Nico Valerio ha pubblicato sul suo Salon Voltaire un commento all’incredibile sentenza del TAR del Veneto. Lo ringraziamo di cuore e vi invitiamo a visitarne il sito.
Tutti i cittadini italiani, non uno solo, sono danneggiati dal privilegio accordato ai vescovi o religiosi cattolici delle cosiddette “visite pastorali” (“pastorale” – secondo la trasparente metafora della Chiesa – altro non è che conforto religioso, in altre parole propaganda, tra le “pecore” del proprio gregge. Pecore, appunto, sono considerati in questo caso i giovani studenti, evidentemente ritenuti facili da plasmare. Quindi è escluso che si tratti di incontri di studio, di conferenze di cultura a più voci.
Dov’è la lesione? Proprio nei capisaldi del Sistema giuridico che è alla base dello Stato di diritto liberale. Sono lesi i principi del diritto costituzionale: la separazione tra Stato e Chiese (laicità dello Stato), perché la religione può fare proseliti tra i giovani delle scuole pubbliche. E poi l’uguaglianza nei diritti tra cittadini e tra confessioni religiose, perché si privilegiano abusivamente una sola religione, la Chiesa cattolica, rispetto ad altre religioni ed ad associazioni ateiste, e gli studenti cattolici rispetto a quelli di altre religioni o non credenti.
Per cose del genere anticamente nascevano guerre, sollevazioni, riforme protestanti.
Ma questo non basta a quei formalisti dei giudici amministrativi di prima istanza, il Tar del Veneto. Cercavano un soggetto, uno solo, meglio se abitante a Padova o con figlio – che so – allievo in una delle scuole abusivamente visitate dal vescovo, che fosse discriminato in un suo interesse legittimo nei confronti dello Stato o che potesse lamentare una discriminazione rispetto ad altri. “Strano” che non abbiano riconosciuto la capacità di stare in giudizio all’Uaar. Eppure i tempi sono favorevoli alle nuove rappresentanze e alle class actions.
Politicamente, è una vergogna purtroppo annunciata e risaputa. Con la scusa del formalismo giuridico ormai si gestisce una vera e propria discrezionalità politica, in questo caso in aiuto all’unico vero Potere Forte in Italia, il potere clericale.
Chiediamoci, però, se e dove si è sbagliato giuridicamente da parte laicista: il Tar, se la memoria di lontani studi di diritto non ci inganna, è specializzato negli interessi legittimi, non nei diritti soggettivi o costituzionali o politici. Era proprio il giudice adatto? Forse era meglio andare dal giudice ordinario, che avrebbe potuto eccepire l’incostituzionalità di qualche norma o regolamento ministeriale che prevede – se le prevede – le visite dei religiosi nelle scuole? La parola ad un serio e combattivo pool multidisciplinare di legali. A proposito, come state messi, amici dell’Uaar, ad avvocati o a docenti di diritto amici?
Risposta: noi siamo messi bene, anche se potremmo (e dovremmo) fare ancora meglio. Sono i tribunali che hanno qualche problema con i principi fondamentali. Se possiamo evitare i TAR li evitiamo, ma per certe tipologie di questioni è impossibile.
mi auguro che la sentenza sia appellabile e possa ancora essere ribaltata. in ogni caso la vicenda insegna cose che già si sapevano: la chiesa ha un potere radicato nelle istituzioni italiane, fatto di persone che producono atti. la chiesa è capace (grazie a questa sua ramificazione) a difendere l’atto illegittimo a volte con il cavillo burocratico (vedi visita pastorale), a volte appoggiandosi sulla lacuna legislativa (vedi crocifissi vari), a volte giocando sull’indifferenza generale (vedi legge 40).
ritengo che la battaglia principale da fare sia comunque di tipo culturale. se la scuola avesse invitato un imam a fare una visita di saluto alla comunità, si sarebbe sollevato un caso politico, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di fare un ricorso. e stiamo certi che di gente pronta a ricorrere contro l’imam, nella scuola veneta se ne sarebbero trovati, eccome.
Macanza di educazione civica nella scuole = ignoranza generalizzata del diritto = fondamentalismi e credenze religiose = democrazia monca = ingerenze socialmente e popolarmente legittimate delle chiese e/o confessioni religiose.
Aggiungo che tutto ciò è possibile in Italia grazie alla “religione unica” (un pò come un partito unico) che ha governato per secoli la società.
la verità è che i laici hanno lasciato che la chiesa invadesse la sfera pubblica totalmente, hanno tollerato certi atteggiamenti palesemente anticostituzionali, e ora ci ritroviamo con queste sentenze del tar del veneto e con le altre del consiglio di stato. Abbiamo lasciato che la chiesa si impadronisse dell’etica, come se fosse di sua eslusiva competenza e ora ci aspetta una dura battaglia.
l’unica soluzione è organizzare una protesta pubblica di fronte alle scuole ogniqualvolta si verifichi una visita pastorale.
sollevando un polverone si alzerà il muro del silenzio.
lorenzo, sono pronto ad accettare scommesse che dopo 1 minuto e mezzo c’è la digos a portarti via, ricordi l’irruzione al “Manifesto” per i volantini anti-papa?
Watchdogs:
A prenderti i documenti senza dubbio, ma se si fa una manifestazione preventivamente segnalata alle autorità secondo la legge, e non si impedisce né si ostacola il transito né del vescovo né di chicchessia, né si lanciano insulti, ma si manifesta civilmente sono sicuro che ti lasciano manifestare.
Io ho partecipato a un volantinaggio anticlericale davanti al municipio di Genova in pieno periodo di scritte “Bagnasco vergogna”.
La DIGOS è arrivata, ci ha chiesto i documenti e una copia del volantino, ha compilato una scheda (nel frattempo noi continuavamo indisturbati a volantinare), poi ci ha restituito i documenti se ne è andata.
N.B. L’autorizzazione per il volantinaggio era stata preventivamente richiesta ed accordata dalla DIGOS stessa.
Chiaro che se fai una manifestazione non autorizzata, hanno la scusa buona per allontanarti.
Noi non siamo vescovi: noi dobbiamo rispettarle le leggi, per noi non fanno sconti 😉
Visto che due membri del collegio giudicante avevano dato dimostrazione di essere fondamentalisti religiosi non si poteva fare istanza di ricusazione proprio con questa motivazione?
Credo sarebbe perfino opportuno considerare se applicabile la nuova legge sulla class action, dato che molti cittadini sono danneggiati da questa ossessiva manipolazione religiosa.
D’altra parte è porprio il codice che prescrive l’astensione del giudice (e di conseguenza una richiesta di ricusazione) s il giudice stesso ha un interesse personale nella causa. Mi pare che se un giudice è un fondamentalista religioso, abbia un particolare interesse personale a fare in modo che la sentenza sia religiosamente orientata anche se in spregio della legge (visto che oltretutto ai giuristi è stato consigliato proprio da Ratzinger di violare la legge quando va contro i precetti religiosi).
Leggendo le notizie correlate ho tirato un grandissimo sospiro di sollievo.
Alcuni consigli d’istituto hanno negato le visite di vescovi, questo dimostra chiaramente che per evitare che la legge venga fatta rispettare da azioni legali da parte di associazioni come l’uaar, basta che dei docenti non diano il consenso alla proposta di visita.
E come ho scritto in un precedente commento, nei regolamenti d’istituto dovrebbe esserci il dovere di astensione dal voto da parte di soggetti in conflitto di interesse, perchè cattolici credenti, e quindi non in grado di votare in modo imparziale e terzo, pregiudicando l’uguale tutela di tutti gli studenti.
Eh, sì, ma allora qualcuno potrebbe dire che anche gli anticlericali dovrebbero astenersi in quanto non in grado di votare in modo imparziale…
l’unica verità è che lo stato italiano è stato totalmente assente per decenni… e ancora oggi si danno molti servizi pubblici in mano ai prelati e poi ci si lamenta….
@ Daniele gallesio
Un eventuale anticlericale almeno contribuisce a far rispettare la legge, e solo per questo va lodato perchè molto più rispettoso della libertà di pensiero degli altri e per il fatto di avere un senso civico, della giustizia e della democrazia molto più elevato di chi la legge invece la viola.
AntonioTre82:
Questo io posso anche condividerlo, però rimane comunque una opinione di parte…
Privare il diritto di voto un insegnante solo perché è cattolico non è più dempocratico di privare di tale diritto un insegnante ateo.
Non fraintendermi: sono contrario alle visite pastorali nelle scuole pubbliche perché sono un privilegio indebito concesso su base religiosa, ma sono contrario anche alle vessazioni imposte su base religiosa, e vietare a uno di votare solo in quanto cattolico significherebbe veramente a imporre il famigerato “ateismo di stato di stampo sovietico” che tanti cattolici paventano.
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Comunque se la legge vieta le visite pastorali, il Consiglio d’Istituto NON ha il potere di derogare.
Se il consiglio d’istituto deliberasse la sperimentazione della droga libera, tale delibera sarebbe nulla in quanto in contrasto con la legge ordinaria.
Se la legge ordinaria vieta le visite pastorali, qualunque delibera che le approvi è nulla.
@ Daniele Gallesio
Non si tratta tanto di essere anticlericali, o appartenenti ad una o ad un’altra confessione, ma si tratta di essere laici, e un ateo è un agnostico è necessariamente laico quindi più ideoneo sicuramente a far valere in sede di consiglio d’istituto un istituto la laicità stessa.
In un consiglio d’istituto l’astensione dovrebbe essere un dovere di chi appartiene e crede in una confessione religiosa, in quanto un cattolico voterà a favore, un musulmano voterà contro, ma non per far valere il principio di laicità, ma per far valere il principio di uguaglianza delle confessioni, mentre un ateo o agnostico che non da l’assenso vota per far valere il principio di laicità.
Poco importa a lui se una religione viene discriminata, perchè tutte le religioni per un ateo-agnostico sono sullo stesso livello e non devono ingerirsi nella vita pubblica, ed è questo che bisogna garantire a degli studendi di un istituto pubblico.
Se la ratio dell’astensione fosse il principio di uguaglianza tu avresti ragioen da vendere, ma siccome qui la ratio dell’astensione dovrebbe essere l’affermazione del principio di laicità dello stato, solo chi è estraneo alle religioni può decidere come meglio preservare un istituto dalle ingerenze cattoliche o di altro genere.
Lo stesso discorso vale per il crocifisso in edifici pubblici: per il principio di uguaglianza accanto al crocefisso dovrebbero essere messi i simboli di ogni altra religione esistente in italia, ma siccome questo non è possibile, per il principio di laicità si deve togliere il crocifisso eliminando questo privilegio alla chiesa cattolica.
antoniotre82
ciò che dici è giusto (gli atei sono più obiettivi a giudicare le questioni religiose in generale) quanto inapplicabile come prassi decisionale. non esiste una certificazione della religione delle singole persone. in democrazia il conflitto di interessi che può inficiare la validità di una delibera dipende da fattori concreti e certificabili. per esempio un interesse economico dell’azienda di uno stretto parente.
se uno è cattolico e c’è una delibera che riguarda il vescovo, solo la sua buona coscienza può spingerlo ad astenersi, ma se avesse una coscienza così libera allora potrebbe persino permettersi di votare, poichè sarebbe in grado di votare anche contro il vescovo.
è una delle tante contraddizioni della democrazia: l’appartenenza a lobby di potere dei singoli votanti nei consessi amministrativi.
purtroppo bisogna tenersi queste contraddizioni, poichè la cura spesso è peggio del male.
ribadisco che l’azione deve essere principalmente culturale. anche gli strumenti legali devono essere visti principalmente nell’ottica di sollevare la questione: la visita pastorale è censurata dalla legge e ci sono delle ragioni ben precise. sono le ragioni l’aspetto più importante da mettere in risalto.
è importante anche che siano gli insegnanti stessi a sollevare la questione, al di là anche della religione, principalmente perchè la visita del vescovo fa perdere un’ora di matematica, un’ora di italiano, un’ora di scienze, un’ora di storia, un’ora di artistica, un’ora di ginnastica…
per un vescovo non ne vale proprio la pena.
Filosofo Buttiglione
hai perfettamente ragione, non c’è un certificato che attesti se uno è credente o meno, si tratta di aspetti della personalità non facilmente determinabili e quantificabili, e una persona credente potrebbe comunque essere a favore della laicità dello stato e quindi non dare il consenso alla visita di un vescovo.
Il discorso è complesso perchè ci possono essere varie combinazioni di fattispecie, di coscienze, e bilanciamenti di interessi.
Ma il problema non si dovrebbe neanche porre a priori, perchè esistendo la legge che vieta manifestazioni religiose in edifici pubblici come la scuola, la delibera di un consigolio d’istituto, senza astensioni o con astensioni, favorevole o contraria, non sarebbe competente a decidere della materia perchè sarebbe illegittima per violazione di una fonte legislativa di grado superiore, e bene ha detto chi nei commenti ha affermato che un tribunale amministrativo non è certo la sede più adatta per dichiararne l’illegittimità.
Vaticalia: e allora?