Il prefetto dice sì al burqa. Ok della Bindi

Se la decisione del prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, di legittimare il burqa dovesse accreditarsi come riferimento giuridico e amministrativo a livello nazionale, prossimamente le donne islamiche completamente velate potrebbero frequentare le scuole, essere assunte nei luoghi di lavoro e circolare liberamente ovunque in Italia.
Si tratta di un’ipotesi tutt’altro che remota, visto che ha subito incassato l’approvazione del ministro per la Famiglia, Rosy Bindi. Il caso è stato sollevato dal Corriere del Veneto il 6 ottobre con un articolo di Federica Baretti dal titolo «Il prefetto sfida lo sceriffo: sì al burqa». Dove lo «sceriffo» è il prosindaco leghista Giancarlo Gentilini, l’antesignano della «tolleranza zero» nei confronti dei clandestini e dei delinquenti. E da un secondo articolo del 7 ottobre di Gianni Favero che sintetizza il pensiero della Bindi: «Il burqa? Va tollerato. Il vero rischio è Gentilini».
Cominciamo dai fatti. È di tre anni fa l’ordine di Gentilini alla polizia municipale di arrestare le donne con il burqa ai sensi dell’articolo 5 della legge 152 del 1975 che vieta di fare uso in luogo pubblico, salvo giustificato motivo, di caschi o di qualsiasi altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona. Con il suo tono notoriamente colorito Gentilini ha sentenziato: «Il burqa? Una mascherata permessa a Carnevale, ma che non può essere tollerata tutti i giorni dell’anno». Ebbene, il 5 ottobre scorso, al termine di una riunione con la Consulta per l’immigrazione e l’associazione Migrantes, Capocelli ha emesso la seguente decisione: «Se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare, basta che si sottoponga all’identificazione e alla rimozione del velo».
Il prefetto fonda probabilmente il suo atteggiamento sulla circolare del Dipartimento della Polizia del dicembre 2004, che legittima il burqa in quanto «segno esteriore di una tipica fede religiosa» e una «pratica devozionale ». Una posizione che dovrebbe essere formalizzata in un documento da rendere noto nei prossimi mesi. Il giorno successivo il ministro Bindi si schiera dalla parte del prefetto: «Allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocifissi appesi nelle nostre aule siamo tenuti a essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto. Se viene liberamente portato è un segno della propria civiltà». Da notare che la Bindi difende il velo che copre il volto, non semplicemente i capelli, quindi appunto il burqa.
Diciamo subito che la posizione di Capocelli e della Bindi sul burqa non corrisponde a quella del presidente del Consiglio Prodi e del ministro dell’Interno Amato. «Se vuoi indossare il velo va bene, ma deve essere possibile vederti. Non puoi coprirti il volto», aveva detto Prodi il 17 ottobre 2006. E due giorni dopo Amato aveva bocciato il burqa qualificandolo una «offesa alla dignità della donna». E nuovamente in un’intervista a Federico Geremicca sulla Stampa del 28 settembre scorso Amato ha ribadito: «Siamo d’accordo a vietare qualunque cosa copra interamente il volto, e dunque il burqa, perché offende la dignità delle donne islamiche».
Così come il burqa è stato considerato illegale dal procuratore della Repubblica di Cremona Adriano Padula il 25 settembre 2005, specificando che è «un comportamento vietato dalla legge». […]
Che cosa sta dunque succedendo? Mi sembra evidente che ci sia un profondo contrasto tra la legge 152/75 e la circolare del Dipartimento della Polizia del 2004. E che sarebbe opportuno porre fine a questo conflitto abrogando questa circolare. Così come mi sembra evidente che il prefetto, che è un funzionario amministrativo, abbia travalicato le sue competenze e prerogative invadendo il terreno della magistratura e della politica. E che sarebbe pertanto opportuno che tornasse indietro sui suoi passi.
Ma più in generale s’impone una seria riflessione su che cosa sta succedendo in quest’Italia che dopo essersi innamorata del velo islamico e aver legittimato la presenza delle donne velate in tutti i luoghi pubblici, si sta piegando sempre più ai diktat dei predicatori della sharia, la legge islamica, permettendo che seppur clandestinamente stiano proliferando le scuole coraniche all’ombra di moschee dove si predica l’odio, che negli ospedali pubblici le pazienti islamiche possano essere assistite solo da donne medico e che possano disporre di piscine e spiagge separate perché le loro nudità non vengano viste dai maschi, che le ragazze crescano discriminate e talvolta segregate nelle proprie case-carceri affinché non vengano «contaminate» dalla società occidentale «perversa». Ci rendiamo conto che il vero velo, questo sì integrale, è quello che ci sta obnubilando la mente e portandoci diritti verso il suicidio della nostra civiltà?

L’articolo di Magdi Allam è stato pubblicato sul Corriere.it

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40 commenti

Antonio_C

Direi solo che il prefetto di Treviso e la signora Bindi sono impazziti ….
Urge legiferare in merito e una volta per tutte.

Antonio_C

Direi solo che il prefetto di Treviso e la signora Bindi siano impazziti …
E’ urgente legiferare in merito e una volta per tutte, superando le contraddizioni
(tra leggi, decreti e circolari) evidenziate nell’articolo

San Gennaro

Costituzione art. 19: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume.”
Portare il burqa è contrario al buon costume: non lo dico io ma il seguente
Art. 85 del T.U.L.P.S. (R.D. 18/6/1931, n. 773): “È vietato comparire mascherato in luogo pubblico.
Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da lire 20.000 a lire 200.000.”
Forse la ministra Bindi voleva dire: “Allo stesso modo con il quale NON vogliamo vedere i crocifissi appesi nelle nostre aule siamo tenuti a vietare il velo con cui alcune donne islamiche si coprono il volto. Se viene liberamente portato è segno che non ci si trova in Italia»
La norma risale a tempi non sospetti e in molte parti dovrebbe essere riveduto alla luce della Costituzione del 1948, senza aspettare sempre le sentenze della Consulta. In molti paesi a maggioranza islamica (Tunisia, Marocco, Turchia, Egitto, Pakistan, ecc.) il burqa è inconcepibile; al massimo alcune donne anziane si cingono la testa con un foulard, senza assolutamente coprirsi il volto.
Se lo portano per libera scelta è questione a mio avviso indecidibile. Nonostante il mio parere contrario, mia moglie si tinge i capelli e si depila le ascelle, per il forte condizionamento culturale (leggi: pubblicitario).

Carlo

Secondo me, il problema e’ che se si vuole il crocefisso in classe e’ difficile dire no al burqua per le strade. Uno stato veramente laico non ammette ne il burqua ne’ il crocefisso.

Comunque mi meraviglia che la notizia sia apparsa con grande evidenza sul sito del corriere e che si dia tanto risalto alle stupidaggini di gentilini (che pero’, in questo caso, ha abbastanza ragione). Premesso che sono contrarissimo al burqua (non cosi’ al velo, ovviamente se portato liberamente) mi sembra un problema secondario rispetto ad altri gravi tentativi di violazione o limitazione della liberta’ di espressione da parte degli islamici.

claudio

la signora Bindi dovrebbe far un buon uso personale del burca

Gianfranco

“Allo stesso modo con il quale VOGLIAMO vedere i crocifissi appesi nelle nostre aule siamo tenuti a vietare il velo con cui alcune donne islamiche si coprono il volto.”
forse voleva dire SOPPORTIAMO..

Guidus

Quoto Carlo: e il divieto di ostentazione di stronsimboli religiosi deve essere costante e assoluto. Senno’ ciascuno si inventa la propria in barba alle leggi dello Stato. Come i Sikh in provincia di Vicenza, che non vogliono mettere il casco in motorino perche’ devono tenere il turbante.

Andrea

Per me:

a) Un oggetto personale simbolo di fede NON è paragonabile al crocifisso su muri pubblici, è ovvio e la Bindi o non capisce la differenza o ‘c’ha provato’.

b) Non vedo perché un oggetto personale di fede non possa essere liberamente indossato. Per me il crocifisso col morto è un simbolo orrendo, e per alcuni è certo indice di sottomissione, ma non trovo vada vietato.

c) Vestire il burqa non è ‘mascherarsi’ (lo è solo da pov esterno), e trovo sia legittimo, a patto naturalmente che per buona ragione si possa far togliere (es. controllo di polizia, in classe, ..). Non so se già c’è, ma direi ci vorrebbe anche un limite di età prima del quale no.

d) Ovviamente, allo stesso tempo accentuerei il dialogo democratico e laico con i musulmani in italia e farei cultura dei diritti umani a tutti i livelli, affinché idee come obbedienza/sottomissione siano sempre più trovate irrispettose, e rigettate come ingiuste per maturità.
Perché questo trovo sia il problema, che poi si esprime in mille modi tra cui (per alcuni) burqa e crocifisso. Sono sintomi, e vietarli non risolverebbe, anzi.

Jeeezuz

cosa vuole vedere la bindi nelle aule di scuola?
portate altra mescalinaaaaa!

Lady Godiva

La Signora Bindi è una della candidate del Partito Democratico.

Se sono queste le “novità” che intende propinarci il PD mi auguro che ci siano persone
abbastanza razionali da non andare neppure alle primarie.

Lady Godiva

Ora vorrei vedere come se la cavano Odifreddi e la Bindi all’interno dello stesso partito.
Anzi, forse è meglio NON vedere.

Antonio_C

Comunque il burqa non è un simbolo religioso, è solo un tipo di abbigliamento
imposto alle donne in alcune nazioni islamiche (non a caso fra le più arretrate del
mondo)

Michele Bakunin

Io la Bindi col Burqa ce la vedrei bene! e non solo lei…

lacrime e sangue

Il velo… Smettiamo di girarci attorno: se fosse un simbolo sacro si metterebbe anche alla neonata, ma in realtà si mette alla comparsa del menarca (per chi non capisse: prima mestruazione) per indicare ai maschi adulti e paganti che la femmina è pronta per essere venduta come carne da monta e da ingravidare ad oltranza. Carne e non persona con diritti. Infatti, il velo, corto o lungo non fa differenza, indica l’inferiorità mentale (per chi non volesse capire: è come mettere un fazzoletto in testa ai malati di mente o ai minorati psichici) e giuridica della donna (per chi ancora si ostinasse: è come la stella gialla per gli ebrei, razza inferiore), come prescrive il Corano e come conferma la giurisprudenza musulmana; non ho tempo di cercare i versetti e le sure, ma ricordo qui che il problema lo ha già abbondamentre divulgato in Italia Hirsi Ali. Per chi volesse un testo universitario ma chiaro sull’argomento: R. El Khayat, La donna nel mondo arabo, Jaca Book 2002.
Concludo ricordando che la costutuzione italiana garantisce l’uguaglianza tra i sessi: se un cosiddetto simbolo religioso viene utilizzato per marcare la differenza sessuale e l’inferiorità (la sottomissione implica inferiorità) di un sesso rispetto all’altro, allora si entra in contrasto con la costituzione e il diritto alla libertà religiosa viene in secondo piano. Ho perso il controllo, ma mi auguro che alle parenti del prefetto e della Bindi mettano la museruola insieme con il burqa e che finiscano schiave sessuali e riproduttive di un qualche musulmano.

lacrime e sangue

Ho visto che il mio precedente commento non passa: bene, semplifico e cambio alcune espressioni. Se il velo fosse un simbolo sacro si metterebbe anche alla neonata, ma in realtà si mette alla comparsa del menarca per indicare ai maschi adulti e paganti che possono comprarsi la mogliettina che la femmina è pronta per il matrimonio islamico (così è più chic?!?). Carne e non persona con diritti. Infatti, il velo, corto o lungo non fa differenza, indica l’inferiorità mentale e giuridica della donna, come prescrive il Corano e come conferma la giurisprudenza musulmana; si veda quello che scrive Hirsi Ali. Per chi volesse un testo universitario ma chiaro sull’argomento: R. El Khayat, La donna nel mondo arabo, Jaca Book 2002. Concludo ricordando che la costituzione italiana garantisce l’uguaglianza tra maschi e femmine (togliamo la parola cattiva): se un cosiddetto simbolo religioso viene utilizzato per marcare la loro differenza e l’inferiorità (la sottomissione implica inferiorità) di uno rispetto all’altro, allora si entra in contrasto con la costituzione e il diritto alla libertà religiosa viene in secondo piano. Via la rabbia finale…

Tormentor

Il burqa… dopo aver sdoganato il velo siamo arrivati a questo punto… la vergognosa posizione della Bindi non mi stupisce affatto, ma diamine, che un prefetto scriva circolari del genere è veramente assurdo.

In nome del rispetto religioso si permette di contravvenire alle leggi vigenti (divieto di nascondere il volto nei luoghi pubblici), su questo punto penso che le due maggiori religioni italiane (Cattolicesimo ed Islam) possano intendersi alla perfezione,che pena, dove mai andremo a finire?

Non ci bastavano i bigottoni nostrani, ora abbiamo imbarcato pure quasi un milione di islamici che aumenteranno inesorabilmente e che provengono da paesi dove la laicità e la separazione stato/religione non si sa nemmeno cosa sia, riusciremo noi ad insegnargliela? no comment…

Lady Godiva

Massì, dai,

circoncisione per gli iscritti al PD.
Siamo o non siamo paritari?

🙂

Wilde

La mia religione mi impone di indossare il casco integrale in ogni occasione. O in alternativa una leggera maschera da boia in raso nero che lasci scoperti solo gli occhi.
Lo posso fare?

Lady Godiva

Prendiamo il lato positivo:

sarà un’estensione per tutto l’anno del Carnevale di Venezia.
Il mondo intero ci invidierà

Wilde

“Il passamontagna andrà bene lo stesso, Wilde?”

Solo se è in raso nero. 😉

Francesca by Toscana!

Io invece devo girare con un cappello con sopra il Flying Spaghetti Monster..posso??? Me lo nega lo Stato? Cattivi!

Aldo Grano

Se Vi credete razionalisti, che paura Vi può fare il Burqa? Capisco che se non tollerate il Crocifisso, un vestito “più coprente e visibile” della tonaca e del saio, o delle vesti delle suore, vi possa ricoprire la pelle di bolle rosse, ma, alla fine, con grande razionalità, provate a parlare con le donne che lo indosseranno e con i loor mariti, senza spaventarli e aggredirli. Fidatevi delle vostre ragioni ed esponetegliele. Parlate loro di valori laici, di emancipazione femminile, di indipendenza dello Stato da dogmi religiosi. Così come provo io a parlarVi di ragionamenti e valori cattolici.
Aldo Grano

raphael

Aldo Grano
tutto giusto tranne il fatto che non siamo in uno stato laico….. per cui tenere a freno dei bigotti retrogradi come gli islamici sulla strada delle rivendicazioni religiose (leggasi privilegi) sarà durissima.

Magar

Premesso che, personalmente, accetterei anche gente con passamontagna, caschi neri, cappelli di Sua Pastosità, etc. etc. (“libero Carnaval in libero stato”!), se proprio proprio abbiamo deciso che per ragioni di ordine pubblico non possiamo assolutamente fare a meno di vietare abbigliamenti che rendano non identificabili, allora la legge deve valere per tutti, senza eccezioni per motivi religiosi, e quindi niente burqa, niente passamontagna, niente maschere di Paperino, e via così. (Però a Venezia a febbraio potrebbe esserci qualche inconveniente…) L’importante è che le religioni non godano di insensati privilegi.

Lady Godiva

Veramente la Turchia era uno stato laico e
se non erro la laicità la sta difendendo con l’esercito. O teme di doverlo fare.

Aldo Grano,
non voglio l’esercito in Italia per tenere a freno i fanatici.
Peraltro non capisco la tua grande simpatia verso gli islamici
mentre ti rode il fegato quando si parla di laici.

lacrime e sangue

Visto che non se ne esce coi cattolici come il buonista e tollerante Aldo Grano, fautore del “pace, amore e marmellata per tutti”, vediamo di approfondire con le parole di una donna ex-islamica, che ne sa certamente di più dei nostri catto-islamofili:
1) Il maschio islamico ha il dovere di tutelare il suo onore sessuale (sic) detto NAMUS, che deve restare coperto, MA che è anche legato a quanto lascia vedere agli altri di sua madre, sorella, figlia, moglie = l’onore sessuale del maschio islamico è dunque legato a quanto lascia vedere dei suoi attributi e dei corpi delle donne a lui legate
2) il QEIRAT, lo zelo, rappresenta la sua virilità e la sua capacità di conservare il NAMUS = il corpo della donna è il garante dell’onore maschile, del NAMUS, attraverso il controllo del maschio, QEIRAT
3) il pudore della donna, HOJB, e la vergogna, HAYA, sono il suo rispetto dell’onore maschile. Quindi “il velo condanna il corpo femminile alla chiusura perchè questo corpo è l’oggetto sul quale l’onore dell’uomo musilmano si inscrive”, da Chahdortt Djavann, Giù i veli!, Lindau 2004, p. 16-17.

Francesco

ci mancano i mussulmoti a devastare la nostra già scarsa civiltà laica e libera.
Uniti ai tanti (troppi) “Aldo Grano” che infestano l’Italia diventano una vera minaccia alla laicità della nostra povera, umiliata e vilipesa Nazione.
Se passa una cosa del genere mi vestirò da uomo ragno perchè è in lui che credo, e voglio vedere se mi arrestano.

Lady Godiva

I vari Aldo Grano diventano una minaccia per la libertà dell’intera Europa.
Qui non c’è in ballo solo la laicità, anche se i due concetti sono strettamente correlati.

Guidus

Oh, andiamo! Non mi piacciono gli attacchi personali ad Aldo, mi sembra ben piu’ civile di certi troll che ronzavano qui in passato.

Gérard

Lacrime e sangue…
Chahdortt Djavann, alla quale mi riferisco spesso su questo sito in fatto di hijab, chador, Hijab e compagnia bella, dovrebbe essere tradotta in italiano . Sarebbe opera di salubrita pubblica ….

Andrea

Se le cose stanno come descritte da Lacrime, burqa vietato. Non è più un discorso di libertà e piccoli vezzi religiosi, ma di dignità e diritti negati. Inaccettabile.

Aldo Grano

@ Lady Godiva . Quando verrà il Tuo giorno per girare nuda a cavallo, coperta dai capelli, Ti sbircerò come fece il povero Tom, sperando di non venire accecato anche nel 2000. Sugli islamici non posso parlarTi in 20 righe, vedremo in altri post, non mancheranno le occasioni. I laici non mi rodono il fegato e nemmeno gli atei, sennò non Vi scriverei (non sono masochista). Coi nostri comportamenti noi cristiani ci siamo largamente meritati prima gli islamici, poi i giacobini, oggi gli Odifreddi. Finchè potremo parlare e studiare, voi aiutate i cristiani a non essere tiepidi nella fede e a non dire troppe sciocchezze. Ma Vi dico che, se non avete anche voi tanta fede nei vostri valori da parlare coi religiosi,da creare, magari, comunità atee dove si vive e si muore a modo vostro, per dare l’ esempio agli altri; se non sarete capaci, in sostanza, di sacrificarvi per i vostri valori, se necessario fino alla morte, non sopravviverete. Se Dio non esiste, cristiani e musulmani ed ebrei sono sopravvissuti fino ad oggi solo perchè ci hanno creduto.

Aldo Grano

@Lady Godiva. Preavvisami quando verrà il Tuo giorno per girare nuda a cavallo coperta dai capelli: Ti sbircerò come il povero Tom, sperando di non venire accecato per rappresaglia.Non posso spiegarTi in 20 righe come vedo l’ Islam e gli islamici. Aspettiamo altri post, le occasioni non mancano. I laici non mi rodono affatto il fegato, e nemmeno gli atei, sennò sarei masochista a scriverVi. Credo che noi cristiani ci siamo largamente meritati, coi nostri comportamenti, prima gli islamici, poi i giacobini, oggi gli Hitchens. Diciamo che ci aiutate a non essere troppo tiepidi e cretini nella fede. Ma anche voi dovete credere nei Vostri valori fino a provare a convincere i religiosi. Dovete dare esempi di vita atea magari creando comunità dove si vive e si muore a modo vostro. Altrimenti non sopravviverete. Se Dio non esiste, cristiani, musulmani e d ebrei sono arrivati fino al 2007 solo perché ci hanno creduto.

Guidus

@Aldo

Io sì che posso scriverti in 20 righe come la vedo sull’Islam. Una religione assolutista del tutto simile al cattolicesimo odierno, e praticamente indistinguibile dal cristianesimo fanatico del medioevo/rinascimento. Quattro righe, pardon.

La differenza tra voi cristiani e noi non credenti sta in questo: voi (così come quasi tutte le altre religioni, con pochissime eccezioni) ritenete di essere detentori di una verità assoluta e la volete imporre a tutti. Peccato poi che la vostra verità non coincida con quella di altre religioni altrettanto convinte di essere nel giusto, ma proseguiamo. Noi invece riteniamo che tale verità non esista, e quindi, per definizione, non tentiamo di imporre niente a nessuno. Noi ce la prendiamo con la CCAR perché tenta di imporre anche a noi le sue cazIDEE – salvo poi chiedere scusa tra qualche secolo. Tu, cattolico, saresti contento se fossi obbligato a seguire i dettami di un’altra religione?

La CCAR non ha voluto sottoscrivere la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Mi immagino che, seguendo le indicazioni del “Quanta cura” e del “Syllabus” di Pio IX, essa non voglia approvare la libertà di religione sancita nella Dichiarazione. Ecco, sta tutto qui: noi umanisti questa libertà la riconosciamo, compresa la libertà di non avere alcuna religione; la CCAR no.

E poi, se mi permetti: prenditi un pomeriggio di tempo e una buona enciclopedia, e leggiti che cosa ha fatto la CCAR dalle origini a oggi. Si è macchiata di crimini orrendi, ed è sempre stata superata dalla morale laica perfino su questioni come la schiavitù o la pena di morte. Io lezioni da quella istituzione, che ha imprigionato, torturato, ucciso, bruciato, schiavizzato, non ne accetto.

zorn

ah, e il terrorismo? e i furti che stanno aumentando? ci vuole il pugno duro, non va!

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