La separazione consensuale potrebbe essere presto siglata dal notaio e non più dal giudice. Gli avvocati insorgono.
Un divorzio espresso? La riforma delle norme sulla separazione consensuale annunciata la settimana scorsa non è “che una bozza di lavoro”, assicura il Ministero di Grazia e Giustizia. Ma la questione è sul tavolo e riguarda più della metà dei 140.000 divorzi annuali. Una commissione di lavoro incaricata di studiare la deregolamentazione del divorzio sarà messa all’opera in gennaio, sotto la guida del giurista Serge Guinchard, professore a Paris-II. Lavorerà tra le altre cose sulla proposta del Ministro del Bilancio, Eric Woerth, ovvero quella di affidare ai notai i divorzi consensuali. Gli avvocati già protestano: il Consiglio nazionale delle avvocature (che rappresenta i 47.000 avvocati francesi, la maggior parte dei quali guadagna proprio grazie alle separazioni) esige “la ritrattazione pura e semplice” del progetto di riforma e indice per mercoledì uno “sciopero d’avvertimento”.
Un processo più semplice e rapido. “Per gli utenti è una procedura più semplice, rapida e meno traumatica. Per la giustizia c’è più tempo da dedicare agli affari più importanti”, spiega Eric Woerth. Infatti, dalla riforma del divorzio avvenuta nel maggio del 2004, le coppie che si separano consensualmente, ovvero che sono d’accordo su tutti gli aspetti della separazione, devono passare una sola volta davanti al giudice, invece di due. Se passasse la riforma, questa udienza obbligatoria sarebbe sostituita da un semplice passaggio davanti a uno degli 8.600 notai.
Serve di più il giudice per assicurare l’equità nella separazione. “Il giudice deve assicurarsi del consenso libero di ognuno. Il notaio invece non può che convalidare un accordo”, analizza Franck Natali, presidente della Conferenza dei capi dei collegi di avvocati, ostile alla riforma “inammissibile”. “C’è sempre uno forte e uno debole, in un divorzio”, spiega inoltre Violette Gorny, specialista di diritto della famiglia, autrice de Le Nouveau Divorce (Hachette pratique, 2005). “Il giudice verifica l’equità, può rifiutarsi di convalidare ciò che più debole sta per accettare.” Per il Consiglio superiore dei notai, questa volontà di “semplificare, risparmiare tempo e deregolamentare” rispecchia lo spirito del tempo: “La gente aveva voglia di pacificare i propri rapporti, ma il diritto non lo aveva tenuto in conto.” E’ la fine degli avvocati?
Gli onorari dei notai da fissare. Il ricorso ad un avvocato diventa facoltativo. Ciò può rappresentare un risparmio (considerando che gli onorari vanno, per la consensuale, dai 1.000 ai 4.000 euro)… Ma bisognerà ad ogni modo pagare il notaio. Quanto? L’ammontare non è stato ancora fissato ma potrebbe essere l’equivalente di quello che percepiscono gli avvocati.
La negoziazione senza terzi, un esercizio difficile. Soprattutto tale riforma elimina l’intervento di un terzo, nel momento in cui la negoziazione diretta è più difficile. “Quando le coppie arrivano, dicono tutte che vogliono divorziare in maniera civile, che sono d’accordo su tutto. Dopo si comincia a parlare ed ecco che tutto è diverso” testimonia Violette Gorny. A chi vanno i bambini? Si farà un affidamento congiunto? Come si organizzano le vacanze? “Sembrano sciocchezze, ma bisogna regolare queste faccende”, prosegue l’avvocato. Secondo gli esperti, l’unico caso semplice è quello di una coppia che vive in affitto, senza figli e dove tutti e due lavorano. “Ci sono pochi divorzi felici, la più piccola sciocchezza può far degenerare la situazione”, sottolinea Gorny.
Il matrimonio si avvicina sempre più ad un pacs. I partner che hanno stipulato un pacs [pacsés] che vogliono entrambi separarsi indirizzano alla cancelleria una dichiarazione congiunta. Ciò è più facile di un divorzio – anche se espresso. Da qualche anno, il pacs ha la tendenza ad avvicinarsi al matrimonio e il matrimonio al pacs. Da una parte, quelli che stipulano un pacs beneficiano del’avviso di tassazione comune dal primo anno (come gli sposati), e i loro diritti di successione sono in linea con quelli degli sposi. D’altra parte: agli sposati è offerta una semplificazione delle modalità di divorzio: “C’è proprio un doppio movimento”, sottolinea Caroline Mécary, avvocato, specialista di diritto famigliare. “E questa proposta si inserisce in questa tendenza alla deregolamentazione.”
che dire, esattamente il contrario che qui da noi. gli avvocati fanno il loro mestiere ma se la separazione è CONSENSUALE… significa che c’è un accordo.
Vive la France!
“C’è sempre uno forte e uno debole, in un divorzio”
non penso che, di fronte ad un divorzio consensuale, il giudice vada a mettere il becco, probabilmente funge da passacarte. qualcuno ha esempi di tipo contrario?
poi, anche in un matrimonio c’è sempre uno forte ed uno debole, allora bisognerebbe far passare dal giudice anche gli sposalizi.
filosofo bottiglione, un cugino di mia moglie si è recentemente separato consensualmente e, per motivi a me sconosciuti, lei non ha voluto nulla come mantenimento. Il giudice le ha chiesto “Signora, sicura che non vuole niente”, lei ha risposto che era sicura e alla fine non ha ovviamente ricevuto nulla. Ecco, il giudice è giusto servito per farle quella domanda…
facessero sta cosa in italia i pretacci si incatenerebbero ovunque…
Luigi
Se non ci vogliono avvocati per sposarsi, non ci dovrebbero volere nemmeno per separarsi (consensualmente).
La motivazione che c’e’ sempre una parte forte ed una debole dovrebbe valere infatti anche nel caso del matrimonio: che gli avvocati vogliano entrare anche in questo mercato?
Roberto Grendene
certo!? si fa presto a promulgare leggi (b. docet) visto ke il presidente ha una propensione piuttosto marcata di cambiare partner con disinvoltura…
darik
Come mostrato in una recente puntata di Report in Italia le separazioni ed i divorzi consensuali sono possibili anche senza spese e senza avvocato, almeno nei tribunali di alcune città visto che la norma pare un po’ ambigua. Per saperne di più andate su http://www.report.rai.it e cercate la puntata a cui faccio riferimento.