Il pm Paolo Guidi ha chiesto 30 anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e due cognati della ragazza uccisa l’11 agosto dell’anno scorso. Il pubblico ministero ha inoltre chiesto due anni di reclusione per lo zio materno di Hina, accusandolo di concorso nell’occultamento del cadavere della ragazza, ma non di concorso nell’omicidio, al contrario di quanto accaduto inizialmente. Hina dopo l’omicidio era stata infatti seppellita nell’orto della villetta in cui viveva la famiglia a Sarezzo, nel Bresciano.
Lo stesso zio durante dichiarazioni spontanee aveva ammesso la sua partecipazione all’operazione di sepoltura ma aveva detto di essere stato estraneo all’omicidio. E innocente si era dichirato anche uno dei due cognati della vittima nel corso dell’udienza del processo con rito abbreviato davanti al gup di Brescia Silvia Milesi. Secondo quanto riferito dall’avvocato di parte civile per il fidanzato di Hina, Loredana Gemelli, davanti al gup di brescia lo zio ha ammesso la sua partecipazione all’occultamento del cadavere, mentre uno dei due cognati di Hina imputati per il delitto ha raccontato di non essersi accorto di nulla, al suo arrivo, se non di un’atmosfera strana nella casa di Sarezzo in cui Hina fu sgozzata. […]
«La richiesta del Pm Paolo Guidi non mi soddisfa completamente, per questo genere di reati ci vorrebbe solo l’ergastolo». È stata questa la reazione a caldo di Souad Sbai, presidente dell’associazione delle donne marocchine, che commenta la richiesta fatta dal pm durante la seconda udienza per il processo per la morte di Hina Salem. «Noi eravamo per l’ergastolo perché chi decapita una persona deve essere punito con una sentenza esemplare – spiega la Sbai – altrimenti domani potremmo trovare altri casi simili. […]
«Non voglio che l’Italia si dimentichi di Hina – ha detto l’onorevole di An – vorrei una sentenza esemplare, durissima. Non vorrei ritrovare in circolazione personaggi come questi».
Hina, chiesti 30 anni per il padre
10 commenti
Commenti chiusi.
Sono visceralmente contro la pena di morte. In questo caso, ed altri simili, una valida rieducazione potrebbe essere ottenuta con un regime di lavori forzati, al limite della resistenza fisica, senza raggiugere la condizione di tortura.
voglio vedere se la sentenza sarà veramente questa o come al solito gli daranno chissà quali attenuanti e e gli daranno 10 anni di meno.
… magari ogni tanto prelevargli un organo non vitale da utilizzare nei trapianti…
Mamma mia che bei razionalisti…
…io spero solo che la sentenza sia giusta e che la pena preveda un percorso di educazione e recupero dei rei,
non dico ‘rieducazione’, perché è fin troppo evidente che queste persone non hanno mai ricevuto in primo luogo una educazione civica e sociale,
e ciò, badate bene, non perché siano musulmani (o ‘islamici’ come qualche Streicher in sedicesimo ha detto e dirà…), ma perchè hanno avuto la sfortuna di essere poveri e ignoranti, esattamente come gli italianissimi e cattolicissimi praticanti del ‘delitto d’onore’…
Kull.
E’ un problema culturale. Molti pakistani di villaggi arcaici che tengono all’onore della famiglia, se venissero in Italia e vedessero la loro figlia comportarsi come una scostumata occidentale non si comporterebbero tanto diversamente dai parenti di Hina.
In questi 30 anni che passeranno in galera l’obiettivo principale dovrà essere l’educazione ad una cultura più libera.
Cio’ che dite voi e’ vero, ma non si puo’ negare che parte dell’arretratezza culturale di queste persone venga dalla religione musulmana. Spero che i 30 anni se li faccia tutti.
qui sono perplesso:
abbiamo oggi il caso di una madre e una sorella ke hanno fatto
ammazzare da sicari il figlio e fratello….
sinceramente questo caso ma fa più inorridire del primo.
darik
Bravo darik,
volevo proprio citare quel caso,
Carlo, anche Tahar Ben Jelloun è musulmano, ma è un intellettuale cosmopolita e sua figlia certo la tratta in maniera ben rispettosa…
…non è un problema di religione o etnia…è un problema di cultura ed educazione,
Kull.
Kull,
gli intellettuali contano poco nell’islam di oggigiorno purtroppo. Io non voglio discriminare nessuno, ma qui abbiamo un chiaro esempio di come la religione offuschi le menti. Ci sono altre cose che le offuscano, tra cui la mafia. Ma questa non deve essere una scusa.
Il signore in questione e’ un delinquente di prima categoria e un fanatico, non mi pare che la sua cultura o educazione debba avere un peso nella decisione dei giudici. Mettiamolo in carcere e impediamogli di nuocere piu’ di quanto abbia (purtroppo per la povera Hina) gia’ fatto.
Alla rieducazione credo fino a un certo punto, se si riesce ad aiutarlo a diventare una persona decente meglio, ma la prima cosa e’ renderlo innocuo.
“Il pm Paolo Guidi ha chiesto 30 anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e due cognati della ragazza uccisa l’11 agosto dell’anno scorso.”
Poi bisogna buttare la chiave per almeno 30 anni. Effettivi.