Eluana e il monopolio dell’etica

Era scontato l’attacco frontale dell’Osservatore Romano contro la sentenza della Cassazione che riapre il «caso Eluana», la giovane che da quindici anni si trova in coma irreversibile. La sentenza accoglie la possibilità che, con il consenso del padre, si fermi la macchina che tiene Eluana in vita vegetativa.Ma quello che non è scontato è il silenzio e l’imbarazzo dei responsabili politici italiani di fronte all’attacco vaticano contro la magistratura, accusata di «orientare il legislatore verso l’eutanasia». Più in generale la magistratura è accusata di promuovere «il relativismo dei valori», che ormai è l’anatema del nuovo millennio.

Di fronte a queste accuse, dove sono i vocalissimi leader del neonato Partito democratico? Perché lasciano diffamare il pluralismo dei valori – fondamento della laicità – come «zona vuota dai confini non più tracciabili»?

In realtà è la gerarchia cattolica che non lascia tracciare a nessuno, tanto meno alla magistratura «i confini», perché ritiene di avere essa soltanto il monopolio dell’etica. Confonde il difficile e complesso problema della contemperanza dei vari criteri di giudizio etico – come nel caso di Eluana – con la mancanza di moralità. Eleva una concezione della vita umana sostanzialmente biologicistico-vegetativa a criterio etico unico e univoco, da cui discendono soltanto giudizi diffamatori per ogni altra visione della vita.

Eppure nei toni dell’ultima denuncia vaticana si nota una regressione rispetto ad altre più attente e meditate considerazioni fatte dagli uomini di Chiesa in tema di «accanimento terapeutico» o di inutile sofferenza. Perché questa regressione?

Ha ragione l’organo vaticano a segnalare un inaccettabile «vuoto legislativo» in Italia. Ma non lo si riempie imponendo una (legittima) visione della vita legata ad una determinata fede religiosa, a chi ha una visione diversa (altrettanto legittima), anche se ad essa in Italia non viene riconosciuta pari dignità etica.

Nel nostro Paese non esiste un vuoto di valori – come ripetono i clericali – ma una paradossale ricchezza di valori che sono spesso in contrasto tra loro. Questo contrasto viene fuori in situazioni particolari, che si fanno sempre più frequenti con le trasformazioni dei comportamenti, delle mentalità, delle esperienze. Si va dai casi relativamente semplici, eppure inutilmente esasperati e quindi irrisolti come il riconoscimento delle coppie di fatto, ai casi difficili come quello di Eluana.

Ciò che manca nel nostro Paese è una cultura e una politica laica, degna di questo nome. Una politica che governi davvero il pluralismo dei valori, di cui tutti i politici si riempiono la bocca. Che prenda decisioni legislative difficili, che tracci «confini» nel senso di tenere presenti tutti i criteri morali che entrano in gioco nelle scelte che contano. Anche a costo di scontrarsi con la Chiesa. Di tutto questo non vedo tracce attendibili nei fiumi di parole sentite in queste settimane, dentro e fuori il Partito democratico.

L’elenco delle decisioni legislative da prendere con urgenza non è lungo, ma qualificante. Per rimanere in tema, ci sono le questioni catalogate sotto la voce «testamento biologico». Esse riguardano sia direttamente la persona interessata, sia indirettamente i criteri per individuare chi dev’essere autorizzato a decidere in nome e per amore dell’interessato. Non si tratta di evocare «una potestà indeterminata sulla propria esistenza» – come scrive con toni drammatici l’organo vaticano – . Si tratta semplicemente di mettere le persone in grado di anticipare e di reagire con ragionevolezza a uno stadio di irreversibile disumanizzazione della propria esistenza.

Rimangono infine sul tappeto i problemi legati ai «Dico», al riconoscimento delle unioni di fatto di varia natura. A questo proposito, era appena iniziato un dibattito poi bruscamente interrotto, per evidenti ricatti politici. Se è vero che nel centro sinistra si respira aria nuova, perché non rimettere mano a queste iniziative?

Articolo di Gian Enrico Rusconi pubblicato su La Stampa

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18 commenti

GABRIELE

Finalmente un po’ di buon senso sulla stampa nazionale
e uno squarcio sul monopolio informativo del vatticano

Bravo Rusconi

shock

ecco il motivo perchè non ho votato alle primarie, ecco il motivo perchè non voterò il PD, ecco il motivo per cui l’UAAR dovrebbe entrare in politica

Lorenzo G.

“ecco il motivo per cui l’UAAR dovrebbe entrare in politica”

Questo potrà far discutere ma onestamente sono d’accordo anch’io.

maxalber

Politica non è solo gestione della laicità, ma anche di molti altri aspetti (economia, sanità, previdenza, rapporti con l’estero ecc. ecc.).
Se l’UAAR si infilasse in politica morirebbe subito.
Anche perchè le divisioni interne esploderebbero inevitabilmente.
E’ meglio fare azione di lobby. Su aspetti che ci trovano (quasi) tutti d’accordo.
Abbiamo più speranza di essere ascoltati.
Lo fanno anche “loro”, no?
Ed efficacemente, malgrado la mancanza di argomenti validi.

Jeeezuz

@ maxalber: “è meglio fare azione di lobby”

Sì, la famosa lobby gay-massonica-ebrea
ahahah 😀

marzioRM

Sono d’accordo…l’UAAR deve entrare in politica! Con una sola ragion d’essere…difendere e promuovere la laicità! Ma a ben vedere l’affermazione di una laica laicità (e cioè laicità senza annacquamenti lasciando ai fondamentalisti odiosi aggettivi quale “sana”) costituirebbe un programma politico di eccellenza poichè comprensivo di ogni altra necessaria finalità: da quelle economiche a quelle sociali. Perchè solo la libertà e solo la gente libera di credere e di essere quello che vuole può assicurare/accelerare il progresso, il miglioramento della qualità della vita per tutti e la concordia…

Daniela

loro veramente si sono infiltrati in tutti i partiti, sabotando ogni iniziativa laica. Noi per essere altrettanto efficaci dovremmo fare lo stesso.

Lorenzo G.

Se é per questo le divisioni interne ci sono sempre state in qualunque partito, eppure resistono imperterriti. E poi l’UAAR mi sembra comunque molto più unito rispetto ai suddetti. E più maturo. Credo che sarebbe già meno difficile superarle ed arrivare ad un accordo, visto che i valori di fondo sono comunque molto sentiti. Il problema vero, secondo me, é semmai l’ancora scarsa consistenza numerica.

Paolo P.

Il PD? Il Partito di Dio! Non avete capito che sono tutti laici devoti papalini che pensano che il crocefisso sia simbolo di laicità? E ci sono pure quelle-i che portano il cilicio! Ci vorrebbe un’ altra breccia di Porta Pia!

maxalber

Guardate che nell’UAAR convivono esponenti del liberalismo più spinto con elementi della sinistra massimalista più arrabbiata.
Se si prova ad accennare nelle liste di discussione interne (dove giustamente la politica è vietata) ad età della pensione, a struttura dello stato sociale, ad assistenzialismo o a qualsiasi argomento di economia lo sbranamento reciproco è immediato.

Limitiamoci quindi alla laicità che ci dà già abbastanza da fare.

nagisa

Io non sarei molto contenta se l’UAAR entrasse in politica. Mi fanno molta tristezza la miriade di partiti che ci ritroviamo in Italia. Per dirne uno “i verdi” che tradotto significa: “noi ci occupiamo dell’ambiente”. Poi ho sentito parlare del “partito dei pensianati” che sta per: “noi ci preoccupiamo per i pensionati”.
Chi entra in politica non dovrebbe volersi occupare di un singolo problema! Quindi un partito di atei razionalisti intento a difendere la laicità sicuramente rappresenterebbe benissimo molti di noi, me compresa, ma non mi sembrano buoni presupposti per formare un partito… Finirebbero per essere “quelli che vanno contro la chiesa”.

nopperabo

daccordo con nagisa (oshima? kaworu?)

tornando all’argomento: non è difficile capire che imporre la morale per legge è controproducente … sembra che quelli di scienza e vita non abbiano mai visto Arancia Meccanica!

Roberto Grendene

Non e’ l’uaar che deve diventare un partito, siamo noi che dobbiamo esigere dal partito che seguiamo, o che ci fa meno schifo, o comunque da qualunque partito che ci venga a chiedere il voto, un impegno chiaro a favore della laicita’ delle istituzioni.

Non avere timore cioe’ a porre domande ai politici che vengono a fare un discorso, pretendendo risposte dirette, sul problema del clericalismo istituzionale, dei costi delle caste religiose, dei finanziamenti alle religioni da parte dello stato (es.8×1000) delle regioni (es.buoni scuola per le private) dei comuni (es.oneri di urbanizzazione secondaria per chiese e relative pertinenze), della ghettizzazione nella scuola pubblica operata con l’insegnamento della religione cattolica (che separa i figli di genitori cattolici o finti tali dagli altri, figli di genitori di altre religioni o di nessuna religione, che magari sono piazzati in un corridoio in attesa che l’ora di religione cessi e con essa la loro emarginazione)

Roberto Grendene

Lorenzo G.

Be’, d’altra parte per fare politica o comunque per impegnarsi per qualcosa non é necessario costituirsi per forza in un partito: si può farlo anche come associazione, come movimento, come gruppo, come lobby (citando Maxalber) o quello che volete. L’importante é che i valori di fondo per i quali si lotta siano condivisi da tutti; poi su altre cose si può anche essere in completo disaccordo. Penso ad esempio ai radicali: fra tutti sono senza dubbio il miglior partito in fatto di laicità e diritti civili, quelli che finora hanno fatto senz’altro di più, ma se si parla di economia e stato sociale, per quanto mi riguarda….lasciamo stare (vedi la loro partecipazione alla campagna per l’abolizione dell’art. 18 di qualche anno fa)!

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