E’ ancora avvolta nel mistero la morte di Maddalena Carron, la donna di 66 anni trovata priva di vita nel corridoio della sua abitazione a Semonzo del Grappa, in provincia di Treviso. Sul corpo della donna i medici del 118 hanno riscontrato ferite d’arma da taglio e bruciature, probabilmente provocate dall’incendio che è divampato nella casa. Secondo quanto emerso, il pm che indaga sul caso non ha iscritto nessun nome nel registro degli indagati. I figli della donna non sono stati tratti in arresto ma semplicemente sentiti, tanto che oggi, in stato di libertà sono stati accompagnati alla casa della tragedia dai Carabinieri per cercare di ricostruire l’accaduto. La donna, tra le ipotesi, potrebbe anche aver tentato un gesto estremo. In casa al momento della tragedia i due figli di 31 e 40 anni e il padre dei ragazzi, un 67enne affetto da un grave morbo invalidante.
Lancio ADN Kronos dell’1 ottobre
I vicini di casa della famiglia Citton hanno pensato che in quella casa prima o poi potesse spezzarsi il meccanismo che ne permetteva la sopravvivenza, perchè due dei figli hanno dimostrato in passato gravi problemi psichiatrici. Il padre soffre in stato avanzato di Alzheimer e la signora non ne poteva più. La dinamica dei fatti non sarà nemmeno facile da chiarire: la donna potrebbe essere morta per le esalazioni del fuoco. Fuoco innescato da chi? Sul tavolo della stanza in cui è stata trovata la donna c’erano due bottiglie di alcool, una era piena e l’altra vuota; il corpo bruciato mostrava solo ferite da taglio, ma non sembrava fossero ferite mortali, erano sulle gambe. Cosa è successo? Era pomeriggio inoltrato, un figlio era con la madre, l’altro dormiva. Magari avevano freddo, potrebbero aver voluto accendere il fuoco e la donna potrebbe essere morta per le esalazioni, ma le ferite da taglio? La tragedia ha segnato quella famiglia da sempre: nel ’92 Gianmarco Citton, 22 anni, operaio, si era tolto la vita, era il 2 marzo, ha scelto di morire chiuso all’interno della sua auto con i gas di scarico. Era mattina: Gianmarco si era recato in posta per pagare il bollo dell’auto, poi era tornato a casa e aveva parcheggiato nel cortile la sua Renault 5. Del fatto si è accorta la madre, scoprendo il cadavere; il figlio lavorava come operaio alla Bifrangi di Mussolente; era descritto come taciturno e chiuso. Oggi, chi lo ricorda, dice che era depresso. In casa si recavano spesso sia i medici che gli infermieri della psichiatria di Valdobbiadene, dove i due Citton erano ben conosciuti, ma dove nessuno li descrive come violenti. Casi estremi, sì, per i quali era stato necessario più volte il trattamento sanitario obbligatorio. Ricoveri in occasioni gravi: quando uno dei due voleva essere lasciato libero perchè avrebbe parlato con Cristo. La mattina dopo – delirava – era prevista la fine del mondo, e solo Cristo poteva dirgli come salvarsi, e lo avrebbe detto solo a lui, anche se non si sa chi pensasse di essere: e se avesse pensato che la fine del mondo era proprio ieri? Nessuno dei figli, nè quello suicida nè i due in casa, era sposato; fuori casa vive un altro fratello, il quarto, persona normalissima. La mente di un malato che pensa di parlare con Cristo e che continuamente teme la fine del mondo è insondabile per i medici, immaginiamoci per gli altri. Così ieri sera il magistrato di turno Giovanni Francesco Cicero e i Carabinieri erano fuori dalla casa di via Chiesa 4, tentando di capire se c’è stato un omicidio o se tutto è avvenuto nelle nebbie del delirio di una povera mente devastata.
L’articolo di Antonella Federici è stato pubblicato sul Gazzettino dell’1 ottobre
… se poi il parroco è uno come don Giovanni Bellò (cfr. Ultimissime del 5 maggio e del 7 settembre), forse gli abitanti di Semonzo del Grappa potrebbero anche smetterla di affidarsi alla religione cattolica…
Che storia triste, il tentato suicidio non mi stupirebbe visto che questa donna doveva prendersi da sola cura di tre persone..