Epidemia di “incroci”

Secondo quanto riferito dal Sun-Herald, di Sydney, circa un quarto di tutti i padri australiani che fanno il test della paternità non sono gli “autori” della gravidanza che porta alla luce i loro figli. Il dato è delle principali società del Paese che operano nel settore delle analisi DNA. La tendenza inoltre sarebbe in grande crescita. Dieci anni fa solo un test su dieci escludeva la paternità. Un esperto nel campo, Gary Miller, ha detto: “L’aumento si verifica in ogni classe sociale e in ogni fascia d’età – riguarda tutti”.

Traduzione a cura di Essential News 

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17 commenti

Maciste

Questo significa che il genere umano sta ritornando verso la normalità, visto che la monogamia è assolutamente contro natura, cioè è un fatto culturale…

Naturalmente un appaluso va a chi “resiste” alla tentazione di spargere i suoi geni, purchè lo faccia in piena autonomia e non per dettami religiosi o per timore di bruciare all’inferno 😎

Flavio

“Un quarto di tutti i padri australiani che fanno il test della paternità…”, quindi non è una ricerca su un campione rappresentativo. Si può ipotizzare che chi fa il test, che non è molto veloce né molto economico, abbia già qualche dubbio.

Senofane

ma se fai il test e ti dice che sei il padre, per un motivo l’avrai fatto. sarà stata solo fortuna. “fortuna”!

Vash

Il test avranno deciso di farlo per vedere quale era la reale causa di quelle misteriose righe nere che avevano sul soffitto di casa.

Markus

Il popolo australiano diventa sempre più sano e ricco, geneticamente parlando, la gente si diverte… quasi quasi ci vado pure io…

IlFustigatoreDiGalliate

dati confidenziali dicono che gli esami del sangue dimostrano che ( troppo che 8( in italia il 20% delle persone non e’ figlia dei propri padri legali

Soqquadro

(comunque, vero: 1/4 di “quelli che hanno il sospetto” non è rappresentativo di nulla, se fossero 1/4 di un grosso campione scelto a caso, sarebbe già diverso)

Silesio

Beh, anche dalle parti di Nazareth accadde qualcosa di simile…

pietro

@ Flavio

completamente d’accordo. Sarebbe diverso se fossedetto che “un quarto di un campione di nati della popolazione australiana”.

J.C. Denton

anche perché significherebbe che un quarto delle donne australiane non ha ancora capito una mazza sugli anticoncezionali…

paolo di palma

Va bene la statistica, ma se chi ha dei dubbi vuol proprio farsi del male deve solo ricorrere a questi esami. Spero che qunto emerso, in Australia ed in Italia sia frutto di analisi non richieste. Purtroppo, come ho già detto altrove, a causa di un’educazione demenziale che sancisce, in particolare, il reciproco possesso degli organi sessuali del partner di coppia, il venire a sapere di avere un figlio non tuo, o che il coniuge ha figli in altre famiglie di solito crea qualche scompiglio.

Carlo

Devo dire che non sono d’accordo con la maggioranza dei commenti a questa notizia. La monogamia e’ “contro natura” cioe’ puramente culturale? Ma siamo sicuri?? Io non azzarderei giudizi cosi’ perentori senza citare dei dati certi. Personalmente penso che la monogamia sia probabilmente in parte indotta culturalmente, in parte genetica.

Poi scusate, ma se la mia ragazza avesse un figlio con qualcun altro mi sentirei in diritto di essere un attimo critico, non perche’ voglio “possedere” gli organi sessuali del partner, ma perche’ credo nella fedelta’ di coppia. Questo non vuol dire che critichi le coppie aperte, anzi. E’ una questione di accordi e sincerita’ reciproca. Non mi piace il fatto che si faccia passare la monogamia come il frutto dell’educazione cattolica, sessuofobica, maschilista etc…. Non mi pare che sia un tratto della sola religione cattolica!

Piuttosto mi chiedo quante di questi bambini nascano per il mancato uso degli anticoncezionali e soprattutto in quanti di questi casi la nascita del figlio provochi problemi alla coppia e al bambino stesso. Bisognerebbe educare a una sessualita’ responsabile, libera ma con la testa sulle spalle (cioe’ razionale).

Bruna Tadolini

A sostegno di quanto detto da Carlo, e cioè che la monogamia non è solo culturale ma molto genetica, allego un breve riassunto e la bibliografia di una conferenza da me tenuta nell’ambito degli incontri “Nessun Dogma” organizzati dall’UAAR di Bologna la scorsa estate

“Evoluzione del Comportamento. Le basi anatomiche e molecolari della
monogamia e ….”

La monogamia è una forma di comportamento sociale che favorisce la sopravvivenza della prole in ambienti in cui è scarsa la disponibilità di cibo o è alto il rischio di predazione. Il maschio e la femmina formano un legame di coppia che può durare tutta la vita, costruiscono insieme il nido proteggono il territorio, allevano insieme la prole.
Studi sulla base genetica di questo comportamento sono stati condotto utilizzando topi come modello sperimentale (il Microtus ochrogaster, monogamo e i Microtus montanus o pennsylvanicus, promiscui). I risultati delle ricerche hanno dimostrato che questo comportamento è determinato da quanto recettore V1AR per la vasopressina è presente in una zona del cervello, il ventral pallidum. Come controprova, esperimenti che aumentavano la quantità di questo recettore nel ventral pallidum rendevano più monogamo un topo già monogamo e monogamo un topo promiscuo.
La maggiore o minore quantità di recettore, rispettivamente nelle specie monogame e promiscue, è determinata dalle dimensioni di una sequenza regolatrice (microsatellite) che è presente a monte del gene che codifica per il recettore V1AR. Come controprova, esperimenti in cui si legavano i due diversi microsatelliti ad un gene “qualsiasi”, hanno dimostrato la capacità di questi elementi regolatori di influenzare la quantità di proteina prodotta. Come ulteriore controprova del ruolo esercitato dalle dimensioni del microsatellite, sono state riscontrate differenze nei microsatelliti di ceppi di topi monogami, in cui la monogamia è maggiore o minore.
E’ stato ipotizzato che la casuale amplificazione del microsatellite potrebbe essere l’origine della comparsa del fenotipo “monogamo” nel Microtus ochrogaster.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=11549749
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=15201909
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=15947188

Soqquadro

Da donna, vorrei dire “una cosa da uomo”: a me di farmi rifilare “di sfroso” il figlio di qualcun altro non starebbe mica bene… però c`è anche da dire che io ragiono da persona che di figli non vuole nemmeno sentir parlare, se i sospettanti australiani fossero altrettanto refrattari alla genitorialità, e magari, di contro, non sono disponibili a credere all`eventualità del preservativo rotto senza lasciarne traccia… diciamo che potrei anche capirli.

Alessandro S.

L’articolo originale in inglese http://www.stuff.co.nz/4278228a19716.html dice questo:

«Some experts say the proportion of negative paternity tests reflects the fact that the men coming forward already have reasonable doubts, and that of the entire population, only 1 per cent of fathers are not the “real” parent.»

Ossia:

“Alcuni esperti dicono che la proporzione dei test di paternità negativi riflette il fatto che gli uomini cui vi si sono sottoposti avevano già dei dubbi ragionevoli, e che dell’intera popolazione solamente l’un per cento dei padri non sono i ‘veri’ genitori.”

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