Caro direttore, Stendhal scriveva: “La gioia immorale che gli italiani provano nel vendicarsi proviene della loro potenza d’immaginazione: negli altri paesi la gente non si può dir che perdoni, ma dimentica”. Oggi sembra che gli italiani stiano esagerando nel senso contrario. C’è sempre qualche giornalista indelicato che chiede alla persona cui magari hanno barbaramente ucciso un figlio, se può perdonare l’assassino, e il colmo è che spesso il genitore risponde di sì, che lui perdona l’assassino. Ora, esprimere anticipatamente la volontà di perdonare il delinquente che non ha mostrato un serio profondo sofferto pentimento, ma che continua ad essere delinquente, non solo è diseducativo, ma anche offensivo verso la vittima innocente. Gesù chiese il perdono del Padre per i suoi crocifissori, ed aggiunse: “Perché non sanno quello che fanno”; quasi a dire: altrimenti non meritano perdono. Promise il paradiso non al malfattore crocifisso con lui, che lo insultava, ma a quello che mostrò d’essersi pentito. Amare i nemici significa volere la loro conversione e il perdono di Dio; ma è il caso di parlarne quando il “nemico” ci ha appena ucciso un figlio e magari sarebbe pronto ad uccidere ancora?
Lettera di Veronica Tussi su Il Sole 24 Ore 18 ottobre 2007 e pervenuta a ultimissime
Finalmente qualcuno che dice apertamente una di quelle verità che sono sotto gli occhi di tutti ogni giorno ma che non si possono dire perchè non é politicamente corretto.
quale sarebbe la verità sotto gli occhi di tutti?
forse quella che alcuni giornalisti sono sadici e si compiacciono di tormentare i parenti della vittima sperando in risposte terrificanti?
Anche quella, senza dubbio. Ma io mi riferivo al frequente eccesso di perdono di cui sopra.
Embè? Ringraziate Maria Fida Moro, colei che per prima (ch’io ricordi) perdonò gli assassini del padre. Del modo di fare giornalismo in Italia non mi sorprendo, ovviamente.
Il perdono? Nah. Il perdono è innaturale, naturale è la vendetta e lo dimostrano proprio le religioni. Non potendosi far vendetta si cerca di farla attraverso la giustizia, ma sempre vendetta è. Basta leggere le cronache dei casi giudiziari, soprattutto se sono coinvolti stranieri e/o le vittime sono bambini. Queste forme sublimate di vendetta in cui il padre della povera vittima spende la vita fra studi d’avvocato e udienze in corte d’assise, “combattendo la sua battaglia” 😆 (come si dice in gergo), sono il perfetto contraltare della fradicia retorica del perdono. Io ti perdono a parole, ma ti faccio il culo in tribunale, e finché non ti stendo non sono soddisfatto; spesso, poco importa anche se sei colpevole o innocente, per me sei colpevole, punto. Son tutti lì, a recitare questa grottesca commedia, qualcuno tira le cuoia prima di veder appagata la sua sete. Non basta mica: su queste stesse basi l’opinione pubblica pretende di legiferare, e qualche demagogo ci costruisce le sue fortune politiche.
Che pena.
E poi, questo perdono conto terzi…
Arriva questo, ti stupra e poi ti ammazza, magari a parolacce.
Tu, ancora un po’ scocciato, finisci in paradiso, perche’ sei un timorato di dio, e vedi che tuo padre-madre-cuggino PERDONANO.
Ti ## come una biscia e ti ritrovi all’inferno.
Va mica bene.
E poi, questo perdono conto terzi…
Arriva questo, ti stupra e poi ti ammazza, magari a parolacce.
Tu, ancora un po’ scocciato, finisci in paradiso, perche’ sei un timorato di dio, e vedi che tuo padre-madre-cuggino PERDONANO.
Ti incavoli come una biscia e ti ritrovi all’inferno.
Va mica bene.
se dio perdonasse non ci sarebbe l’inferno…
(a parte ke non esiste né l’uno né l’altro)
in un fatto di cronaca nera di qualke tempo fa avrei preso a ## quel padre ke, subito dopo l’uccisione della figlia, dikiarava di perdonare gli assassini.
forse sarò in errore ma l’impulso fu quello:
darik