Nella Treccani esordio delle unioni di fatto

Le unioni di fatto fanno il loro esordio nella Grande Enciclopedia Treccani che le considera parte del riconoscimento dei diritti democratici di equità sociale. E le include alla voce “matrimonio” curata da Alessandra De Rose per la VII appendice pubblicata da qualche giorno e diretta da Tullio Gregory. Scatenando inevitabilmente accese polemiche tra sostenitori e oppositori delle unioni civili. Isabella Bertolini, vicepresidente dei Deputati di Forza Italia attacca la Treccani accusandola di «scendere in campo e diventare strumento di propaganda a favore delle unioni di fatto». «Il laicismo ed il relativismo, purtroppo già ben rappresentato dall’attuale maggioranza al Governo, arruola tra i propri adepti anche l’enciclopedia italiana più prestigiosa» sottolinea la Bertolini. Dura la replica della senatrice di Rifondazione Rina Gagliardi: «La vicepresidente dei deputati di Forza Italia Bertolini cade dal pero perchè l’Enciclopedia italiana alla voce matrimonio inserisce anche le unioni di fatto e subito denuncia il complotto pedagogico di stampo comunista – dichiara Gagliardi -. Non che mi illuda sul suo livello di alfabetizzazione, ma mi sembra che Bertolini esageri in rustica ingenuità». Per la senatrice di Rifondazione «le coppie di fatto sono realtà anche se l’arretratezza culturale dei conservatori di questo paese e la cieca fedeltà al papa dei teodem ha finora impedito una legge che ne riconosca i diritti. Ci mancherebbe che per far piacere alle gerarchie ecclesiastiche e ai clerico conservatori italiani l’Enciclopedia restasse ferma al medioevo…». […]
Ma ecco cosa c’è scritto sulla Grande Enciclopedia Treccani: «Se appare lontana e forse, considerate le condizioni sociali e culturali, neanche opportuna l’introduzione di istituti “sconvolgenti” come il matrimonio tra gay – si legge -, sembra invece più vicina la prospettiva del riconoscimento giuridico e della tutela per due persone che scelgono di condividere una parte importante della loro vita senza sposarsi. Senza intaccare in alcun modo l’istituto del matrimonio e riconoscendo il principio del favor matrimonii, la concessione dei diritti quali l’assistenza reciproca e libera anche nelle strutture pubbliche in caso di malattia, le possibilità di ereditare reciprocamente anche senza testamento e ricevere la pensione di reversibilità, la tutela in caso di separazione, il godimento di tutti i diritti e le agevolazioni previste per le coppie eterosessuali e sposate, non risponde soltanto alle richieste di un minoritario, sia pure in espansione, gruppo selezionato di cittadini, ma piuttosto all’esigenza di garantire anche in tale materia, in uno Stato laico e democratico, i basilari principi di equità sociale».
Nel volume di aggiornamento si sottolinea inoltre come solo pochi Paesi, tra cui l’Italia, siano ancora indietro nel cammino di riconoscimento pubblico della famiglia di fatto e la sua equiparazione giuridica alla famiglia di diritto, ossia fondata sul matrimonio. «In Italia sottolinea l’Enciclopedia Treccani, sebbene il dibattito sia molto acceso, manca ancora una normativa sistematica della materia e la regolamentazione delle famiglie di fatto e dei diritti-doveri dei suoi componenti appare ancora lacunosa e ambigua».

Fonte: Corriere.it

Voce della Treccani online sugli Articoli 29, 30 e 31 della Costituzione 

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10 commenti

Umberto

La Bertolini come apre bocca più che parlare scoreggia, lasciamola scoreggiare.

Daniele Gallesio

Se appare lontana e forse, considerate le condizioni sociali e culturali, neanche opportuna l’introduzione di istituti “sconvolgenti” come il matrimonio tra gay

Questo è un punto di vista, una opinione. Può star bene su un giornale, ma su una enciclopedia?

[…] non risponde soltanto alle richieste di un minoritario, sia pure in espansione, gruppo selezionato di cittadini, ma piuttosto all’esigenza di garantire anche in tale materia, in uno Stato laico e democratico, i basilari principi di equità sociale».

Anche questo è un punto di vista.
Io condivido tale punto di vista, ma su una enciclopedia è fuori luogo.

Daniele Gallesio

Una enciclopedia non deve dare giudizi di merito.
Nemmeno se in linea con le tesi dell’UAAR 😉

Come reagiremmo se alla voce “ICI” leggessimo “l’esenzione degli immobili di proprietà della CCAR dal pagamento dell’ICI non risponde soltanto alle richieste di un maggioritario, sia pure in contrazione, gruppo selezionato di cittadini, ma piuttosto all’esigenza di garantire anche in tale materia, in uno Stato liberale e democratico, i basilari principi di libertà di culto e di indipendenza fra Stato e Chiesa.” ???

Io reagirei male!

E allora vale sempre la regola del non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te.

Una voce di enciclopedia non deve essere di parte, nemmeno della nostra parte!

Barbara Monea

@ Daniele:
Anch’io sono perplessa riguardo la soggettività della voce…

Magar

L’Istituto dell’Enciclopedia Italiana è un’organizzazione privata (mi pare di capire), quindi è libera di inserire un particolare punto di vista nella propria opera, tanto più quando la voce è firmata dall’autore.
Poi, come fruitore del testo, preferirei anch’io un resoconto più “asciutto” delle posizioni in campo, e meno confusione tra il giudizio dell’autore e quello delle parti in causa. Ad esempio, invece di dire che “la concessione di diritti… risponde all’esigenza di garantire i basilari principi di equità sociale.”, poteva scrivere che queste sono proprio le argomentazioni prodotte da quel minoritario, seppur in espansione, gruppo selezionato d cittadini a sostegno delle proprie richieste. Avrebbe detto la stessa cosa in maniera più oggettiva.

Daniele Gallesio

Non sono sicuro che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana non riceva alcun contributo pubblico, ma anche se fosse privata al 100% sarebbe pur sempre l’erede di un patrimonio culturale autorevole e importante per il Paese…

…che perda di autorevolezza sposando questa o quella posizione politica mi dispiacerebbe anche se fosse privato.

Io sono generalmente liberista, ma che chi ha più soldi si compra l’enciclopedia italiana e la piega al suo volere… mi sembra un po’ troppo liberista.

Mangiapreti

A me invece stupiscono due cose:
1) Che la voce di un enciclopedia sia l’argomento di una discussione parlamentare … è di sua competenza? Il parlamento ha potere sulla treccani?!?!?!
2) E’ dato per scontato che le voci della treccani, per quanto autorevoli, abbiano un notevole impatto sulla cultura italiana.
Ma quante persone oggi (con alternative valide più economiche, internet, encarta, ecc.) comprano un enciclopedia da migliaia di euro? E chi sono?
Personalmente conosco pochissime persone che avranno la probabilità di imbattersi nella voce matrimonio di una nuova treccani.
Mi sa che la Bertolini è preoccupata di cosa possono leggere i suoi figli (se ce l’ha) o quelli dell’oligarchia a cui appartiene …

Lady Godiva

Nella ex DDR nei dizionari erano vietati alcuni termini, con la scusa che questi non esistevano nel paese:
tra cui ad esempio “ospizio per poveri”.

Diciamo che se i politici si occupano della Treccani siamo di fatto in un regime, e ciò andrebbe segnalato alla UE e alla Corte di Strasburgo, a mio parere.

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