Mentre il leader tibetano arrivava a Roma, Pechino ha lanciato un monito: «Nessuno Stato lo sostenga» . […] Il Dalai Lama è atterrato ieri a Ciampino esattamente quindici minuti dopo il decollo, dallo stesso aeroporto, del premier Prodi e del ministro degli Esteri D’Alema per Lisbona. Una circostanza che è stata messa in evidenza dallo stesso Tenzin Gyatso, quando è sceso dalla scaletta dell’aereo e ha dichiarato che «non ci sono stati attacchi ufficiali, ma ci sono stati attacchi ufficiosi che hanno condizionato la disponibilità all’incontro e al dialogo da parte di alcune autorità pubbliche e di alcuni esponenti ecclesiastici », con un riferimento a Prodi e al Papa. È iniziata così la parte più importante e conclusiva della permanenza nel nostro Paese del leader spirituale dei buddisti tibetani, contro cui, proprio mentre giungeva a Roma, è tornato ad esprimere la sua contrarietà il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang. «Nessuno Stato lo sostenga», ha ammonito.
Ma lo stesso D’Alema ha voluto precisare in serata che se non c’è stato incontro con il leader tibetano, «il governo non è disposto a cedere a nessuna pressione nel suo sostegno per l’affermazione dei diritti umani in Cina». Ma neppure «cede a chi pretende di definire l’agenda di incontri del Dalai Lama, che non sono stati chiesti». […]
Nel percorso, il capo buddista si è fermato per abbracciare affettuosamente Marco Pannella. Il presidente Bertinotti ha commentato: «La Cina è amica, ma noi siamo contrari alla repressione in Tibet». In contemporanea è giunta da Bruxelles la notizia che in una risoluzione votata praticamente all’unanimità dal Parlamento, la Ue ha chiesto che finiscano «le pressioni della Cina su Stati amici » del Dalai Lama. […]
il Dalai scortato da Ugo Papi, consigliere per l’Asia del ministro D’Alema, ha parlato per un’ora il sottosegretario Gianni Vernetti. Un incontro con il leader Pd Valter Veltroni, un discorso davanti ai ministri Emma Bonino, Giovanna Melandri. Vicino a loro Afef. E un consiglio buddista a tutti: «Amore e buon umore, calma e compassione riducono lo stress, perché l’odio e la diffidenza fanno male al corpo e all’anima». […]
La Cina invita a non sostenere il Dalai Lama, per rispondere i deputati italiani lo incontrano
8 commenti
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D. Quanti buddhisti ci sono in Italia?
R. Forse sono meno numerosi degli iscritti e simpatizzanti UAAR.
Per il capo dei buddhisti si innesca una mobilitazione mediatico-governativo-diplomatica;
il buon Carcano non se lo fila nessuno.
Come ex capo di stato dovrebbe essere considerato alla stessa stregua di R. Pahlavi, Faruk, Umberto II e degli ex re dell’Afghanistan, dell’Albania, del regno delle due sicilie, dei quali nemmeno so il nome.
Ci sono numerose ONG attivissime per la tutela dei diritti umani, ma il lama è più popolare solo perché è anche capo di una religione.
Considera che il dalai lama è a capo solo del lamenesimo tibetano, per tutto il resto della comunità buddista (mayano, theraveda, zen, ecc) conta come il 2 picche.
Credo che piaccia ai cristiani perchè rappresenta una visione più mecanicistica e simile al monoteismo, con reincarnzaioni per fette pr i buoni (paradiso) e reincarnazini fetecchie per i cattivi (inferno).
Oltetutto è una delle poche correnti buddiste con struttura piramidale fortemente gerarchizzata, in mao ad un “papa-re”.
Piuttosto è sorprendente l’ipocrisia di proporzioni leviataniche di fronte alla Cina.
Un giorno mandiamo un centinaio di ambasciatori, tecnici, rappresentanti e via dicendo a Pechino per stipulare contratti e stringere mani.
Il giorno dopo ci lamentiamo della contraffazione cinese e dell’inquinamento causato dalla Cina.
Poi, per farci scusare, non accettiamo il Dalai Lama in parlamento, ma -per non sembrare menefreghisti- ci andiamo a parlare in privato.
In realtà è una manovra pubblicitaria per cercare di rimediare alla figuraccia di pochi giorni fa, perchè se l’Italia avesse qualche interesse particolare in qualche affare cinese importante, scommetto che i nostri politici si farebbero comandare come cagnolini.
Per San Gennaro.
Che ragionamento fai?
I presidenti dell’Uaar, o almeno qualcuno di loro, come Odifreddi, sono onnipresenti in TV, nei mass media e altri, come Laura Balbo, hanno ricoperto la carica di Ministro della Repubblica.
Non mi sembra che i capi dell’Uaar siano meno presi in considerazione rispetto al capo dei buddisti, casomai il contrario.
questo governo e questo papa ci stanno facendo rimpiangere quel capitalista di Berlusconi e quell’ illiberale di Woitila!
bertinotti: la cina amica?!…una potenza capitalistica dittatoriale e priva di diritti umani?!..
la cina sta raggiungendo gli USA in queste “belle” qualità che il governo italiano apprezza tanto e che vede come modello!
@San Gennaro
1) Il Dalai Lama non è affatto il “capo dei buddhisti”, non di tutti per lo meno.
2) Non viene incontrato come capo di una religione, bensì come premio Nobel per la Pace 1989 e come esponente di massimo rilievo della campagna per l’autonomia del Tibet (e, più in generale, del dissenso verso il regime di Pechino): che senso ha paragonarlo ai vertici dell’UAAR, che invece è una associazione italiana? Stiamo parlando di questioni internazionali, non di ciò che avviene qui da noi.
Concordo con Jeeezuz sull’ipocrisia delle istituzioni europee, e italiane in particolare.
Ripeto il commento che non riesco a capire perchè censurato.
Nel frattempo il commento di Magar ha completato il mio.
Dicevo che il Dalai Lama non è il capo di una religione, in quanto il lamaismo, che ritiene dio possibole e non certo, la reincarnazione la teoria più probabile nel caso di un’esistenza post morte, è solo il promulgatore di una filosofia non violenta. E’ inoltre il capo in esilio di uno stato, invaso con una violenza inaudita che ha portato centinaia di migliaia di morti e deportati ed alla distruzione di centinaia di templi dal valore artistico inestimabile. Certo il lamaismo non può essere considerato alla pari di una democrazia di tipo europeo. Il tibet è stato chiuso nel suo tranquillo isolamento per secoli e solo da pochi anni il mondo ha potuto conoscere questo popolo. Ritengo che riceverlo con gli onori dovuti ad un qualsiasi capo di stato sarebbe stato più corretto.