L’Italia apre la caccia ai cervelli in India

Le grandi banche italiane, i gruppi industriali, i nostri centri di ricerca e le università hanno aperto la caccia ai giovani talenti indiani. Proprio in questi giorni sta girando in lungo e in largo per l’India una numerosa missione del nostro ministero degli Esteri, organizzata in collaborazione con l’Ice (Istituto per il commercio estero), l’Unioncamere (federazione delle Camere di commercio, con quella di Torino a fare da capofila nazionale) e 11 centri accademici italiani. Scopo della trasferta: convincere alcune migliaia di ragazzi indiani a venire da noi a formarsi in corsi biennali post-laurea, propedeutici al loro inserimento negli organigrammi delle aziende italiane. Obiettivo ultimo è che questi giovani facciano da tramite professional-culturale per aiutare le imprese italiane a esportare di più in India, o che vadano a dirigere le filiali delle nostre aziende nel Paese asiatico, o che portino competenze nuove nei laboratori italiani (dai quali tanti cervelli fuggono mentre pochi ne arrivano). […]

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13 commenti

Soqquadro

Invece di trattenere i nostri che scappano nel resto del mondo Occidentale….

oz

Mi sfugge il senso dello spendere chissà quali cifre per andare in giro a farsi pubblicità, quando poi le borse italiane sono ridicole e i ricercatori sono trattati come cervelli da macello.

chiericoperduto

Quando gli informatici indiani si “informeranno” a quanto ammontano le nostre borse di studio e quanto costa la vita quì, rideranno in faccia ai nostri reclutatori di cervelli.

Voglio ricordare una cosa di qualche anno fa:
in Italia scarseggiavano improvvisamente gli operatori sociosanitari (poco sotto l’infermiere) ed infermieri, quindi il nostro governo fece una campagna in Argentina per il reclutamento di questi operatori, possibilmente oriundi italiani, per la lingua.
Di tutta risposta l’allora Presidente argentino Menem fece un pubblico appello alla sua gente: non emigrate in Italia, un’infermiere non arriva a £ 1.500.000 e non ci potete vivere!

Kaworu

andiamo a farci ridere in faccia anche in india, forza!

intanto rubbia scappa in spagna.

giordana

La battuta è implicita nel titolo dell’articolo. La caccia ai cervelli la danno, eccome! Sarà per questo che i nostri migliori cervelli sono fuggiti all’estero o nascosti chissà dove a far cose che non competono loro. Poi si illudono di importare dall’India a basso costo…fa pena l’ipocrisia del nostro sistema, perché trascende persino lo “scopo” che crede di darsi.

Federico P.

Ma se è per questo c’è anche la ricerca di mogli nell’est europeo.
E’ la globalizzazione
tutto qui

Flavio

…O per farne dirigenti visto che tutta la produzione italiana verrà trasferita in paesi dove i lavoratori non hanno diritti…

COCCODE

E’ vergognoso! Con tanti disoccupati e sottoccupati che ci sono in Italia. E con tanti ottimi intellettuali che emigrano all’estero…
Io andrei piuttosto a cercar moglie in india 🙂 cmq. facciano loro… E stiamo a vedere se gli Indiani verranno da noi o preferiranno le molto piu allettanti condizioni di lavoro che ci sono in USA o nel resto d’Europa.

Federico

In realtà l’idea è più di far produrre direttamente in India, non di portare indiani qui.

E, scusate se mi permetto di lanciare una provocazione, lavorando anche io nel settore: tutti
questi milioni di geni dell’informatica (in fuga o meno) italiani dove sarebbero?
Chi li avrebbe formati, esattamente?
La scuola dell’obbligo che sforna gli studenti più negati per le matematiche del mondo occidentale?
L’università con le sue pregiatissime facoltà di informatica?
I corsi di formazione promossi dalle regioni?
Il tessuto industriale innovatore e lungimirante?…

lorenzo a.

le aziende private italiane sono libere di pagare chi vogliono quanto vogliono purchè non scendano al di sotto dei minimi contrattuali, questo non è vero per i contratti pubblici.

pertanto è verosimile che se un’azienda italiana volesse selezionare un giovane talento indiano non avrebbe grosse difficoltà a remunerarlo adeguatamente.

inoltre non mi sembra che un giovane italiano abbia la stessa possibilità di essere reinserito nella realtà indiana, e nel dubbio è meglio per un impresa disporre anche di queste risorse.

non dimentichiamoci che nel settore delle produzioni a basso costo l’india può essere competitiva con l’italia, ma nel settore dei servizi quali banche e assicurazioni il gap è ancora a nostro favore.

per quanto riguarda i centri di ricerca italiani che cercano cervelli …. auguri !

Federico

Mifeprestin: se si trattasse di cervelli in senso fisico sì, sarebbe razzismo, ma quando si dice cervelli si dice università, centri d’eccellenza, ricerca, investimenti…

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