Caro direttore, Stendhal scriveva: “La gioia immorale che gli italiani provano nel vendicarsi proviene della loro potenza d’immaginazione: negli altri paesi la gente non si può dir che perdoni, ma dimentica”. Oggi sembra che gli italiani stiano esagerando nel senso contrario. C’è sempre qualche giornalista indelicato che chiede alla persona cui magari hanno barbaramente ucciso un figlio, se può perdonare l’assassino, e il colmo è che spesso il genitore risponde di sì, che lui perdona l’assassino. Ora, esprimere anticipatamente la volontà di perdonare il delinquente che non ha mostrato un serio profondo sofferto pentimento, ma che continua ad essere delinquente, non solo è diseducativo, ma anche offensivo verso la vittima innocente. Gesù chiese il perdono del Padre per i suoi crocifissori, ed aggiunse: “Perché non sanno quello che fanno”; quasi a dire: altrimenti non meritano perdono. Promise il paradiso non al malfattore crocifisso con lui, che lo insultava, ma a quello che mostrò d’essersi pentito. Amare i nemici significa volere la loro conversione e il perdono di Dio; ma è il caso di parlarne quando il “nemico” ci ha appena ucciso un figlio e magari sarebbe pronto ad uccidere ancora?
La lettera di Veronica Tussi è stata pubblicata sul Sole 24 Ore di oggi
La chiesa con l’escamotagè del perdono ha giocato sempre d’anticipo per farsi perdonare tutte i crimini commessi e che in futuro commetterà.
Io trovo inqualificabile quando un giornalista fa queste domande ai familiari “Perdoni l’assassino?” dopo 1 ora dall’omicidio, di solito cambio canale altrimenti vomito..la persona a volte risp di sì e mi stupisco tantissimo..mi meraviglio che nessuno abbia fatto ingoiare il microfono al giornalista di turno e sia andato via indignato. Non ho veramente parole, è una cosa di super cattivissimo gusto e profondamente cretina chidere a uno di perdonare chi ha ucciso il figlio, l’amico, la moglie..il perdono in qualcuno ci può essere, ma viene dopo anni..io ad es non p erdonerei mai.
Già ma i sedicenti cattolici veri dovrebbero sempre perdonare, a cominciare dal papa… uah uah uah uah uah!!!!
x Francesca
Anche a me viene da vomitare quando i giornalisti vanno ad intervistare una persona appena colpita da una grave disgrazia, assillandola con domande cretine oltremodo innopportune in quei momenti. Evidentemente questo modo di procedere fà ascolto e non c’è nulla di più cinico del giornalismo fatto per l’ascolto a scapito del dolore. Personalmente ritengo che il tempo debba cancellare anche l’odio, per questo motivo non capisco coloro che colpiti da una disgrazia si ritengano soddisfatti di fronte ad una sentenza, che comunque incolpi qualcuno, anche se i dubbi sulla colpevolezza dell’imputato continuano ad esserci. Uno per tutti il caso Sofri Bompressi Pietrostefani, con il commento di soddisfazione, per mè incomprensibile, della sig.ra Calabresi.
Ad Azouz Marzouk i giornalisti non si sono azzardati a chiederlo..