Un vescovo brasiliano pronto a morire per un fiume

Con una voce roca, sfinita, il vescovo Luiz Flavio Cappio risponde al telefono. Rintracciato nella sua chiesa, a Sobradinho, nel cuore dello stato di Bahia (Brasile centrale), il religioso inizia oggi il suo diciottesimo giorno di sciopero della fame. Protesta contro la deviazione del fiume Sao Francisco destinato all’irrigazione, un progetto faraonico che il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha ingrandito in quel Nordeste arido, vuole lasciare in eredità. “E’ un’idea, le cui conseguenze ambientali sono disastrose, e che non beneficerà che ai grandi proprietari”, sospira Luiz Flavio Cappio. Nel 2005, il vescovo aveva già iniziato uno sciopero della fame, che aveva sconvolto il Planalto – il palazzo presidenziale. Dopo undici giorni, aveva accettato di nutrirsi di nuovo dopo che Lula aveva promesso di studiare delle opzioni alternative rispetto alla deviazione del fiume. Il progetto ha però seguito il suo corso, e i primi colpi di piccone sono iniziati, sotto la protezione dell’esercito. “Questa volta, è diverso, andrò fino in fondo: la fine dello sciopero sarà la fine dei lavori o la mia morte”, conclude. Il vescovo stavolta è più sereno, dato che beneficia del sostegno implicito della Chiesa. Da due anni il Vaticano aveva condannato il suo approccio, giudicato suicida, ma ora il cardinale Geraldo Magella, venuto a visitare il vescovo all’inizio della settimana ha fatto sapere che la gerarchia cattolica “rispettava la coscienza del vescovo”.

Il dibattito sulla deviazione del fiume Sao Francisco, il quarto del paese per portata, è diventato da anni un dialogo tra sordi, tra il governo e i militanti ambientalisti. Questi ultimi assicurano che i lavori, che dovrebbero costare 1,4 miliardi di euro, provocheranno un disastro ecologico. Invece, il presidente Lula assicura che porteranno acqua a dodici milioni di brasiliani, tra i più poveri. Da un punto di vista tecnico, è difficile decidere quando una moltitudine di studi dicono tutto e il contrario di tutto. Ma lo sciopero della fame del vescovo ha trasformato una discussione da ingegneri in una battaglia mediatica. Luiz Flavio Cappio contro il governo, come dire Davide contro Golia. La Commissione pastorale per la terra e i movimenti di contadini senza terra, tutti alleati storici del presidente Lula sono dalla parte del religioso. All’inizio della settimana, 5.000 persone sono confluite dagli stati di Bahia, Pernambuco, Sergipe e Alagoas per sostenerlo. Nello stato di Rio de Janeiro, una ventina di persone ha cominciato lo sciopero della fame come gesto di solidarietà. Mentre il governo va inaugurando cantieri in tutto il paese, sotto il nome di “programma di accelerazione della crescita”, i conflitti tra le imprese e i locali (contadini, indigeni, militanti per l’ambiente…) si moltiplicano. L’ostinazione di Luiz Flavio Cappio è l’occasione dare più spazio mediatico alla delusione di quelli che pensavano di cambiare il Brasile eleggendo Lula, ben al di là della complessa questione del fiume Sao Francisco. “L’anno 2007 è il peggiore in termini di riforme agrarie, considerando gli ultimi tredici anni, dato che anche i governi di destra hanno ridistribuito meglio la terra”, denuncia Joao Pedro Stedile, presidente del Movimento dei contadini senza terra. Rifiuta tuttavia di considerare che Lula non è meglio degli altri, temendo di indebolire i suoi pochi alleati. “Questo governo è ambiguo: ospita delle forze in favore delle multinazionali e dei difensori dei piccoli contadini, è per questo che non è nostro nemico, ma su questo terreno siamo pronti alla guerra”, aggiunge Joao Pedro Stedile. Il leader contadino si preoccupa dell’impatto che avrebbe l’eventuale scomparsa del vescovo: “Lula è testardo, ma deve comprendere che in confronto, Luiz Flavio Cappio lo è tanto quanto lui”, conclude.

Fonte: Le Figaro

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4 commenti

Markus

Bertrand Russel disse:

Non morirei mai per i miei ideali, potrei anche essermi sbagliato.

Kitsunegari

Io qui vedo un gerarca cattolico che crede in quello che fa. Che e’ disposto a fare un sacrificio del genere, per quello in cui crede. Che per una volta sembra davvero una buona cosa. Mi intristisce pensare che lo stesso vescovo sara’ molto probabilmente contrario all’aborto e a pacs e a tutto quello in cui credo, ma almeno ha il coraggio di vivere il proprio credo sulla propria pelle, e non solo su quella degli altri come fa il Vaticano, che infatti condanna il suo approccio. Al di la’ della religione, provo profondo rispetto per lui, e spero che altri vescovi, cardinali e compagnia bella seguano il suo esempio.

Kitsunegari

Dove per “seguire il suo esempio” non intendo lasciarsi morire di fame! 😀

Giona

Per essere coerente con il tema per cui protesta, dovrebbe fare lo sciopero della sete.

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