La proverbiale frenesia milanese ha fatto colpo un’altra volta. Vittima il matrimonio religioso, che viene snobbato dai cittadini a favore delle unioni civili. Il motivo? Il motto «il tempo è denaro» che sembra ormai regolare tutti i momenti, anche i più salienti, della vita dei milanesi. I cittadini, infatti, preferiscono il rito civile a quello religioso «per motivi pratici» spiega l’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri. Che significa: meno tempo speso in burocrazia e nessuna preparazione all’altare. «Il Comune richieda una preparazione adeguata, come fa la Chiesa» è l’appello lanciato da Monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano.
Milano: sempre meno sposi, crollano i matrimoni
13 commenti
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Io non credo che tutti i milanesi si sposino in comune “per questioni di tempo e di denaro”: le persone, soprattutto le donne, che sognano questo giorno per tutta la vita non si fanno scrupoli a spendere migliaia di euro per un giorno solo.
Ma il Giornale non ammetterà mai la secolarizzazione: “perdita di valori”.
Il comune deve preparare gli sposi??
Ma sti pretacci non si rendono conto che i loro deliri sessuali a chi sceglie il rito civile o la convivenza NON interessano?
Son fusi.
Monsignor Erminio De Scalzi, da buona persona educata, disponga per chi si rivolge a lui e non per gli altri.
e cosa dovrebbe fare il sindaco con i fururi sposi? cercare di infilarsi nel loro letto, come ha sempre cercato di fare il prete?
Si potrebbe in generale incominciare a fare un po’ di conti per stabilire approssimativamente quanti sono effettivamente i “cattolici” in Italia. La chiesa ha interesse a contare il numero dei battezzati perché uno è stato inconsapevolmente battezzato da neonato dalla generazione precedente. Si dovrebbe però incominciare a sottrarre coloro che non si sposano in chiesa, coloro che non vogliono funerali religiosi e così via. Non ho statistiche sul piano nazionale, ma la cosa è interessante.
Coloro comunque che, in generale, si dichiarano CONTRO la chiesa cattolica. Ovvero, i non ipocriti.
Quando ero piccolo mi avevano fatto imparare questa specie di credo aggiuntivo per essere considerato cattolico: “confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a pasqua”. Chi è fuori da questa pratica, aggiunto a quanto dice Silesio, dovrebbe essere automaticamente escluso dall’appartenza alla chiesa cattolica, così forse solo il 20/25% degli italiani potrebbe definirsi tale. Altro metro di misura è l’indicazione dell’8 per mille, considerato che solo il 40% dà indicazioni sulla distribuzione di questa quota, e di questi il 60% la dà per la chiesa cattolica, solo il 24% degli italiani, malgrado la cc sia l’unica che martella l’opinione pubblica di spot su radio, televisione e giornali, dà un’effettiva adesione affinche questo contriboto finisca nelle casse vaticane, è presumibile che al 76% rimanente non freghi un’accidente di “santa” romana chiesa.
Interessante vedere un’isituzione italiana laica (il matrimonio, civile) sottovalutata dagli stessi funzionari pubblici che la mettono in pratica. “Motivi pratici”: sì, quelli di non andare in chiesa a sentire un prete blaterare. E poi quanti di questi ‘sposi civili’ sono battezzati? A Milano secondo me ben pochi.
Sono pronto a scommettere che a breve la chiesa, leggendo questi dati, troverà qualche escamotage per ridurre di oltre la metà i tempi di preparazione al matrimonio.
I virus si sa, mutano.
Il comune dovrebbe istituire corsi in preparazione al matrimonio????
Ovvio, così anche sposarsi in comune diventa lungo e noioso come in chiesa e magari qualche pecorella pecorona torna all’ovile…
Bleah, che schifo di opportunisti ‘sti pretacci.
Vogliamo matrimoni seri? Educhiamo i bambini al rispetto e alla corretta gestione delle emozioni, fin dall’infanzia: avremo più adulti responsabili e coscienti di ciò che vogliono dalla vita di coppia.
Milano: sempre meno sposi, crollano i matrimoni….
in compenso aumenta il numero dei cardinali…
😉 darik
«Il Comune richieda una preparazione adeguata, come fa la Chiesa» è l’appello lanciato da Monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano.
…..Non è possibile! Adesso la CEI pretende che gli enti pubblici dello stato italiano si mettano a fare catechismo inculcando i valori del matrimonio cattolico in persone che, scegliendo il matrimonio civile, li hanno deliberatamente e palesemente rifiutati!
Che cosa ha fumato il sig. Erminio De Scalzi ultimamente?
Ci rendiamo conto che grazie al concordato possono esistere obbrobri come il matrimonio “in articulo mortis” che rende profondamente differenti di fronte alla legge i cittadini cattolici dello stato italiano da quelli non cattolici? Cosa altro vogliono questi esseri assolutisti e violenti?
In ogni caso: aboliamo il concordato!!!