«La tragica condizione in cui versa la terapia del dolore in Italia è paragonabile alla tortura per omissione». La denuncia è di Costantino Benedetti, docente di Anestesiologia e terapia del dolore della Ohio State University di Columbus. «Cervello» italiano da oltre 30 anni negli Stati Uniti dove è stato allievo del «padre» della moderna terapia del dolore, Giovanni Bonica, altro italiano (la sua famiglia si trasferì da Filicudi negli States quando lui aveva 7 anni). Bonica è morto nel 1994.
Benedetti ha proseguito la sua opera, restando attento osservatore di quanto «non si faceva » in Italia. «Umberto Veronesi — dice —, da ministro, si è impegnato a rimuovere alcune importanti barriere che sembravano impedire ai medici di prescrivere con facilità gli oppioidi, i farmaci morfino-simili più efficaci per la terapia del dolore intenso. Sono ormai passati sette anni e l’Italia resta ultima in Europa nell’uso di questi farmaci». Pur essendo terza per la prevalenza del dolore cronico (26% su 75 milioni di europei) e prima per il dolore cronico severo (un italiano su 4). Si soffre senza le giuste cure? Lo dicono i dati più recenti (fonte: Centro studi Mundipharma): in Italia la spesa media pro-capite annua dei maggiori oppioidi utilizzati nella lotta alla sofferenza (morfina, ossicodone, tilidina, fentanil, idromorfone e buprenorfina) risulta pari a 0,52 euro, contro i 7,25 e i 7,14 di Germania e Danimarca.
Nel resto dei Paesi europei censiti, la spesa media si aggira attorno ai 3 euro e il nostro Paese risulta ben distaccato rispetto alle realtà immediatamente precedenti: Olanda 2,47 euro, Belgio 2,38 e Francia 2,36. Una recente analisi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sottolinea come nel 2004 l’uso di morfina annuale pro capite in Italia era di 5,32 milligrammi, mentre in Austria era di 115,71. Ancora più allarmanti sono i numeri che snocciola Benedetti: «Nel 2005 in Italia si sono consumate 22 milioni di dosi di oppioidi. Insufficienti. Le linee-guida sulla terapia del dolore sostengono che un paziente con dolori continui ed intensi, come quelli da tumore, necessita di almeno una dose di oppioidi al giorno. Totale: 365 dosi per paziente all’anno». […]
In Italia ogni anno muoiono di cancro oltre 150 mila malati. «E più del 70% di loro soffre dolori incoercibili », dice Benedetti. I conti non tornano. «Qualcuno non riceve morfina — risponde Benedetti —. E parliamo solo dei malati oncologici terminali». Insomma, circa 90 mila pazienti nel 2005 sarebbero morti senza un’adeguata cura anti-dolore. Benedetti scuote la testa: «I conti non tornano». Se poi al dolore oncologico si aggiunge quello cronico di qualsiasi intensità e natura, il numero dei sofferenti—dicono le statistiche — oscilla tra il 15 ed il 25% della popolazione. Secondo l’università dell’Ohio, il 10% della popolazione soffre di dolori cronici intensi. […]
Note dolenti. Ma c’è n’è una anche positiva. Arriva da Pisa. Si tratta di un test del sangue che misura la soglia del dolore individuale e come ognuno risponde ai farmaci. L’hanno messo a punto Paolo Poli, direttore dell’unità di terapia del dolore, e Paolo Barale, genetista. «Semplice quanto efficace — spiega Poli —: un normale esame del sangue consente d’identificare la risposta genetica personalizzata alla terapia farmacologia. Un risultato che emerge dopo tre anni di studi e ricerche su 300 pazienti (40% oncologici, 60% non oncologici ed afflitti da patologie comuni come il mal di schiena, dolori artrosici). L’indagine riguarda in particolare l’impiego della morfina e permette di quantizzare la dose trasportata, tramite una proteina, al suo specifico recettore cellulare. Si può ottenere così la massima efficacia con il minimo di farmaco». La scoperta è pubblicata su Clinical Pharmacology and Therapeutics.
E’ giusto sentire il dolore, ci avvicina alle sofferenze di Gesù!
@Barbara
ma chi come noi nun ce crede a gesù e vede le sofferenze per quel che sono, cioè solo un’inutile supplizio del corpo e della mente?
saremo costretti a coltivarci in casa la cannabis?
saremo poi incarcerati e picchiati per codesta coltivazione?
Chissà se anche qui c’è lo zampino chi chi ben sappiamo, è comunque un fatto la fanatica esaltazione del dolore (meglio se altrui) che la chiesa cattolica ci ha sempre propinato a piene mani come espiazione di non meglio identificati e identificabili peccati originari.
la barbara era ironica…
Io direi che il cancro non solo ci avvicina alle sofferenze di Gesù, ma spesso ce le fa superare di brutto, che bello eh 🙂 ?
@paul
avevo capito l’ironia di Barbara
@andrea
forse sì.. ma bisognerebbe provare, e io non ci tengo sinceramente…
AH, sorry….mi era parso…. 😉
Gli oppioidi se li pippano tutti i politici!
a leggere dati del genere mi cadono le braccia, l’austria che pure è un paese cattolico ha una politica sugli antidolorifici del tutto diversa, in italia si registra l’incapacità di affrontare i problemi della sanità in modo tempestivo ed efficace. La sanità e i medici sono succubi di una mentalità fanatica ed antica, non riescono a mettere i pazienti al primo posto ma solo i loro insulsi principi religiosi.
Non è che vogliano favorire l’emigrazione verso l’Afghanistan?
Tanto per ripopolarlo un po’
Veramente in questo caso dovrebbe insorgere l’Ordine dei medici italiani.
@ Vash: lol
Purtroppo in Italia c’e’ questo orrore per la morfina, percepita come una droga pericolosissima e da non usare mai se non in casi veramente estremi. Veronesi l’ha detto a modo suo, ovviamente e’ stato mal interpretato come al solito.
Veramente dovrebbero insorgere anche gli studiosi della lingua italiana, perché non si capisce cosa c’entri la teoria dei quanti con la dose trasportata: povero verbo quantificare, ignorato dai più.
Alcuni commenti alla passata notizia su Veronesi che incoraggia l’uso della morfina come antidolorifico illustrano bene i tanti pregiudizi che ci sono in Italia.
@ Barbara Monea
Avevo una zia affetta da angina pectoris che spesso e volentieri rifiutava le pillole per mitigare le fitte al cuore.
Mentre soffriva per il dolore diceva di ” offrire tutto al caro Gesù “.
Non ho mai capito la logica di una affermazione simile.
Provavo tanta pena per lei.
Ci sono molti pregiudizi anche da parte degli stessi medici.
@Barbara Monea: mi tocca mettere le mani avanti perché qualcuno di Voi, anche quando mi limito a spiegare le posizioni della Chiesa o, meglio, in questo caso, di tutti i Cristiani, mi dice che voglio affermare l’ esistenza di Dio senza prove. La logica è questa: l’ umanità ha un’ anima “collettiva”, composta da tutte le anime individuali. Il bene di ciascuno è come messo su un piatto di una bilancia, o un conto corrente, se preferisci, che contribuisce al bene collettivo, cui tutti attingono. Idem per il male. Tua zia era tra i cristiani che hanno capito che il cristiano si deve sacrificare anche per gli altri. Nessuno è obbligato. La Chiesa non ha mai avuto alcuna posizione contro la terapia del dolore, anzi i maggiori Santi cercavano le sofferenze per loro ma cercavano di alleviare quelle altrui. Hai una grandissima fortuna ad aver avuto una zia così: ora è in cielo e Ti aiuterà quando, inevitabilmente, verrà il Tuo turno (fai pure gli scongiuri, non mi offendo).
@andrea
in effetti mi fai pensare a come sarebbe andata diversamente se Gesù fosse morto di cancro, senza ospedale, senza anti-dolorifici, soffrendo le pene dell’inferno per un lungo periodo, non qualche ora.
Cosa avrebbero detto i futuri cristiani?
La loro religione si è basata su una morte (e risurrezione) oppure su un deicidio?
Chiedo scusa. La zia era di Massimiliano, non di Barbara. Ma spero che ognuno di Voi ne abbia una. Io ne avevo una e sono convinto che le sue preghiere per me abbiano giocato un ruolo molto importante nella mia conversione, apparentemente razionale (immagino che questo “apparentemente” soddisfi molti di Voi).
Faccio molta fatica ad interpretare le parole di Aldo. O per meglio dire mi sembra che confermi che, chissà per quale motivo, la chiesa nobiliti la sofferenza fisica. Caro Aldo ognuno di noi ha una soglia del dolore specifica, influenzata anche dalla nostra psiche. Se la zia di Massimiliano ha scelto in piena libertà di non alleviare il suo dolore lo ha fatto (credo) con cognizione di causa ed è stato un suo diritto.
Ma per favore, non mi si venga a lodare il suo gesto come un sacrificio ,come fosse un dono!
l fatto di prendere i farmici non avrebbe fatto del male a nessuno, così come non prenderli non ha portato giovamento a nessuno. Io, come ateo e come uomo credo che il bene debba essere un concetto e un dovere alla portata di tutti e non solo di chi “ha fede” o ha una soglia alta del dolore.
In questo senso piuttosto che rendere ancora più dolorosa la propria morte mi sembra molto più utile, che so, dare 100 euro ad Emergency invece che spenderli per comprarsi un GPS, attrezzo che oggi sembra indispensabile anche per andare in bagno.
PS: infine Aldo ti inviterei ad essere un pò più rispettoso dei sentimenti (e dei lutti!) altrui, visto che non tutti qui posseggono la tua “fede” ed dire “Hai una grandissima fortuna ad aver avuto una zia così: ora è in cielo e Ti aiuterà…” potrebbe non renderci molto benevoli nei tuoi confronti.
“Tua zia era tra i cristiani che hanno capito che il cristiano si deve sacrificare anche per gli altri.”
Allora sacrificati per me: vai a lavorare al mio posto e poi dammi i tutti i soldi che giuadagni.
Il tuo sacrificio (economico) mi farà vivere meglio e più felice…
Ecco applicato alla vita terrena il meschino e infame ragionamento del “sacrificati e soffri per la salvezza degli altri”.
Comunque, sai cosa me ne faccio delle preghiere della zia morta? IO NON LE VOGLIO, preferisco gli antidolorifici! (Volevo essere volgare, ma rispetto gli altri)
@Aldo Grano.
Per pigrizia, copio un mio altro intervento, per te non ho voglia di sforzarmi: ecco i tuoi modelli cattolici sulla sofferenza, impara da loro e fai altrettanto.
“Santa Lidwina digiunò 28 anni, Domenico di Fontavellano visse 15 anni in un’armatura contro le tentazioni della carne, Heinrich Seuse portò sulla schiena per 8 anni una croce con 30 chiodi piantati nella carne, Marguerite Marie Alacoque si incise il monogramma di Gesù sul petto e tenne la ferita aperta fino alla morte nonchè pulì con la lingua per anni il vomito dei malati e ne mangiò la diarrea, Angela da Foligno beveva l’acqua dei lavaggi delle piaghe dei lebbrosi e ne mangiava la pelle morta caduta a brandelli, Caterina di Cardona visse 8 anni brucando l’erba nei pressi di una grotta…”
Oggi li chiuderemmo in manicomio con chili di psicofarmaci.
@Aldo Grano.
Per pigrizia, copio un mio altro intervento, per te non ho voglia di sforzarmi: ecco i tuoi modelli cattolici sulla sofferenza, impara da loro e fai altrettanto.
“Santa Lidwina restò 28 anni senza mangiare, Domenico di Fontavellano si chiuse in un’armatura per 15 anni, Heinrich Seuse si conficcò un crocefisso con 30 chiodi nella schiena per 8 anni, Marguerite Marie Alacoque incise sul petto il monogramma di Gesù e rifece la piaga fino alla morte. Non contenta, leccò per anni il vomito dei malati e ne mangiò la diarrea (gnamm, gnamm che buona!!), Angela da Foligno amava bere l’acqua con cui aveva pulito le piaghe dei lebbrosi e inghiottiva i brandelli di piaga, Caterina di Cardona si trasformò in bovino per 8 anni brucando erba…”
Oggi li chiuderemmo in manicomio con chili di psicofarmaci.
Scusate il doppio invio…
@lacrime e sangue e soci (a proposito, Ti sei scelto uno pseudonimo che mette allegria). Non pretendo né che ci crediate né, tanto meno, che vi piaccia. Ma questa è la logica che c’ é dietro il sacrificio di Cristo sulla Croce. Il quale, però, ha anche rimproverato i sacerdoti dei suoi tempi perché molti di loro accollavano sulle spalle degli altri i dolori (pesi) che per loro non si sobbarcavano affatto. A proposito: non sono un santo. Quindi mi guarderò bene dal lavorare per Te e dal mantenerTi economicamente. Dietro la mia schiena c’è il cartello “stiamo lavorando per noi, che di lavorar per voi non ci passa manco per l’ anticamera del cervello”
@Aldo Grano
Neanche una parolina sui santi brucanti?
Per gli altri: leggere per dar di stomaco le pagine di K. Deschner sui santi.
Il mio pseudonimo è ragionato: sangue e lacrime che la chiesa ha fatto versare nei secoli e vorrebbe tanto far versare anche oggi. E’ un atto d’accusa contro i cattolici e la loro omertà.
@lacrime e sangue: se proprio vuoi una parolina, non posso che rafforzare il concetto:
la vita che ci siamo meritati è fatta per conoscere Dio. ConoscerLo bene significa arrivare ad amarLo. AmarLo significa arrivare a servirLo. Ho letto bene il passo di Angela da Foligno, trascritto dal suo confessore, in cui lei arriva a bere l’ acqua con cui ha lavato le piaghe purulente di un malato. E non da sola, assieme a una consorella. Io non lo farei mai. Voi non lo capite e pensate siano folli. Ma io so che con questi atti si dà al Bene la forza di vincere il Male. Ci sono anche modi più comprensibili a voi, per questo c’ è un a grande varietà di Santi, anche laici, anche di altre religioni, anche agnostici. Ma il male è arrivato a un punto tale che occorre esagerare anche nel sacrificio. E ora incazzati pure, ma questa è la risposta che vuoi. Non Ti posso nascondere la verità.
@ Aldo Grano:Ma il male è arrivato a un punto tale che occorre esagerare anche nel sacrificio.
e allora, per cortesia, esagerate…..
io vorrei sapere di preciso a chi giova la sofferenza altrui.
anche una mia zia (per inciso, di 40 anni -_-) che soffre di emicranie, non prende a volte le medicine perchè “così soffro con la mia mamma” -_-
ora, mia nonna ha avuto un ictus e ha una demenza senile avanzata, non riconosce a momenti neanche più chi siamo oltre a non parlare e muoversi con difficoltà.
in che modo mia zia l’aiuta?
in nessuno. potrebbe prendersi la sua pastiglia e andarla a trovare, ad esempio. come faccio io. ma evidentemente le piace di più farsi compatire, non andar a vedere come è ridotta sua madre, rompere le balle ai suoi figli, rompere le balle alla mia zia che si occupa di mia nonna e starsene a casa un giorno a dormire.
la logica dove sta? boh -_-
@Aldo Grano
Amare significa servire?????
Ma ti rileggi???? Ma che schiavista concetto di amore hai? Amare vuol dire rispettare e volere il bene dell’altro. Il tuo dio evidentemente non vi ama se vuole sofferenza e schiavitù.
E poi, che diavolo di danno ne viene al diavolo se Angela si mangia la pelle dei lebbrosi?
Forse scappa schifato come tutti noi…
Io tornerei la punto principale della notizia: la libertà di ottenere una terapia del dolore. Questa è una libertà individuale che DEVE essere garantita, come quella di Aldo di credere in quello che più gli aggrada e di mettere la maiuscola davanti ai pronomi :).