[…]Monsignor Zenti non è nuovo a queste iniziative: in poco più di tre anni di governo della diocesi di Vittorio Veneto, da dove proviene, ha scritto due volte al premier Romano Prodi (precarietà del lavoro e Pacs) e a Rosy Bindi (ancora Pacs) senza contare destinatari i «più in alto», come San Tiziano, patrono della diocesi vittoriense, e San Francesco di Sales, il santo dei giornalisti.Ora è la volta della prima carica dello Stato che ha ricevuto la lettera pochi giorni dopo il convegno che si è tenuto in fiera, sabato scorso, dal titolo, appunto, «Un’alleanza tra laici e cattolici per il bene del Paese», organizzato dalla Fondazione Toniolo, dall’Ufficio di Pastorale sociale della diocesi e da molte aggregazioni laicali. Introducendo il quale lo stesso Zenti ha esposto il suo pensiero, sottolineando, con argomentazioni simili a quelle esposte nella lettera e in altre occasioni, l’inconsistenza del problema trattato.Il vescovo scrive a Napolitano per «la sua singolare capacità di essere davvero al di sopra delle parti. Un vero Presidente». E perché «personificazione della laicità in Italia». Quindi l’unico ad avere in mano «la chiave di soluzione» di un nodo «che da troppi anni tiene avvinghiati gli italiani, paralizzando il confronto e il dibattito culturale e politico», cioè la contrapposizione tra laici e cattolici.Il presule invita il primo cittadino della Repubblica a fare «un appello agli italiani, parlamentari in primis, alla correttezza terminologica, cioè al rispetto della morfologia della cultura, che ha sempre forti ricadute anche sulle relazioni sociali». Infatti è proprio ricorrendo alla radice delle parole che monsignor Zenti smantella una «terminologia entrata nell’uso corrente… che dà per scontato il senso di laico contrapposto a cattolico». Tutti siamo laici, «perché laico significa cittadino». E ancora: «Laico è sostantivo… Il termine cattolico, invece, è una delle sue possibili qualificazioni ispirative. Il cattolico è un cittadino che trova la sua fonte culturale e valoriale nel cattolicesimo».Per dare più forza al suo ragionamento monsignor Zenti non chiede solo aiuto al greco, di cui è stato insegnante, ma anche alla passione per la campagna della quale è un figlio illustre. E precisamente ai vini doc veronesi, che sono frutto di un innesto effettuato ad arte nella vite. «Ebbene, la laicità corrisponde al porta-innesto. La specificità ispirativa, ad esempio quella cattolica, corrisponde all’innesto». L’ottimo risultato dipende da entrambi i contributi.
«Non dunque cattolici e laici, solo in cerca di possibili accordi, ma laici di ogni matrice culturale capace di creare alleanza per il bene comune della nostra nazione Italia», dice il vescovo. Nel mirino quel laicismo che vorrebbe il laico cattolico (quindi anche i vescovi, in quanto cittadini) condannato a non esprimere pubblicamente la sua identità e il suo pensiero su questioni che riguardano la vita sociale. Dimenticando che «il cristiano è educato dal Vangelo ad essere un cittadino con forte senso di responsabilità sociale», lo dimostrano le «tante opere concrete di vicinanza e attenzione fattiva verso le persone più svantaggiate». […]
Testo integrale sul sito dell’Arena
Quasi tutto molto bello, quasi tutto sottoscrivibile (a parte la caricatura del laicismo, ad esempio). E poi? I pacs? L’eutanasia? Il Concordato? L’Otto per mille? L’ora di religione? Qual è, nel merito, l’opinione di mons. Zenti?
Scrivere frasi a effetto è più facile che trovare cattolici ‘laici’ disponibili a discuterne. Trovare cattolici in dissenso con la gerarchia è ancora più difficile. E trovare vescovi in disaccordo col papa è impossibile. Per cui, fino a prova contraria, restiamo della nostra idea: i cattolici ‘laici’, che non se la sono mai passata troppo bene, sono oggi in via di estinzione.
Ma questa caricatura di laicismo è quella propagandata da gerarchi e adepti e che vediamo riprodotta qui praticamente da tutti i frequentatori che si fanno riconoscere come appartenenti a una religione. Di solito la cattolica.
Hanno creato un fantasma dell’immagine che VORREBBERO noi (atei) fossimo.
Poi si sorprendono (o più facilmente, conoscendo la loro ipocrisia, fingono di sorprendersi) che la realtà sia diversa.
E si arrabbiano se chiediamo il rispetto delle leggi e della nostra dignità.
Pretendendo però con forza il rispetto per la loro che è una credenza senza fondamento e autoreferenziale.
Solo AGENDO con pazienza e continuità faremo loro calare la cresta.
Un po’ alla volta, ma ci arriveremo.
qualificazioni ispirative? porta-innesti e innesti? ma di che farfuglia quest’uomo….
è evidente che questo vescovo vuole mitigare l’allarmante bisogno di laicismo che si respira oggi in italia (allarmante solo visto dal lato della chiesa) e vuole sminuire il laico propriamente detto e la stessa definizione di laicismo.ù
che io sappia, il laicismo comporta che uno stato non sia pervaso da nessuna ispirazione religiosa e non favorisca nessuna religione, deve essere uno stato a-religioso…ora già il fatto che un vescovo scriva al presidente della repubblica per questioni sociali è un sintomo che la chiesa confida nella non laicità delle istituzioni pubbliche.
c’è chi è a favore della non invasione della vita pubblica e privata del cittadino da parte di nessuna religione e viene detto laico.
e c’è chi invece permette alla chiesa cattolica di invadere la nostra vita, e viene detto cattolico.
facendo questo ragionamento risulta chiaro che per essere laici si deve essere o atei, o agnostici, o cattolici solo formalmente, perchè un cattolico che non tollera l’invasione della chiesa nella vita di ogni giorno non può ritenersi certo un buon cattolico.
e viene da sè che chi non è un buon cattolico probabilmente rimane cattolico e non diventa ateo o agnostico solo per inerzia, per negligenza nel non porsi domande, ma sostanzialmente non è cattolico…e credo proprio che di cattolici solo formalmente e di laici propriamente detti siano essi atei o agnostici l’italia ne sia piena zeppa.
che la chiesa accetti una buona volta la realtà sociale e non cerchi addirittura di creare neologismi per la sua causa.
meno male che sei ottimista… anche io ci credo ma ci vorrà qualche secolo ancora…
in italia molto meglio giocare sulle parole perchè in quanto a fatti siamo a zero…
tipo atteggiamento di chi fa politica al centro: negare fino alla morte che vi sia un problema.
hai ragione Jeeezuz:
in fondo per loro il problema non esiste, visto che fanno come gli pare, godono di infiniti privilegi e chi osa criticarli è definito terrorista (vedi Primo Maggio)
Bla bla bla, qui ovviamente nessuno vuole il cattolico condannato a non esprimere le sue idee, si vuole che lo stato sia “condannato” a non aderire alle idee che i cattolici fondano sulla loro fede, in modo da non discriminare i non cattolici.
Il termine “laico” nasconde una profonda ipocrisia.
Se uno è credente è sottomesso alla Chiesa e pertanto non può essere laico.
Se uno non è credente è ateo oppure agnostico, e neanche lui può essere laico
Parlare di laicità è lo stesso che dire:” Mia moglie è incinta,si ma solo un po!!”
… lo scontro no 😯
…. dio sì 😆
Non è vero Francesco M.Palmieri, si può benissimo essere cattolici, credenti e allo stesso tempo laici, nel senso che si è per la laicità dello stato, per la separazione stato/chiesa e non si ha insomma la pretesa di imporre agli altri le proprie convinzioni etico/religiose, che poi questo genere di cattolico purtroppo da noi non abbondi è un altro discorso…
Per quanto riguarda gli atei e gli agnostici, beh di solito ovviamente sono laici, ad eccezione al massimo dei cosidetti “atei devoti” , siano essi filo-cattolici (stile Marcello Pera) o filo-islamici, tipo quei pseudo-atei che in occasione delle famose vignette danesi non rispettando il diritto di fare satira sulle religioni non ne accettarono la liceità (delle vignette) e in più pretesero che il premier danese si scusasse di fronte al mondo islamico.
@Palmieri
Filologicamente hai ragione. E’ poco logico che un ateo si definisca anche “laico”……ma è lo Stato che dovrebbe essere laico e non asservito a principi etici provenienti da messaggi religiosi.
La nostra Costituzione reca in se un contraddizione immane: all’art 3 , assegna parità ai cittadini a prescindere dalla loro fede, o non fede, religiosa o politica, poi si smentisce disciplinando i rapporti tra stato e chiesa cattolica, dimostrando che alla chiesa viene assegnato un ruolo istituzionale con relativo riconoscimento di esclusività.
La battaglia per la conquista della reale laicità dello stato non può che passare attraverso riforme di legge che risolvano una volta per tutte simili contraddizioni.
“Non esiste uno scontro laici-cattolici”.
E’ verissimo. Esiste solo una persecuzione, tuttora in atto, da parte dei cattolici sui non cattolici.
@Palmieri
Non concordo per nulla: i cattolici possono anche essere laici, parecchi cattolici votarono a favore di aborto e divorzio, malgrado le prescrizioni contrarie del Vaticano, nei referendum degli anni ’70, il grado di sudditanza se lo sceglie ognuno (OK, non sarà un buon cattolico, a rigore, ma sempre cattolico si definisce).
Inoltre non ho capito in che senso un ateo non possa dirsi laico. Io sono ateo, e sono laico nel senso che credo che lo Stato non dovrebbe negare a nessun individuo la libertà di opinione in materia di religione: perciò, libera chiesa in libero stato.
@Magar: io forse sarò troppo malfidente, ma per me gran parte dei cattolici che hanno votato a favore di aborto e divorzio l’hanno fatto più per interesse personale che per rispetto della laicità dello stato, non basta essere favorevoli ad aborto e divorzio per considerarsi cattolici laici se poi su altre questioni si sostengono pari pari le tesi del vaticano e si difendono i privilegi della Chiesa Cattolica…
la laicità vuol dire neutralità da ogni tipo di religione, che le leggi non si fanno seguendo i dettami di una religione, che nei luoghi pubblici non si espone nessun simbolo religioso, che lo stato e le sue leggi sono neutrali nei confronti di qualsiasi tipo di religione. Questo ad un ateo va benissimo, un ateo è naturalmente laico, non c’è nessuna contrapposizione tra i due termini. Laicità vuol dire libertà di scelta, che si fanno leggi che non impongono una morale religiosa, leggi che rispettono i diritti di scelta che ogni cittadini ha sul proprio corpo e sulla propria vita, senza che invece ci vengano imposti modi di vivere dettati da chichessia. L’ateo inoltre non ha nessun’altro a cui rispondere se non se stesso e la sua coscienza e sa che ciò che pensa e che ritiene giusto per la sua vita, vale solo per lui, non come i cattolici, o religiosi in generale che devono tener conto di ciò che dicono i loro capi spirituali e i loro libri sacri, che credono in dogmi e credono che la loro etica sia giusta e l’unica vera e molto spesso pretendono che sia imposta anche agli altri.