La Chiesa come potenza economica. I rapporti tra lo Stato laico e la conferenza episcopale. Un’inchiesta di Repubblica. Il video con Curzio Maltese.
L’inchiesta sta sollevando un vespaio di polemiche, e i quotidiani cattolici hanno attaccato con veemenza gli articoli di Maltese, tanto che il direttore di “Repubblica” Enzo Mauro ha fatto pubblicare proprio oggi sul quotidiano che dirige il seguente intervento.
Con una reazione senza precedenti, in soli due giorni il giornale dei vescovi “Avvenire” e il settimanale “Famiglia Cristiana” si sono scagliati contro l´inchiesta giornalistica di “Repubblica” su quanto costa la Chiesa cattolica agli italiani, firmata da Curzio Maltese. Se aggiungiamo che anche Papa Benedetto XVI, ricevendo giovedì il nuovo ambasciatore d´Italia presso la Santa Sede, ha affrontato l´argomento (per spiegare che la Chiesa non ha mire di potere, non pretende privilegi, non aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale, perché ha un interesse profondo per il bene) allora è doveroso concludere che un´indagine giornalistica sta creando un effetto a catena nei Sacri Palazzi, forse perché il tema è in Italia inusuale. “Avvenire” parla di “totali menzogne e mezze verità”, mentre sottolinea come la Chiesa cattolica italiana “non goda di alcuna garanzia, perché dipende solo ed esclusivamente dagli italiani, che oggi la sostengono, domani chissà”. “Famiglia Cristiana” si domanda invece addirittura “chi vuole ridurre al silenzio i cattolici italiani” e denuncia gli “attacchi alla Chiesa”, spiegandoli così: “I preti vengono visti e raccontati come libertini pedofili e molestatori sessuali, veri figli di Sodoma e Gomorra, mentre la Chiesa è rappresentata come un carrozzone fallimentare, simile alla Cassa per il Mezzogiorno, destinataria di aiuti di Stato”. Il giornale sostiene ancora che non c´è nulla di meglio di storie di sesso e soldi (“che comunque riguardano singoli individui”) per “stuzzicare istinti morbosi” e ricorda, infine, l´importanza della presenza cattolica nel Paese, oltre al “prezzo più alto” pagato dal mondo cattolico al terrorismo e alla mafia. Perché, conclude il settimanale, “si pretende di bandire l´intelligenza cattolica dallo spazio pubblico”? Rispondiamo brevemente, perché l´inchiesta di Maltese (che parla di soldi – lo ricordiamo – e non di sesso) non ha bisogno di difese e nelle prossime puntate si illustrerà da sola. Non sappiamo chi voglia “ridurre al silenzio” i cattolici, ma ammesso che qualcuno ne abbia l´intenzione, che cosa c´entra “Repubblica” e che cosa c´entra soprattutto il libero lavoro d´inchiesta di un giornale sul costo della Chiesa per gli italiani? Condurre un´indagine giornalistica, raccogliere opinioni, presentare cifre e rendiconti presi da fonti ufficiali cattoliche, perché deve costituire una minaccia o addirittura un progetto per bandire il pensiero cattolico dallo spazio pubblico? Non ci risulta che esistano, magari in qualche clausola non conosciuta del Concordato, aree riservate e precluse al libero lavoro giornalistico. Oppure ai finanziamenti della Chiesa si deve applicare una sorta di inedita servitù giornalistica, non prevista per le altre istituzioni, italiane e occidentali, e in vigore soltanto nei Paesi non democratici?
Lo stato italiano gode, attraverso le tasse, dei proventi del turismo.
Almeno metà, se non di più, del turismo italiano si fonda nella visita dello straordinario patrimonio culturale e artistico lasciato dalla Chiesa durante i secoli. Quindi la percentuale economica che lo stato italiano riconosce alla Chiesa è solo una piccola parte dei fondi che esso incassa grazie alle bellezze artistiche a lei “fornite” dalla Chiesa. Questo dimostra poi che l’oculato “investimento immobilare” della Chiesa continua a produrre un fiume di richezza in modo infallibile dopo secoli e millenni e ciò permette a tutti di ingrassare, ai ristoratori, albergatori, guide, tassisti, commercianti, operatori culturali, mercanti d’arte, e attraverso le imposte comuni, regioni, stato e per ultimo, non vedo perchè sarebbe ingiusto, la Chiesa stessa.