Il Dalai Lama mette in imbarazzo le istituzioni milanesi. Il Premio Nobel per la Pace sarà in città dal 5 al 9 dicembre prossimo, ma la sua agenda non è ancora definita. Di certo, dal 7 al 9 la guida spirituale dei buddisti terrà alcuni insegnamenti sul tema «La via della Pace» al Palasharp. Ma chi sta organizzando l’evento non ha ancora definito i termini degli appuntamenti con sindaco, presidente della Provincia e presidente della Regione. O meglio. Il sindaco Letizia Moratti avrebbe già risposto alla richiesta di un incontro spiegando che in quei giorni (durante i quali sarà in visita istituzionale a Milano il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e saranno in città anche ambasciatori e consoli invitati per la Prima Scaligera della sera di Sant’Ambrogio) aveva già impegni pregressi. […]
«Il problema—tuona la capogruppo dell’Ulivo, Marilena Adamo— esiste eccome. Ed è legato al fatto che si fanno calcoli di opportunità in vista del voto della Cina per l’assegnazione dell’Expo, si stanno perdendo di vista le regole della buona educazione e dei doveri istituzionali ». […]
Milano in imbarazzo per la visita del Dalai Lama
14 commenti
Commenti chiusi.
Madama Moratti fa picchiare e manganellare i cinesi poveri per le vie di Milano, però poi striscia e si prostra davanti ai cinesi ricchi del miracolo economico,
davvero una ‘perfetta’ rappresentante del centrodestra italiano,
Kull.
La Moratti ci fa rimpiangere perfino Pillitteri…
Secondo me non è per l’expo, infatti se ricordate, la Cina aveva fatto minacce anche al Vaticano relativamente ai loro rapporti diplomatici, se il Dalai Lama avesse fatto visita al Papa. Siccome la Moratti ha dimostrato in più occasioni di essere non tanto una fondamentalista religiosa quanto piuttosto una fondamentalista ecclesiastica, mi sa che il suo è solo un “contributo” alla causa tra Cina e Chiesa.
Il Dalai Lama ha credito fino a quando è perseguitato dalla Cina. Se prescindiamo da questo ciò che rappresenta è il nulla, l’oscuro vuoto della religione, ossia quel sentimento religioso che si può provare anche fumando una canna.
Credo che nella filosofia alla base del Buddismo si possano rinvenire elementi di eccezionale razionalità che meritano rispetto e ammirazione se si pensa che trattasi di una filosofia esistenziale millenaria.
Non sono buddista, premetto, ma ammiro l’ateismo insito nel buddismo.
Figure come quelle del Dalai lama andrebbero osservate da un punto di vista molto differente rispetto a quello di altri capi religiosi: non mi consta che nel buddismo esista qualcosa di simile alla conversione , più o meno forzata, richiesta dalle terribili religioni monoteiste. Inoltre non vi è un decalogo da imporre con la forza, se necessario, ne verità rivelate, ne sopravvivenza alla morte , ne opposizione alla scienza ed alla conoscenza; il Dalai Lama non è un capo religioso o un intermediario di Dio sulla terra, al massimo è un simbolo……….una magnifica filosofia atea vecchia di oltre duemila anni ……..
@ silesio
uno che che si impegna per la pace e per il miglioramento delle condizioni di vita del suo popolo ha sempre credito sia che c’entri sia che non c’entri la religione
Silesio, ragioni con superficialità e quasi con odio.
Letizia Moratti è miope politicamente, con l’Italia la storia ci ha dato una dimostrazzione di quello che succede tra stato e religione
non capisco dove sta l’ ateismo insito nel buddismo. ho partecipato ad una loro funzione e sembrava di essere a messa, con campanelli, candele e litanie varie; solo che non erano i nlatino ma non le capivo lo stesso.
bell’ esempio di razionalita’.
Premesso che sono ateo razionalista, non mi pare che il buddismo preveda conversioni forzate
o imponga precetti morali, o filosofie politiche con la forza o servendosi del braccio secolare
come fanne le tre religioni positive.
Io invece vorrei spezzare una lancia per Silesio. Il buddhismo è più elastico, meno oppressivo, insomma “meglio” (in senso lato) rispetto ai monoteismi? Fino a un certo punto – una religione/filosofia basata sulla rassegnazione e sul distacco si presta fin troppo bene a tenere sottomessi gli individui con la scusa che “tanto è il Karma, baby, non puoi farci niente, ti andrà meglio la prossima volta”.
E certo, il Dalai Lama è infinitamente più simpatico di Ratzinger o di un mullah a caso, sai che sforzo. E certo, il Dalai Lama si batte per migliorare le condizioni del suo popolo – magari un patito della realpolitik potrebbe anche obiettare che un’occupazione brutale come quella cinese in Tibet si contrasta meglio con i kalashnikov che con gli appelli alla pace (e vedi sopra), ma passi anche questa.
Però, gira e rigira, resta il fatto che il Dalai Lama è pur sempre il capo di una TEOCRAZIA feudale. Non violento e pacifista, ma pur sempre un teocrate. Esiliato e perseguitato, il che contribuisce senza dubbio a renderlo più simpatico, ma parliamoci chiaro: se da cinquant’anni a oggi il Tibet è diventato un mattatoio sotto l’occupazione cinese, non è che prima fosse proprio un faro di libertà – era, ripeto, una teocrazia feudale – con un livello medio di vita degno dell’Europa del 1300. Ci si viveva meglio rispetto a ora? Beh, di sicuro non c’erano i soldati cinesi a spararti per strada. Ma personalmente diffido delle teocrazie, indipendentemente dal principio che le ispira.
Ogni sera prima di addormentarmi prego il Signore affinché teletrasporti un vitello sacrificale nell’utero di Letizia Moratti. Perché non mi ascolta? Dove sbaglio?
machetazos, Come può esserci una teocrazia senza un dio creatore, arbitro, giudice e fonte e misura del bene e del male? Forse intendevi scrivere che il Tibet era un regime feudale aristocratico, corrotto e più o meno sfruttatore del popolo. Ma ti sei mai chiesto perché i tibetani ancora oggi sono senza ombra di dubbio fortemente a favore del loro rappresentante di fronte agli altri popoli del mondo? Ti sei mai chiesto perché molti preferiscono affrontare i pericoli dell’espatrio transhimalayano per andare in India, non in Giappone o in Germania, pur di continuare le loro tradizioni e religione?
Concordo con Leo55 che l’antico buddhismo canonico non preveda la «sopravvivenza alla morte» dell’anima unica, incorruttibile ed eterna, ma ricordo che il buddhismo tibetano è un’eccezione in questo. Il buddhismo tibetano prevede, è noto, la reincarnazione di certi esseri progrediti, anche se non negli stessi termini dell’induismo.
Caro socio,caro amico,
la nostra associazione ha richiesto al Sindaco di voler conferire la Cittadinanza Onoraria e le Chiavi della Città a S.S. il XIV Dalai Lama, in occasione della sua prossima visita a Milano.
Ti chiediamo, pertanto, se sei residente a Milano, voler visitare il nostro sito: http://www.soyombo.it/subscription.php
ed aggiungere il tuo nome.
Ti preghiamo inoltre voler inoltrare questo messaggio ai tgli indirizzi della tua mailing list.
Se non sei residente a Milano, ti preghiamo ugualmente voler inoltrare il messaggio agli indirizzi della tua mailing list.
Se sei un giornalista o blogger ti preghiamo voler publicizzare l’iniziativa.
Tutto con cortese sollecitudine, poichè la visita del Dalai Lama è prossima!
Grazie per l’attenzione
—
Giancarlo Ventura
Soyombo
Associazione culturale per la diffusione della cultura mongola