Visite pastorali: cambiano le situazioni, resta l’ingerenza cattolica

Torniamo ancora una volta sulla questione delle visite pastorali del vescovo di Padova. “Avvenire” ha riportato l’altro giorno le dichiarazioni del legale del vescovo di Padova: “si tratta di un discorso di civiltà, che non permette introduzioni inopportune, che violano il principio di autonomia dell’istituto scolastico in questione, che è libero di invitare chi vuole, da parte di un’associazione che non ha legittimazione ad agire; non c’è infatti alcun interesse legittimo specifico e soggettivo leso da questo atto di cortesia del vescovo, approvato all’unanimità dal consiglio d’istituto”.

Bene, lo scorso anno, a Vigodarzere (cfr. Ultimissima del 15 novembre 2006) lo stesso vescovo Mattiazzo entrò in visita pastorale e in orario scolastico su esplicito “invito del Direttore Regionale dott.ssa Palumbo, in sintonia col Ministro Fioroni”, ma contro la volontà della stessa scuola: violando quindi proprio il principio di autonomia dell’istituto scolastico che ora lo stesso vescovo rivendica.

Ancora una volta: due pesi, due misure. Si sta creando un doppio diritto: privilegi a man bassa per i cattolici, discriminazioni sempre più pesanti per tutti gli altri. Con il supporto (talvolta tacito, talvolta esplicito) delle istituzioni dello Stato, derubricato ormai a Repubblica delle Banane.

Archiviato in: Generale, UAAR

8 commenti

antoniotre82

Un consiglio di un istituto pubblico dovrebbe fare gli interessi degli studenti e non di una persona terza all’istituto stesso qual è la persona di un vescovo.

Se per un caso fortuito ( e credo proprio che questo sia il caso) nel consiglio d’istituto i componenti siano tutti cattolici credo proprio che approverà la visita del vescovo, non deliberando obiettivamente e in modo imparziale.

Una delibera deve essere priva di conflitti d’interesse, e un cattolico credente che invita un vescovo è in conflitto di interesse e dovrebbe astenersi dal votare.

E comunque dovrebbe essere pacifico che il naturale svolgersi dell’attività di un vescovo dovrebbe essere esclusivamente svolgersi nella chiesa o in altri edifici di culto, tutto il resto esula dalle sue funzioni ed è un’invasione della sfera privata del cittadino.

I ragazzi vanno a scuola per apprendere e studiare, e non certo per incontrare un vescovo.
Se lo vogliono incontrare saranno loro a decidere se farlo andando in chiesa, e non devono decidere per loro dei consigli d’istituto o direttori generali. Essendo ancora minorenni a maggior ragione devono essere tutelati.

In democrazia se non erro è il cittadino che sceglie il rappresentato, e non viceversa.
Votato un politico un cittadino decide se ascoltarlo o meno in pubblica piazza per il principio di libertà di pensiero, ma non certo se lo vede piombare in casa o in altri edifici pubblici.
E’ il cittadino che sceglie da chi farsi visitare, e non è il rappresentato che decide chi visitare, e ammesso che si decida per la visita sicuramente non deve essere fatta in orario scolastico e in edifici pubblici.
Per fare una similitudine è come se un candidato politico una volta eletto si senta in diritto andando contro la legge di stato, di andare in visita in un edificio pubblico per parlare di politica a chi lo ha votato, dando per scontato che tutti siano ancora con lui e non hanno cambiato partito o linea di pensiero,e dando per scontato che è amato dalla gente. Sarebbe un atto di presunzione assurda.

E la similitudine neanche regge, perchè un cittadino vota liberamente e ha capacità di discernimento essendo magiorenne, mentre al cittadino in campo religioso non viene data questa facoltà in quanto viene battezzato da infante senza possibilità di opporsi. Per farla breve la religione è attualmente quanto di più lontano possa esistere dalla democrazia, è addirittura più tirannica della dittatura, che la dittatura almeno non si appropria di bambini appena nati marchiandoli con un rito oltraggioso alla coscienza e alla dignità umana.

Il vescovo o chi per lui non può scegliere chi e dove visitare perchè è un’invasione della sfera privata del cittadino, e quindi si effettua una violazione del principio costituzionale di laicità dello stato Non ci sono altre argomentazioni, se si argomenta contrariamente è solo un disperato tentativo di far mantenere in piedi una religione che è consapevole di perdere terreno ogni giorno di più e si aggrappa dove può.
E un vescovo sa bene che visitando un edificio pubblico trova già la sua folla bella e pronta ad accoglierlo, mentre se dovesse aspettare che a visitarlo fossero gli studenti vedrebbe la sua chiesa inesorabilmente vuota.
Vuota come le parole della chiesa e del papa che rappresenta questa istituzione che ancora fa presa nelle menti della gente attraverso l’inganno e attravero la propinazione inventata di miracoli di santuari e di nuovi santi.

Una istituzione che nell’era tecnologica e del sapere appare soltanto assurda e ridicola.

Marco.g

Insomma se qualcuno non vuole la visita pastorale del vescovo a scuola deve dirlo esplicitamente. E il diritto alla privacy dove va a finire? Le convinzioni religiose sono tutelate dalla legge 196. Sarebbe opportuno ricordare che se qualcuno ha motivi per opporsi alla visita pastorale del vescovo, può mandare una istanza in questo senso al protocollo riservato del dirigente scolastico, il quale in questo modo avrà motivo di obiettare alla visita, pur mantenendo l’obbligo del riserbo sull’identità di chi ha presentato l’obiezione.

Silesio

Bah, non tutto il male viene per nuocere. A volte incontrare un vescovo fa venire così tanto da ridere che se qualcuno era lì per lì per mandare a quel paese il Vaticano, si decide all’ultimo momento. La chiesa, nel mondo moderno, va sollecitata a parlare perché ogni volta che parla perde un migliaio di credenti. Se invece la si “perseguita” si favorisce l’aumento dei credenti.

Maciste

Propongo che un delegato dell’UAAR venga inviato (nei modi e tempi da stabilire) in quella e in altre scuole per una visita “para-pastorale”, in modo da spiegare agli studenti perchè è sbagliato che un vescovo si arroghi il diritto di intervenire in orario scolastico, a meno che questo diritto non venga appunto esteso anche ad altre associazioni.

Se non si riesce a farli stare al loro posto andiamo anche noi nelle scuole a parlare di laicità!

nicola

Maciste ha ragione: sarebbe giusto passare al contrattacco. O quantomeno provarci. Bisognerebbe, però, essere subdoli quanto i vescovi, che mai usano l’espressione “visita pastorale” quando vanno nelle scuole. Preferiscono definire la loro intrusione come un semplice incontro, una visita di cortesia, o altro.

ciceracchio 2la vendetta

SI INFILANO DAPPERTUTTO ANCHE NELLE FOGNE…………

Commenti chiusi.