Un progetto di dichiarazione che condanna la repressione condotta dalla giunta birmana contro i manifestanti: è quello che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, i tre membri permanenti occidentali del Consiglio di sicurezza dell’Onu, stanno facendo circolare, una proposta alla quale aderiscono anche gli altri membri del Consiglio di sicurezza. Una condanna della “repressione violenta condotta dal governo birmano contro le manifestazioni pacifiche, attraverso l’uso della forza contro personalità e istituzioni religiose”.
La notizia è stata diffusa all’indomani della riunione del Consiglio di sicurezza al Palazzo di vetro, durante la quali l’ambasciatore americano l’ambasciatore americano Zalmay Khalilzad ha ipotizzato la presentazione di una risoluzione con sanzioni (l’embargo delle armi, ad esempio) mentre il collega italiano Marcello Spatafora ha chiesto il “pieno accesso” a tutti i detenuti per le organizzazioni dei diritti umani.
Ed è di oggi anche la notizia, diffusa dalla giunta militare birmana, secondo la quale sarebbero stati rilasciati 404 dei 513 monaci arrestati a partire dal 26 settembre scorso. Lo riporta il quotidiano “La Nuova Luce del Myanmar”, organo ufficiale della dittatura militare. Sarebbero state rilasciate, si legge, anche le 30 donne arrestate nelle retate scattate in 18 monasteri buddisti durante la sanguinosa repressione del movimento di protesta pacifica guidato dai monaci.
Disattivati di nuovo, durante il coprifuoco notturno, i collegamenti internet, che avevano ripreso a funzionare ieri sera. La giunta birmana ha disattivato la scorsa settimana il principale collegamento internet al fine di limitare il più possibile le comunicazioni con il mondo esterno per tenerlo all’oscuro della repressione contro le manifestazioni pacifiche dei monaci.