L’arte di chiedere scusa

All’inizio dei Tre moschettieri, D’Artagnan chiede scusa per una piccola goffaggine, aggiungendo che un guascone quando ha chiesto scusa ritiene di aver già fatto il doppio del necessario. L’intrepido spadaccino sa che la doverosa capacità di riconoscere i propri torti non è untuoso sentimento di inferiorità, bensì risoluta attitudine a chiudere i conti, pagando se necessario il proprio debito, per poi gettarselo alle spalle, pronti a reagire se qualcuno scambia quel gesto di giustizia per debolezza. Chiedere perdono è meno gratificante di perdonare, perché chi perdona si pone al di sopra di chi viene perdonato come un giudice o un sovrano che concedono una grazia.

Il perdono cristiano invece non è ambiguo, perché nasce dal sentimento fraterno della comune fragilità, che tocca ora l’uno ora l’altro, chiamandoli a turno a scusarsi a vicenda; il confessore che assolve non è un uomo più degno di chi si confessa, ma è solo l’impersonale incaricato di una funzione ed è questa la grandezza liberatoria di quel sacramento. Così come esiste una versione supponente del perdonare, ne esiste una parodia, oggi divenuta un vero e proprio tic mediatico: non c’è genitore di un figlio appena ammazzato da un rapinatore, magari ancora ignoto al quale giornali, radio e televisioni non chiedano subito mettendogli il microfono in bocca se perdona l’assassino, una farsa sferzata già anni fa, ad esempio, da Lorenzo Mondo e Marina Corradi. Barbarica è inoltre la tendenza ad attribuire un qualche peso giuridico al perdono dei parenti di una vittima facendone quasi dipendere la concessione o meno della grazia al colpevole.

I sentimenti sono più importanti della legge ma non hanno a che vedere con quest’ultima; un genitore che perdona l’assassino del figlio può essere sublime ma ciò non può influire sul numero di anni che l’assassino secondo il codice deve passare in galera. Mescolare visceralmente codice e pappa famigliare significa regredire alla barbarie pre-civile degli Atridi, che già la tragedia greca luminosamente trascende: il matricida Oreste viene assolto non dai parenti, bensì dal libero Areopago di Atene, la polis che s’innalza al di sopra dei legami di sangue. La regressione più incivile, sotto questo profilo, è costituita dalla consuetudine— vigente ad esempio in alcuni degli Stati Uniti — di far assistere i parenti della vittima all’esecuzione del colpevole, trasformando così la giustizia in una animalesca vendetta, una degradazione indegna dell’Occidente. Se perdonare nel modo giusto è difficile, lo è altrettanto chiedere perdono. Non basta superare le resistenze dell’orgoglio, del vano amor proprio e anche della giusta fierezza, come il giovane D’Artagnan. In primo luogo le scuse vanno fatte da posizioni di forza altrimenti sono legittimamente sospette.

Anche saper porgere le scuse è un dono. Giovanni Paolo II, per esempio, lo possedeva per istinto vitale. Ha saputo chiedere perdono, scandalizzando alcuni timorati e benpensanti prelati conservatori, in modo ardito, riconoscendo addirittura, a proposito dell’antisemitismo che certi errori della chiesa hanno contribuito nei secoli a porre le premesse che hanno reso possibile l’orrore. Lo ha fatto senza imbarazzo e con forza e senza preoccuparsi delle critiche di chi lo rimproverava di aver detto troppo o troppo poco, con la robusta tranquillità di chi non conosce, in alcuna situazione, il disagio e, fatto quello che sentiva di dover fare, se ne infischia delle reazioni e manda tutti a quel paese. Il suo successore — come, per altre ragioni, il suo predecessore Paolo VI — non ha avuto quel dono nella stessa misura. Lo dimostra il tiramolla successivo alle famose dichiarazioni di Regensburg, quell’altalena di precisazioni, rettifiche e riprese, segnali contradditori che del resto spesso caratterizzano le intelligenze profonde e problematiche, come quella di Benedetto XVI. […]

La notizia completa è raggiungibile sul sito del Corriere 

Archiviato in: Generale

29 commenti

Lady Godiva

Continuo a non capire per cosa avrebbe dovuto chiedere scusa Ratzinger, dopo Regensburg.

Aldo Grano

A proposito:mi scuso con Voi, ma si avvicina quella Festa che dovrebbe impegnare tutti quelli come me a sforzarsi di essere buoni e a non litigare. E nemmeno a intervenire troppo spesso in casa d’ altri. Tornerò a trolleggiare con Voi dopo la Befana. Permettetemi di farVi i miei più sinceri auguri, se non altro per i giorni di festa e per il 2008.

@Jean Meslier: Ti ho risposto sul post delle mutazioni genetiche, anche se, per la mia velocità di connessione, è sepolto da quasi tre giorni di notizie. Grazie per avermi fatto rilevare un grosso errore percentuale.

Signora Pina

… riconoscendo addirittura, a proposito dell’antisemitismo che certi errori della chiesa hanno contribuito nei secoli a porre le premesse che hanno reso possibile l’orrore…

ADDIRITTURA???

nas

Aldo Grano dice un sacco di fesserie, ma lo fa in buona fede, e per lo piu’ su temi attinenti al forum. Quindi non puo’ essere ritenuto un troll, ma un normale interlocutore di questo forum. Sai che noia, a doverci dare continuamente ragione tra di noi …

Daniela

invece il perdono cristiano è ambiguo e molto spesso non è sincero, è considerato un atto dovuto dal cristiano.

charlYmingus

si è scusato per i crimini commessi dalla chiesa ma in maniera molto democratica e quando il discorso cade sui i non ebrei la chiesa sembra scordarsi e i suoi fedeli non sembrano aver capito la lezione del 900

nas

per chi fa dell’ infallibilita’ la ragione stessa della sua esistenza, chiedere scusa deve essere particolarmente difficile

Lady Godiva

Quelli come te?

😀

Ciao Aldo Grano, Buone Feste e non strafogarti di panettone!

fra Pallino

@nas

l’infallibilità non è la ragione di esistenza del papa, dato che riguarda un ambito molto molto ristretto.

nas

dovrebbe riguardare la verginita’ della madonna e altre cose del genere, molto difficili da confutare, giusto ?
allora per tutto il resto farebbe meglio a tacere, per evitare che i suoi successori debbano chiedere scusa per una moltitudine di castronerie (dalla demonizzazione dei profilattici, in avanti)

Jeeezuz

Il giornalista sottolinea anche una cosa che condivido: lo schifo mediatico dei cronisti che dopo qualche domanda preliminare inutile chiedono ai familiari della vittima se sono disposti a perdonare. Tanto per non rimarcare quanto faccia schifo la tv italiana.

fra Pallino

@daniela

la propensione al perdono, cioè la volontà di comunione con l’altro, scaturisce dal fatto stesso – per il cristiano – di sapersi perdonato e amato.

Il perdono effettivo si realizza solo quando l’altra parte ammette le sue responsabilità, ovviamente.

nas

perche’ ovviamente? significa che sono impedito a perdonare per il solo fatto che la controparte non ammette le sue responsabilita’? credevo che fosse un atto unilaterale e incondizionato

darik

non mi pare si sia scusato per l’errore della kiesa ma dell’errore
“di alcuni suoi membri”
mi sembra esserci una piccola differenza in ciò.

dasrik

Asatan

Vero il precedente papa si è scusato per gli errori di “alcune pecorelle smarrite”, senza dire però che rappresentavano il 100% della chiesa.
Non mi risula che la CC si sia mai opposta all’inquisizione, allo sfrutamento dei servi della gleba, schiavi, e porcate simili. Anzi (se mi ricordo il nome ve lo posto) c’è tanto di bolla papale che decreta che chiunque sia nato al di fuori di certe zone geograficeh (europa) e no parli nessuna delle lingue della cristianità sia da considerasi un animale e quindi schiavizzabile.

Daniela

sono d’accordo con te nas, il perdono è un atto che compi per te, non c’è assolutamente nessun meccanismo causa effetto.

fra Pallino

@nas

unilatarale e incondizionata è la volontà di comunione con l’altro, la volontà di perdono.

Ma – ovviamente – dico, non ci può essere riconciliazione e perdono se la parte colpevole non riconosce il male fatto e non vuole riconcilarsi.

lo so, c’è molta confusione intorno a questo concetto del perdono. Perdonare non vuol dire far finta di nulla, come se nulla fosse accaduto. Se la comunione con l’altro non c’è più non si può far finta di niente. Senza pentimento non c’è perdono (realizzato), ma solo desiderio di comunione incompiuto.

fra Pallino

parlo da un punto di vista cristiano, poi ognuno può dare al perdono il senso che vuole…

Valentino Salvatore

Boh, io ‘sta storia del copyright cristiano sui buoni sentimenti la ritengo una delle più grosse mistificazioni ideologiche della storia. E c’è gente che ci crede…

Red Passion

@ fra Pallino. Ma sei davvero un frate? E che pallino di frate sei se dici queste cose sul perdono cristiano. Ma con chi credi di parlare, con sciocchi che non hanno mai studiato la religione cattolica? Quasi tutti ne siamo venuti a contatto: ora di religione, catechismo ed ogni sorta di lavaggio del cervello, salvo poi mandarlo a ramengo non appena un barlume di ragione ha iniziato ad affollare la ns. mente. Sai, gli anticorpi si formano se vieni a contatto con il virus ed il sistema immunitario sa rispondere in maniera efficiente. Detto questo ti ricordo che nel vangelo, che tu usi come fosse un libro di storia, invece è solamente un libro di favole, Gesù sulla croce dice: “Padre perdonali, perchè non sanno quello che fanno”. Capito? Il perdono non è legato al pentimento, ma è a prescindere.
Ora vi racconto un aneddoto: nei tempi che furono, quando andavo al liceo, ci fu un incontro fra Nando Dalla Chiesa e gli studenti per parlare della mafia. E mentre parlava del modello delle organizzazioni mafiose, la connessione mafia-politica e quant’altro, senza mai scadere nel (legittimo) vittimismo di un figlio, gli interventi di quei mentecatti appartenenti a CL erano: “ma lei ha mai perdonato gli assassini di suo padre? Lo sa che un buon cristiano deve saper perdonare? Ecc.., ecc.. Era incredibile! La risposta fu semplice e disarmante (per loro) e più o meno suonava così: “Io chiedo giustizia e non vendetta. Chi ha commesso un omicidio deve pagare secodo la legge. Il perdono è un atto personale che attiene alla sfera della propria coscienza. Io in privato posso decidere di perdonare o di non perdonare un assassino, ma questo, dal punto di vista della legge non sposta il problema di una sola virgola.”

Andrea Pontalti

@Red Passion:

“Il perdono non è legato al pentimento, ma è a prescindere.”

Ha ragione fra Pallino, sul perdono. Secondo il tuo ragionamento il cosiddetto sacramento della riconciliazione, comune a diverse Chiese cristiane, allora non ha ragion d’essere. La tua conoscenza della religione cattolica è quindi molto superficiale: forse eri disattento o prevenuto. Ti invito allora a documentarti bene e a capire le informazioni che hai raccolto, prima di parlare. In fondo, almeno in casi analoghi a questi, basta poco. Ad esempio, se vuoi, leggiti il catechismo della chiesa cattolica e cerca perdono e riconciliazione.

Oppure leggi sul Vangelo la cosiddetta parabola del padre misericordioso (altrimenti detta del figliol prodigo). Attenzione però: Si tratta in effetti, come dici tu, di una favola! Quindi sarà dura capirci qualcosa…

Quanto all’invocazione di Gesù sulla croce, essa significa esattamente il contrario della tua conclusione, cioè costituisce un invito al pentimento, giacché il perdono di Dio nell’antichità ebraica non era garantito. Gesù vuole intercedere per l’uomo presso il Padre: con quelle parole in effetti riassume coerentemente il significato che lui ha dato alla sua vita e dell’attimo che sta vivendo, ovvero la sua morte. Lo so, lo so, non riesci a comprendere questo.
Pazienza. Ti perdono. 😀

fra Pallino

@andrea

grazie della fatica che mi hai risparmiato.. molte volte mi arrendo di fronte a tanta ostentata saccenza e non rispondo nemmeno (tanto dovrei ripetere cose già scritte sopra, distinguendo tra volontà di perdono e perdono effettivo come riconciliazione, mah…)

La riflessione che mi viene da fare però è questa:

Credo che tanto ateismo sia in effetti pienamente giustificato… molti sono entrati contatto con una caricatura della fede e di Dio e fanno bene a rifiutarla… però al di là delle caricature inviterei a cercare ancora. Questo clamoroso equivoco su cosa sia il perdono cristiano parla chiaro, ma ci sarebbero tanti altri esempi. Saluti.

Andrea Pontalti

@ fra Pallino:

Raccolgo la tua riflessione per dire questa cosa, che ho in testa da qualche giorno.

Io frequento queste pagine da qualche settimana perché ritengo utile alla mia crescita personale la conoscenza di punti di vista diversi. Perciò sono contento che esista l’UAAR e lo spazio di informazione di queste Ultimissime. Sicuramente non vengo qui per ostentare il mio credo o tentare di convertire qualcuno, non è certo questo un luogo adatto a discussioni di fede.

Tuttavia la lettura di notizie e commenti di questo sito finora mi ha aiutato meno del previsto, anzi a volte mi ha turbato. All’inizio di questa esperienza mi aspettavo forse un po’ più di rispetto per chi crede, qualunque sia la sua fede, ovvero per le sue idee sul mondo e sull’esistenza umana, pur nell’analisi dei fatti e nell’esposizione seria e onesta anche di posizioni fortemente critiche sulle idee. Trovo invece molte volte offese e insulti gratuiti (mi sembra però non sia il caso di questo post). Credo che molti commenti di quel tipo passino nonostante il punto 12 del regolamento sia bene espresso: “Si invitano gli utenti a postare commenti cortesi e cordiali. Senza un adeguato approccio conviviale, questo luogo di confronto potrebbe rapidamente trasformarsi in un’arena. Chissà perché, la cosa non ci entusiasma.”

Mi rivolgo a quelli che commentano in maniera violenta: così certamente non rendete servizio all’UAAR. Non sarebbe forse più utile ottenere la partecipazione e la stima anche di osservatori non appartenenti all’ateismo o all’agnosticismo?

Grazie dell’attenzione

maxalber

Cari credenti qui frequentanti a cui tanto facile viene sottolineare la difficoltà degli atei a soffocare e contenere nei limiti della cordialità e della cortesia la rabbia provocata dall’infinita litania di ingiustizie e soprusi che si è costretti a subire quotidianamente (individualmente o collettivamente), sapete CORTESEMENTE indicarci un blog, un sito di carattere ufficiale (CEI, Vaticano, Avvenire, ecc.), un forum in cui potremmo andare a parlare e confrontarci con i cattolici in libertà (e sottolineo IN LIBERTA’) come voi fate qui?
L’ho chiesto più volte ma sto ancora attendendo risposta.
Cortesemente, GRAZIE.

maxalber

Definizione di perdono:
gesto umanitario con cui, vincendo rancori e risentimenti, si rinuncia a ogni forma di rivalsa di punizione o di vendetta nei confronti di un offensore; per estensione: indulgenza verso le debolezze o le difficoltà altrui, commiserazione, benevolenza.

Siamo d’accordo sulla definizione?
Allora diciamo che il papa, rappresentante della CCAR, quindi nella parte dell’offensore, chiede perdono all’offeso (Galileo per esempio) per le ingiustizie e i maltrattamenti perpetrati.
Detto questo, intanto manca la parte lesa (Galileo) che possa perdonare.
Ma quella parte potrebbero farla gli scienziati, riuniti in comunità, che si fanno portavoce del loro illustre precursore, colui che ha definito il METODO della scienza dando a loro oggi la possibilità e i mezzi di agire.
E perché mai essi dovrebbero concedere il perdono, visto che sono ancora trattati nello stesso modo di Galileo?
Certo non vengono messi al rogo, imprigionati e costretti a spergiurare (solo grazie alla fine del potere temporale, altrimenti…), ma vengono compiuti tutti gli atti possibili per impedire loro di lavorare (ricerca sulle staminali, demonizzazione dell’evoluzionismo ecc.)

Ha ancora senso parlare di perdono?
“Ti chiedo perdono del fatto che ti picchio mentre sto continuando a picchiarti”!
Nella bocca dei cattolici suona come una presa per il c.
E poi fate i sostenuti e i sorpresi e ve la prendete per la scarsità di cortesia e cordialità.
Fate un esame di coscienza (che dovrebbe essere il vostro mestiere) e tornate qui con umiltà (e non a pontificare) solo quando vi sarete MERITATI il perdono di cui Sparlate.
Fra qualche secolo come minimo.
Ma probabilmente MAI.

Andrea Pontalti

@maxalber:

Comunque raccolgo la polemica che hai espresso. Anche io ho la sensazione che nei siti cattolici, per quel poco che ho visto, ci sia poco spazio per le libere discussioni.
A questo proposito cito le impressioni di Francesco Diani, curatore di un motore di ricerca di siti cattolici, che nel 1997 così si esprimeva sul tema del cattolicesimo in rete:

– chiarezza concettuale dei documenti del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ma che non hanno dato vita a risultati concreti apprezzabili
– presenza ancora sommersa nonostante la rapida e continua crescita
– accresciuto desiderio di interazione tra le persone
– possibilita’ di accesso a sorgenti di informazioni esterne
– condivisione di esperienze, personale, materiale, ecc.
– limitatezza del mezzo rispetto alla comunicazione interpersonale (conoscenza reciproca, cordialità, stima, ecc.)
– Internet è ancora giovane (in generale e, soprattutto, per la Chiesa)
– grandi potenzialità del mezzo
– non incompatibilita’ di Internet per la trasmissione di valori
– simultaneità di diffusione dei comunicati, encicliche, messaggi, ecc.
– sistema elitario (o tecnoelitario)
– maggiore vicinanza delle nuove generazioni
– cattivi esempi di “pastorale tecnologica”

La mia domanda è: a 10 anni di distanza in Italia le cose sono cambiate? A me sembra davvero poco.

maxalber

Allora:
tu vieni qui a parlare di cortesia e cordialità.
Ma ammetti la vostra mancanza di libertà.
Com’è che non ti sovviene una certa storia di pagliuzza che tu vedi nel nostro occhio e di trave che non riuscite a vedere nel vostro?

Andrea Pontalti

In realtà il mio commento è incompleto, in quanto era preceduto da un’altro che chissà come non è stato pubblicato. Censura? Eppure era pacato e secondo il regolamento.

Altrimenti perché esordire con “comunque”?
Certo non posso farmi capire se mi si tagliano le risposte.

Grazie.

Commenti chiusi.