La morte non esiste e Dio è stato smembrato

“Che cosa angoscia l’uomo da sempre? La risposta è semplice: la morte”. Così attacca il pezzo di Armando Torno sul nuovo libro di Emanuele Severino (Il Paradiso non c’è: siamo destinati alla felicità, sottotitolo Emanuele Severino disegna uno scenario ultraterreno alternativo a ogni fede, Il Corriere della Sera, 18 ottobre 2007). E forse è l’unica preposizione chiara, complice Severino, naturalmente. A partire da poche righe sotto la confusione attanaglia irrimediabilmente le menti tendenti alla razionalità (ma sarà proprio vero che i concetti complessi non possono essere spiegati con chiarezza? E sarà proprio insuperabile il fascino della messa in latino, nessuno capisce ma lo prende come segno del livello superiore di chi parla?). Per quanto riguarda la morte Torno ricorda che “Lo sapevano già egizi, babilonesi ed ebrei, lo compresero magnificamente i greci, a Roma Lucrezio spiegò le conseguenze mondane e religiose di questa paura. Ma forse tali caratteristiche le ebbe (le ha) quella morte che non lascia una possibilità di salvezza”. E quale sarebbe la nostra possibilità di salvezza?  […]

Il seguito dell’articolo di Chiara Lalli è pubblicato sul blog Bioetica

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4 commenti

Sergio

Nell’articolo intero di Chiara Lalli si legge fra l’altro:

Armando Torno:

Si può essere d’accordo o no con Severino, comunque gli va riconosciuta una coerenza estrema nel linguaggio e nel metodo.

Chiara Lalli:

Coerenza? L’unica coerenza che io ci trovo è che non si capisce mai nulla di quello che dice. Sarà coerenza pure questa. Ciò che colpisce è la confusione sprezzante verso la scienza e il sapere scientifico. E una strampalata idea di nulla (essere eterno come rimedio del divenire o del nulla?). Ma lasciamo la parola direttamente a Severino nella assoluta rinuncia a capire.

Aggiungo io:

Disprezzo non tanto o non solo verso la scienza e il sapere scientifico, ma per il comune sentire, cioè per tutti noi che vorremmo capire qualcosa e non capiamo un fico. Quello di Severino è un vaniloquio presuntuoso e folle (altro che la Follia dell’Occidente, l’idea fissa del Nostro).
Diceva una volta il Nostro in un’intervista: Non è compito della filosofia presentare ricette per la soluzione dei problemi quotidiani. Figurarsi, queste sono misere incombenze che al filosofo non interessano.

E tuttavia in numerosissimi articoli del Corriere Severino ha dimostrato conoscenza delle cose terrene e una notevole capacità di analisi. Quando scrive per la stampa sembra una persona normale che pensa con grande rigore ed è persino comprensibile. Ma ahimè, persino in questi interventi scritti per il pubblico bue, Severino non si smentisce e finisce immancabilmente (sempre) i suoi articoli lasciando il lettore perplesso e intontito.

Io «Gloria» non sono riuscito a leggerlo, ho smesso dopo una cinquantina di pagine in cui non capivo niente di niente. Sarò tonto, cretino io? O forse è Severino semplicemente un maleducato? Chiarezza e concisione sono segni di rispetto per chi ascolta o legge.
Ma già, lui «vola alto».

«La Gloria» (con la maiuscola) era stato presentato da Severino come conclusione del discorso avviato vent’anni prima con “Destino della necessità”. Adesso apprendiamo che con Gloria non aveva ancora finito ed è stato necessario aggiungere “Oltrepassare”. Ma un’altra volta non mi faccio fregare.

A giudicare dalle parole di Severino riportate in questo articolo si direbbe che è ormai totalmente impazzito. Parole prive di qualsiasi senso. Strano che Armando Torno le abbia raccolte con tanta reverenza senza la minima obiezione. Torno a scritto un libro “Pro e contro Dio”, credo sia un credente.

Guidus

La mia personale interpretazione di gran parte dei filosofi moderni è basata sull’applicazione del rasoio di Occam. Anziché tentare disperatemente di trovare un senso in quello che scrivono (Severino e Cacciari sopra tutti), applico il rasoio: quello che scrivono questi signori sono un cumulo di cazSCIOCCHEZZE senza senso.

cullasakka

Cito un mio professore di filosofia del liceo (che non mi ricordo chi stava citando):

“La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale il mondo va avanti sempre uguale” (!)

Giovanni

Le tesi fondamenrtali di Severino sono:
1) l’essere è eterno;
2) gli enti non scompaiono nel nulla, ma semplicemente si sottraggono alla consapevolezza, così come quando il sole tramonta non è scomparso nel nulla, ma si è spostato dove non possiamo vederlo.
È in base a queste premesse che sostiene che la morte non esiste e che noi saremo salvati anche senza Dio, in quanto ogni singola cosa che esiste non può svanire nel nulla, perché il nulla, come negazione dell’essere, non può esistere.
A parte il fatto che questa è, appunto, solo una tesi filosofica e non un fatto incontrovertibile come invece pensa Severino, non è, per giunta, nemmeno originale come pensa lui. Ricalca, infatti, quasi alla lettera, il pensiero della scuola indiana del Vedanta detto Advaita, ovvero non duale, fondata da Shankara più di mille anni fa!
Ma si sa, i filosofi occidentali credono che la filosofia sia solo quella dei Greci e non degnano nemmeno di un’occhiata il pensiero altrui.

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