che­ promossa, voluta, guidata da una religione: così come è ­accaduto altre volte in questo e in altri paesi.”
Faccio notare che dal punto di vista logico e grammaticale non sono le “religioni” a guidare rivolte popolari ma bensì le persone e nello specifico caso i monaci buddisti.
Sarebbe poi interessante sapere quali sarebbero i paesi in cui la religione ha promosso rivoluzioni, sempre che se ne possa citare qualcuna…

Lamb of God

Che articolo divertente.

L’Avvenire dovrebbe scrivere anche dei 30.000 morti di cui è stato responsabile il regime militare di Videla col benestare di Pio Laghi e del Vaticano.

Oppure quella era una dittatura militare benedetta da Dio?

zatarra

Bisognerebbe spiegare al solerte articolista che quello che molti vogliono non è la morte della “religiosità” e nemmeno la morte della libertà religiosa. Quello che molti vogliono è la morte delle Chiese perchè hanno rappresentato e tutt’ora rappresentano uno dei migliori alleati del potere economico e statale.
Quanta pelosa solidarietà quando si tratta di mettere in difficoltà un imperialismo, quello cinese, concorrente di quello occidentale! Ma quando si tratta di difendere i diritti di quei popoli schiacciati dalle potenze occidentali (USA e UE) dov’è la Chiesa cattolica? Perchè nemmeno una parola spesa per gli Indios messicani che subiscono quotidianamente l’oppressione imperialista e governativa? per i bambini uccisi in Irak dal fuoco amico (loro amico!)?
La protesta dei monaci buddisti dell’ex Birmania, a cui va la mia solidarietà, dovrebbe insegnare ai decadenti rappresentanti della chiesa romana cosa significa la dignità umana. Ma questi, non avendone alcuna, non possono far altro che sfruttare la protesta per i loro sporchi giochi internazionali.

Carlo

Ma il papa non diceva che il buddismo era “masturbazione intellettuale”, se non ricordo male? E poi, facile prendersi i meriti degli altri, ignorando tra l’altro che i monaci che manifestano sono una piccola parte del clero buddista della birmania. E poi mi fa vomitare, con tutto il rispetto, questo sfruttare la sofferenza e la morte di un sacco di persone per le proprie piccole polemiche intellettuali. Sono certo che Dawkins, Hitchens e Odifreddi sono dalla parte del popolo e dei monaci birmani che manifestano, come tutti coloro che si vogliono dire democratici.

Il Filosofo Bottiglione

a parte che il buddismo non è il cristianesimo, ma, soprattutto, la Birmania non è l’Europa nè gli Stati Uniti.
se la chiesa, in Italia, si battesse per i diritti civili, lo stato di diritto, mi piacerebbe moltissimo. peccato che invece conduca battaglie oscurantiste. i migliori aspetti delle religioni, in contesti dittatoriali, possono avere un’importantissima valenza rivoluzionaria. è anche vero che, in contesti democratici, le religioni migliori tornano ad occuparsi della sfera privata. quelle che continuano ad occuparsi di questioni pubbliche, di solito, non fanno un buon servizio al progresso della società.

Kull

@ eddy rossi,

evidentemente i cattolici considerano la crociata anticomunista promossa dal polacco bottiglia come una ‘rivoluzione’,

peccato che la Cia abbia mandato avanti bottiglia e il vaticano, scordandosi però di fare a mezzo con le spese, rimaste tutte a carico della santa sede, tanto che ‘i poverini’ per non chiudere baracca si siano dovuti attaccare alle casse dello stato italiano con l’8 per mille.

Kull.

GMF

Adesso per la chiesa cattolica i monaci buddisti sono da prendere a riferimento.Fino ad ora invece il vaticano si lamentava delle persecuzioni religiose che la giunta militare compiva in combutta con il clero buddista contro cristiani e musulmani: violenze di ogni tipo ,conversioni forzate,distruzione di moschee e chiese, bambini sottratti ai genitori per essere portati nei monasteri buddisti, confisca delle terre etc.
Fra l’altro quello che fino a ieri denunciavano era in larga misura la verità.Il clero buddista è stato fin dall’inizio connivente con la dittatura militare.Dalla dittatura ha sempre ottenuto privilegi enormi.Un paese poverissimo di 51 milioni di abitanti mantiene, spesati di tutto, 600.000 monaci buddisti.Italia, paese ricco, 59 milioni di abitanti circa 40.000 preti !.Non ci sono infrastrutture ma i denari vengono usati per costruire pagode e monasteri.Nel 2004 per il congresso mondiale buddista è stato costruito a spese del governo un faraonico centro congressi che è un autentico schiaffo alla povertà generale dei birmani.Adesso che la crisi economica colpisce anche il clero buddista , i monaci si scoprono contestatori e si lamentano delle persecuzioni del regime. Ma guarda che combinazione ! Vaticano e clero buddista fanno davvero una bella coppia.Di ipocriti e parassiti della società

Lamb of God

http://www.culturabuddhista.it/insegnamenti/risposta_a_meditaz.htm

“[…]in una intervista concessa al settimanale francese L’Express (20 03 97), il card. Ratzinger ebbe parole molto dure nei confronti del buddhismo, dicendo: “Se il buddhismo seduce, è perché appare come una possibilità di raggiungere l’infinito, la felicità senza avere obblighi religiosi concreti. Un autoerotismo spirituale, in qulche modo. Qualcuno aveva giustamente predetto, negli anni Cinquanta, che la sfida alla Chiesa del XX secolo sarebbe stata non il marxismo ma il buddhismo”.

Il Conte di Saint Germain

Io quando leggo che la fonte è Avvenire evito di leggere l’articolo, è più forte di me. Tanto so già cosa aspettarmi: un’invettiva infinita contro l’ateismo, contro chi non la pensa come loro, una manipolazione dei fatti per portare acqua al loro mulino e dulcis in fundo una faziosità così vergognosa che col giornalismo non dovrebbe avere a che fare…

Alessandro Bruzzone

Per tirare acqua al proprio mulino questi pezzenti sono disposti persino a strumentalizzare religioni altre. Poco importa, poi, che i monaci vengano uccisi, l’importante è dare addosso agli atei.

Che miserabile conventicola di ruffiani senza vergogna.

Carlo

Grazie Lamb, era a quest’intervista di Razzi che mi riferivo. Ovviamente, pretendere un po’ di onesta’ intellettuale da un cattolico e’ come pretendere la moderazione da Pol Pot, per rimanere in Indocina.

Pelizza Simone

Segnalo un interessante articolo sulla Stampa di oggi dedicato all’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti della crisi birmana (purtroppo non riesco a rintracciarlo nel sito del quotidiano…).
In sostanza, il Vaticano adotta la sua solita diplomazia ipocrita: da un lato, si fa bello di fronte all’opinione pubblica mondiale sostenendo la rivolta dei monaci buddhisti contro il regime militare; dall’altro, però, adotta un atteggiamento di estrema prudenza, ordinando a Vescovi e fedeli del paese di tenersi alla larga dalle manifestazioni di protesta. Da un lato questa Realpolitik può apparire sensata, vista la posizione debole e marginale dei cristiani nella vita politica e sociale birmana. Peccato però che questa posizione – ripeto, tutto sommato comprensibile – sia smentita dalla propaganda ipocrita di Ratzinger e soci, pronti a sfruttare l’occasione per dare al mondo un’immagine nobile della Chiesa assolutamente fasulla. Ma d’altronde la Chiesa romana ha sempre avuto scarso rispetto per la Verità, preferendo ad essa il Potere con le sue comode mitologie.

Raffaele Carcano

L’editorialista (?) avrebbe potuto anche ricordare che i monaci buddhisti guidarono anche la rivolta contro il corrotto regime dei Diem nel Vietnam del Sud. Ah già, ma i Diem erano cattolici…

Lamb of God

La verità?

Questi signori hanno un travaso di bile derivante dalle paurose vendite dei libri indicati, perciò se loro rosicano io godo. Come un riccio.

IlFustigatoreDiGalliate

gia, oggi la stampa titolava: i vescovi birmani: preti, state fuori dalla rivolta.

ma poi come puo’ uno religione che ancora oggi difende diritti ottenuti con i patti del laterano dire ste cose?

malex

C’ero anch’io in quella piazza dove Oddifreddi ricordava l’origine della parola “cristiano”. Proprio davanti alla chiesa e al campanile di Pordenone. E’ stato bellissimo.

faidate

Da sempre ripeto che nei cattolici si fondono in modo inestricabile l’ignoranza e la malafede. In questo caso la proporzioni sono 10 di ignoranza e 90 di malafede. Il fatto che questo piaccia ai lettori dell’avvenire spiega tante cose.

Jean Meslier

Non può sfuggire a nessuno, infine, che questa enorme, pacifica rivolta popolare che viene repressa nel sangue, ha il volto e le tonache di mille e mille religiosi, monache e monaci.

Non puo’ sfuggire a nessuno la sostanziale indifferenza di migliaia e migliaia di monache e monaci cristiani sotto le dittature franchista, mussoliniana, hitleriana e in generale un po’ tutte quelle fasciste del secolo scorso.

Aldissimo

Premetto che non sono un fan di Grillo, ma aspetto con trepidazione il suo prossimo Vaffa Day contro il finanziamento pubblico all’editoria.
Magari è la volta buona che si riuscirà a togliere il finanziamento di SEI MILIONI di euro a l’Avvenire.

Lady Godiva

X Aldissimo

il finanziamento pubblico dell’editoria è IMHO l’unica garanzia di pluralismo dell’informazione.
Il giorno che i quotidiani saranno in mano agli imprenditori, industriali e multinazionali (e in buona parte lo sono già) possiamo scordarci totalmente la libertà di stampa e di espressione.

(IMHO)

Carlo

Scusa Lady, ma a chi sono i mano al momento i mezzi di informazione? Esattamente a tutte le categorie da te indicate. E a leggere le sciocchezze contenute in quest’articolo non mi pare che facciano buon uso del denaro pubblico.

Con gli stessi soldi che oggi si spendono per sostenere l’editoria si potrebbe aumentare la diffusione della rete, magari tagliando l’iva sulle connessioni. Al massimo si potrebbe pensare a qualche forma di finanziamento per le pubblicazioni a bassa tiratura, per es. giornalismo scientifico, giornalini scolastici etc…

Skadivargr

“Una rivolta popolare per il progresso umano che­ promossa, voluta, guidata da una religione: così come è ­accaduto altre volte in questo e in altri paesi.”
Non mi pare che durante il fascismo i preti abbian guidato rivolte in Italia, nè dopo l’armistizio nella repubblica di Salò, e riguardo agli altri paesi, gli è sempre premuto andar contro al comunismo, che all’imperialismo americano o a varie dittature clericofasciste da Franco a Pinochet. In ogni caso strano come Avvenire non abbia fatto riferimento al problema dei Karen che da 50 anni lottano contro i governi birmani per la sopravvivenza e i cui guerriglieri son spesso bambini dai 9 anni in su, strano soprattutto per il fatto che son cristiani. Penso che cavalchi soltanto l’ondata di solidarietà nei confronti dei monaci buddhisti manifestanti che vengon presi a bastonate e uccisi, per poi tirar qualche bordata contro la Cina e il comunismo, e ovviamente contro l’ateismo.

non possumus

magari bisognerebbe spiegare ai signori dell ‘ avvenire che i buddhisti sono atei.

dv64

Non posso credere che l’autore di questo fantascientifico articolo non abbia mai visto le immagini del Santo Sùbito e Subìto polacco che tutto bello pacioso e sorridente stringe le mani dei suoi amiconi Videla, Pinochet, Duvalier, Marcos, ecc. nel pieno fulgore delle loro sanguinarie attività.

Giona

Ale scrive che il buddismo non é una religione, ma una filosofia di vita.
Spiace fare il pignolo ma le cose non stanno cosi’.
In occidente e’ diffusa questa idea che sia una filosofia di vita, perche’ solo in questo modo ha potuto farsi strada, gli stessi buddisti si sono epurati della parola religione, dato che le dottrine che si presentasno come religioni finiscono presto o tardi alla gogna della stampa cattolica.
Di fatto il buddismo e’ una religione, con tanto di dogmi, precetti, cerimonie, scismi, correnti, tabu’, estremisti.
Comunque se non credi a me puoi sempre ascoltare quello che ci racconta l’Unione Buddista Italiana.

“Dall’incontro di quello che potremmo definire il nucleo fondamentale dell’esperienza spirituale del Buddha con le diverse espressioni socio-culturali dei paesi in cui si è diffuso, è nato un fenomeno religioso ricco e complesso in cui sono presenti, accanto a una visione escatologica di liberazione dallo stato di insoddisfazione e sofferenza in cui gli esseri vivono, una serie di riti, cerimonie, feste, culti, che caratterizzano la vita quotidiana.”

“Dall’India in cui è sorto, l’insegnamento del Buddha ha presto conquistato un’immensa area di diffusione – possiamo ormai dire tutto il mondo – portando ovunque il suo messaggio di rispetto della vita e della natura, che ne ha fatto la religione della pace e del dialogo.”

Infine se non credi nemmeno a loro, puoi sempre farti un giretto in Asia e vedere tu stesso il ruolo di questa religione, carica di pregi e difetti.

Alessandro S.

Giona, il Buddha stesso definiva la sua “religione” con il termine Dhamma-Vinaya, ossia: Dottrina e Disciplina, perché tale è, e null’altro. È nato ed è quasi sempre esistito come un movimento ascetico prima, monastico poi, che ha lasciato libere le popolazioni laiche locali di continuare la propria esistenza, vita, cultura e costumi indipendentemente dalla loro presenza ed attività. Noto infatti che non hai potuto citare dall’Unione Buddhista Italiana alcunché che riguardi dogmi (inesistenti), comandamenti (inesistenti), un presunto essere supremo eterno e creatore (inesistente in quanto incompatibile con i cardini della sua dottrina), un ordine sociale imposto alla popolazione laica (inesistente), tabù ed estremismi (che ti sfido a documentare come caratteristici della dottrina buddhista) ed altre caratteristiche delle religioni teiste. Per quanto riguarda il punto centrale, la figura del dio creatore nel buddhismo, lascio la parola ad uno dei più eminenti monaci buddhisti moderni, Sri Dhammananda:

«È il buddhismo ateo?

«Il Buddha condannò [la dottrina del]l’assenza di Dio
intesa come la negazione della preghiera e della rinuncia,
la negazione degli obblighi morali e sociali e la
negazione della vita religiosa. Riconobbe con particolare
enfasi l’esistenza di valori morali e spirituali.
Proclamò la supremazia della legge morale. Solo in un
senso il buddhismo può essere definito ateo, vale a dire
in quanto nega l’esistenza di un Dio eterno onnipotente o
di un signore creatore e ordinatore del mondo. La parola
“ateismo”, tuttavia, è in generale appesantita da una
quantità di varie accezioni o implicazioni che non sono
in alcun modo riconducibili all’insegnamento del Buddha.
Quanti usano la parola “ateismo” di solito l’associano
a una dottrina che non conosce nulla di più elevato del
mondo sensibile e dell’esigua felicità che questo può
accordare. Il buddhismo non sostiene nulla del genere.
Non c’è giustificazione per bollare i buddhisti quali
atei, nichilisti, pagani, miscredenti o comunisti solo
perché non credono in un Dio creatore. Il concetto
buddhista di Dio è diverso da quello delle altre
religioni. Le differenze nel credere non giustificano
l’attribuzione di nomignoli o di epiteti fuorvianti.
Il buddhismo concorda con le altre religioni che una
felicità autentica e durevole non si può trovare nel mondo
materiale. Il Buddha aggiunge però che che la felicità
autentica e durevole non si può trovare [nemmeno] negli
stati dell’esistenza elevati o sovramondani cui si dà il
nome di mondo celeste o divino. Pur essendo i valori
spirituali proposti dal buddhismo orientati ad uno stato
trascendente il mondo mediante il conseguimento del
nirvana, non operano una separazione tra l'”al di là” e
il “qui e ora”. Hanno radici ferme nel mondo stesso,
aspirando alla più elevata realizzazione in questa stessa
esistenza.»

Da: “What Buddhists Believe” di K. Sri Dhammananda, parte seconda,
capitolo 6, pagg. 128-9.

Come il Dhammananda possa scrivere che il buddhismo non sia ateo pur negando «l’esistenza di un Dio eterno onnipotente o di un signore creatore e ordinatore del mondo» può forse essere spiegato con il fatto che questo monaco srilankese ha vissuto gran parte della sua vita alla guida di un monastero in Malesia, paese di maggioranza islamica.

Ciao.

ciceracchio 2la vendetta

anche busc e’ credente e religioso , infatti in usa i poveri non hanno assistensa sanitaria ,
epossono pure schiattare ma lui e’ religioso e manda a morire migliia di giovani x cosa?????
sapende milardi di dollari x armi e x sanita’ scuole ecc per i poveri si dice che 60 milioni di americani siano in balia di se stessi ????? ma GIA’ LUI E RELIGIOSO …
INFATTI ANCHE L’ASSASSINO PINOSCET ERA RELIGIOSO :CATTOLICO OSSERVANTE ;
E COME TALE HA TRUCIDATO MIGLIAIA DI INNOCENTI ECC ECCC MA LORO I DIFENSORI DELLA FEDE SONO ; POI PERDONATI TANTO SI PENTONO E VANNO IN PARADISO …….
CHE SI RIFERISSERO A LORO NELL’ARTICOLO DEL GIORNALLACCIO AVVENIRE??????

Daniela

il buddismo è una religone, hanno testi sacri e capi spirituali, Il Dalai Lama è venerato come manifestazione del bodhisattva della compassione Avalokitesvara (Chenresig in tibetano). Generalmente la reincarnazione di un Dalai Lama era trovata grazie alle premonizioni, ai responsi degli oracoli ed ai segni divini. Il potenziale candidato era sottoposto ad una serie di prove atte a ricordare la vita precedente. Se l’esito risultava positivo egli era riconosciuto come reincarnazione del suo predecessore, e durante la sua vita seguivano prima la cerimonia d’intronizzazione quale Dalai Lama ed in seguito, raggiunta la maggiore età, la cerimonia di insediamento quale sovrano del Tibet.
Tutti elementi trascendentali e soprannaturali, e anche se le diverse scuole del Buddhismo sono concordi nel rifiutarsi di definire in senso positivo un eventuale principio divino Assoluto, non viene comunque negata l’esistenza di entità superiori all’uomo, cioè le varie divinità del politeismo.
A me pare proprio una religione.

Riccardo

Prendersela con Avvenire è fin troppo facile. Però è divertente ed in questo caso direi che se la sono proprio cercata. E’ nella logica del “rivelato” prendere un argomento tragico e trasformarlo in un evento didattico a proprio uso e consumo. La strumentalizzazione di eventi come la morte di esseri umani per dispute “pseudo-filosofiche” mi lascia atterrito.

Alessandro S.

Daniela. Scusami la lunghezza, ma…

Quando il buddhismo si diffuse nel Tibet, vi trovò una religione autoctona animista, la Bôn, con la quale arrivò a fondersi, piuttosto che a rivaleggiare. Questo fu facilitato principalmente da due fattori:
1) la religione buddhista è estremamente tollerante: più volte nel canone si tramanda che il Buddha invitò i nuovi “convertiti” a continuare la tradizione familiare in sostegno di gruppi di asceti di altre religioni;
2) le divinità sono e rimangono, nella dottrina ufficiale, degli ausili secondari, NON costituiscono né la ragione dell’esistenza della dottrina, né sono il mezzo attraverso il cui culto si ottiene la liberazione del nirvana.

Giova ricordare come nel buddhismo anche gli déi, come tutto quello che esiste, paradisi e inferni compresi, sono oggetto a invecchiamento e morte, per quanto su scala temporale molto più ampia di quella umana. Lo scopo della pratica buddhista non è di finire in paradiso ed evitare l’inferno, ma di trascendere entrambi abbandonando ogni auto-identificazione con il proprio sé. In quest’ottica, l’anima, il “sé” permanente, eterno ed immutabile, è rigettato come un’erronea opinione.

Il Dalai Lama è (o era) la guida politica del popolo tibetano, non dei buddhisti, ed è la guida spirituale della scuola tibetana dei Gelugpa, quella maggioritaria. Non è il “papa” dei buddhisti. Non esiste una tale figura nel buddhismo.

Il Buddhismo canonico condanna l’esercizio della magia e della divinazione. La regola monastica proibisce tali pratiche ai monaci, e più volte compaiono brani in cui ai maghi, veggenti e praticanti di sortilegi sono prospettati lunghi periodi di permanenza nei reami infernali. Il Buddha, si riferisce nel Canone, condannava tali pratiche perché inutili ai fini del risveglio, perché si prestano alla coltivazione delle erronee opinioni, alla promozione delle diatribe e dei litigi, al rinforzarsi della sensazione dell’ego, all’esercizio di pratiche nocive alla maturazione spirituale per fini mondani quali il conseguimento di fama, ricchezze e prestigio. Vedasi in proposito: http://alessandro.route-add.net/Testi/Dhammico/susimasutta.txt

Sebbene il Buddha non si riporti abbia negato la realtà di tali eventi (anzi, proibendone la realizzazione ne ha implicitamente riconosciuto l’esistenza, come pure condannandone la futilità), ne ha più volte sottolineato la grande pericolosità. La magia, la predizione, la divinazione trattava come pratiche massimamente indegne e pericolose, tanto da descrivere le atroci sofferenze infernali cui erano destinati quanti le praticavano al pari di quelle che spettavano ai macellai, ai cacciatori, ai fabbricanti di armi, ai calunniatori, ai traditori, agli adulteri, ai boia e a monaci o monache, novizi, novizie o aspiranti tali dediti ad una condotta o pratiche indegne (tutto ciò e di più nel Samyutta nikâya, parte seconda, libro VIII, dalla pagina 312 alla pagina 316 dell’edizione Ubaldini).

Un altro brano recita:
9. […]
“Io, capofamiglia, conosco la magia e il frutto
della magia, e so come il mago alla dissoluzione
del corpo dopo la morte rinasce in stato di
sofferenza, in condizione penosa, in luogo di
rovina, in mondo infernale.

Samyutta Nikâya, parte quarta, libro VIII, 13, Pâtaliya (il capovillaggio Pâtaliya).

E torno a sottolineare come in questa “religione” la rinascita non è una reincarnazione, ossia non è un processo che coinvolge in “io” o un “sé” individuale, preciso e distinto, perché la sua esistenza è negata. A rinascere sono le qualità volitive, mentali che una persona ha accumulato in vita, mutevoli e impermanenti in ogni periodo.

La reincarnazione, la conservazione dell’identità dell’io, del sé o dell’anima, la sua continuità post-mortem e la liberazione vista come un nuovo stato esistenziale di quest’anima sono concetti brahmanico-upanishadici che il Buddha Sakyamuni criticò e respinse, dichiarandoli incompatibili con la sua esperienza di liberazione e con la conoscenza così acquisita. Nel buddhismo classico, soprattutto in quello canonico di scuola Theravâda, il ritualismo non solo non è richiesto, ma è decisamente criticato e scoraggiato. E ogni forma di attaccamento è denunciato come un fattore d’impedimento alla realizzazione della liberazione.

I recitatori di preghiere, o mantra, sono in un brano criticati come dei “mormoratori di mum-mum”, delle pentole di fagioli diremmo noi, un epiteto tutt’altro che gratificante. Non ricordo d’aver letto nel canone una volta il Buddha o uno dei monaci suoi coevi descritto nell’atteggiamento di accendere candele o incensi, di recitare preghiere o di prostrarsi a statue o immagini sacre.

Nei precetti e nella dottina da nessuna parte compare la fede da professarsi in alcunché, tanto meno in concetti così astratti come gli stati esistenziali ultracorporei post-morte o pre-nascita. Le dottrine canoniche non sono oggetto di fede, sono punti da sottoporsi alla propria investigazione, da accettarsi alla luce della propria comprensione frutto della giusta pratica. L’accettazione di un insegnamento solamente perché facente parte della tradizione sociale, o perché tramandata da lungo tempo, o perché insegnata da anziani o da persone venerate come maestri, è criticata nel discorso alla gente di Koliya.

In ultimo, il Buddha, nonostante la presenza di molti racconti fantastici che lo rappresentano come una sorta di superuomo, compare invece spesso come un essere puramente umano, vittima delle stesse paure e degli stessi acciacchi e malattie che colpiscono tutte le persone. Ad esempio:

Per il nobile trentenne di Kapilavatthu i primi tempi
trascorsi nella foresta furono duri. «È difficile da
sopportare la solitudine della foresta, è difficile provare
gioia nello stare da soli… Quando di notte me ne stavo in
questi posti spaventevoli e terrificanti e un animale mi
sfiorava passando o un pavone spezzava un ramo o il vento
frusciava tra le foglie, mi assalivano angoscia e paura».
Solo poco per volta, così egli continuava il racconto al
bramino Janussoni (in Majjhimanikaya, 4), gli riuscì di
superare la paura grazie all’autodiscipIina spirituale.
(Hans W. Schumann, “Il Buddha storico”, I, 10)

8. Appena i Sakka di Kapilavatthu se ne furono andati il
Sublime si rivolse al venerabile Mahamoggallana: “Moggallana,
rimuova l’Ordine dei monaci sonnolenza e torpore: fa’ ai
monaci un discorso sulla Dottrina, Moggallana; mi fa male la
schiena, pertanto mi distenderò”.
“Sì, signore” assentì il venerabile Moggallana al Sublime.
(Samyutta Nikaya V, II, 16):

1. Così ho udito: una volta il Sublime dimorava presso
Savatthi, nel Pubbarama, nel Palazzo della madre di
Migara.
2. In quella circostanza il Sublime, ritornato un pomeriggio
dal suo ritiro, sedeva dalla parte dell’occaso scaldandosi la
schiena ai raggi del sole.
3. Allora il venerabile Ananda si avvicinò al Sublime, lo
riverì e, lisciandogli le membra con la mano, gli disse: “È
strano, signore, è insolito, signore: attualmente il colore
della pelle del Sublime non è più chiaro e terso [come prima];
e le sue membra sono tutte flaccide mentre prima erano
toniche, il suo corpo è curvo e si nota un’alterazione dei
suoi sensi: della vista, dell’udito, dell’olfatto, del gusto e
del tatto!”.
4. “È così infatti, Ananda! La giovinezza è soggetta all’
invecchiamento, la salute è soggetta alla malattia, la vita
è soggetta alla morte; il colore della pelle non si mantiene a
lungo chiaro e terso, tutte le membra che già sono state
toniche divengono flaccide, il corpo s’incurva e i sensi si
alterano”.
(Samyutta Nikaya IV, IV, 41)

La sua morte, pur tra vari elementi di mitologia, è stata descritta con tale dovizia di crudi dettagli (tipo e luogo dove si manifestavano i dolori, la diarrea sanguinosa, la sensazione di freddo, la sete inestinguibile) dal permettere di ricostruire l’evoluzione e la diagnosi della malattia che lo uccise: http://alessandro.route-add.net/Testi/Dhammico/la_morte_del_Buddha.html

In Samyutta Nikaya V, III, 14 è descritta la sua profonda tristezza e sensazione di vuoto in seguito alla morte dei suoi due più cari discepoli, Sariputta e Moggallana, quest’ultimo morto assassinato da dei sicari.

Io in tutto ciò vedo molto poco di “religioso”, per lo meno come vedo la gente in genere vivere la religione popolare. Certo, di elementi mitologici e fantasioni ne sono stati aggiunti ed interpolati molti, ma una religione senza dogma, senza credo, senza dio creatore, senza anima immortale, senza papa né gerarchia ecclesiastica (oltre al classico rapporto di anzianità), senza sovrastruttura sociale, senza riti canonici formali di ingresso o di uscita nella comunità dei credenti, senza la grazia concessa da qualche ente superiore, senza preghiere, senza dottrine esoteriche e iniziazioni trascendentali la vedo… beh, non proprio una religione.

Sei ovviamente libera di criticare i tibetani come chiunque altro sia dedito a pratiche che non condividi, ma per favore non fare di tutt’erba un fascio: i buddhisti non sono i tibetani e viceversa.

rockcoccodrillo

Il tempo è sincero e galantuomo, gli IPOCRITI COME IL PAPA prima o poi mostrano il loro vero volto o meglio la lora vera faccia di m#####: La Chiesa cattolica ha ordinato ai suoi sacerdoti di non partecipare alle manifestazioni di piazza in Birmania. La Chiesa cattolica ha ordinato ai suoi sacerdoti di non partecipare alle manifestazioni di piazza e alle attività politiche in atto in Birmania. Ai fedeli riuniti oggi nelle chiese cattoliche di Rangoon è stato letto un bollettino in cui si invitano preti, sacerdoti e suore a non farsi coinvolgere nelle proteste, riconoscendo però ai fedeli la libertà di scegliere come comportarsi. Il bollettino contiene inoltre un appello a tutti i cattolici perchè continuino a pregare e a offrire messe per il bene del paese. Sono 450.000 i cattolici in Birmania, pari a circa l’1% della popolazione, mentre i cristiani rappresentanto il 4%. In un’intervista rilasciata la scorsa settimana a Radio Vaticano, l’Arcivescovo di Rangoon, Charles Maung Bo, ha dichiarato che “nel rispetto del canone ecclesiastico e degli insegnamenti sociali della Chiesa Cattolica, preti e religiosi non devono prendere parte ad attività politiche e manifestazioni”.

Giol

Paragonare il buddismo al cattolicesimo è come paragonare è un tentativo di conferire al cattolicesimo una qualche proprietà benefica che intrinsecamente non possiede e non ha mai posseduto, come la storia ci dimostra. E’ quindi un tentativo destinato a fallire miseramente, ancora prima di avere una qualche minima parvenza di credibilità.
Se invece dei monaci buddisti ci fossero stati dei cardinali cattolici, questi non avrebbero esitato ad assecondare il regime.

Andrea

Spedita ora ai maggiori quotidiani:

Caro direttore,
la tragedia in Birmania fa cogliere il momento ad Avvenire per l’ennesimo sgambetto al mondo ateo (“Straordinaria rivolta popolare”, 1 cm). “Da buddista qual è”, scrive “questo popolo sta cantando in maniera eroica un suo splendido inno alla libertà”, perché lotta per “affermare i diritti umani più sacrosanti”. Una lezione da non ignorare, “specie noi cristiani”. Giusto, ma perché specialmente loro? Non suscita forse la medesima ammirazione – e subbuglio – in tutti coloro che abbiano fatto propria l’etica del rispetto e della giustizia?
Come per i buoni cristiani e i credenti di tante altre religioni, così è infatti per gran parte del movimento ateo, il quale oggi si risveglia centrandosi sull’umanesimo, filosofia di vita che ha fatto sua quell’etica, quei valori e diritti, pur senza uscire dalla natura.
Eppure, non è questa la lezione che Avvenire riserva agli atei umanisti. Si limitino essi ad essere i soliti atei frivoli e sconsiderati, e ricordino la Birmania quando sentono i loro maestri affermare “morte alle religioni, naturali nemiche del progresso”. Quale caricatura dell’ateismo, quale povera interpretazione dell’umanesimo!
Sorprende la difesa delle ‘religioni’, stavolta, da parte di chi crede che sia il proprio dio la fonte dell’etica, e tuttavia non basta! All’Avvenire sembra mancare il quadro generale: non solo quella tesi è mal sintetizzata (per evitare forse una serena, ma doverosa, autocritica?), non solo non è tale il messaggio completo dell’umanesimo ateo di oggi, ma quell’etica, quei valori e diritti – “anima della nostra cultura, fondamento del progresso” – non sono affatto esclusiva del cristianesimo, né delle religioni. Essi appartengono e derivano dagli esseri umani, come tutti i tempi testimoniano e proprio oggi ci ricorda un popolo che non è cristiano e non crede in alcun dio, e l’indignazione del mondo intero. Sceglierli dunque è segno di maturità intellettuale ed emotiva, non di religione in particolare.
C’è da chiedersi se si tratta di una banale svista, di semplice ignoranza, o se ogni occasione è buona – anche questa – per fare pregiudizio e propaganda.

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