La sentenza della Corte sulla causa di Eluana Englaro

Ecco per intero la sentenza della Corte di Cassazione in merito alla causa di Eluana Englaro.

Diritto alla vita, eutanasia, legittimità, limiti.
Cassazione civile, sez. I, sentenza 16.10.2007 n° 21748.

Diritto alla vita – eutanasia – legittimità – limiti [art. 32 Cost., art. 357 c.c.]

Nelle prime righe si legge (i corsivi sono miei):

in una situazione cronica di oggettiva irreversibilità del quadro clinico di perdita assoluta della coscienza, può essere dato corso, come estremo gesto di rispetto dell’autonomia del malato in stato vegetativo permanente, alla richiesta, proveniente dal tutore che lo rappresenta, di interruzione del trattamento medico che lo tiene artificialmente in vita, allorché quella condizione, caratterizzante detto stato, di assenza di sentimento e di esperienza, di relazione e di conoscenza – proprio muovendo dalla volontà espressa prima di cadere in tale stato e tenendo conto dei valori e delle convinzioni propri della persona in stato di incapacità – si appalesi, in mancanza di qualsivoglia prospettiva di regressione della patologia, lesiva del suo modo di intendere la dignità della vita e la sofferenza nella vita.

Qui il pdf della sentenza (grazie a Riccardo Cecioni per averci inviato il testo).

Articolo di Chiara Lalli pubblicato sul blog Bioetica

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3 commenti

Roberto Grendene

«tenendo conto dei valori e delle convinzioni propri della persona in stato di incapacità»

Ecco, un altro caso in cui avere effettuato la cancellazione degli effetti civili del battesimo (cd. “sbattezzo”) garantisce un grado di liberta’ in piu’.
Essere ancora registrato tra gli appartenenti alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana potrebbe far passare che i i valori della persona in oggetto siano quelli promossi dalla gerarchia vaticana.

Roberto Grendene

Giol

Eluana, per quanto mi riguarda, è già morta. Come Persona, in senso giuridico, non esiste più: il suo cervello è ormai pesantemente atrofizzato, la sua coscienza è totalmente assente, la sua volontà decisionale è nulla. Dire che questo corpo (in stato vegetativo da 15 anni, destinato probabilmente a restare tale per sempre) sia qualcosa in grado di detenere dei diritti, significa dire una cosa a dir poco penosa, che non tiene conto della era Natura Umana (il raziocinio, la coscienza, la volontà).
Non c’è davvero alcuna analogia possibile con i suicidi, che sono invece persone coscienti in tutto e per tutto. Il cosiddetto “testamento biologico” serve appunto a dichiarare la propria volontà quando una volontà non la sia ha più (come nel caso di Eluana), e non a dichiarare una volontà di morire quando ancora si ha volontà (il suicida).
Ritengo quindi che, in assenza di testamento biologico, siano i suoi genitori a decidere cosa fare del corpo di Eluana. Ripeto: Eluana non esiste più, esiste solo il suo corpo. Mantenere in vita questo corpo non significa certo mantenere in vita Eluana: chi pensa una cosa simile o è ignorante o è in malafede.

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