Nuovo sondaggio sul sito UAAR

Un nuovo sondaggio è disponibile, da qualche minuto, sulla home page del sito UAAR. Questo il quesito: “Il fatto di essere non credente ti procura (o ti ha procurato), in famiglia o nella vita di ogni giorno, più difficoltà o più soddisfazioni?”

Otto le possibili risposte:
– Sono credente.
– Preventivando le difficoltà, non mi sono ancora dichiarato pubblicamente come non credente.
– Più difficoltà, specialmente in famiglia.
– Più difficoltà, specialmente nella vita di ogni giorno.
– Più difficoltà, in entrambe le situazioni.
– Né difficoltà né soddisfazioni.
– Un maggior numero di soddisfazioni.
– Non so / altro.

Si è nel frattempo concluso il precedente sondaggio, a cui hanno partecipato ben 2.637 navigatori. La domanda era: “Quale, tra queste motivazioni, è stata quella che maggiormente ti ha convinto a non credere più in Dio?”

Questi i risultati:
28% L’inconcepibilità dell’esistenza di Dio
20% Letture scientifiche e/o storico-religiose
18% Non ho mai creduto, nemmeno durante l’infanzia
8% Ci credo tuttora
6% La non condivisione della morale religiosa
5% L’invadenza clericale nella vita pubblica
5% L’inattendibilità dei testi sacri
4% Le discriminazioni religiose nei confronti di donne, gay ecc
3% L’esistenza del male
1% L’aver subito molestie sessuali da ministri di culto
2% Non mi ricordo / altro

Archiviato in: Generale, UAAR

18 commenti

Mifepristin

Le difficoltà non vengono dall’essere credenti o meno, ma da quei credenti che cercano di sabotare, con espedienti e a livelli vari, le tue scelte e i tuoi progetti non conformi ai valori religiosi.

Massimiliano

In famiglia mi dicono di tenere la cosa per me, di non parlarne pubblicamente.
Come se essere atei fosse quasi una vergogna !!!

Leo55

A giudicare dai primi risultati del sondaggio se ne dovrebbe dedurre che la lotta per la difesa , o meglio, per l’affermazione, della laicità dello Stato Italiano sia una perdita di tempo, del tutto superflua.
Visto che proclamarsi non credente procura “molte soddisfazioni” alla stragrande maggioranza di quelli che hanno risposto al quesito , non vedo per cosa ci si debba battere.
Ad ogni buon conto io ho risposto con : più difficoltà, specialmente nella vita di ogni giorno.

lacrime e sangue

La maggior parte dei non credenti che conosco è credente nella credenza, quindi rispettosa e quasi invidiosa della fede dei devoti. Loro sono i primi a contestare le prese di posizione contro la chiesa “Più rispetto per quello che non possiamo capire”, come se fossero menomati.
I familiari più stretti mi invitano a tacere in pubblico: è ancora radicata la paura delle conseguenze. Mi ricordano che “Il prete ti fa licenziare, l’avvocato ti fa condannare, il farmacista ti fa avvelenare”… e ritrovi di nuovo il prete al cimitero. E’ il retaggio di quando il prete comandava nei paesi e influiva sulle assunzioni/licenziamenti, diceva al farmacista chi curare e alla giustizia chi arrestare.

Flavia

Io ho espresso un “non so/altro”. Perchè fuor di dubbio che non credere mi abbia portato non poche difficoltà, non in famiglia ma in società. Tuttavia ha aumentato notevolmente la stima e l’amore che nutro x me stessa. Questa è una soddisfazione che fa le veci di tutto il resto.

Leo55

@Flavia

Daccordissimo con te.
Solamente che il quesito e le risposte si offrono a fraintendimenti.
Anch’io sono grandemente soddisfatto di poter proclamarmi non credente…..ciò non toglie, però, che molte volte questa soddisfazione mi sia costata emarginazione e discriminazione, specialmente da ragazzo.

maxalber

Quando quelli che ti dicono che la loro religione è AMORE (e ne capitano spesso da queste parti) a scuola danno a tuo figlio dell'”ateo di merda”, capisci quanto valore abbiano i loro proclami e quanto sia grande la loro ipocrisia.

L’handicap, caro pol.sco. è quello di chi spande ipocrisia come valore (come quelli che ti comandano) o di chi assorbe ogni baggianata con una creduloneria da far cadere le braccia.

Tu da che parte stai: da quella degli ingenui o da quella dei cattivi?

Tormentor

Io qualche fastidio l’ho avuto da piccolo, alle elementari avevo una maestra che continuava a rompermi le palle per via del fatto che non andavo a catechismo, quella pazza (il cui marito ed il padre erano noti esponenti della DC locale) sosteneva che andare a catechismo fosse obbligatorio e ricordo ancora i suoi appelli in cui chiedeva ad ogni bambino della classe se si era o meno iscritto a catechismo… un inquisitrice! e questo accadeva quasi 20 anni fa…

Per il resto l’essere ateo non mi ha mai procurato nè difficoltà, nè particolari soddisfazioni.

Kaworu

oh beh sono omosessuale dichiarata…

direi che l’essere pure atea dichiarata è sempre passato in secondo piano 😆

no problem in famiglia, no problem fuori.

watchdogs

nella MIA (e sottolineo mia) vita di tutti i giorni non subisco discriminazioni, ma è ovvio che, non andando a scuola, non lavorando in un istituto ecclesiastico, non facendo niente di tutto ciò, il mio ateismo non mi dà problemi personali, ovviamente come cittadino subisco la presenza incombente della chiesa nella vita di ogni italiano (a proposito, ieri ho comprato “Non lasciamoci ingannare dalle Sante Ragioni, lo consiglio a tutti). E poi, appunto come ateo tante strade vengono precluse (pensate ai corpi militari, fortemente pervasi di clericalismo), anche se non quello che sto facendo ora.

luigi

a me piace provocare gli altri con il mio ateismo ma solo se capisco che procuro del fastidio, ma non mi capita poi tanto spesso, probabilmente anche perche le persone molto convinte delle loro credenze cerco di evitarle
ciao a tutti

Magar

Non sono omosessuale, non ho una famiglia di fatto, non sto cercando di abortire, nessuno mi impone crocifissi costantemente presenti nel mio luogo di lavoro o di studio: nella mia vita quotidiana non devo sopportare direttamente le conseguenze dei diktat dei teocratici. Però il fatto che io abbia questo privilegio non significa che non ritenga sacrosanta la battaglia per la laicità.
Per il resto, non ho avuto problemi in famiglia, né con altri conoscenti!

Valerio Giorgi

Io vengo da una sana famiglia atea, quindi in famiglia mai avuto problemi…
A parte con una mia zia di secondo grado monaca (la pecora “bianca” della famiglia :D) che mi ha un po’ rotto le scatole con tentativi estemporanei e molto passivi di conversione, niente di niente.
Qualche problema l’ho avuto a scuola, i soliti ragazzini idioti e le solite maestre (idiote pure queste) che facevano fare le preghierine in clesse (AAAAAAARGHHHH).
Recentemente in un contesto di lavoro mi sono dovuto scontrare con una persona che stimavo molto dal punto di vista professionale, con cui ad un certo punto ci sono stati dei violenti alterchi riguardo eutanasia e aborto, che mi hanno fatto poi vedere realmente che tipo di persona è.
Per il resto solo soddisfazioni.
Ogni volta che penso alla mia etica, al mio raziocinio e ogni tanto al mio coraggio nel sostenere questa scelta, mi sento bene. E non dico una persona migliore delle altre perchè sarebbe un’affermazione macchiata di hubrys, nonchè offensiva.

guglielmo

sono perfettamente daccordo con flavia! E’ inutile negare che vi sono delle difficoltà che un ateo deve affrontare, personalmente sia in famiglia che in società, ma paragonate al rispetto guadagnato per me stesso non ci sono difficoltà che tengano…

g.b.

Anni fa un mio superiore, di fronte ad una mia espilcita dichiarazione di ateismo, ha affermato che non è possibile definirsi atei, al massimo laici!

davide

io ho risposto per lo più in famiglia: i miei sono filociellini, mio fratello fa gli scout nell’Agesci. All’inizio ho dovuto combattere molto, ma ora la cosa è sensibilmente più calma anche se a volte saltano ancora fuori coi loro discorsi

antonio sgarbossa

Non riesco a dare votare nel senso che non trovo il tasto per votare!

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