Niente Montecitorio per il Dalai Lama

Fausto Bertinotti non concederà l’Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma. «Nell’emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni», spiegano i suoi collaboratori e infatti l’unica eccezione che ha fatto il presidente della Camera è stata quella di ospitare i presidenti dei Parlamenti stranieri: «Si potrà organizzare un incontro nella Sala Gialla, con tutti gli onori». Ma non sarebbe la stessa cosa. Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana. E così Massimo D’Alema: anche se questo non esclude, spiegano alla Farnesina, che ci siano incontri con ministri, come avvenne durante la sua visita l’anno scorso. L’arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo, in Italia ai primi di dicembre, ha già creato un mezzo incidente diplomatico con la Cina (con proteste preventive dell’ambasciatore di Pechino), ma rischia ora di creare un vero e proprio caso politico.
Perché questa volta il partito pro-Tibet non demorde: guidato da Benedetto Della Vedova, ex radicale ora in Forza Italia, è riuscito a raccogliere 165 firme, e punta alle 315, cioè alla metà del Parlamento, per chiedere che il Dalai Lama possa avere accesso «al cuore della democrazia italiana». Si sono iscritti al «partito dei diritti umani» oltre alla vicepresidente della Camera Giorgia Meloni (An), un lungo elenco di deputati di Forza Italia, il casiniano Luca Volontè. Ma anche un buon numero di parlamentari che sostengono il governo Prodi […]
«Gli amministratori locali hanno una loro autonomia», liquidano l’affare alla Farnesina. Perché se sotto tiro c’è Bertinotti, ma sotto accusa è il governo Prodi: «Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari — insiste Della Vedova —. Perché ci sono tre Paesi del G8, Stati Uniti, Canada e Germania, che hanno avuto il coraggio di ricevere il Dalai Lama e invece noi non vogliamo fare dispiacere a Pechino». Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari perduti dalle aziende tedesche e americane. Il caso diplomatico è dunque chiuso, a meno che i due partiti, quello più realista che non vuole sfidare la Cina e quello che vuol fare della visita del Dalai Lama una vetrina per la battaglia per i diritti umani, non costringeranno a riaprire i giochi.

Fonte: Corriere 

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20 commenti

Michael Moore

Invece a Giovanni Paolo II lo si lasciò parlare in parlamento.
Ma che ipocrisia…

Arcibaldo

Al di la di ciò che si può pensare della Teocrazia imperante nel Tibet prima dell’invasione della Cina di Mao ( che certo ha peggiorato la situazione delle libertà civili, azzerendo l’indipendenza politica di quello Stato autonomo, ) considero sinceramente il rifiuto di concedere l’aula di Montecitorio alla visita del Dalai Lama, un autentico perseguitato politico, rimasto senza patria, un atto di vigliaccheria politica e una diserzione sul campo della difesa dei diritti semplicemente umani, tantochè che quell’aula era stata concessa alla visita del Papa Giovanni Paolo II. La difesa di qualsiasi libertà può costare, anche in termini economici, diplomatici e pure sportivi, l’Olimpiade di Pechino incombe, ma essa va sostenuta in modo assolutamente disinteressato, senza calcoli opportunistici.

jacopo

Forse perchè siamo gli unici a considerarlo pericoloso.
Probabilmente gli altri lo considerano solo un mitomane

Aldo

Tanto per dire: il Parlamento è italiano, per gli Italiani e per chi dagli Italiani è stato eletto in loro rappresentanza. Che c’azzeccano i comizi di ‘sti forestieri nel “tempio” dell’italianità? Fuori dal Parlamento chi non è Italiano! Quando proprio si vuole invitare il Papa, il Dalai Lama, il Presidente Putin, il Presidente Bush o chicchessia, li si inviti nelle sedi appositamente predisposte, non nell’aula del Parlamento! Queste confusioni di ruoli non giovano ad alcuno, anzi…

nas

che c’ azzecca il dalai con il parlamento ? vada a parlare altrove.

Aldissimo

Non vorrei urtare la vostra sensibilità, ma ho come il sospetto di conoscere i motivi per cui il Dalai Lama gira come una trottola per le ricche nazioni occidentali…

Nel 2007 potrebbe affidarsi alla videoconferenza, se il suo scopo fosse esclusivamente quello di esprimere le sue opinioni.

Magar

@Aldo
“Fuori dal Parlamento chi non è Italiano”, ivi compresi capi di stato/ di governo stranieri??? Ma scherzi? Il Congresso degli Stati Uniti ha accolto, negli ultimi anni, Sarkozy, Blair, Manmohan Singh, Iyad Allawi, e purtroppo persino Berlusconi. È una cosa normale ricevere un leader politico straniero in Parlamento.

Non mi piace per nulla, questa idea del governo italiano (e non solo) di prendere le distanze da un dissidente del regime cinese, solo per paura di perdere i contratti commerciali delle imprese italiane con il governo di Pechino. In questo modo ci si scredita come difensori dei diritti umani, che sempre più sembreranno un pretesto da tirar fuori solo quando fa comodo.

Aldo Grano

Quoto (si dice così sui post?) il commento di Arcibaldo. Le uniche riserve le ho sulla Teocrazia Tibetana pre-cinese: guardiamo la Storia di questo Paese senza i metri occidentali e, in ogni caso, non giustificava una invasione militare, altrimenti sarebbe giusta anche la guerra in Iraq e una invasione futura del Pakistan. In ogni caso il Dalai Lama ha fatto pubblica ammenda degli errori dei governi tibetani pre-cinesi, sostenendo, in coerenza con la propria religione, che i loro comportamenti si sono attirati l’ invasione cinese. Penso che noi cattolici abbiamo molto da imparare dal Dalai Lama.

Giona

“Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari perduti dalle aziende tedesche e americane”, scrive il Corriere. Un altro perche’ e’ che il governo e’ di sinistra e il Dalai Lama e’ scomodo: destra e centro ne hanno fatto una bandiera politica, cosi’ come la sinistra ha le proprie (come scordare Ochalan, esponte della minoranza kurda oppressa, che fu nostro gradito ospite di stato), e a sinistra non si riconosce l’invasione del Tibet da parte della Cina. La questione e’ vecchia e logora, quando i paesi socialisti invadono ed opprimono, sono presentati nella cultura italiana di sinistra come eroi che vanno a liberare il popolo dalla brutale teocrazia. Tappandosi parecchio il naso la sinistra riesce a non sentire la puzza dei diritti violati quando li violano i loro amici. Stesso discorso valga per le destre, che si comportano in modo uguale, pero’ la loro ipocrisia e’ meno efficace e martellante.

Ora quindi ovviamente al governo non possono ricevere il Dalai Lama, logica conseguenza politica. Ma quello che va notato qui e’ la scusa adottata da questi grandissimi ipocriti che sono tutti i nostri politici, la motivazione e’ la laicita’! Che si vergognino! E che si impegnino per l’ICI alla chiesa e contro l’ora di religione allora, e alla svelta.

Carlo

Quoto Magar.

Quando c’e’ di mezzo l’economia diventano tutti molto precisi e vanno a pescare le obiezioni piu’ formali. Chissa’ come mai 😉

Vash

Al Papa non li hanno mica creati questi problemi. Poi c’è una notizia nella notizia: Luca Volontè ha fatto qualcosa di buono!! Il comportamento dell’Italia è ridicolo.

luigi

prima si sbattono per la moratoria contro la pena di morte (a cui personalmente sono favorevole per certi delitti, certo non quelli di opinione…) e poi sbattono la porta in faccia al dalai lama, certo che sono coerenti…
Luigi

BX

Concordo con Don Zauker.
Fino a che nella figura del Dalai Lama sarà difficile definire i confini che separano il capo raligioso dal capo politico, non si vede perché debba essere invitato a parlare in un parlamento che dovrebbe essere laico… Esattamente come per il papa!
E’ il rappresentante di un popolo oppresso? Nessun dubbio, ma un vero laico non dovrebbe mai farsi portatore di una istanza di libertà rappresentata (in buona fede, come io credo, ma non è questo il punto) da un capo religioso. La storia insegna come questa eventuale libertà contenga poi ben poco di laico. Il buddhismo tibetano non è una teocrazia? Ma se perfino altri buddisti (l’ho imparato scorrendo post precedenti) lo bollano di ‘eresia’, per esempio a proposito di reincarnazione!
Se poi si imputa al parlamento italiano di aver sostenuto una delle poche iniziative veramente laiche come la ‘moratoria contro la pena di morte’ da chi vuole le porte aperte per il Dalai Lama e nello stesso tempo è favorevole alla pena di morte…

Soqquadro

Ha fatto buona cosa la Merkel, la Cina pretende di dire chi deve ricevere a casa sua? E a quale titolo? Così ha aperto trattative commerciali con l’India. Vediamo se se così l’elite dittatoriale cinese la capisce (non che ritenga l’India una campionessa di libertà-sia chiaro).

Alessandro S.

BX scrive:
26 Novembre 2007 alle 16:54

«E’ il rappresentante di un popolo oppresso? Nessun dubbio, ma un vero laico non dovrebbe mai farsi portatore di una istanza di libertà rappresentata (in buona fede, come io credo, ma non è questo il punto) da un capo religioso.»
MX, ometti però il dettaglio che il DL, oltre ad essere la guida religiosa della maggioranza della sua gente, ne è però anche l’autorità politica. Quindi la sua presenza avrebbe ben potuto essere motivata dall’accoglienza di un’autorità straniera, di un capo di stato in visita ufficiale, per quanto capo di un governo in esilio. Questo sarebbe stato probabilmente più opportuno e consono dell’accoglierlo come un capo religioso, E senza dubbio sarebbe stato proprio questo aspetto ad aver infastidito oltre misura le autorità cinesi: a loro della religione buddhista non importa un fico secco, oltre al richiamo turistico che provoca. Ma l’aspetto politico delle visite del DL all’estero invece gli fanno venire l’orticaria.
Eviterei poi di usare termini pesanti come “eresia” riguardo alla credenza tibetana sulla reincarnazione. Un tale concetto è pressoché sconosciuto nel buddhismo. In Europa e in medio oriente ci si è scannati per millenni per questioni tipo il sesso degli angeli, in Asia si sono al più dati dell’ignorante reciprocamente. Per secoli monaci delle più diverse tradizioni e dottrine buddhiste hanno vissuto e studiato negli stessi monasteri. Tutta un’altra atmosfera.

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