Trent’anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e per i due cognati della ragazza pakistana. Due anni e 8 mesi allo zio. Questa la sentenza pronunciata per l’uccisione della giovane sgozzata a Sarezzo, nel Bresciano, l’11 agosto 2006 dai suoi familiari perchè voleva vivere all’occidentale. Alla lettura della sentenza la madre di Hina ha dato in escandescenze gridando «me lo ammazzano». Quindi è stata fatta allontanare dall’aula.
Il Gup del Tribunale di Brescia ha così accolto le richieste del Pm Paolo Guidi. È stato anche deciso di tenere in isolamento Khalid, uno dei due cognati, perchè in carcere avrebbe aggredito il padre di Hina. […]
La sentenza ha assegnato 20mila euro a Giuseppe Tempini, il fidanzato della vittima. Soldi che il ragazzo darà in beneficenza. Il gup del tribunale di Brescia ha inoltre confermato, nel processo con rito abbreviato celebrato a porte chiuse, le richieste del pm: 30 anni per il padre e i due cognati di Hina e due anni e otto mesi per lo zio. Il giudice nella sentenza ha riqualificato, inoltre, il reato di occultamento di cadavere in quello di soppressione di cadavere. «Una sentenza attesa – spiega Alberto Bordone avvocato del padre di Hina -. Attendo le motivazioni che dovranno essere depositate entro il 20 gennaio prossimo, poi penseremo al ricorso in appello».
Hina, 30 anni al padre e ai due cognati
34 commenti
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Ok, la pena è giusta,…però spero che, da ora in avanti, ogni padre che uccide la figlia o la moglie si becchi trenta anni, anche se italiano, o inglese vivente in Italia, o parente di ministro o di giornalista. Altrimenti sarebbe una pena “su misura”, con intenti esemplari solo verso i musulmani e, quindi, non giusta. Non è un timore infondato, il mio: quale omicida italiano in famiglia, negli ultimi venti anni, s’è beccato un quasi ergastolo? E Anna Maria Franzoni?
concordo con Aldo Grano, sul concetto di uguaglianza della pena.
Giustizia è fatta (anche se dobbiamo sperare che la sentenza regga).
Oggi, almeno una volta, possiamo essere orgogliosi di essere italiani.
E non per superiorità nei confronti dei pakistani ma perchè abbiamo
reso giustizia a una ragazza ammazzata per vigliaccheria con la scusa
di un codice “morale” che noi non accettiamo e non possiamo accettare,
qualsiasi sia la cultura o la religione dalla quale provenga.
Pena uguale ma anche effettivamente scontata.
chi uccide per motivi religiosi dovrebbe avere l’ aggravente dei ‘futili motivi’, di qualsiasi religione si tratti
Bisogna aspettare a cantar vittoria. Siamo solo al primo grado di giudizio e non sarebbe insolito vedere i giudici dei gradi superiori “ammorbidire” la condanna comminata in primo grado. Bisogna sperare che si limitino a confermarla.
Esatto, come dice massimiliano soffiati siamo solo al primo grado, e al primo grado anche quella squilibrata della Franzoni è stata condannata a 30 anni, detto questo paragonare i due casi è assolutamente fuoriluogo e spero che non ci sia il bisogno di spiegarne il perchè…
comunque per quanto mi sembri ovvio, faccio presente che gli omicidi non sono tutti uguali, commetterne uno a mente fredda oppure in un raptus di follia non è esattamente la stessa cosa e anche la legge prevede nel caso la concessione di attenuanti o aggravanti.
inutile poi dire che per un barbaro omicidio di questo genere, premeditato e le cui motivazioni sono religioso/culturali trovo sia necessaria la massima severità…
Io invece, ancora una volta, non capisco perché il tema centrale della discussione sia l’entità della pena.
A parte il fatto che deve essere stabilita nei tribunali, conformemente alle leggi vigenti e non è questione di nostra competenza.
Non è meglio pensare alla prevenzione di tali crimini?
Voglio dire, a me sembrava naturale che almeno dopo l’omicidio si pensasse ad altre ragazze nelle condizioni di Hina.
Mi sembra sempre una conseguenza talmente logica che mi stupisco di come resti a margine del dibattito pubblico dove l’attenzione è accentrata sulla giustizia … quando è evidente che sta facendo il suo lavoro (se non lo facesse sarebbe un altra questione, ma non è questo il caso).
Dove sono le strutture di sostegno dedicate a persone (spesso donne e/o minori) che subiscono violenze, fisiche e/o psicologiche, in famiglia?
Hina poteva, anzi doveva essere allontanata tempestivamente dalla famiglia dopo le prime violenze ma non vi erano strumenti legali per farlo.
Il nostro compito come cittadini che partecipano democraticamente alla vita politica è di crearli (o premere sui nostri rappresentanti affinché venga fatto).
Cosa è stato fatto fin’ora?
Cosa cambierà dopo aperture di tg o prime pagine di quotidiani se sono dedicate solo alla vicenda giudiziaria?
Non dico di fregarsene di ciò che accade nei tribunali ma se prevenire è meglio che curare risulta controproducente concentrarsi su di loro, per singoli casi, a scapito di quello che potrebbe essere fatto, nella realtà, per molti.
Spero solo che si tenti un processo di recupero ed educazione dei condannati,
Kull.
Concordo con Mangiapreti e con Kull. Un pò meno con Aldo Grano, non tutti i delitti possono essere considerati alla stessa stregua, e poichè la pena non dovrebbe essere considerata tale, bensi un recupero, per altro impossibile nel sistema carcerario italiano, gli anni inizialmente comminati non dovrebbero essere quelli definitivi. La pena, o meglio il periodo di recupero del condannato, dovrebbe cessare al riconoscimento dell’avenuta rieducazione dello stesso, compito tutt’altro che facile. Quindi potrebbe essere più breve o più lungo a seconda dei casi.
1) Il 24 marzo 2006 Brunetta Morabito è stata quasi ammazzata dal fratello per analoghi motivi di “onore”. Nessun giornalaio ha fatto riferimento alla matrice culturale cattolica del mancato assassino (mi rivolgo in particolare a Tormentor e nas). Voglio dire che non si può tirare sempre in ballo la religione (musulmana) in questi casi.
2) Se c’è qualche esperto di procedura penale che legge chiedo: ma con il rito abbreviato la pena massima non doveva essere 21 o 22 anni?
3) Se fossi stato il giudice avrei inflitto una pena meno pesante, motivandola così: “Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell’imputato: trattasi di un pakistano, proveniente da un paese nel quale la subalternità delle donne agli uomini, profondamente introiettata nel pensiero delle persone di ambo i sessi, non può certo valere come scusante, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante”.
A un pakistano la vera sentenza sembra eccessivamente dura. Con una motivazione come quella proposta qui un po’ tutta la comunità pakistana viene indirettamente coinvolta nella colpa dell’omicidio e può essere indotta a una sana riflessione.
Una pena severa può incutere paura, ma difficilmente migliora certi malcostumi. Ad es., da quando l’aborto è stato depenalizzato si abortisce meno (e meglio), sbugiardando le lugubri previsioni dei bacchettoni di allora.
Ricordo che negli anni ’50 un siciliano uccise a Firenze una sua corregionale, sempre per motivi d'”onore”. Il giudice fiorentino comminò una pena “severa” e qualche imbecille suggerì che tale tipo di delitto dovesse essere giudicato da un magistrato siculo, più idoneo a comprendere il movente passionale.
La mia è ovviamente, una provocazione: perciò mi aspetto critiche feroci e anatemi da atei e credenti. Saranno tanto meglio accette quanto più argomentate RAZIONALMENTE. Lo scambio di vari punti di vista permette a tutti noi di crescere culturalmente e ciò ritengo essere il più grande pregio di forum come questo.
Cordiali saluti a tutti
Finalmente non si è invocato “il contesto culturale e le tradizioni” per mitigare il giudizio.
Rudy, non suggerire
nas scrive:
13 Novembre 2007 alle 23:55
chi uccide per motivi religiosi dovrebbe avere l’ aggravente dei ‘futili motivi’, di qualsiasi religione si tratti
Bravo, mi piaciono i pensieri taglienti.
Ivo
@ San Gennaro
Saresti stato un giudice razzista, come fai a fare un paragone con l’aborto??? Vuoi depenalizzare i crimini d’onore? Consideri l’aborto un omicidio? Vediamo ti andrebbe bene che domani nel caso di un crimine razzista contro un pakistano in Lombardia (giustamente a mio avviso la giustizia dovrebbe dare una pena più alta di un omicidio senza aggravante razzista) il giudice motivasse la sentenza: “Bisogna tenere conto del contesto culturale della Lombardia dove la lega è molto forte e il razzismo culturalmente molto diffuso tra i lombardi, non è una scusante ma senza dubbio un’ attenuante”. Ti ricordo inoltre che nel caso del ragazzo di Torino suicidatosi perché additato come gay molte persone hanno accusato la chiesa cattolica, mentre il problema del bullismo o del machismo anti-gay non è certo il risultato dell’opposizione ai Dico. Magari lo fosse, si potrebbe sperare di risolvere il problema facilmente, purtroppo anche in paesi a volte non cattolici che hanno legalizzato il matrimonio continua ad essere diffuso e non necessariamente in misura minore rispetto all’Italia.
Comunque in Germania e in Olanda le sentenze razziste come quella proposta da San Gennaro emesse alla fine degli anni ’90 non hanno contribuito per nulla a diminuire i crimini d’onore, anzi li hanno legittimati e soprattuto scoraggiano le donne che coragiossamente si battano contro queste pratiche. Quindi la pratica manda con le gambe all’aria la tua teoria. Segnalo poi la sentenza della Corte di Cassazione che ha in Italia assolto i genitori marocchini che picchiavano la figlia perché troppo occidentalizzata. Su ceti giornali “anticlericali” non è sta nemmeno riportata. Il problema è questo, mentre sulla chiesa cattolica in linea di massima siamo tutti d’accordo, quando si parla di islam sia completamente divisi ed è poi normale che ci accusino di relativismo culturale.
Non ho visto ne femministe, ne “la sinistra” a chiedere giustizia per questo barbaro omicidio, le donne di sinistra ieri litigavano per la pelliccia.
Speriamo che buttino via la chiave
@ Ermanno
Ma non è vero questi sono argomenti che purtroppo dividono la sinistra, ma di femministe di sinistra che criticano l’islam o che hanno denunciato questo episodio ce ne sono state eccome, basti solo pensare alla Sgrena.
@Ermanno
quelle che non litigavano per la pelliccia, saranno andate al concerto del compagno Cantat, quel PACIFISTA che si è fatto “ben” quattro anni di galera per aver ammazzato a pugni la fidanzata, tutti a cantare in coro che la nostra civiltà occidentale non è superiore all’islam anzi gli islamici sono encomiabili perchè vogliono distruggere il barbaro capitalismo e lodevolmente arrivano a sgozzare le loro figlie occidentalizzate. Cmq io di presenze di “sinistra” al processo contro questi barbari, non ne ho viste, forse perchè dovrebbero ammettere che la nostra civiltà è superiore alla barbarie islamica.
@lik
ti ringrazio di aver accettato le mie provocazioni.
– Aborto: in Italia non è reato, ma mi sembra che lo sia in EIRE e Grecia. Purtroppo sono troppi quelli convinti che certi problemi si possano risolvere solo con il codice penale (pensa alla prostituzione, al consumo di droghe leggere e pesanti, al proibizionismo degli alcolici al tempo di Al Capone, alla bestemmia, al vilipendio della religione, ecc). Questo modo di vedere poteva andar bene nel Ventennio; purtroppo in Italia sono in vigore ancora troppi avanzi giuridici di quel tempo. I trent’anni inflitti mi vanno benissimo, ma soddisfano i leghisti giustizialisti. Io proporrei di fare SERIAMENTE nella scuola dell’obbligo l’educazione civica, nelle cui ore potrebbero trovare spazio tematiche di questo genere (“onore”, discriminazione, …); poi si potrebbero sensibilizzare i consultorii familiari, il volontariato, … ma non vedo la buona volontà di affrontare questi problemi alquanto rognosi.
Se dici che le sentenze “razziste” sono risultate controproducenti, non ho motivo per non crederti, ma se non ti avessi provocato non l’avrei forse maim saputo. Neanche a me piacciono queste sentenze, e il testo di quella da me postata è tratta dalla sentenza del giudice tedesco che ha giudicato lo stupro commesso dal 29enne sardo, che fece scalpore da noi il mese scorso. Puoi vedere il mio post su questo forum.
Ricordo la sentenza sui genitori che picchiavano la figlia: ma non c’era alcun riferimento alla nazionalità, alla cultura o alla religione. Sono stati assolti perché le percosse non erano sistematiche, né si ravvisava una volontà di umiliare o degradare la figlia, né avevano prodotto lesioni permanenti, ma il tutto restava confinato nell’ambito dello “ius corrigendi” che ambo i genitori esercitano sui figli (maschi e femmine). Lo schiaffo di un genitore non è ipso facto reato: lo diventa se, ad es., per quello schiaffo perde un occhio.
Tieni presente, invece, che non esiste nel ns ordinamento giuridico, lo ius corrigendi del marito nei confronti della moglie (questo deve essere ben chiaro a certi “musulmani” di casa nostra). Uno schiaffetto non è reato, ma tanti schiaffetti possono essere motivo di separazione con addebito allo schiaffeggiatore. Ciao.
@ San Gennaro
Non rientra un piffero nello iuris corrigendi, perché si è parlato stile di vita non conforme alla loro cultura nella sentenza o comunque nelle arringhe della difesa. Cosa c’entra il fatto che l’aborto sia illegale in Eire (e non in Grecia della serie ti interessano molto i diritti delle donne)? Tu hai fatto un paragone molto ambiguo che devi ancora spiegare. Invece di provocare perché non ti informi direttamente? Io praticamente la so a memoria la carta geografica delle legislazioni sull’aborto e non sono convinto di essere un sapiente semplicemente mi interesso a cio’ che è collegato con laicità e diritti. Mischiare poi dibattiti sulla prostituzione a quello della violenza che deve essere sempre e comunque punita mi sembra poco produttivo.
Ciao
@San gennaro, non so per quale motivo siano stati dati 30 anni col rito abbreviato, pero’ siamo al primo grado ancora. Secondo me e’ meritata, anche se sicuramente sara’ ridotta in appello come sempre succede. Certo pero’ che per gli omicidi si e’ diventati troppo lassisti, mi riferisco al caso di Vito Cosco, che uccise tre persone di cui una bambina e gli hanno dato solo 23 anni.
Per quanto riguarda la depenalizzazione di reati come il vilipendo o la legalizazione di droga e prostituzione, siamo invece pienamente d’accordo.
Ma ancora una volta questi argomenti non c’entrano nulla, come non c’entra nulla l’aborto (legale in Grecia, della serie informiamoci prima di provocare)
più che la pena si spera davvero che essa sia scontata sul serio… com’è la giustizia italiana quello si farà si e no 3/4 anni…
@ Écrasez l’Infâme
I pakistani non sono saraceni.
@lik
cercherò di essere più chiaro.
L’aborto non c’entra direttamente con questa faccenda; era solo un esempio per far capire che certe schifezze non si risolvono SOLO con la severità della galera, ma ANCHE e soprattutto con la galera. Ci sono persone che godono di più vedendo TE perdere 1000 euro, anziché guadagnarne LORO altrettanti. Parimenti ci sono quelli che preferiscono infliggere 30 anni di galera e non fare null’altro perché non si debba ancora comminare tali condanne. Io preferirei infliggerne 20 se servisse a far diminuire l’incidenza degli omicidii. Ma a quanto pare non serve.
Nella Costituzione è scritto che le p€n€ devono tendere alla rieducazione del condannato;
in seconda battuta servono anche alla soddisfazione della società e delle persone offese.
Invece la mia impressione è che tale gerarchia certe persone la intendono all’inverso.
Per quanto riguarda la legalità dell’aborto in Grecia, ti ringrazio dell’informazione che elimina un mio pregiudizio: adesso ho maggiore stima dei Greci in generale. Però avevo provvidamente scritto “mi sembra”, consapevole della mia deficitaria conoscenza.
@ San Gennaro
Ma l’aborto non è una schifezza e comunque chi pratica l’aborto illegalmente mettendo in pericolo la salute della donna continua giustamente ad essere condannato. Ma in quel caso è l’aver agito illegalmente il reato non l’aborto in sé. Continuo a non capirti. Mi sembra che a te dia più fastidio il piacere che possono provare i leghisti nei confronti di questa sentenza rispetto al fatto che una ragazza è morta per essersi ribellata ad un ordine patriarcale. Nel caso della ragazza di origini marocchine invece la sentenza ha accolto la tesi della difesa e cioé che avesse avuto comportamenti contrari alla propria cultura. Il problema poi della mediatizzazione dei processi, della giustizia spettacolo ecc. è reale, ma chissà come mai viene fuori quando si parla di islam e non di cattolicesimo perché se è per questo ci sono dei preti che sono stati accusati ingiustamente. Sul vilipendio io sono per la depenalizzazione, ma dove è stato depenalizzato è ritornato poi con le norme antirazzismo.
@ Bud
Nel caso Cantat non c’era la volontà di uccidere e comunque sia lui che la sua compagna erano sotto l’effetto di droghe.
La madre! La madre! Non gliene frega niente della figlia!! Pare che sia stata lei a chiedere a Hina di passare a casa a quell’ora – coi maschi di casa pronti a sgozzarla!
La madre fa ancora più schifo degli assassini! L’ha partorita lei, l’ha allattata, accudita, coccolata, lavata, cullata lei…
E l’ha vista uccidere, felicissima di vederla morire…
E adesso si preoccupa dei suoi uomini, sporchi del sangue della figlia…
ECCO COS’E’ LA RELIGIONE: ODIO
@lik
parlando di schifezze mi riferivo ai reati in generale e non all’aborto in particolare; la frase non era chiara e ne faccio ammenda. Ma anche se l’aborto (giustamente!) non è reato (almeno fino a che la gravidanza non è andata troppo oltre), sarebbe meglio se si evitasse, con l’educazione sessuale e la contraccezione; diciamo che è una mezza schifezza.
Rispiego il concetto con un altro esempio.
Uno stato civile PRIMA fa di tutto per evitare che vengano commessi reati; POI, se il reato è comunque commesso, lo punisce a norma di legge, con sentenza GIUSTA (non esemplare) e possibilmente sollecita.
dalle nostre parti accade, ad esempio, che piazzino un limite di velocità di 40 km/h su un tratto di strada ove vige il limite di 70 km/h, al solo scopo di fare soldi con le contravvenzioni. Finché certe “furbate” le fanno i privati cittadini ci posso anche stare, ma se
è un ente la cui potestà promana dallo Stato, si tratta di una iattura, perché così è proprio lo Stato (o le sue articolazioni) che aumenta il tasso di trasgressione, anziché diminuirlo.
Il potere giudiziario ha il dovere di punire i singoli reati; quello legislativo e quello esecutivo, di concerto, dovrebbero eliminare le occasioni di delinquere. per fare un altro esempio, in Italia è più semplice costruire abusivamente e aspettare il condono, anziché costruire secondo normativa. Gli organi di informazione però puntano l’attenzione solo sull’abbattimento degli eco-mostri, lasciando in ombra le responsabilità politiche che producono l’abusivismo. Uscendo dal campo penale, trovo difficile che si possa combattere il fumo se lo Stato non rinuncia al monopolio dei tabacchi, le scommesse clandestine se le varie lotterie restano inique, lo sfruttamento della prostituzione se la legge risale al 1956, quando c’era più emigrazione che immigrazione… e potrei continuare.
In questo senso non trovo che l’Italia occupi le prime posizioni nella classifica dei paesi civili.
Per fare un ulteriore esempio prendendo spunto dalla recente cronaca nera: la condanna del poliziotto che ha ucciso Gabriele Sandri sarà giusta, ma inutile se non si farà nulla per addestrare adeguatamente gli agenti all’uso delle armi da fuoco, cioè se non si farà nulla per evitare il ripetersi di reati del genere. Vedrai che sarà dedicato ampio spazio quando si pronuncerà la condanna, ma scenderà il silenzio sulla questione che ho evidenziato.
@cartman666
grazie e scusa il ritardo!
“Trent’anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e per i due cognati della ragazza pakistana. Due anni e 8 mesi allo zio.”
Speriamo che sia una pena interamente scontata.